The Book Of Unwritten Tales 2 – Recensione
Da qualche tempo, e questo è un bene per qualsiasi avventuriero, stiamo assistendo a un grande ritorno delle avventure grafiche, quel genere videoludico che ha visto il suo periodo d’oro durante gli anni ’80 e ’90 grazie soprattutto ad aziende come Sierra e LucasArts.
Conosciute anche come punta e clicca, da qualche anno si sono ritagliate uno spazio di nicchia, lontano dalle grandi produzioni ma molto solido e spesso con veri e propri esempi di genialità videoludica come The Last Door, il disturbante ed eccellente Dead Synchronicity, Broken Age (progetto dietro il quale si cela nientemeno che Tim “Maniac Mansion” Schafer) o la serie di Deponia, tanto per citarne solo alcuni.
Un fenomeno reso possibile grazie a quello straordinario metodo di finanziamento chiamato crowdfunding, che permette anche ai piccoli sviluppatori di scavalcare direttamente quelle grandi aziende caratterizzate da enormi budget ma da visioni artistiche spesso limitate.
Nel 2009 una semisconosciuta azienda tedesca di nome KING Art Games prese le meccaniche più classiche dei punta e clicca unendole a una trama piacevole ma dai risvolti abbastanza maturi, ci mise qualche sana battuta in stile Monkey Island e una gran quantità di citazioni in grado di solleticare la cultura di qualsiasi geek. Il risultato fu The Book Of Unwritten Tales, giunto in Italia due anni dopo l’uscita in terra teutonica, e primo episodio di una fortunata saga oggi arrivata al secondo episodio anche se, a dirla tutta, nel 2012 ci fu una sorta di spin-off intitolato The Critter Chronicles.
Finanziato con una campagna di Kickstarter tra le più fortunate, che in breve tempo permise a KING Art Games di raccogliere ben 170 mila dollari nel giro di poco tempo, lo sviluppo di questo The Book Of Unwritten Tales 2 fu sostenuto da qualche mese di early access su Steam per permettere agli utenti di testarne le meccaniche e agli sviluppatori di limarne gli iniziali problemi strutturali.
Già uscita per quasi tutte le piattaforme oggi in circolazione, l’ultima avventura di KING Art Games arriva oggi sugli schermi tattili dei sistemi iOS e Android, due piattaforme che sin da subito si sono dimostrate eccellenti per gestire le meccaniche e il sistema di controllo di questo genere videoludico.
C’ERA UNA VOLTA, TRA PRINCIPESSE, GNOMI E AVVENTURIERI
La nostra surreale avventura parte dal remoto regno di Anastasia, dove ritroveremo gli stessi protagonisti del precedente episodio. Dopo aver salvato Mortimer MacGuffin, intraprendente gremlin che si era messo in testa nientemeno che di porre fine all’eterna lotta tra bene a male, dalle grinfie dell’orco Munkus, i nostri eroi cercano inutilmente di godersi i frutti delle loro fatiche. L’avventuriero Nate continua le sue spericolate avventure in cerca di leggendari tesori (la citazione a un certo titolo di Naughty Dog è abbastanza evidente) insieme al compagno Critter, salvandosi ogni volta dalle peggiori situazioni grazie alla sua monumentale faccia tosta. Faccia tosta che non gli impedià di finire prigioniero di un celebre pirata che lo costringerà a narrargli continuamente epiche avventure, in una sorta di “Le mille e una notte” senza fine.
Mentre lo gnomo Wilbur si ritrova nientemeno che insegnante di magia nel prestigioso ateneo di Seastone, completamente all’oscuro del complotto che si sta organizzando di nascosto per far cadere il rettore dell’istituto e piazzarci al suo posto una tizia dalla dubbia stabilità mentale.
Ancora peggio sembra andare a Ivo, affascinante principessa elfica e unico grande amore di nate, la quale si ritrova nella prigione dorata del suo castello di famiglia, ormai annoiata da una vita che non sente sua, preda di alcuni lievi disturbi di salute (la cui origine risulterà poi molto più naturale di quanto si pensi) e sorvegliata a vista dalla fin troppo efficiente madre, fermamente intenzionata a far sposare la sua pupilla con un facoltoso, anche se noioso, principe elfico.
