The Last of Us Part II – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Tutti abbiamo una doppia faccia. Da una parte c’è l’io sociale che si rapporta con gli altri: la nostra maschera. Dall’altra parte c’è il vero io: quello che senza pensare reagisce di pancia al pericolo e alle provocazioni. Sono le due personalità del nostro – Freud ci perdonerà la licenza poetica – Gollum interiore e, per quanto ci sforziamo di mantenere la compostezza e l’apparenza dietro la maschera, prima o poi questa ci viene strappata dagli eventi, permettendo ai demoni interiori di uscire allo scoperto per dare libero sfogo alle emozioni più recondite del nostro animo. The Last of Us Parte 2 è una storia di vendetta e di violenza, ma non solo: è la dimostrazione empirica di come il comportamento degli individui può modificarsi in funzione di un ambiente ostile che concede solo al più forte una chance di sopravvivere. Non c’è bianco o nero, niente è totalmente giusto o sbagliato, non ci sono buoni o cattivi: ogni singolo personaggio dal suo punto di vista è nel giusto e mentre iniziamo a scrivere questa recensione, con i titoli di coda di The Last of Us Part II che ancora scorrono sullo schermo dopo 26 lunghe ore di campagna principale, siamo ancora profondamente scossi da una storia che investe con una violenza tale da lasciare intontiti. Ce l’aspettavamo, pensavamo di essere pronti. Sicuramente lo penserete anche voi. Fidatevi, non lo siete.

C’era una volta Ellie…

…e ora quella bambina non c’è più. Nel mondo di The Last of Us 2 non c’è più posto per la speranza, non c’è il “per sempre felici e contenti”. Là fuori pullula di infetti in grado di uccidervi in un solo colpo ma, ironia della sorte, è l’ultimo dei vostri problemi: la minaccia più grande è la stessa umanità che, nella lotta per la sopravvivenza, dà il peggio di sé. Si è parlato molto della violenza e della sua rappresentazione in The Last of Us Part II, basandosi sui numerosi trailer circolati nei mesi scorsi per promuovere il gioco: brevi filmati realizzati ad hoc per stupire e alimentare i commenti indignati degli animi più sensibili, ce ne rendiamo conto solo ora che abbiamo vissuto la storia per intero. Credeteci o meno, vi garantiamo che anche la scena più cruda – e in The Last of Us Part II ce ne sono parecchie – è incastonata nella trama con una tale forza da costringervi, anche se con comprensibile riluttanza, ad ammettere che probabilmente anche voi, nelle stesse circostanze, vi sareste comportati in quel modo.

The Last of Us part II

Il magistrale lavoro di scrittura di Naughty Dog propone una trama non lineare in cui ormai la casa di sviluppo è maestra, e i continui salti avanti e indietro nel tempo costruiscono un legame empatico di rara purezza tra personaggi e giocatore: quest’ultimo, alla stregua di un narratore onnisciente, affrontando l’avventura si ritroverà suo malgrado nella spiazzante situazione per cui non saprà più distinguere tra giusto e sbagliato. In The Last of Us Part II questi sono infatti concetti fumosi tanto quanto lo sono nel mondo reale: non ci sono malvagi che vogliono conquistare il mondo, principesse imprigionate in una torre e spavaldi eroi che si gettano nella mischia uscendo indenni da ogni peripezia. Ci sono persone con le loro vite e i loro sentimenti, succubi di quella personalità fatta di luci e ombre che dimora in ognuno di noi e per cui ci convinciamo che siamo noi quelli dalla parte della ragione.

