Tekken: Dark Resurrection – Recensione Tekken: Dark Resurrection
Il Torneo del Pugno d’Accaio è ora portatile
Iniziò nel 1995 la lunga storia di Tekken, il picchiaduro Namco divenuto il più famoso al mondo col passare degli anni, quando approdò su Play Station con la sua sconcertante grafica. 12 anni sono passati e tanti sono stati i capitoli vincenti sfornati della Namco, che nel frattempo si è evoluta fino ad raggiungere a livelli mostruosi: dalla Play Station alla Play Station 2, ora tocca alla Play Station Portable. La stessa casa nipponica ha affermato che la versione per quest’ultima console, la PSP, sarebbe un qualcosa che potrebbe essere definito un remake di Tekken 5 per Play Station 2. Forse una mossa azzardata questa, ma la casa nipponica, facendo forza sul successo ottenuto su consolle fissa, che ha portato Tekken ad essere giudicato come il miglior picchiaduro di sempre, ha pensato bene di rischiare: avrà indovinato la mossa vincente?
Tekken messo in croce
Chi ha giocato a Tekken 5 noterà come il sistema di gioco sia quasi del tutto identico, cosa che potrebbe portarci a definire questo capitolo, come già detto prima, un Tekken 5.1 che corregge e completa il sistema del capitolo precedente. Però c’è qualcosa per ricordare con malinconia la versione per PS2, e questo qualcosa prende il nome di "croce direzionale", che come sempre oramai nella PSP, ha sfasato moltissimo i movimenti e portato i vostri personaggi ad andare in direzioni diverse senza troppi problemi: premere due volte la freccia direzionale sinistra o destra significava far correre in avanti il nostro personaggio, ma ora potrete vederlo saltare facendo sfumare tutta la vostra strategia oppure la vostra sofisticata combo. Esclusivo per un capitolo di Tekken è il tutorial che parte alla prima iserzione del disco, fondamentale per insegnare e mettervi al corrente del sistema di gioco una "rinfrescata" fa sempre bene. Come sempre i tasti sulla destra, premuti singolarmente, daranno vita a pugni e calci, e premuti in successione daranno vita alle tanto amate combo; i tasti dorsali, anche in questo caso, non serviranno, e, per finire, la parata dei colpi sarà affidatoa ai tasti direzionali nel verso inverso della direzione attuale. Tutto ciò a conferma di come Tekken Dark Resurrection mantenga tutti i canoni dei precedenti capitoli, artefici della fortuna della Namco. Vi sarà come sempre la modalità Storia, che vi porterà a scoprire passato, presente e futuro di ogni singolo personaggio svelando ancora una volta numerosissimi retroscena, la modalità arcade, i soliti dieci incontri privi però di storia e la modalità practice, per allenarsi come meglio credete. La modalità multiplayer è basata sul collegamento wireless della PSP, e per giocare "in compagnia" anche da soli i programmatori sono riusciti ad introdurre un vero e proprio ghost che può rappresentare comunque un’ alternativa credibile al multiplayer online: la modalità prende il nome di Tekken Dojo e il ghost è un vero e proprio personaggio creato sulla base delle azioni e dello stile di combattimento del giocatore, che viene quindi registrato e inserito per realizzare una sorta di intelligenza artificiale personalizzata da poter sfidare in qualsiasi momento. Per le altre modalità, la Namco ha inserito i minigiochi presenti nei precedenti Tekken, come il Tekken Bowl e il Tekken Tag Tournament, o nuovi minigiochi come il Gold Rush.
Parlando dei personaggi giocabili, a disposizione ci saranno sempre i pilastri che hanno fatto la storia di Tekken, da Jin Kazama a Kazuya, oltre al ritorno di Armor King, e la comparsa di due nuovi personaggi: Sergei Dragunov, membro dello Spetsnaz, associazione russa, abile nelle mosse del CQC e specializzato nel Sambo Russo, e Lili, una 16enne francese vestita in stile Vittoriano che combatte a passi di danza o ginnastica.
PSP vs PS2
Quando si paragona uno stesso gioco uscito per PS2 e PSP si è soliti privilegiare la versione per consolle fissa; questa volta invece è necessario dire che la versione per PSP esce a testa alta dal confronto: i personaggi sono ben rifiniti e altrettanto i fondali. Il tutto è posto in maniera molto fluida presentando i tanto odiati ma necessari caricamenti; questa volta dalla durata estremamente corta, all’inizio e alla fine del combattimento, in modo da non mettere alla prova in maniera eccessiva i nervi dei giocatori: il più grave difetto Sony, il caricamento, è quindi risolto. Il sonoro, senza dover perdere troppe parole a riguardo, è sempre lo stesso: buono su PS2 e rimane tale su PSP. D’altra parte non abbiamo una colonna sonora epica da poter analizzare dettagliatamente.
Uno dei migliori Tekken di sempre
Forse non è stato ben chiarito dalle critiche fatte poco prima, ma Tekken Dark Resurrection non solo conferma che la PSP ha grandi potenzialità, ma anche che è uno dei migliori Tekken di sempre. Sarà anche un remake di Tekken 5, ma risulta perfezionato all’ennesima potenza, ha una longevità quasi infinita grazie a vari minigiochi, giocabilità ben riuscita che rispecchia le capacità aquisite dalla Namco negli anni recedenti e che ci presenta ora una grafica mozzafiato, la migliore forse mai vista su PSP. Il sonoro rimane quello classico della serie, forse ripetitivo ma che costituisce comunque una colonna portante dell’intera serie. La Namco centra dunque in pieno l’obbiettivo, dopo il successo ottenuto su consolle fissa, riscontra anche il successo del pubblico su consolle portatile. Peccato per la croce direzionale che ha penalizzato non poco la giocabilità: in Giappone il tutto è stato risolto rendendo le diagonali più precise, ma in Europa, come sempre, dobbiamo accontentarci delle cose a metà.