Tekken 6 – Recensione Tekken 6
A tre anni di distacco dall’uscita di Dark Resurrection, la versione portatile del quinto capitolo della saga del pugno di ferro che vedeva scendere in campo gli inediti Lili e Dragunov nel ben munito carnet di lottatori, Namco allieta i giocatori che preferiscono l’handheld all’homegaming con una chicca degna di poter essere chiamata “picchiaduro”: Tekken 6 per PSP.
Dopo l’uscita estiva di Broken Destiny, diretto porting del quarto Soul Calibur del 2008 e che ha lasciato i fan un po’ a bocca asciutta, Namco si ripropone sul mercato portatile, portando in casa Sony Tekken 6, rielaborazione portatile della versione uscita a novembre su PS3 e XBOX360. È la seconda volta che “zia Namco” porta ai possessori di una PSP il discendente di un Tekken uscito primariamente su console: chi, dal 2006 ad oggi, non ha passato intere giornate tentando di arrivare almeno tra i primi 100 nella classifica online di Tekken 5: Dark Resurrection?
Se lo avete amato per la sua estrema longevità, la modalità Storia certe volte tediosa ma avvincente, gli scontri in Arcade in cui speravate di avere un ranking match e, soprattutto, Tekken Bowling, allora sarete abbastanza convinti da Tekken 6. Se invece siete dei novelli lottatori, che magari si stanno avvicinando per la prima volta ad un titolo come Tekken, vi troverete sì a vostro agio grazie all’insieme user-friendly e alle modalità per nulla pretenziose, ma a lungo andare non sarete più così felici di averci anche speso dei soldi.
Welcome to the king of the Iron Fist
Il filmato iniziale, che dà quasi un’atmosfera natalizia con un introduzione incentrata su un campo innevato gremito di soldati sull’attenti, vi farà già sperare buone cose sul comparto in computer grafica del gioco. Dopo gli uomini armati, guidati da un Jin dallo sguardo sempre più truce e modellato in modo ridicolo, verranno presentati quattro dei nuovi sei personaggi nei loro frammenti di background: l’aitante ispanico Miguel che ruggisce contro il cielo dopo un attacco aereo durante un matrimonio, l’egiziana Zafina che traina un cammello sullo sfondo sabbioso del deserto, la masculina Leo che porta un mazzo di fiori a una tomba e stringe il pugno; la musica si fa più incalzante e la velocità del massiccio Bob sconvolge il tono deprimente del filmato. Da qui in poi si vedranno le nemiche per la pelle Lili e Asuka, con la loro diatriba condita da una pioggia di petali di ciliegio, accompagnate subito dopo da Bryan e Paul che si scontrano in un duello cinematografico, e infine il ben noto Kazuya Mishima che ci fissa coi suoi occhi bicolore.
Finita la presentazione, ci troveremo davanti agli occhi un menù abbastanza scarno: ci saranno quattro categorie di battaglie (Arcade, Storia, Fantasma, Sfida), insieme a Rete, Pratica (che si spiega già nel nome), e i tre generi non inerenti al combattimento, Profilo, Galleria e Opzioni. La prima cosa che salta agli occhi, se si provano tutte le modalità di scontro da Arcade a Sfida, sarà la grande somiglianza riscontrata tra Battaglia Arcade e Battaglia Fantasma. La seconda differisce dalla prima per la presenza dei Ghost, ma ne parleremo in seguito: tralasciamo quindi Arcade e passiamo ad analizzare la Storia di questo ancora poco promettente Tekken 6.
Il roster presente vi lascerà senza fiato se non siete abituati a così tanti personaggi in un gioco solo: 40 lottatori di cui 6 inediti (ai quattro già conosciuti nel filmato si aggiungono Alisa Boskonovitch, androide creata a immagine della figlia del pazzo dottor B. di Tekken 3, e Lars, un nuovo membro del club dei lottatori dai capelli a punta), tutti accomunati dal solo scopo di vincere il sesto torneo del pugno di ferro. Come da tradizione, l’intro di ogni personaggio è caratterizzato dai disegni di Takuji Kawano, già character designer della serie di Soul Calibur, che riassumono ottimamente e senza troppe pretese gli eventi accaduti tra il quinto e il sesto torneo.
