The Incredible Adventures of Van Helsing – The Incredible Adventures of Van Helsing – recensione
Gli hack’n’slash: un genere ormai stantio la cui evoluzione ha sempre proceduto a rilento e senza sostanziali cambiamenti, soprattutto in termini di gameplay. La prima domanda che si pone ogni non-giocatore che si affaccia a un titolo di questo genere è “ma non si fa altro che cliccare un tasto e uccidere mostri?”, e per quante giustificazioni e spiegazioni possiamo fornire, l’inevitabile risposta finale è una sola: sì.
Tra Fantasy e Steampunk
The Incredible Adventure of Van Helsing non fa eccezione: sbattuti in una Transilvania alternativa dal nome di Borgovia, Van Helsing e il suo spirito protettore, Lady Katrina, cavalcano le orme del padre del protagonista per porre fine a una nuova minaccia – no, niente vampiri, ma bensì scienziati pazzi. Stupiti? No? Nemmeno noi. Il tentativo di dare una forma alla trama è visibile, si nota sia nella cura dei dialoghi che nell’applicazione di variabili come le scelte multiple, nonché nell’idea di mettere dei robot steampunk come principale nemico, ma all’atto pratico tutto risulta comunque banale, e la scelta delle ambientazioni, che vanno dalla classica landa fantasy colorata alla città sotterranea grigia e piena di precipizi, non suscita fascino.
Ma torniamo al motivo per cui la gente gioca gli hack’n’slash: menare mostri. Tanti mostri. Infiniti mostri. In questo Van Helsing riesce bene.
Click, click, click
Basandosi su un solo personaggio, il gioco permette di sviluppare il protagonista in tre direzioni: corpo a corpo con spade, distanza con armi da fuoco, o magia – a sé stante o combinabile con una delle precedenti abilità, e la cui efficacia dipende sia dal livello delle medesime che dal numero di punti caratteristica (forza, destrezza, magia, fortuna). La quantità di skill non è elevatissimo ma permette comunque di dare vista a stili di gioco piuttosto diversi, sebbene in fin dei conti tutte le specializzazioni portino a focalizzarsi su due tipi di attacco: uno che faccia molto male al singolo nemico, uno che abbatta tanti nemici. In aggiunta alle “skill evolutive” (intese come quelle sbloccabili spendendo i punti che si ottengono salendo di livello), ci sono abilità passive e attive che si potranno comprare da determinati npc nel corso dell’avventura, e i “perk”, ovvero caratteristiche che si sbloccano guadagnando punti reputazione dall’uccisione di boss e completando quest.
Inoltre, non è una cosa che tutti apprezzano, ma è giusto menzionarla: tutte le abilità e i punti caratteristica, eccetto i perk, sono resettabili da zero pagando in oro, permettendo di esplorare in una singola partita tutti gli aspetti del personaggio.
Analizzato ciò, il resto è come ve lo aspettate: si avanza nel gioco, si trova un centro abitato come base dove fare acquisti, stoccare materiale, incantare armi, forgiarne nuove, combinare gemme e solite cose alla Diablo, dopodiché si accetta una quest, si va per nuovi territori (non generati casualmente, questa volta), e sì ammazzano infiniti mostri combinando abilità, potenziamenti e bevendo pozioni su pozioni.
Si potrebbe dire che l’unico fattore di miglioramento di questo genere è l’aumento di dinamicità e velocità dei combattimenti, e Van Helsing ha pensato bene di rendere il giocatore più comodo possibile: non è nemmeno necessario premere ripetutamente i tasti del mouse mentre si combatte, ai livelli di difficoltà fino a medio è presente l’opzione per bere automaticamente le pozioni, e Katrina è il classico compagno porta-pacchi da spedire al villaggio a vendere gli oggetti inutili e comprare pozioni – con il valore aggiunto di essere parte attiva del combattimento, con una sua scheda di abilità sia personali che dirette a condizionare Van Helsing.
