The 3rd Birthday – Recensione The 3rd Birthday
Tempi moderni
Abbiamo detto come il gioco sia lineare, e difatti è un continuo passaggio di area in area per incontrare nuovi nemici, da combattere o da cui fuggire, spezzando il ritmo dell’azione di tanto in tanto in stanze sicure dove poter salvare e personalizzare Aya. Per una volta tanto, linearità non è sinonimo di semplicità: si richiede un uso intelligente di coperture, abilità e armi, rendendo il gioco più vario del banale svuotare ignorantemente i caricatori addosso al nemico (Gears of War docet, ndr). Ogni nemico è dotato di debolezze e resistenze ai vari tipi di attacco, e, seppur completamente scriptati, offrono un grado di sfida elevato – specialmente ai livelli più alti, dove la loro resistenza è elevata e diventa necessario non sprecare le scarse munizioni, utilizzandole nel modo più efficace e facendo ampio uso delle abilità. Diventa critica anche la gestione della DNA board, con abilità senza il quale diventa impossibile vivere, specialmente contro i boss, immancabili e da affrontare con la dovuta intelligenza. Ogni tanto si assiste anche a qualche sequenza fuori schema, a bordo di veicoli, ma nulla di eclatante.
Ma se il gameplay è il punto focale del gioco, permettendo anche un’elevata rigiocabilità per coloro che non possono fare a meno di sbloccare tutto – salendo di livello, potenziando la DNA board e sbloccando le Feats, obbiettivi di missione che rendono disponibili nuove armi, costumi e persino cheats – è la trama che ne risente. Perché in tutto quello che han letto finora, è probabile che i fan si chiedano se stiamo davvero parlando di Parasite Eve. Dov’è finita la teoria evoluzionistica basata sui mitocondri? Dove sono finiti i vecchi poteri di Aya? Dove sono gli NMC? Perché non c’è nulla che colleghi i primi due episodi con questo? Che accidenti centrano i Twisted e i viaggi nel tempo? La risposta è: nulla, assolutamente nulla. Tutto una forzatura per far ritornare Aya Brea in azione dunque? Purtroppo sì. Un prodotto che di Parasite Eve non ha neanche il nome, che stravolge background, trama e personaggi per portarli all’interno di qualcosa di completamente diverso e che non ha nulla da condividere con lo splendore passato. No, non siamo dei criticoni (ma anche sì, e fiero di esserlo, ndr), ma quando l’atmosfera per il quale ricordiamo qualcosa, il ricordo nostalgico di una storia profonda e ottimamente narrata, viene completamente dipanato da questa specie di surrogato "modern-wannabe" non c’è gameplay che tenga.
Sessione su un carro armato
C’era una volta Squaresoft…
Sorvolando sull’adattamento del gameplay alle meccaniche votate all’azione frenetica tanto in voga oggi, che in questo caso risulta molto valido, sono background e trama che lasciano davvero perplessi. Tutto è stravolto, dal character design e personalità degli stessi alla storia, i quali fatti non hanno nessun legame logico con i precedenti episodi e che, anzi, ne ignorano palesemente ogni aspetto. E a dirla tutta, non si sarebbe salvato nemmeno se si fosse dichiarato come un reboot, visto quanto è piena di buchi e forzature.
In definitiva: The 3rd Birthday meriterebbe due voti, un 8 se preso come prodotto a se stante, vedendolo come un gioco action di tutto rispetto per una console portatile, ma se confrontato con i predecessori non dovrebbe ricevere più di un 4 per colpa della trama banale e irrispettosa. Meno fanservice per farci vedere qualche texture denudata e più sostanza avrebbero sicuramente giovato.
"Perché, perché Square-Enix ha rovinato anche me???"