The Crew Motorfest RECENSIONE del clone di Forza Horizon
The Crew Motorfest ha sia un grande pregio che un enorme difetto: è praticamente identico a Forza Horizon ma allo stesso tempo non è Forza Horizon. Il succo del discorso è tutto qui.
L’ultima fatica di Ubisoft Ivory Tower, se così la si può definire considerando il quantitativo di meccaniche derivate da altri titoli analoghi, al netto del ritorno di alcune delle brillanti idee apparse nei capitoli precedenti della saga, si configura come un vero e proprio clone dell’arcade automobilistico firmato Playground Games.
Lo fa portando a casa l’unico merito di regalare un’esperienza analoga a chi per un motivo o per un altro non ha mai messo le mani sulla serie di casa Microsoft Studios.
Tuttavia, l’estrema somiglianza tra The Crew Motorfest e Forza Horizon si rivela infine un grosso pregio capace di trasformare un titolo zoppicante in un prodotto in grado di funzionare più che sufficientemente, senza però mai riuscire a diventare memorabile.
Benvenuti alle Hawaii, il Paradiso in Terra
Uno sfolgorante tutorial composto da una serie di rapide corse a bordo di possenti automobili ci introduce alla bellissima ambientazione che fa da teatro al festival di motorsport più imponente e caotico di tutti i tempi: l’isola di Oahu, Hawaii.
Un territorio ampio e meraviglioso, ricreato in maniera apparentemente realistica (anche se devo ammettere di non aver particolarmente indagato la questione) ed esplorabile liberamente con uno qualsiasi dei numerosi veicoli disponibili nel nuovo The Crew, sia via terra che via mare o aria.
The Crew Motorfest gode anche del ritorno dell’unica meccanica di gioco veramente vincente della serie; la possibilità di gareggiare con molteplici tipologie di mezzi da corsa e di poterli selezionare on-the-go durante il free roaming, lanciandosi a 350 km/h da un dirupo guidando l’esordiente Lamborghini Revuelto per proseguire il volo a bordo di un aeroplano o di un motoscafo.
L’isola è bellissima, ariosa e naturalisticamente densa, uno spettacolo per gli occhi promosso da una serie di paesaggi mozzafiato ottimamente renderizzati e impreziositi da spiagge vulcaniche, enormi foreste e montagne, scorci tanto incantevoli da far dimenticare per qualche ora la lugubre pianura assolata del nord Italia che si trova fuori dalla finestra.
Sebbene il gioco appaia visivamente estremamente appagante, l’aspetto estetico importa relativamente in un videogioco di buona fattura; non me ne vogliate quindi se d’ora in poi a parlerò di quanto, per me, The Crew Motorfest sia scalfito da lacune tali da rendere un titolo dall’elevato potenziale un progetto incapace di competere con il suo diretto rivale, Forza Horizon.
Noia ad alta velocità?
Nonostante The Crew Motorfest sia ricco di sfide ed eventi, temporanei e non, sbloccabili completando le attività principali, il fulcro del gioco ruota quasi tutto intorno alle Playlist; competizioni a tema composte da un quantitativo variabile di gare più o meno diversificate che vi permetteranno di guadagnare esperienza, crediti, componenti di potenziamento e nuovi veicoli con cui gareggiare.
Per quanto inizialmente incredibilmente avvincenti, le Playlist iniziano fin troppo presto a diventare drammaticamente ripetitive, finendo per proporre con grande frequenza corse molto simili in tracciati ridondanti relativamente poco complessi da dominare, anche sperimentando il più possibile con le molteplici impostazioni dedicate alla difficoltà di gioco.
Alle Playlist e alle sfide si aggiungono inoltre eventi multigiocatore a tempo e attività opzionali in grado di aumentare l’engagement del giocatore, senza però mai arrivare a tramutarsi in una vera chiave di volta capace di agganciarne completamente l’interesse, restituendo in definitiva una serie di intrattenimenti piuttosto canonici e piatti, quasi sempre abbozzati e privi di mordente.
