Tell Me Why – Recensione
Dopo il buon action adventure Remember Me, uscito nel 2013, Dontnod Entertainment ha trovato la consacrazione nella generazione che sta volgendo al termine grazie a Life is Strange, un’avvincente avventura grafica a episodi basata sui poteri paranormali della giovane protagonista. Uscito nel corso del 2015, Life is Strange si rivelò un successo di critica e di pubblico, con oltre tre milioni di copie vendute dal debutto al 2017 e con un attach rate ottimo, che ha dimostrato una volta di più le potenzialità della “nuova” (fra virgolette, perché ormai se ne parla da una decade) formula episodica inaugurata dall’ormai defunta Telltale Games.
Dopo il grande successo di Life is Strange, edito da Square Enix, altri publisher si sono mossi per avere la loro avventura à la Dotnod: parliamo, in particolare, di Bandai Namco Entertainment, che a breve dovrebbe portarci Twin Mirror, e di Microsoft (siamo precisi: Xbox Game Studios), che pubblica oggi il primo episodio di Tell Me Why, in uscita in esclusiva su PC e Xbox One.
Tell Me Why si compone di tre episodi, che, diversamente dal solito, hanno debuttato a breve distanza: il primo è uscito il 27 agosto, il secondo il 3 settembre e il terzo è arrivato proprio oggi. Il prezzo complessivo è di € 29,99, se non avete Game Pass, che lo include dal lancio. Non possiamo che accogliere con favore questo nuovo ruolino di marcia, visto che i consueti tre o quattro mesi per mettere le mani su un episodio di due/tre ore si è spesso rivelata una modalità di fruizione frustrante e dispersiva.
Forse si potrebbe eccepire che tre episodi non sono tanti per sviluppare (o acclimatarsi/affezionarsi, dal lato del giocatore) una storia con personaggi complessi; approssimativamente, il gioco vi porterà via dalle sette alle dieci ore, a seconda della vostra propensione all’esplorazione, alla raccolta di tutti i collectible, ecc.
La formula ludica (e non solo), invece, è la solita. Anche Tell Me Why, proprio come i due Life is Strange, è un’avventura grafica moderna in terza persona, che ci mette nei panni di due giovani (meno giovani del solito) gemelli dotati di poteri paranormali, che decidono di indagare sul torbido e traumatico passato della loro famiglia e della loro comunità.
Rispetto alle avventure grafiche à la Telltale Games, Dontnod rinuncia ai Quick Time Event (e non me ne dolgo, personalmente, N.d.R.) e complessivamente preferisce un ritmo più compassato, che in Tell Me Why risulta forse eccessivamente compassato: i momenti intensi si condensano nelle battute finali di ciascun episodio, che culminano con una rivelazione scioccante, mentre nel paio d’ore precedente si susseguono esplorazioni e chiacchiere più routinarie.
Le vicende sono ambientate nella cittadina alaskana (fittizia) di Delos Crossing, e ruotano attorno ai due gemelli Ronan: Tyler, ragazzo transgender che ha scontato una pena di dieci anni per avere ucciso la madre, affetta da disturbi psichici, e Alyssa, che invece è rimasta a Delos Crossing, dove ha stretto amicizia con Michael, ragazzo omosessuale appartenente al popolo Tlingit. Al ritorno di Tyler, i due gemelli decidono di tornare nella casa di infanzia con l’intenzione di sistemarla in vista di una vendita – che è anche atto simbolico di cesura netta con il passato – ma, una volta giunti lì, affiorano innumerevoli ricordi che li portano a scavare in cerca della verità, guidati da un bellissimo libro di fiabe realizzato con la madre.
Alla tematica principale Dontnod affianca sapientemente altri temi, tutti legati ai problemi che affrontano quotidianamente le minoranze. Tyler, come accennato, è un ragazzo transgender e Michael è omosessuale; per sviluppare tale tematica in modo consono, gli sviluppatori si sono avvalsi della collaborazione di GLAAD, nota organizzazione no-profit di attivismo LGBTQ. Ma non si parla solo di minoranze sessuali: proprio la psiche danneggiata della madre di Tyler e Alyson è il fil rouge dell’opera. Non a caso, il sito ufficiale del gioco annovera fra i suoi partner CheckPoint, organizzazione benefica che si preoccupa della salute mentale della comunità videoludica. Va riconosciuto a Dontnod il merito di aver trattato tutte queste tematiche in modo sobrio e non invasivo, ma non per questo superficiale. Tutto conferisce non necessariamente una maggior credibilità (stiamo comunque parlando di una specie di fiaba oscura moderna), ma senz’altro una maggior complessità, che sta al giocatore cogliere, anche con le sue scelte.
Infine, Tell Me Why racconta anche di una minoranza etnica, i Tlingit, anche se in modo decisamente più tangenziale rispetto agli altri temi; in questo caso, comunque, il focus non è sulla possibile discriminazione, bensì sul rapporto complesso e talvolta traballante che queste comunità vivono fra la modernità e la loro eredità culturale (il punto di riferimento di Dontnod in questo caso è stata la Huna Heritage Foundation). Si potrebbe dire che sia maggiormente funzionale all’ambientazione che al complesso delle tematiche: nella maggior parte degli ambienti si possono ammirare opere di arte/artigianato Tlingit, come maschere, totem e murales. In questo modo un setting già di per sé abbastanza inusuale viene ulteriormente caratterizzato dal lavoro certosino di Dontnod, attenta anche ai suoni ambientali. Grafica e sonoro (con annessa ottima selezione di canzoni) sono decisamente in linea con quanto già apprezzato nei vari episodi di Life is Strange.
Proprio come quest’ultimo, Tell Me Why presenta finali multipli, ma non troppo diversi fra loro, mi è sembrato di capire (ho avuto problemi fino a un paio di giorni fa, perché esisteva un bug – già risolto – che causava il freeze del gioco dopo la scelta cruciale, NdR). Le scelte pesano soprattutto sui rapporti con gli altri personaggi, ma non modificano radicalmente gli avvenimenti.
Tell Me Why è un’avventura complessa e profonda, che si addentra nei recessi della mente e ne esplora i traumi. Sul piano ludico, non è il miglior gioco di Dontnod Entertainment e, tutto sommato, non è nemmeno il più avvincente, ma resta comunque un validissimo esponente del videogioco narrativo moderno.
Pro
- Tematiche mature affrontate con un approccio maturo
- Ottima cadenza nell'uscita degli episodi (uno alla settimana)
Contro
- Ritmo forse troppo compassato
- Tre episodi sono pochi per sviluppare tutto