The Last of Us part II

Crudeltà e violenza a parte, l’inizio di The Last of Us Part II inganna nella sua primordiale semplicità: come sappiamo dallo story trailer, Ellie subisce un imperdonabile torto e decide di lasciare Jackson – dove si è stabilita con Joel a seguito dei fatti narrati nel primo TLOU – in cerca di vendetta. Tutto chiaro, no? Povera ragazzina, non dovevano farle questo, come non volerla impersonare nella sua ricerca di giustizia? Siamo schierati con il bene, maledizione! …o forse no. Perché è nella parte che ancora non conoscete (e che ovviamente non vi anticiperemo) che la trama di Naughty Dog si trasforma in capolavoro. The Last of Us Part II è incredibilmente longevo e, tranne che forse per un momento di stanca ricco di cutscene prima dell’escalation finale, il ritmo e la pressione psicologica della narrazione si mantengono sempre a livelli altissimi. E così, mentre per la prima dozzina di ore di gioco penserete di stare semplicemente assistendo a un ottimo more of the same del primo episodio, le successive dodici ore vi investiranno con forza costringendovi a cambiare il vostro modo di vedere fatti, personaggi e (perché no) schieramento. Ma non finisce qui, perché quando penserete di essere vicino ai titoli di coda arriverà l’ennesima batosta, con altre due abbondanti ore di escalation solo per cuori forti. L’effetto wow del finale del primo The Last of Us viene ridimensionato e scompare di fronte alla forza comunicativa e ai mille significati delle ultime scene di questo The Last of Us Part II.

The Last of Us part II

Si parlerà moltissimo dell’impianto narrativo confezionato da Naughty Dog e, sicuramente, ci saranno sostenitori e detrattori. Noi, ancora ubriachi di una trama tanto spiazzante, fatichiamo a esprimere un giudizio obiettivo su quello che probabilmente è uno dei videogiochi più “adulti” di sempre. The Last of Us Part II non è per tutti, questo lo dovete capire bene: qui non c’è Nathan Drake che salta da un aereo e con un bicchiere d’acqua si riprende da una camminata nel deserto; non ci sono nemmeno un Kratos o un James Earl Cash (rispettivamente protagonisti di God of War e Manhunt -ndr) la cui spietatezza verso i nemici è rappresentata in maniera talmente parodistica da avvicinarsi più all’horror splatter anni ‘90 che a una violenza in grado di disturbare per davvero. The Last of Us Part II ci mostra invece una verità che solitamente i videogiochi nascondono: i proiettili uccidono, i pugni fanno un male cane, il rimorso per le azioni fatte (o non fatte) fa ancora più male e apre ferite che non guariscono. Approcciate il gioco con questo rispetto verso la trama e, oltre a comprenderlo nel profondo, lo apprezzerete come merita. Magari prima mangiate leggero e tenetevi qualche antiemetico a portata di mano se siete deboli di stomaco. Poi non diteci che non vi avevamo avvisato.

The Last of Us part II

Eat, sleep, craft, repeat

Il già ottimo gameplay di TLOU che tutti conosciamo non è stato oggetto di particolari innovazioni, se non piuttosto di un affinamento generale di tutte le meccaniche che, prendendo spunto anche dall’esperienza maturata con Uncharted 4, ha permesso a Naughty Dog di realizzare un sistema di gioco tanto semplice da apprendere quanto incredibilmente complesso da padroneggiare appieno. Come da copione, il gioco si può suddividere generalmente in due momenti: l’esplorazione e il combattimento.

The Last of Us part II

Nella prima fase è necessario setacciare ogni anfratto del mondo di gioco alla ricerca di tutti quegli oggetti consumabili che permettono di migliorare le abilità dei protagonisti o di realizzare armi, trappole, oggetti e munizioni tramite il crafting. Sotto questo aspetto la vastità della mappa ha permesso l’inserimento di numerose aree assolutamente opzionali che è possibile decidere se affrontare o meno. Ovvio che, soprattutto ai livelli di difficoltà più elevati, ogni oggetto è importante ed è altamente consigliabile frugare in ogni angolo per accaparrarsi quante più risorse possibili. Nella prima metà di gioco, sulla falsariga di quanto visto nell’area del Madagascar di Uncharted 4 o nella grande pianura di Uncharted: L’Eredità Perduta, ci si potrà intrattenere cavalcando in una vasta area urbana nei pressi di Seattle dove, prima di proseguire verso l’obiettivo, si potranno seguire svariati indizi per scoprire molti luoghi esplorabili ricchi di casseforti da violare, armi, munizioni e succosi easter egg (i completisti non potranno certo ignorare la possibilità di raccogliere un certo anello con la scritta “Sic Parvis Magna” -ndr).