Nel tentativo di capire i motivi che si celano dietro la sua malattia, la principessa decide di rivolgersi ad Alastair, celebre arcimago e vecchia conoscenza del precedente episodio, allontanandosi dal suo dorato regno per intraprendere un’avventura che la porterà ad incontrare i suoi vecchi compagni, affrontando nello stesso tempo un nemico che sembra ritornare da un passato ormai sepolto e, già che ci sono, a risolvere l’intrigo in cui si e ritrovato il povero Wilbur, ingiustamente accusato di aver ucciso il suo mentore.
Nonostante questo nuovo episodio, impreziosito da numerosi e gustosi riferimenti cinematografici e letterari, contenga vari riferimenti al passato dei tre avventurieri, è perfettamente fruibile anche da chi non ha ancora avuto l’occasione di affrontare la precedente avventura.
La trama di The Book Of Unwritten Tales 2, che non approfondiamo oltre per timore di spoiler, risulta quindi essere uno dei lati migliori di questa avventura di KING Art Games, dove dietro a umorismo e ironia, circondati da una cornice fiabesca, si celano temi molto più profondi di quel che potrebbe sembrare a un’occhiata superficiale.
AVVENTURE PORTATILI
Come già accennato in passato in occasione di altri titoli simili, dopo la canonica accoppiata PC-Tastiera (che ha visto la nascita di questo genere videoludico), gli schermi tattili sono il miglior sistema di controllo per le avventure grafiche.
Dopo un breve e grazioso tutorial mascherato da titoli di testa, dove un clone di Wall-E ci introdurrà ai comandi principali, ci ritroveremo con un’interfaccia tra le più classiche e intuitive. In basso a destra troviamo le icone della lente di ingrandimento (dalle stesse funzioni della barra spaziatrice sulla versione PC) che evidenzia in modo automatico tutti gli hotspot presenti sulla schermata, eliminando alla radice il famigerato problema del pixel hunting presente in altre avventure grafiche. La seconda icona è rappresentata dallo zaino/inventario, immancabile in ogni punta e clicca che si rispetti, in cui effettuare le classiche funzioni di esamina, usa e combina oggetti. Nella terza icona troviamo invece un fiabesco libro, che racchiude in sé le varie impostazioni di gioco e le opzioni di salvataggio (che avviene anche in automatico in punti prestabiliti della nostra avventura).
Cliccando poi su un qualsiasi oggetto o elemento dello scenario, viene effettuata in automatico l’azione più adatta al contesto, mentre tenendo premuto appariranno le opzioni usa ed esamina. Un modo elegante e veloce per sostituire i due pulsanti del mouse.
In The Book Of Unwritten Tales 2 non esistono eventi che cambiano in base alle risposte, né sequenze infarcite di QTE, ma solo le meccaniche saldamente ancorate alla scuola più pura del punta e clicca, con comandi sciolti e semplificati, incluso il doppio click che permette di raggiungere immediatamente le zone già visitate. Un tentativo, perfettamente riuscito, di non distrarre la nostra attenzione dagli eccellenti enigmi e dalla trama principale.
Quest’ultima, fatto piuttosto insolito per un’avventura grafica, si snoda per una ventina di ore di gioco, in parte dovute a una considerevole mole di brillanti dialoghi (che è possibile accelerare con la semplice pressione di un tasto), in parte ai numerosi enigmi e alla presenza di cinque capitoli, durante i quali prenderemo il controllo di tutti e quattro i protagonisti Ivo, Critter, Nate e Wilbur.
Gli stessi enigmi, nella maggior parte dei casi, sono ben lontani dall’ormai abusato meccanismo dell’usa l’oggetto giusto nel posto giusto, con sfumature a volte piuttosto complesse ma sempre intuibili (a patto di entrare nell’ottica bizzarra degli sviluppatori) e interessanti varianti, come l’utilizzare un particolare oggetto mentre uno dei png (spesso ben caratterizzati quanto i personaggi principali) esegue una determinata azione.
