The Bridge Curse: Road to Salvation RECENSIONE di un horror a base di SPIRITI
Gli sviluppatori asiatici hanno sempre quel tocco magico se si parla di Horror e The Bridge Curse: Road to Salvation non fa eccezione. Sviluppato da Softstar, una software house originaria del Taiwan, il titolo arriva finalmente su console grazie alla collaborazione di Eastasiasoft, un pubblisher e sviluppatore indipendente con sede a Hong Kong.
The Bridge Curse: Road to Salvation è l’adattamento a videogioco dall’omonimo film rilasciato nel 2020, a cui dobbiamo aggiungere un sequel intitolato The Bridge Curse: Ritual con uscita prevista quest’anno.
Dopo questa breve introduzione sugli studi dietro al gioco e sulla sua origine, vediamo insieme The Bridge Curse: Road to Salvation. Come si evince dal titolo della recensione, parliamo di un gioco horror con visuale in prima persona in cui seguiremo le vicende di un gruppo di studenti universitari intenti a sfidare una leggenda metropolitana che circonda il campus.
Il paranormale fa sempre paura!
Sfidare una leggenda metropolitana su un fantasma nel cuore della notte? Cosa potrebbe mai andare storto? Diciamo tutto, ecco. Ci troviamo nell’Università di Tunghu, in Taiwan, dove un gruppo di 6 studenti, composto da 3 ragazze e 3 ragazzi, decidono di ricostruire un rituale su un ponte con lo scopo di filmare il tutto e pubblicarlo in rete.
Questo rituale sveglierà il fantasma di una giovane donna che li perseguiterà per l’intera durata del gioco. In ogni capitolo vedremo orrori differenti attraverso gli occhi di tutti i protagonisti, scoprendo sempre di più sul passato del campus, sulla leggenda e sui personaggi stessi.
Non ci sono personaggi selezionabili, ma ogni capitolo inizia con un personaggio differente, che porterà la storia a intrecciarsi tra tutti i protagonisti. La trama, seppur lineare, è molto complessa dato che per scoprire quello che sta accadendo dovremo raccogliere diversi collezionabili tra cui libri, articoli di giornale, foto e lettere. Solo così scopriremo di più sul mistero che circonda il campus.
La scuola del terrore
Il ponte, da cui deriva il titolo di The Bridge Curse, non è l’unica ambientazione del gioco. Ci sarà la possibilità di visitare l’intero campus, le classi, le camerate e molto altro, seppur in modo guidato. Purtroppo non si tratta di un gioco open map, dove possiamo girare liberamente, ma dobbiamo seguire determinati percorsi già stabiliti per andare avanti nella trama.
La resa grafica dell’ambientazione è ottima su PlayStation 5, mentre su Playstation 4 ho notato delle texture caricate in ritardo o assenti. L’illuminazione è ben fatta, con effetti di luce che vanno dal verdognolo, in stile The Ring, al rossastro andando avanti con la storia, creando tensione per tutto il gioco, dall’inizio alla fine.
Per quanto riguarda i personaggi, graficamente non sono da buttare, anzi, sono ben fatti – parliamo sempre di un gioco indie – che si sposano bene con l’ambientazione. I fantasmi invece sono graficamente da paura, nel vero senso della parola. Ho apprezzato veramente tanto il design delle creature impossessate dal fantasma, che rendono l’esperienza sempre più terrificante.
Il doppiaggio inglese è ben fatto, ma sono presenti alcuni problemi di sonoro durante i dialoghi che si sovrappongono. Fortunatamente è capitato solo un paio di volte, senza minare l’esperienza di gioco. Ottimo invece il sonoro ambientale e quello dei fantasmi. Con le cuffie che mettono davvero paura!
Un gameplay che sa già di visto
Avete presente Outlast? Ecco The Bridge Curse ha praticamente lo stesso gameplay. Non abbiamo nessun mezzo per sfidare un fantasma e l’unica soluzione è quella di scappare o nasconderci. Ci possiamo nascondere dentro gli armadietti o sotto i tavoli, ma dobbiamo fare attenzione a non farci vedere altrimenti la nostra copertura salta e verremo scovati dal fantasma che ci ucciderà istantaneamente.
Non ci sono quick time event per sfuggire alle prese del fantasma. Una volta catturati è Game Over. Questo potrebbe rendere l’esperienza di gioco frustante perché ci richiede di provare più e più volte la stessa sezione del gioco per capire dove dobbiamo andare.
Non c’è una mappa all’interno del gioco e per raggiungere la destinazione dobbiamo leggere i cartelli che troviamo disseminati nel campus. Possiamo anche controllare il cellullare per vedere il nostro obiettivo. Il cellulare non ha tanta utilità, vedetelo più come il vostro inventario per vedere i collezionabili o gli oggetti a nostra disposizione, ma non ha altre funzioni al di fuori di queste.
The Bridge Curse ha anche una buona dose di enigmi, nulla di complicato certo, ma che ho apprezzato dato che spezzano il ritmo di gioco passando da una situazione da cardiopalma a una più tranquilla, quasi rilassante oserei dire.
Infine troviamo fin troppi jumpscare, alcuni telefonati, altri meno. Può piacere o meno essere spaventati in questa maniera, ma alcuni sono abbastanza telefonati, ricadendo in diversi cliché del genere. “Oh no un zoom improvviso su una porta, cosa mai succederà?” oppure una sedia che cade da sola, siamo su quei livelli lì.
Onestamente, mi ha messo molta più paura l’ambientazione che gli jumpscare, ma ad alcuni potrebbe piacere questo genere di horror e The Bridge Curse rientra tra questi.
Verdetto finale su The Bridge Curse: Road to Salvation
The Bridge Curse è un gioco che non innova in nulla, dal gameplay alla narrazione cinematografica, ma per essere una produzione indie siamo comunque su livelli molto alti. Se siete amanti della serie Outlast ve lo consiglio assolutamente, ma se invece preferite un horror meno passivo dove lo scopo è solo quello di scappare e seguire la trama, potrebbe non piacervi.
Da aggiungere una nota sulla durata del gioco. I tempi per concluderlo sono veramente brevi dalle 3 alle 5 ore, dipende anche da quanto tempo rimanete bloccati in una sezione. Nella mia seconda run, sapendo già dove andare, l’ho concluso in circa 3 orette.
Inoltre la giocabilità non è altissima, anzi, è praticamente assente. Una volta terminato il gioco non c’è altro da fare se non quello di chiudere il gioco e disinstallarlo, ma diciamo che una cosa normale per i titoli lineari cinematografici come questo.
Sono molto curioso di scoprire cosa hanno in serbo gli sviluppatori per il secondo capitolo di The Bridge Curse 2: The Extrication, attualmente in sviluppo sempre presso Softstar.
Un'ottima esperienza narrativa nel genere Horror
Pro
- Tensione alle stelle fin da subito
- Trama e personaggi complessi
- Sistema di illuminazione favoloso
- L'ambientazione è molto suggestiva
- Una buona dose di enigmi
Contro
- Il Trial and Error si fa sentire
- Nulla di innovativo lato gameplay
- Forse troppi jumpscare
- Durata breve e poca rigiocabilità