The Last of Us part II

Il design degli ambienti e i semplici ma intriganti enigmi da risolvere per accedere alle aree opzionali meritano sicuramente la vostra attenzione, anche solo per la lettura dei numerosi documenti che alimentano la lore e testimoniano un monumentale lavoro di attenzione ai particolari più piccoli. Per cui – tralasciando la necessità di craftare oggetti e limitandoci al semplice valore ludico dell’esperienza – vi consigliamo vivamente di prendervi tutto il tempo che vi serve per affrontare il gioco: The Last of Us Part II, così come il predecessore, non è un’avventura che si affronta di corsa. Piuttosto si cammina, si osserva, si ragiona: solo così si entra davvero in simbiosi con uno stile di gioco che non prevede mirabolanti acrobazie ma stupisce con le piccole cose, come la soddisfazione di lanciare una corda al punto giusto, usandola per coprire i pochi metri di dislivello che una Lara Croft qualsiasi raggiungerebbe facilmente con un salto. Ma l’abbiamo già ribadito fin troppe volte: TLOU2 è molto più reale di quanto ci si aspetta, ed è probabilmente questo l’assunto che più di tutti lo renderà memorabile.

The Last of Us part II

C’è poi la seconda fase, quella dei combattimenti: tralasciando l’ovvia e già discussa rappresentazione della violenza nell’uso delle armi contro i nemici, ci teniamo a sottolineare come anche in questo caso il gameplay sia stato affinato rendendo fondamentali tutte le meccaniche del primo TLOU e aggiungendo alcune chicche prese di peso dal già citato Uncharted 4. Innanzitutto, eccezion fatta per alcuni specifici momenti e per delle fasi nella seconda metà di gioco in cui ai livelli di difficoltà più bassi potrete osare qualche sparatoria, la conditio sine qua non per uscire indenni da TLOU2 è lo stealth: in presenza di nemici è sempre meglio muoversi di soppiatto, sfruttare ogni riparo, strisciare – accovacciati o, nuova possibilità, sdraiati – nell’erba o nella nebbia dei fumogeni da voi stessi lanciati per sorprendere i mutanti o gli umani ostili eliminandoli silenziosamente.

The Last of Us part II

In tutto questo è sempre utilissima la modalità ascolto, che evidenzia la presenza degli avversari attorno al giocatore. Peccato per voi che queste meccaniche, volutamente, non funzionino alla perfezione: anche se sdraiati nell’erba se un nemico vi passerà troppo vicino sarà in grado di identificarvi, così come i soldati del WLF (fazione rivale con cui avrete a che fare, oltre ai Serafiti o “Iene” e alle ormai spente Luci) potranno usare dei cani in grado di stanarvi e condurre gli inseguitori sulle vostre tracce. Allo stesso modo, contro gli Stalker (particolari infetti che tendono agguati di nascosto) la modalità ascolto sarà spesso inefficace rendendo questi deboli mostri pericolosissimi perché in grado di aggredirvi facendo rumore e attirando verso di voi minacce ben più letali. Una volta scoperti dovrete facilmente decidere se rispondere al fuoco, fuggire e nascondervi, o se sfruttare la nuova meccanica della schivata in un brutale scontro all’arma bianca. Decisamente migliorata anche l’IA: i nemici si organizzeranno pattugliando l’area se troveranno un compagno fuori gioco, così come cercheranno di aggirarvi e prendervi alle spalle, mentre il vostro compagno – per la maggior parte dell’avventura viaggerete in compagnia di un altro NPC – sfrutterà maggiormente le coperture e si muoverà in coerenza con le vostre azioni, evitando quel fastidioso bug del primo TLOU per cui se eravate nascosti con Joel Ellie poteva trotterellare felicemente in mezzo ai nemici senza destare la loro attenzione.