Come per esempio gli eventi Demolition Royale; grandi arene PvP in cui sfidare gli altri giocatori in stile Battle Royale nella speranza di riuscire a sopravvivere senza essere distrutti. Una modalità dal potenziale incredibile ma che non si sa come è riuscita ad annoiarmi nel giro di pochissimi minuti.
Ottimo lavoro invece sul fronte delle gare Endurance, che ho trovato incredibilmente piacevoli e perfettamente adatte alla “selvaggia” natura open world di Oahu; competizioni che vi permetteranno di sfrecciare a piacimento attraverso i bellissimi panorami dell’isola principale delle Hawaii, casa della capitale Honolulu.
Uno splendido Paradiso che tuttavia non riesce a trasmettere la medesima vivacità tipica delle mappa di Forza Horizon 5 (di cui è possibile leggere la nostra recensione), sia in termini grafici che di coinvolgimento ludico.
Largo all’esercito dei motori
La varietà di mezzi disponibili riesce però a sopperire a questa serie di limitazioni, affermandosi senza ombra di dubbio come un notevole punto a favore del titolo di Ivory Tower, che con i suoi 604 veicoli, divisi tra auto da corsa, moto, motoscafi e aerei, riesce a mettere in campo una flotta indiscutibilmente invidiabile.
Il gioco si dimostrerà ancora più vario dando la possibilità di mettere le mani sotto al cofano di ogni singolo veicolo, che sarà dunque “minuziosamente” modificabile mediante appositi potenziamenti ottenibili completando le più svariate competizioni,salvo poi mostrare il fianco a una meccanica di Tuning clamorosamente banale e ai limiti dell’arcade più spinto,.
È in questo genere che The Crew Motorfest ricade però dichiaratamente e consapevolmente, senza volersi vendere per ciò che non è.
Il titolo di Ubisoft, a differenza della serie Horizon dei Forza, appare infatti ancora meno simulativo, proponendo un gameplay fondamentalmente sopra le righe e “tamarro”, in cui il realismo del motorsport lascia spazio totale allo spettacolo più puro e adrenalinico.
Non possiamo dunque meravigliarci se nonostante i numerosi settaggi dedicati al bilanciamento difficoltà non sarà mai possibile ottenere un sistema di guida realistico o davvero complicato da padroneggiare, una sfumatura di gioco che pur rimanendo nell’ambito del genere arcade riesce comunque meglio a Forza Horizon.
Un sistema di controllo che privilegia le quattro ruote
Ho avuto anche l’impressione che il lavoro degli sviluppatori si sia concentrato quasi esclusivamente sulla componente automobilistica di The Crew Motorfest, tralasciando il sistema di controllo di tutti gli altri veicoli, più semplici da gestire e meno dinamici nei movimenti, incapaci di restituire un feeling di guida soddisfacente, a volte talmente arcade da far sembrare GTA 5 un simulatore.
Impressione, a giudizio di chi scrive, confermata dall’assoluta predominanza di competizioni legate a mezzi da terra, sia su asfalto che off-road, relegando tutte le altre categorie a un mero riempitivo, quasi come se l’inserimento di corse non stradali rappresenti più una forzatura obbligata che una scelta di volontà.
Un vero peccato in quanto la possibilità di cambiare rapidamente mezzo di trasporto è qualcosa di davvero elettrizzante e si amalgama perfettamente con la struttura naturale dell’ambientazione. Tristemente però, dopo sole 15 ore vi sarete già stancati di andare avanti e indietro lungo un’isola che oltre ai grandi panorami non ha in proporzione così tanto da offrire.
Quando i motori non suonano come motori
In un titolo incentrato sul motorsport, in cui sono presenti veicoli ampiamente noti, un comparto audio curato e maniacale dovrebbe essere la norma; è doloroso invece constatare quanto The Crew Motorfest, fatta eccezione per il suono di alcune automobili, sia un prodotto popolato da effetti sonori di scarso livello, poco variegati e probabilmente eccessivamente trattati in post-produzione, tanto da sembrare talvolta artefatti se non addirittura sintetici.