La cura riposta dagli sviluppatori nelle meccaniche di gioco ha anche eliminato alla radice il più classico dei trucchi degli avventurieri di vecchia data: quello provare a combinare, in caso di stallo, tutti gli oggetti fra di loro e a usarli a caso sugli gli elementi dello scenario. Nell’avventura KING Art Games, per poter utilizzare la maggior parte degli oggetti dovremo prima capirne l’effettiva utilità esaminandoli con cura e contestualizzando le loro reali funzioni, oltre a seguire attentamente i numerosi dialoghi e osservare le azioni dei vari png.
Un meccanismo realistico, abbastanza inedito per un’avventura grafica, che permette di arrivare alla soluzione in modo più complesso, intuitivo e gratificante rispetto al classico “Usa tutto con tutto”. Le meccaniche stesse, a un esame più approfondito, risultano studiate in modo da farci capire bene quali sono di volta in volta gli obiettivi della nostra avventura, eliminando quindi qualsiasi girovagare a vuoto.
Gli enigmi, che solo verso la fine della nostra avventura mostrano un lieve calo di originalità, insieme alla trama sono uno dei punti di forza di quest’ottimo titolo: mai banali, ottimamente bilanciati tra enigmi ostici ma mai frustranti, e altri ben più semplici.
Non mancano gradevoli colpi di scena quando, ormai convinti di essere arrivati alla soluzione, l’avventura ci propone un nuovo enigma che si ricollega al precedente, in una catena difficile ma stimolante.
Vista la presenza di quattro protagonisti, è possibile dedicarsi alla risoluzione di più enigmi nello stesso momento (vi dice nulla il nome Maniac Mansion?) e persino ad alcune storie parallele, la cui risoluzione non pregiudica il progredire dell’avventura principale, ma permette di acquisire oggetti speciali e svelare altri elementi dell’ottima trama.
LA BELLEZZA DEL PUNTA E CLICCA
La favorevole reazione degli utenti alla campagna di crowdfunding, che in poco tempo ha raccolto una cifra ben superiore a qualsiasi aspettativa, ha permesso agli sviluppatori di investire tempo e risorse anche nel comparto tecnico.
Fatta eccezione per una certa legnosità nei movimenti dei protagonisti, un difetto che sembra purtroppo inevitabile nelle avventure grafiche, il titolo di KING Art Games si presenta con una veste grafica di tutto rispetto, caratterizzata da scenari affascinanti, colorati e splendidamente definiti,
Il livello di dettaglio si estende ai particolari più minuti: dalle semplici foglie fino agli elementi più lontani dell’orizzonte, passando per i volti dei protagonisti fino ai singoli oggetti da raccogliere.
Ma al di là dell’ottima realizzazione puramente tecnica, a colpire favorevolmente sono soprattutto un design generale molto ispirato, talvolta geniale, e delle atmosfere fiabesche che pescano a piene mani dalla migliore tradizione folkloristica e narrativa (in cui si sprecano, come dicevamo, le numerose citazioni letterarie e cinematografiche).
Pur sottotono se confrontato con quello puramente visivo, anche il lato sonoro risulta molto ben curato, con dialoghi (in inglese con sottotitoli nelle principali lingue, italiano incluso) ben caratterizzati e musiche orchestrali, opera del giovane Benny Oschmann, piacevoli e mai invadenti.
The Book Of Unwritten Tales 2 è una splendida avventura fatta di un raro mix di poesia, ironia e comicità, che talvolta nasconde tematiche ben più profonde e mature. L’opera di King Art Games riprende e migliora i meccanismi canonici delle avventure grafiche della vecchia scuola degli anni ’80 e ’90 arricchendoli con una gran quantità di enigmi stimolanti, tal volta abbastanza ostici ma mai frustranti. Le meccaniche stesse del genere sono rinfrescate da un comparto tecnico di tutto rispetto, da un atmosfera che tocca tal volta vette di eccellenza, dalla presenza di quattro protagonisti giocabili, dai vivaci dialoghi e dalle numerose citazioni che faranno la gioia di qualsiasi appassionato di cinema, lettura e di qualsiasi avventuriero.
Pro
- Piuttosto longevo per la categoria
- Ottima caratterizzazione dei personaggi
- Dialoghi brillanti
- Enigmi numerosi, vari e piacevoli
- Tecnicamente solido e ispirato
Contro
- La difficoltà di alcuni enigmi potrebbe scoraggiare gli avventurieri alle prime armi