The Last Case of Benedict Fox – Recensione
La discesa nel limbo è stata lunga e impegnativa, non priva di inaspettate problematiche, ma è giunto il momento di parlare di The Last Case of Benedict Fox, un metroidvania “lovecraftiano”, come è stato definito dall’editore Rogue Games. Vincitore del riconoscimento “Most Wanted Microsoft Xbox Games” ai The Game Awards 2022, ho atteso con grandi aspettative il lavoro di Plot Twist Games fin dal reveal trailer mostrato durante l’evento Xbox e Bethesda Showcase di giugno 2022, grazie al mix di elementi investigativi e horror. Tolto il dente, tolto il dolore: The Last Case of Benedict Fox non ha mantenuto le buone premesse per tutta una serie di questioni di cui ti parlerò a breve.
Ma andiamo con ordine. Siamo nella Boston del 1925 e l’incipit del titolo è piuttosto frenetico e frettoloso, non fornendo chissà quali informazioni sulla situazione che vede l’autoproclamato investigatore privato Benedict Fox infiltrarsi, col favore delle tenebre, all’interno di un edificio per recuperare dei documenti relativi al padre e al suo rapporto con l’occulto. In quello che è a tutti gli effetti un tutorial, scopriamo che il protagonista è affiancato da un compagno, un demone che è ospitato all’interno del suo corpo. Dopo una telefonata, l’azione si sposta direttamente alle porte di una grande villa dove Benedict scoprirà due corpi privi di vita, il padre James Marvin Floyd e la moglie Marie Ann Floyd, e apprenderà di un bambino scomparso.
La villa rappresenterà in sostanza il punto di partenza per le indagini sull’ultimo caso di Benedict, nonché momento di quiete tra le varie discese nel Limbo e fin da subito sarà chiaro che l’uomo non è un investigatore privato qualsiasi, ma dispone di un potere in grado di calarlo in mondi onirici e oscuri grazie al suo ospite. Conoscenza del proibito, difficili rapporti con la religione e la presenza di un gran numero di entità orrorifiche rappresentano senza dubbio tematiche vicine alla letteratura di H.P. Lovecraft ma The Last Case of Benedict Fox non riesce a restituire quel senso di oppressione, inquietudine, orrore e lotta contro la follia che meglio si sposano con i lavori dello scrittore statunitense.
Al di là di accostamenti più o meno azzardati a Lovecraft, The Last Case of Benedict Fox fornisce una lore interessante e articolata, in grado di spronare a scoprire quanti più documenti possibile per ricostruire il quadro di una vicenda piuttosto frammentaria. Il titolo Plot Twist Games è a tutti gli effetti un classico metroidvania con zone inaccessibili, abilità da sbloccare, equipaggiamento da recuperare e boss fight. Fin qui il gameplay potrà sembrare del tutto canonico ma vi sono alcune interessanti feature dovute alla presenza del “compagno” demoniaco. Il tentacolare aiutante potrà supportare Benedict non solo nei combattimenti ma anche nell’esplorazione, man mano che verranno sbloccate nuove abilità per il detective tramite dei tatuaggi particolari.
Durante le esplorazioni sarà infatti possibile recuperare inchiostro da nemici sconfitti e attraverso la risoluzione di determinati enigmi, nonché frammenti di ricordo utili per acquisire upgrade per l’equipaggiamento di Benedict. Sul versante potenziamenti entrano quindi in gioco i pochissimi NPC che popoleranno la villa e che potranno supportare il detective nelle sue investigazioni. Parlando di esplorazione, entrano in gioco le prime note dolenti del titolo con enigmi spesso fin troppo nebulosi, scarsità di indizi e apparente mancanza di logica nel recupero delle informazioni. Tutto questo si riflette in esplorazioni a vuoto e, nonostante alcune agevolazioni messe a disposizione per il giocatore, vi è spesso il rischio di cadere nella frustrazione, soprattutto dopo che si entrerà in possesso del dispositivo Conundrum (in sostanza nelle prime fasi di gioco).
