The 3rd Birthday – Recensione The 3rd Birthday
Era da anni che Square-Enix vociferava di un possibile terzo seguito di Parasite Eve, storico brand di soli due episodi, di cui l’ultimo risalente al 2000. Tante le voci contrastanti e i rinvii, che lo vedevano inizialmente pensato per i cellulari giapponesi, passato poi sotto un lungo periodo di anonimato e infine annunciato ufficialmente col nome di The 3rd Birthday per console PSP, con (relativa) consolazione di tutti gli appassionati. Ritorno in grande stile o amara delusione?
"Hm, chissà che ne verrà fuori…"
Apocalisse, atto terzo
Vigilia di natale 2012, New York City: l’atmosfera pre-natalizia della Grande Mela viene violentemente interrotta dall’eruzione di gigantesche "radici", chiamate Babels, nel bel mezzo di strade ed acque, portando distruzione e caos. Peggio ancora, uno sciame di creature ostili di ignota provenienza, denominate Twisted, fuoriesce dalle stesse ed attacca i cittadini, uccidendoli e, apparentemente, consumandoli. Ad un anno di distanza dall’attacco, viene formato il Counter Twisted Investigation (CTI), un team di ricerca guidato dal dottor Hyde Bohr con lo scopo di fermare l’invasione impedendone l’esistenza, grazie ad Aya Brea, ragazza trovata morente e senza memoria un paio d’anni prima e che donata dell’incredibile potere dell’Overdive, che le permette di poter viaggiare con l’anima attraverso tempo e spazio, prendendo possesso del corpo di un altro individuo. Aiutata da una macchina, l’Overdive System, la quale rende possibili le sue capacità, Aya deve affrontare missioni che portano la sua anima indietro nel tempo ad eventi critici dell’assalto, prendendo il corpo di soldati e tentando di scoprire la natura dei Twisted e fermarli – e nondimeno, ritrovare la sua memoria, tormentata da sogni incomprensibili.
Questa, in sostanza, l’introduzione di The 3rd Birthday, a metà fra sequenze cinematografiche di ottimo livello, che da sempre caratterizzano i giochi Square, e tutorial che permettono di assimilare rapidamente lo svolgimento del gioco.
L’Overdive System
Salvando il mondo
Che questo terzo episodio sarebbe uscito dai canoni della serie era notizia ben risaputa: abbandonate le veci di lento ed esplorativo survival horror misto a jrpg, Aya assume le fattezze di un agile soldatessa, pur mantenendo intorno a sé l’atmosfera di mutante sofferente, per gettarsi nell’azione sfrenata di un action in terza persona con elementi ruolistici. La logica alla base di ogni missione è in genere molto semplice: andare dal punto A al punto B seguendo gli indicatori e svuotando a suon di piombo ogni area dai Twisted, con armi (quattro trasportabili), granate, e l’overdive. Quest’ultimo è ciò che caratterizza maggiormente il gameplay: prendete il classico stile alla Gears of War ed aggiungete la possibilità di poter "saltare" con l’anima dal corpo di un soldato all’altro, sfruttandoli per sopravvivere alla morte o tentando di salvarli, ed ottenete una buona metà di quello che farete negli scontri. Inoltre, potrete utilizzare l’overdive anche sui nemici, dopo averli feriti in modo critico, ottenendo così un Overdive Kill, attacco molto potente e spesso in grado di uccidere all’istante, nonché necessario per sconfiggere i boss. I soldati, oltre a svolgere un ruolo di supporto e permettervi di usare le loro armi meglio di quanto faccia l’IA, possono effettuare un attacco coordinato mentre sono in copertura, prendendo di mira un nemico ed attendendo il caricamento della barra Crossfire, che genera un fuoco a raffica da parte di tutte le unità coinvolte verso il bersaglio scelto. Oltre a questo, esiste la barra Liberation, che si riempie facendo danni ai nemici e che una volta carica permette di sprigionare i poteri di Aya, che diventa molto più veloce, evita ogni attacco ed infligge danni gravissimi – con l’unico svantaggio di divenire completamente vulnerabile e immobile per qualche secondo dopo l’esaurimento delle forze. E qui ci si interroga sulla natura ruolistica del gioco, presto detta.
L’HUD principale del gioco
Ogni missione è preceduta da un briefing all’interno dell’edificio della CTI (ma non solo), dove possiamo approfondire il background e preparare Aya, scegliendo le armi, divise in sei tipi (pistole, fucili d’assalto, a pompa, di precisione, lanciagranate e speciali), e l’abbigliamento, e costruire la DNA board, una scacchiera 9×9 in cui inserire gli Overdive Energy (OE) chips, elementi raccolti nelle missioni che donano alla protagonista specifici potenziamenti. Questi ultimi sono ciò che permette al giocatore di personalizzare le capacità di Aya, dandole abilità che vanno dall’incrementare la difesa o l’attacco, al rallentare il tempo, o addirittura resuscitare una volta – e la lista è ancora lunga, senza considerare che la combinazione degli stessi sulla griglia può generarne di nuovi e più potenti, tramite evoluzione o concatenazione, e non necessariamente benefici. Ognuna di esse può essere passiva o attivabile a certe condizioni, indipendenti dal giocatore e determinate da un fattore probabilistico. Tornando alle armi, ne esistono quantitativi più o meno elevati a seconda della tipologia, sono ottenibili effettuando un Overdive sui soldati che le posseggono e possono essere acquistate e potenziate – aumentandone danni, stabilità, portata e quant’altro – spendendo Bounty Points (BP), moneta raccolta dai Twisted uccisi. L’abbigliamento, infine, fornisce protezione, ma si può logorare e perdere efficacia, fornendo al contempo un discreto fanservice a chi non vedeva l’ora di osservare Aya meno vestita – da notare come, anche intatto, l’abbigliamento più succinto sia il meno protettivo. Armi, abbigliamento e OE chips ad ogni modo sono influenzati da un fattore comune, l’esperienza raccolta, che ne sblocca nuovi e più potenti man mano che Aya sale di livello. Da notare come le armi siano dotate di un loro livello a seconda del tipo, permettendo di sbloccare nuovi potenziamenti per le medesime, mentre gli OE chips possono salire fino ad un massimo livello di 25 combinando più chips fra loro.