Per la gloria (e il denaro)
Passando al lato economico e remunerativo del gioco, c’è un certo sbilanciamento: laddove all’inizio si fa veramente fatica a comprare anche solo qualche pozione, andando avanti il denaro non ha praticamente più significato, e serve essenzialmente solo per poter incastonare gemme, incantare le armi e resettare le skill quando volete vedere qualcosa di diverso. Dal lato equipaggiamento perplessità analoghe: abbiamo già detto come le mappe, a differenza di molti titoli del genere, non siano generate casualmente. Ciò vale anche per molti drop in questo gioco: da determinati scontri e quest otterrete oggetti di livello epico che generalmente sono talmente potenti da rendere superfluo qualsiasi cambio fino al successivo ritrovamento di medesimo livello. Dal lato obbiettivo di ogni persona normale vien da gridare “deo gratias!”, rendendo ancora più semplice e rapido lo svolgersi dell’avventura, ma il pensiero di ogni incompreso amante di questo insensato genere è sicuramente più vicino a un “e adesso come faccio a perdere ore ad uccidere lo stesso mostro per quel drop ultrararo?”.
Variabili e stile
Ci sono ancora alcuni punti da approfondire, di varia natura. Per prima cosa, non tutto il gioco è come prevedete: gli sviluppatori hanno ben pensato di piazzare trovate come una fase intermedia simile ad un tower defense, dove bisogna raccogliere pezzi per potenziare un labirinto e creare trappole in preparazione del momento in cui un orda di creature lo invaderà ad ondate. Poi, abbiamo omesso di citare la barra della “rabbia” tra gli elementi di gioco, che si riempie ogni volta che si abbatte un nemico e se caricata permette di aggiungere effetti al colpo successivo. Può sembrare una banalità, ma influenza parecchio il gameplay e aggiunge un minimo di varietà agli scontri – la soddisfazione di veder letteralmente esplodere decine di nemici dopo aver scagliato un onda d’urto con il 150% di danno è notevole, e in multiplayer è sicuramente un fattore che, anche a parità di abilità, difficilmente farà trovare due giocatori del tutto uguali.
Parlando del multiplayer: al momento il gioco prevede di poter svolgere la campagna in cooperativa con altri giocatori, sia scegliendo da una lista di server che usufruendo del matchmaking. Non ne abbiamo testato a fondo le potenzialità, in quanto al momento è ancora in fase di sviluppo e soffre di alcuni problemi, ma da quel poco ci è parso sostanzialmente quello che chiunque si aspetterebbe per questo tipo di gioco.
Infine, non bisogna lasciare da parte l’aspetto tecnico: in un gioco dove la semplicità fa da padrona, la grafica appare notevolmente curata in ogni aspetto, dalle animazioni e dalle texture dei piccoli oggetti all’effetto scenografico degli ambienti più grandi, seppur, come già detto, a livello stilistico non rappresenti nulla di nuovo. Buono anche l’audio, in particolar modo nel doppiaggio, e musiche ed effetti riescono quantomeno a non tediare il giocatore dopo ore ed ore che li si sente ripetere.
In sintesi
Premesso che The Incredible Adventure of Van Helsing non è un brutto gioco, è proprio il genere che rappresenta ad essere sbagliato. Siamo di fronte all’ennesimo clone di Diablo, con una struttura che dopo 17 anni è rimasta quasi invariata e che onestamente trova senso solo come riempitivo durante momenti in cui davvero non sapete cos’altro fare e siete troppo pigri per far qualcosa di minimamente più complesso, richiedendo al contempo ore e ore e ore per essere portato a termine.
Nella soggettività dell’esperienza, Van Helsing ha dalla sua un gameplay molto rapido ed immediato, forse più altri esponenti del genere, e risulta un buon compagno di viaggio, ma per il resto, per quanto si sforzi di catturare il giocatore con la spiritosaggine della trama, non offre nulla che non si sia già visto e uscirà dalla vostra mente senza lasciare nulla.