The Crew fa dell’irrealismo il proprio cavallo di battaglia (i veicoli che cambiano improvvisamente durante alcune corse), e non mi sarei mai aspettato un sound design di prestigio, ma, da appassionato, nemmeno suoni ai limiti di un Trackmania Turbo, che, pur divertente, non rappresenta certo il metro più adatto per giudicare il rombo di un motore da competizione.
Non siamo di fronte a un titolo a cui si dovrebbero fare le pulci in merito un presunto realismo, anzi, nondimeno risulta impossibile trascurare i molteplici dettagli che concorrono nell’offrire un’esperienza eccessivamente orientata all’intrattenimento spicciolo di un pubblico composto più da utenti generalisti che appassionati, una scelta che potrebbe pagare nell’immediato ma che trovo onestamente opinabile e poco lungimirante.
Un festival di corse tecnicamente pregevole
Un comparto tecnico di buona fattura ci viene incontro a tutta velocità tenendo a galla una barca che ha preso il largo a fatica, proponendo immagini di assoluto impatto, vivide e brillanti; uno spettacolo visivo mai offuscato da problemi tecnici o rallentamenti, perfettamente fluido in modalità performance ma inchiodato intorno ai 30 fps selezionando le impostazioni dedicate alla qualità.
Poco male perché The Crew Motorfest si gode senza problemi in tutto il suo splendore grafico, anche su pannello 4K, senza dover necessariamente chiedere troppo a un hardware probabilmente impossibilitato nel supportare un software non clamorosamente ottimizzato.
Mai un singolo problema tecnico, un caso quasi più unico che raro, se vogliamo dirlo. Va dato dunque merito agli sviluppatori di aver realizzato un prodotto completamente funzionante al lancio e privo di particolari sporcature in grado di inficiare l’esperienza sia in termini ludici che estetici.
The Crew Motorfest: le conclusioni della recensione
Il problema rimane lo stesso e dovrebbe essere ormai chiaro: The Crew Motorfest è uguale a Forza Horizon ma non è Forza Horizon, propone una serie di meccaniche di gioco del tutto analoghe ma non riesce mai a toccare minimamente la qualità raggiunta dal titolo di casa Playground Games.
Tante competizioni alla lunga tutte uguali, un quantitativo smodato di veicoli caratterizzati da una cura altalenante, un sistema di guida piacevolmente arcade ma eccessivamente semplificato (forse gradevole per chi non cerca un grado di sfida estenuante), senza considerare il completo sbilanciamento nella tipologia di corse che favorisce ampiamente le gare con automobili o moto a scapito degli altri veicoli.
Allo stesso tempo, The Crew Motorfest riesce a regalare agli orfani di Forza Horizon, o a chiunque non abbia mai avuto modo di provarlo, un’esperienza ludica molto simile, appropriandosi dei suoi moltissimi pregi, tra cui la grande libertà esplorativa, le attività collaterali e un bellissimo paesaggio tutto da scoprire, senza però fiorire completamente grazie a una propria solida identità.
Resto fiducioso che il gioco venga supportato in futuro dal team di sviluppo con l’introduzione di ulteriori modalità di gioco, anche multiplayer, per il momento estremamente risicate in proporzione alla vastità delle potenzialità in seno al titolo.
In caso contrario, sempre che non sia troppo tardi, ci troveremo ancora una volta di fronte a un prodotto di cui nessuno sentiva l’assoluta necessità, realizzato da qualcuno perfettamente capace di fare molto di più.
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The Crew Motorfest RECENSIONE Il clone di Forza Horizon?
The Crew Motorfest ha sia un grande pregio che un enorme difetto: è praticamente identico a Forza Horizon ma allo stesso tempo non è Forza Horizon. Il succo del discorso è tutto qui.
Il clone ufficiale di Forza Horizon 5
Pro
- Visivamente ottimo
- Più di 600 veicoli
- Meravigliosa ambientazione
- Nessun problema tecnico
Contro
- Comparto audio scarso
- Ripetitivo
- Offre meno contenuti di quanto possa sembrare
- Le auto sono gli unici veicoli che funzionano veramente