Allo stesso tempo abbiamo da un lato una mappa “intelligente” che mostra le zone ancora da esplorare ma dall’altro non permette l’inserimento di segnalini utili per marcare puzzle, strumenti o altri elementi lasciati alle nostre spalle durante le varie esplorazioni. L’altra nota dolente del gameplay, oltre a una curva di apprendimento delle meccaniche di gioco sbilanciatissima, è rappresentata dalle fasi di combattimento. L’utilizzo della baionetta e della pistola lanciarazzi, contro la discreta varietà di nemici demoniaci, viene supportato dalle abilità difensive e offensive del compagno demoniaco, il quale potrà ergersi come barriera temporanea di difesa, afferrare i nemici o proiettare Benedict in devastanti slanci al suolo.
Tuttavia, una zona morta del controller mal calibrata e comandi poco responsivi rendono davvero difficile padroneggiare le tecniche e, soprattutto, divertirsi nelle fasi in cui ci sarà da menare fendenti ed esplodere colpi di pistola. Solo nella fase finale del titolo ho provato momenti di genuino intrattenimento, non tanto per aver sbloccato tutto il ventaglio di skill a disposizione quanto nell’essermi ritrovato ad avere ormai bene a mente i limiti e i difetti del sistema di combattimento. Un vero peccato perché queste problematiche minano in maniera importante un titolo che dovrebbe fare di fasi esplorative platforming, combattimenti e risoluzione dei puzzle le sue papabili armi vincenti.
Anche le pochissime boss fight non si dimostrano esaltanti, nonostante l’inclusione di alcune spettacolari fughe da enormi demoni imbattibili che, in alcuni casi, sfociano in situazioni troppo caotiche. A chiudere la pagina degli aspetti negativi vi è senza dubbio la presenza di alcuni fastidiosi bug che sembrano non essere stati ancora del tutto risolti nonostante il rilascio di due aggiornamenti. Ma allora The Last Case of Benedict Fox è completamente da evitare? La risposta non è scontata perché il gioco sviluppato da Plot Twist Games presenta un’atmosfera davvero intrigante, personaggi ben riusciti e, soprattutto, una scrittura intelligente nonostante un finale non all’altezza delle aspettative.
Indubbiamente il pregevole level design, l’atmosfera del mondo di gioco e la trama sono gli elementi più interessanti e, senza volermi soffermare troppo sugli antagonisti di Benedict, in questo senso è interessante notare la presenza nel limbo di nemici umani, oltre che demoniaci: i membri della ORG (Orphan Resocialization Guild) e Ordo Ira Dei (in sostanza un’organizzazione religiosa che combatte tutto ciò che vi è di occulto e vicino a Satana). Si tratta di nozioni che vanno ad arricchire una scrittura già di ottima fattura, da apprezzare soprattutto nei dialoghi non banali, nei documenti e in tutto ciò che descrive in maniera testuale gli oggetti di gioco.
Una nota di merito è, di conseguenza, destinata all’opera di localizzazione in italiano che sopperisce alla mancanza di un doppiaggio (di buon livello quello originale in lingua inglese) con testi davvero ben articolati e piacevoli da leggere. Sul fronte audio consiglio di affrontare The Last Case of Benedict Fox con indosso un paio di buone cuffie in quanto la differenza è quasi abissale. Ne giovano atmosfera, effettistica e anche la colonna sonora, a tratti evocativa, che completano il quadro tecnico del gioco.
Si poteva fare di meglio? Assolutamente sì. The Last Case of Benedict Fox ha tanto potenziale, soprattutto grazie al grande lavoro di background realizzato dallo studio polacco sul mondo di gioco, in grado di incuriosire i giocatori. Il problema sarà forse stato una fase di test non sufficiente ad evidenziare i problemi tecnici e di ottimizzazione del gameplay? Non ci è dato saperlo ma presentarsi al day one su PC e Xbox con diversi bug non è stato un buon biglietto da visita, nonostante l’inclusione in Game Pass. Anche limando questi difetti temo che il titolo non guadagnerà troppi punti nelle prossime settimane, rimanendo appunto un’occasione mancata. Per il resto, gli amanti dei metroidvania e delle atmosfere horror mature devono necessariamente concedere un’occasione al gioco di Plot Twist Games, soprattutto se si riesce a soprassedere ad alcune situazioni al limite della frustrazione.
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Un'occasione mancata per quello che poteva essere un gran titolo metroidvania.
Pro
- Atmosfera e level design ispirati
- Buona scrittura...
Contro
- ...ma epilogo sottotono
- Combat system poco responsivo
- Diversi bug al lancio