Se avevate fatto il callo alla durata esasperante della modalità Storia di Dark Resurrection, Tekken 6 vi sorprenderà con i suoi scarsi contenuti inerenti alle vicende dei nostri combattenti, che Namco ci ha fatto assaggiare anche in Broken Destiny dove la Storia è stata completamente rimossa. Quattro stages di un’imprevedibilità disarmante, che in un crescendo sempre più sentito aumentano i Game Over a causa della difficoltà per nulla calibrata. È proprio la difficoltà che nell’ultimo stage culmina, nello scontro con Azazel, il drago un po’ kitsch e abbastanza inutile a livello di trama generale, che nei primi 10 round persi pare intangibile.
Finita la modalità Storia otterrete 10.000 G (la moneta del gioco) come contentino e visionerete, come consuetudine, il filmato finale del personaggio scelto: le cutscenes sono realizzate in CG, ma peccano in durata e – talvolta – si concludono con un finale aperto che lascia a bocca asciutta il giocatore. Gli ending sono comunque apprezzabili e divertenti; indimenticabili quelli di Bob e Mokujin, dove vi scapperà sicuramente un sorriso.
Gara di pesi massimi?
La seconda modalità provata è Arcade, assieme alla Battaglia Fantasma. La prima è la classica partita veloce con battaglie ad oltranza: andando avanti negli scontri aumenteremo le partite perse e quelle vinte (visibili in alto a sinistra nella schermata pre-partita, assieme alla percentuale di vittorie, che verranno contate in qualsiasi modalità tranne Storia e Sopravvivenza), incontreremo avversari canonici (senza grado) e Ghost fittizi, la cui difficoltà è dettata dal rank assegnatogli (che va da 9° Kyu, il più semplice, a Tekken God, il più difficile) e inoltre avanzeremo o retrocederemo di grado grazie ai ranking match sporadici che faranno capolino, ottenendo qualche bonus in soldi, utilissimi per la personalizzazione dei personaggi. Quando saliremo nella gerarchia dei rank: per esempio, da 1° Kyu a 4° Dan ci sarà 1.000.000 G; da 1° Dan a Mentor 2.000.000 G e così via, fino ai 20.000.000 G del Tekken God.
Battaglia Fantasma è invece la bella copia di Arcade: gli avversari senza grado sono rimossi e combatteremo contro Ghost fittizi e non. Grazie al sistema di rete del gioco, potremo trasferire i nostri dati Ghost (che, in soldoni, sono quelli dei personaggi con cui combattete che hanno vittorie e sconfitte salvate) da una PSP all’altra. Così facendo, durante una battaglia Fantasma, potrete vedervi arrivare il personaggio del vostro amico con cui avete scambiato i personaggi con il suo nickname accanto alla percentuale di vittorie e il suo grado.
Da Arcade a Fantasma non cambia molto, a parte questo piccolo accorgimento dei dati trasferibili. Come già dicevamo, le due modalità si assomigliano in modo abbastanza visibile, tant’è che potrebbe capitare di combattere contro i soliti pg della Namco sia in Arcade che in Fantasma. Alla fine di ogni scontro di qualsiasi modalità, comunque, otterrete un piccolo ricavato in denaro che verrà calcolato in base al divario di rank tra voi e l’avversario, l’energia rimasta e il tempo a vostra disposizione.
Welcome to the King of the Iron… Nonsense Tournament
Siamo sicuri che i soldi non facciano la felicità?
Un buon modo per aumentare le vostre finanze in Tekken 6 è sicuramente quello di giocare alla Battaglia Sfida, che comprende al suo interno altri tre contenuti degni di nota, ovvero Prova a Tempo, Sopravvivenza e Corsa all’Oro. Le prime due sono modalità a cui tutti i giocatori di Tekken sono avvezzi, da sempre presenti in qualsiasi titolo della saga: Prova a Tempo vi vedrà svolgere una serie di stage il più velocemente possibile; in Sopravvivenza dovrete sconfiggere più avversari che potete con una sola barra di energia, che alla fine di ogni scontro si ricaricherà di poco; Corsa all’Oro è una modalità che invece permette di guadagnare denaro infliggendo danni al vostro avversario. Se in Dark Resurrection eravate affezionati a Tekken Bowling, non sarete molto contenti di sapere che è stato rimpiazzato proprio dall’ultima di queste opzioni, anche se sono sicura che gioirete quando arriverete a fare delle combo che porteranno il vostro bilancio di fine partita a oltre 100.000 G guadagnati.
