The Last Remnant Remastered – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Dieci anni fa debuttò su Xbox 360 The Last Remnant, un particolare JRPG di Square Enix focalizzato sui combattimenti. L’anno successivo il gioco giunse anche su PC con diversi miglioramenti, anche tecnici, mentre la pur annunciata versione per PlayStation 3 fu cancellata, a quanto pare per alcune difficoltà incontrate durante lo sviluppo. Ora, grazie a The Last Remnant Remastered, finalmente anche l’utenza “sonara” può mettere le mani sul gioco di Square Enix.

The Last Remnant Remastered

La versione remastered include tutti i contenuti di quella per PC, vale a dire i DLC rilasciati per Xbox 360 (che comunque erano quasi tutti gratuiti), la modalità “Nuovo Gioco +” e quella “Turbo” per aumentare la velocità degli scontri, feature invero apprezzatissima. Inoltre, si registrano notevoli miglioramenti grafici – soprattutto in confronto alla versione per la console di Microsoft, davvero problematica sotto questo aspetto – in virtù dell’upgrade da Unreal Engine 3 a Unreal Engine 4 e del lavoro svolto su texture ed effetti.

Il salto di qualità è apprezzabile, ma chiaramente non siamo ai livelli di un gioco per PlayStation 4. Anche tacendo della profondità di campo non molto soddisfacente e delle animazioni non sempre fluide, esistono (e, per forza di cose, persistono) scelte strutturali dettate proprio dalle limitazioni tecniche cui andò incontro Square Enix in quegli anni: molti di voi ricorderanno le feroci polemiche scatenate dall’eccessiva linearità di Final Fantasy XIII e le dichiarazioni della software house sulla difficoltà/impossibilità di sviluppare un titolo open world – o anche solo un gioco ricco di città – in alta definizione. The Last Remnant, di fatto, avrebbe potuto (e dovuto, aggiungiamo noi, N.d.R.) essere come Final Fantasy XII, mentre si è rivelato troppo limitato sul piano esplorativo: non solo non esiste una world map percorribile, ma persino le città sono composte da singole aree fra loro non interconnesse, una soluzione a mezza via fra il JRPG classico e i dungeon crawler, in cui l’ “esplorazione” avviene solo tramite menu. E con caricamenti non proprio fulminei, considerata la natura digitale del prodotto, distribuito solo su PlayStation Store.

The Last Remnant Remastered

The Last Remnant Remastered, proprio come l’originale dieci anni fa, trova le sue principali ragioni di attrattiva nella direzione artistica e nel battle system. La prima si giova della figura di Yusuke Naora, già art director, fra gli altri, di Final Fantasy VII, VIII, X e (successivamente) XV. Interessante la scelta, poi, di creare un mondo in cui convivono con la razza umana altre tre razze umanoidi, che ci ha ricordato un altro Final Fantasy, in specie il dodicesimo, rievocato da The Last Remnant anche per alcune scelte architettoniche. Il character design in sé e per sé è curato, anche se non convincono appieno il protagonista Rush Sykes e alcuni dettagli, che dieci anni dopo possono apparire abbastanza démodé.

Purtroppo questo non è l’unico profilo sotto il quale ci delude il buon Rush, che riesce anche a rivelarsi uno degli eroi più fastidiosi e inutili dei JRPG moderni. Nel complesso, tutto il comparto narrativo e la caratterizzazione dei personaggi si rivelano non all’altezza, specialmente nell’ambito di una produzione Square Enix di profilo medio-alto: tanti plot hole, troppe cose “buttate lì” (e non si parla solo e tanto di lore)… insomma, non approcciatevi a The Last Remnant Remastered con l’idea di farvi stregare dalla trama o rimarrete con l’amaro in bocca.

The Last Remnant Remastered

Ora come allora, la principale attrattiva di The Last Remnant è il battle system, che si basa sul controllo non di singole unità ma di manipoli, chiamati unioni. All’inizio di ciascun turno il giocatore sceglie dei comandi “generici” da impartire alle varie unioni (usare attacchi magici, curarsi, caricare il nemico), che di fatto costituiscono le vere unità del gioco, tanto che hanno la propria barra di HP e AP (che si rigenerano al termine di ciascuna battaglia). Quando si scontrano numerose unioni le sfide si rendono molto interessanti, anche grazie alla componente posizionale, posto che sono possibili attacchi laterali (che infliggono maggiori danni) e intercettazioni, che aumentano il ventaglio di soluzioni tattiche, sia per il giocatore sia per i nemici.

Peccato che gli elementi del gameplay vengano spiegati in modo molto rapido e appena abbozzato, lasciando il giocatore a se stesso, in sostanza. Ciò è vero in relazione non solo ai combattimenti, ma anche a tutte le altre meccaniche, come il crafting e il potenziamento delle armi. Anche nei casi in cui le cose vengono spiegate (seppur sommariamente), l’assenza di un database interno al gioco, del bestiario e di qualunque forma di diario di viaggio (eccezion fatta per l’elenco delle missioni, che non include nemmeno gli incarichi delle gilde). Una scelta old school, che potrebbe ricordarvi alcuni SaGa, serie su cui hanno lavorato molti degli sviluppatori coinvolti nel progetto.

The Last Remnant Remastered


The Last Remnant Remastered è una buona occasione per recuperare un JRPG piuttosto particolare ed è altre sì la miglior versione esistente del gioco, in virtù dell’upgrade tecnico, che costituisce un miglioramento non solo rispetto alla versione primigenia per Xbox 360, ma anche rispetto a quella – superiore – per PC, della quale mutua tutti i (non molti, a dire il vero) contenuti aggiuntivi.

7

Pro

  • Battle system interessante
  • Tutti i contenuti della versione per PC
  • Miglioramenti grafici consistenti...

Contro

  • ... ma il gioco appare comunque datato e limitato
  • Storia e personaggi non proprio eccezionali
  • Il giocatore è lasciato a se stesso
Vai alla scheda di The Last Remnant Remastered
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