The Last of Us part II

Nell’economia dell’intera avventura c’è comunque spazio per momenti più action – decisamente mutuati dall’esperienza delle sequenze cinematiche degli Uncharted – sessioni decisamente horror in claustrofobici ambienti chiusi con la sola luce della torcia a illuminare la via e, a completare il tutto, anche per un paio di boss battle adrenaliniche e cruente, una delle quali ci ha riportato alla mente il recente Resident Evil 3 Remake e ci ha fatto rimpiangere quanto era docile e coccoloso il Nemesis. È in questi frangenti che si apprezza maggiormente un level design che si sviluppa in ampiezza e verticalità, in cui ogni stanza ha almeno due porte o aperture e si collega al resto dell’ambiente in modo da offrire sempre una via di fuga e assecondare una strategia mordi e fuggi quasi sempre vincente. Naughty Dog ha collezionato un pacchetto di offerta in cui, lato gameplay, non manca proprio nulla. Se proprio volessimo trovare il pelo nell’uovo punteremmo il dito contro il sistema di coperture, che nei momenti più action avrebbe sicuramente giovato se fosse stato più simile a quello di Uncharted 4, mentre in questo caso appare un po’ più legnoso. È anche vero che le possibilità strategiche offerte dal vastissimo arsenale a disposizione bilanciano efficacemente questa mancanza, senza contare che The Last of Us Part II può essere affrontato come un action solo ai livelli di difficoltà facile o facilissimo, e anche in questi casi è sconsigliato rinunciare all’approccio stealth, vero fulcro dei combattimenti e meccanica in grado di regalare notevoli soddisfazioni.

The Last of Us part II

È importante poi sottolineare come The Last of Us Part II presenti un livello di personalizzazione dell’esperienza praticamente mai visto prima: oltre ai cinque livelli di difficoltà selezionabili, è possibile decidere se e quali indicatori mostrare nell’hud, il livello di difficoltà di singoli elementi come aggressività e passività di nemici e alleati o il tempo necessario a entrambi per divincolarsi dalle prese. Ma non finisce qui: se le cose si mettono male si può riavviare uno scontro, e nel farlo si può decidere di variarne il livello di difficoltà. Aggiungeteci tonnellate di impostazioni di accessibilità audio e video, un’opzione che permette di saltare gli enigmi (come non la si vedeva dai tempi di Alone in the Dark su PS3) e (oggetto di una patch che sarà rilasciata post lancio) la possibilità di selezionare il permadeath per tutto il gioco, per giorno o per capitolo e vi renderete conto di come Naughty Dog abbia pensato a un’esperienza fruibile tanto al casual quanto dall’hardcore gamer più accanito e masochista.

The Last of Us part II

Qui PlayStation 4, chiedo autorizzazione al decollo

Cosa aggiungere sul superlativo lavoro di ottimizzazione che Naughty Dog è in grado di fare con i suoi prodotti? Il comparto tecnico di The Last of Us Part II è una gioia per gli occhi in ogni singolo momento dell’avventura e contiene tutti gli script che ci hanno fatto tanto gridare al miracolo negli anni: ci sono l’acqua di Uncharted, la neve di Uncharted 2, la sabbia di Uncharted 3 e la folta vegetazione, il fango scivoloso e le barche di Uncharted 4. Gli specchi riflettono il protagonista (caratteristica non scontata in un gioco per console) e in un paio di momenti è anche possibile fare le boccacce muovendo gli stick analogici, giusto per sbattere in faccia alla concorrenza la precisione del motion capture. Quando Ellie suona la chitarra le sue mani si muovono correttamente sugli accordi, cavalcando verso il sole i personaggi si riparano il viso con la mano, uscendo da un locale caldo se fuori c’è la neve si sfregano il naso e, quando piove, Ellie si mette il cappuccio per non bagnarsi i capelli mentre i suoi vestiti si inzuppano di acqua, di fango e di sangue dei nemici. Ma non è finita, perché i dettagli tecnici che si notano a ogni partita sono numerosissimi e incredibili: tutte le modifiche alle armi sono visibili, per cui applicare un silenziatore, un mirino di precisione o un caricatore maggiorato all’arma ne modificherà l’aspetto, anche nell’icona dell’hud di selezione della stessa. Spesso ci è capitato di fermarci ad ammirare i raggi del sole che filtrano attraverso i rami degli alberi durante una passeggiata nel bosco, accarezzando il nostro cavallo o lasciandoci sorprendere da un coniglietto che ci taglia la strada sul sentiero. Il tutto senza che ci sia un singolo caricamento: iniziata la partita – con una schermata che mostra delle farfalle svolazzanti simili a quelle che vi sentirete nello stomaco – potreste ipoteticamente finire il gioco senza mai incontrare una seconda schermata di caricamento.

