The Bunker – Recensione
Non è insoluto che chi è appassionato di videogiochi lo sia anche di serie TV e viceversa, pertanto non stupisce che i due mondi si stiano progressivamente avvicinando. The Bunker è un videogioco creato da persone del mondo cinematografico e recitato (letteralmente) da attori famosi per aver partecipato a serie come Penny Dreadful o Game of Thrones.
Durante la guerra fredda, il realistico timore di una guerra nucleare ha spinto molti governi a realizzare di rifugi sotterranei in grado di consentire la sopravvivenza di una parte della popolazione per diversi decenni. The Bunker esplora questa ipotesi dal punto di vista dell’Inghilterra, mostrando l’interno di un rifugio realmente esistente e in cui si svolge tutta la fittizia avventura.
La storia inizia proprio dal momento in cui la paura dell’apocalisse si trasforma in realtà: l’introduzione mostra la nascita di John, protagonista del racconto, che avviene in concomitanza con lo scoppio delle bombe atomiche. La regia è incredibilmente drammatica: le immagini che celebrano l’arrivo di una nuova vita si alternano a quelle che mostrano quelle della fine di milioni (se non miliardi) di altre. John diviene quindi il primo umano nato dentro un rifugio, e non conoscerà mai il mondo che c’era prima.
Finita la sequenza introduttiva, dove si può osservare il bunker gremito di gente in attività, si rivede un John decisamente più invecchiato (e interpretato da Adam Brown) rimasto da solo insieme a sua madre (nientemeno che Sarah Greene).
Non è noto che fine abbiano fatto il resto degli abitanti, in compenso è evidente che la madre di John stia per raggiungerli a causa di una malattia, rendendo suo figlio l’ultimo superstite del bunker. John è adulto, ma tutto quello che conosce della vita è la routine che sua madre gli ha impartito al fine di tenerlo in vita: controllare il proprio stato di salute, assicurarsi che i sistemi di sicurezza del bunker siano in funzione, tentare di trovare un contatto esterno via radio, nutrirsi e contare le provviste.
Un giorno però la routine si spezza: un errore sul computer spinge John a dover uscire dagli ambienti sicuri in cui sua madre gli ha imposto di vivere e mostrando tutte le paure di quello che, a tutti gli effetti, è un bambino nel corpo di un adulto.
The Bunker può essere visto come una moderna avventura grafica sulla falsariga dei titoli Telltale: il giocatore controlla i movimenti e le azioni di John interagendo con gli elementi a schermo che possono essere premuti con il mouse, intervallando l’esplorazione con puzzle ed eventi quick-time.
La vera particolarità è che l’intero gioco è realizzato attraverso riprese reali, senza alcuno scenario creato digitalmente. Sceneggiatura, regia e recitazione sono di alto livello e ben distanti da quello che i giocatori più anziani possono ricordare di titoli del passato come Phantasmagoria o The 7th Guest, non certo titoli brutti, ma sicuramente incapaci di paragoni qualitativi con il cinema.
Il cinema è il medium a cui The Bunker si avvicina di più a causa della sua linearità: il successo dei titoli Telltale deriva dalla capacità di creare un’esperienza unica per ogni giocatore attraverso dialoghi a scelta multipla che possono rendere lo svolgimento della trama molto differente, cosa che The Bunker non offre, affidandosi esclusivamente alla narrazione per spingere il giocatore a proseguire.
Come l’episodio pilota di una buona serie televisiva, The Bunker riesce a tenere incollato il giocatore dall’inizio alla fine attraverso un’unica intensa sessione di non più di paio d’ore, il tempo totale per completare l’esperienza. D’altro canto, The Bunker rischia di essere molto poco interessante per chi in un gioco cerca, per l’appunto, il gioco. L’interazione è ridotta all’osso, e l’assenza di variazioni nella storia riduce al minimo la voglia di ripetere questo titolo molto corto. Un bellissimo cortometraggio interattivo, ma nulla di più.
Pro
- Produzione a livello delle migliori serie televisive britanniche
- Angosciante al punto giusto
- La storia nasconde un plot-twist incredibile
Contro
- Molto più "video" che "gioco". Troppo.