The Division 2 – Recensione
La Divisione è tornata!
Quando si tratta di looter shooter (o di cover shooter come in questo caso) la valutazione sul titolo preso in esame necessita di una riflessione molto attenta e accurata, quasi maniacale di tutto ciò che può e deve mantenere l’utente incollato al titolo in maniera molto più prolungata rispetto al normale.
The Division 2, senza se e senza ma, è a oggi il miglior esponente del genere per quanto riguarda quest’ultimo anno, vincendo a mani basse il confronto diretto con Anthem.
Sette mesi dopo gli avvenimenti di New York raccontati nel primo capitolo del franchise targato Massive Entertainment, è Washington DC il centro dell’azione. La fredda e ovattata neve della Grande Mela ha lasciato spazio alla verdeggiante e incolta vegetazione estiva della capitale del distretto di Columbia. Sotto il sole cocente e sotto lo sguardo del presidente Lincoln sprofondato sul suo trono di marmo al National Mall, il giocatore dovrà affrontare l’anarchia politica e militare che infesta Washington recuperando, quartiere dopo quartiere, il controllo sul territorio. Bande di criminali e non solo, vi renderanno la vita in quel della capitale statunitense decisamente ardua impedendovi di prendere il viaggio di The Division 2 come una bellissima gita di mezz’estate.
Narrativamente parlando, ci troviamo davanti al più grande scoglio del titolo Ubisoft, così come fu per il primo capitolo, anche in The Division 2 la frammentazione della trama attraverso un racconto lasciato intendere e mai troppo approfondito impedisce al giocatore di empatizzare con il proprio alter ego. La sensazione giocando al titolo è quella di trovarsi davanti a un grande quadro impressionista esteticamente d’impatto, ma che risulta di difficile comprensione. Le conseguenze del virus, la vita dei sopravvissuti, lo stato della Divisione, sono tutti elementi che vanno ricercati come in una caccia al tesoro attraverso collezionabili e altri artifici seminati per tutta la mappa. Un piccolo neo insomma che lascia l’amaro in bocca visto che anche grazie all’esperienza accumulata con il primo capitolo, ci si aspettava di più da Massive Entertainment.
Se quindi dal punto di vista narrativo The Division 2 perde qualche piccolo colpo, è dal lato del gameplay e dell’infrastruttura del gioco che il titolo eccelle mostrando i muscoli. Lo shooting è piacevole, variegato e solido; le ottime basi del primo capitolo si percepiscono e l’aumento dei gadget a disposizione del giocatore fanno sì che gli approcci strategici aumentino a dismisura proponendo non solo ottimi scorci di tattica militare ma anche divertenti soluzioni estrose per intrattenere i giocatori meno hardcore. Se quindi lo sviluppo del giocatore fino al livello 30 (il level cap) si districa tra ciò che abbiamo imparato a conoscere bene nel primo capitolo, è nell’endgame che tutto cambia. Ogni attività, comprese le fortezze (dungeon complessi pensati per offrire le migliori ricompense al giocatore) verranno resettate e innalzate nel livello di difficoltà.
L’escamotage utilizzato – quella dell’arrivo di una nuova fazione d’élite – vi darà quindi motivo di tornare a completare le attività per trovare il loot migliore, quello end game, spingendo le vostre abilità al limite. Oltre a level design, che in questo secondo capitolo è magistralmente esaltato, sono le specializzazioni la vera novità. Le specializzazioni sono un sistema attivabile solo arrivati al level cap che vi permetterà di stratificare ulteriormente le vostre strategie, permettendovi di scegliere uno stile di gioco piuttosto che un altro: Cecchino, Sopravvissuto o Demolitore, questa la scelta a cui sarete sottoposti. Ognuno con un’arma unica a disposizione (fucile di precisione, balestra con proiettili esplosivi, lancia granate) e un sacco di abilità in grado di stratificare i vostri approcci, sbloccabili attraverso una nuova progressione legata all’endgame.
La scelta di giocare su un doppio filo, pre e post end-game, è probabilmente la chiave di volta per la vittoria. Massive Entertainment ha saputo fare tesoro dell’esperienza passata, ha ascoltato la community, e ha offerto ai giocatori un prodotto in grado di offrire abbastanza contenuti e soluzioni fuori scala per quello che è normalmente un titolo di questa fattura: “prendete e imparate tutti” verrebbe quasi da dire. Anche dal punto di vista dei contenuti PvPvE ovvero le Zone Nere (saranno tre in questo capitolo) The Division 2 propone ciò che fu l’ultima versione delle Zone Nere del primo capitolo, ampliando la difficoltà, la varietà dei dungeon e delle possibilità tra una e l’altra zona, ma anche supportando tutta la suspance che contraddistingue il gameplay all’interno di queste speciali zone. La tensione provocata dall’incontrare altri giocatori nelle Zone Nere non è paragonabile a nient’altro nel panorama videoludico, sapere che un alleato potrebbe tradirti da un momento all’altro per rubarti il loot, o viceversa la caccia all’uomo che si crea quando giochi sporco, sorprendendo tu i tuoi “alleati”, è ancora una delle migliori sensazioni degli ultimi anni.
Dove invece il titolo risulta un po’ claudicante è nel lato puramente PvP; questa nuova introduzione per la serie è un esperimento non pienamente riuscito, la natura di The Division 2 infatti ci sembra troppo legata al loot e alla componente PvE per offrire un livello competitivo alto in modalità che fanno parte dell’immaginario comune del PvP. Non è certamente una bocciatura, ma un piccolo inciampo a nostro avviso rimediabile attraverso l’introduzione di modalità meno “classiche” e più divertenti, improntate magari a spezzare la tensione delle routine più tradizionali di The Division 2. Dal punto di vista tecnico invece ci troviamo davanti a una solida proposizione dello Snowdrop Engine che vanta un’ottima stabilità lato framerate e che ha come unico difetto un accentuato problema coi pop-up delle textures. Ciò che rimane davvero impressa è la direzione artistica del titolo che esalta gli scorci di Washington DC, permettendo di riconoscere tutti quegli elementi che caratterizzano la capitale statunitense, a partire dal Lincoln memorial, fino a Capitol Hill, passando per Foggy Bottom.
In attesa di un supporto post lancio mastodontico (e gratuito), The Division 2 si impone sul mercato come player n. 1 del suo genere. Un gameplay granitico, un level design magistrale e solo qualche incertezza lato PvP e di trama, lo rendono un titolo in grado di divertire e impegnare il giocatore per diverso tempo. Gli errori del passato sono un ricordo, il presente e il futuro del franchise di Massive è molto più che roseo e la Divisione è pronta ad accettare la prossima sfida.
Pro
- Gameplay solido e divertente
- Artisticamente molto ispirato
- Le specializzazioni sono interessanti
- Engame molto ben strutturato
Contro
- PvP claudicante
- Narrativamente ancora poco incisivo