The Last of Us part II

Tutto questo spettacolo si infrange come una tempesta sulle ventole di PlayStation 4 – standard o pro che sia – che rimpiange i bei tempi di Horizon Zero Dawn ma, stoicamente, resiste. È un po’ come se la console sapesse che la CPU non deve cedere, che non ci si può permettere un calo di frame rate o un glitch (in tutta l’avventura, ad essere onesti, abbiamo riscontrato un solo errore di pop-up e successivamente una compenetrazione, ma è davvero una goccia nell’oceano). Qui si sta facendo la storia, e ancora una volta Naughty Dog sorpassa i limiti fisici di una console Sony sul finire del suo ciclo vitale con una realizzazione grafica tale da mettere in difficoltà i primi titoli che usciranno su PlayStation 5.

Ultimo ma ugualmente immancabile, il comparto audio: fatevi un regalo e giocate a The Last of Us Part II con le cuffie, perché la sensazione di terrore che si prova a sentire il verso di un clicker o di uno shambler (nuovo infetto formato extralarge tanto rumoroso quanto velenoso) è unica e irripetibile. Le musiche, rigorosamente evocative con i solitari arpeggi di chitarra acustica, presentano questa volta anche qualche synth più profondo e aggressivo, che compare da sottofondo nei combattimenti e durante le scene dall’impatto emotivo più alto. Il doppiaggio inglese è come da aspettative sopra le righe, tuttavia anche la localizzazione italiana è di tutto rispetto, considerando l’incredibile mole di dialoghi: per la maggior parte dell’avventura, come ormai è tradizione per le produzioni targate Naughty Dog, viaggerete in coppia con un NPC e i personaggi dialogheranno in continuazione commentando gli eventi, scambiandosi pareri sul da farsi o semplicemente chiacchierando del più e del meno. Affascinante come anche il più apparentemente insignificante dei dialoghi sia stato pensato per delineare i tratti di una caratterizzazione dei personaggi incredibilmente profonda e sfaccettata, elemento fondante per reggere una trama così coraggiosa.

The Last of Us part II


The Last of Us Part II non è un gioco per tutti. È sicuramente accessibile e affina il gameplay del predecessore tendendo alla perfezione. Allo stesso tempo, con il pretesto della vendetta, racconta coraggiosamente una storia adulta che parla di sentimenti contrastanti e costringe a vedere i fatti da più punti di vista, in un’avventura dall’incredibile longevità per un action adventure. È una storia dai toni maturi come poche se ne vedono nel mondo dei videogiochi: non ci sono eroi, tanto meno vincitori o vinti. Non è una favola in cui il principe azzurro e la sua principessa vivono per sempre felici e contenti: è un what if credibile di una terra infestata da una pandemia mortale che trasforma alcuni uomini in mostri mutanti e altri uomini dentro, lasciando intuire che è quest’ultima la trasformazione più terribile e sconvolgente. Capita questa premessa siete pronti ad affrontare The Last of Us Part II: prendetevi il vostro tempo, soppesate ogni passo e non spalancate troppo la bocca fino agli ultimi minuti di gioco, perché vi servirà un bel po’ di mascella per reggere il colpo finale. Poi ci ritroveremo qui a parlare di questa opera ludica che eleva il videogioco a medium in grado di addentrarsi in un territorio che mai gli sviluppatori di un tempo avrebbero osato esplorare. Alcuni apprezzeranno la scelta, altri la apostroferanno come troppo ardita. Che apparteniate agli uni o agli altri, la certezza è che potrete raccontare che c’eravate mentre i Naughty Dog, ancora una volta, scrivevano la storia.

9.8

Pro

  • Ambienti vastissimi e avventura longeva
  • Tecnicamente superbo
  • Magistrale caratterizzazione dei personaggi
  • Trama avvincente, violenta e coraggiosa...

Contro

  • ... forse troppo per soddisfare tutti i palati
  • Alle teste calde mancherà il sistema di coperture di Uncharted
Vai alla scheda di The Last of Us: Part II
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