Parlando della Prova a Tempo dobbiamo obbligatoriamente inserire una postilla sul secondo personaggio non giocabile inedito di questo Tekken: NANCY-MI847J, un altro “pugno in un occhio” per quanto riguarda il design, assieme ad Azazel. Questo automa dalle fattezze di uno di quei maxi boss robotici usciti da un Metal Slug a caso è una vera gatta da pelare, soprattutto quando compare nel momento in cui meno te lo aspetti: attendi il tempo di caricamento per lo scontro successivo e la schermata del Bonus Stage si para davanti. Sembrerà strano, ma contro NANCY il modo più veloce (e forse anche l’unico) per vincere è perdere (e la sconfitta viene addirittura contata nel contatore di vittorie/sconfitte del vostro Ghost), vista l’elevatissima forza e difficoltà di questo personaggio bonus, probabilmente anche inutile a livello di trama, ma d’altra parte, dopo un dragone di Swarovski che sarebbe stato canonico solo per il background di Zafina, c’era da aspettarsi di tutto.
La grafica non è pretenziosa, ma nella maggior parte dei tratti è identica a quella di Dark Resurrection
Dopo aver risparmiato abbastanza pecunia fino ad ora, siamo pronti per personalizzare il nostro personaggio: alla voce Profilo possiamo scegliere Personalizza per dare un tono appunto “personale” al nostro pg preferito. Con ormai un paio di milioni di G nella cassa (che pur sembrando tanti sono relativamente pochi, visti i costi degli abiti), possiamo fare un giro per i vari settori della customizzazione e già da subito ci accorgeremo di come sia migliorata rispetto a quella di Dark Resurrection. Vecchi costumi presenti già nel capitolo precedente, costumi inediti, accessori per tutti i gusti, dalle ali angeliche alle spade giapponesi, ma soprattutto un nuovo stile di personalizzazione delle acconciature, che per il modico prezzo di 100.000 G a capigliatura e 100.000 G per la base, permette al vostro pg una coiffeuse sempre più bella e, volendo, dai colori più disparati.
Dopo aver vestito il nostro personaggio come meglio credete, sarete pronti per provare l’ultima modalità rimastaci.
La modalità in rete (nome abbastanza ingannevole, visto che di online non c’è neanche una classifica per la Sopravvivenza o la Prova a Tempo) ci permette di giocare contro un nostro amico e avere i soliti vantaggi che danno Arcade o Fantasma: ci sono i ranking match, ci sono i premi in soldi a fine partita stabiliti in base ai parametri di energia, tempo e grado di differenza (molto più sostanziosi di quelli ordinali, si parla di 10.000 G a sconfitta e di addirittura 40.000 G a vittoria), e in aggiunta c’è la possibilità di scambiare i dati Ghost col nostro compagno di battaglie.
Improvvisamente, la pecora è il mio animale preferito
Il comparto sonoro di Tekken 6 è il motivo per il quale potreste amare Tekken 6. Musiche incalzanti e quasi eccitanti nella loro concitazione, che invogliano il giocatore ad ascoltarle invece di combattere sin dal primo accenno al gioco, durante la scelta del personaggio. Come non citare inoltre lo stage alpino a cui si affianca con goduria una tenerissima Alisa vestita da locandiera tedesca con gonnellina rossa e camiciola bianca? Sentire Sheep Grassland, la traccia che mischia uno yodel femminile ad una base allegra e quasi carnevalesca, mentre si combatte su una distesa verde gremita di pecore, che possono essere addirittura colpite e sbalzate da una parte all’altra dello stage, è seriamente divino.
Lo stage di Leo, accompagnata da Electric Fountain, è allo stesso modo un piacere per le orecchie, coi suoi toni elettronici e i cori psichedelici che fanno venir voglia di saltare e dare pugni a ritmo con la musica.
Akitaka Tohyama, assieme ai suoi compagni del team musicale della Namco, stavolta ha eseguito un lavoro veramente ben fatto: rarissime volte si sono sentite in un Tekken delle musiche così adatte ai vari ambienti e così ben congeniate.
La fantasia di zia Namco
Com’era ovvio intuire già da quando si è saputo che Tekken 6 sarebbe stato trasposto anche su PSP, Namco ha furbescamente usato i soliti modelli, le solite texture e i soliti moveset dei personaggi di Dark Resurrection, cambiando solamente gli stage presenti per farlo sembrare totalmente diverso dal gioco prima citato. Possiamo tranquillamente dire che Tekken 6 è solamente il riassunto di DR a cui è stato inserito qualche elemento del gioco per consoles casalinghe. Togliendo quindi le modalità ritenute obsolete come il Dojo e l’oramai citatissimo Tekken Bowling, che avrebbero potuto intaccare la longevità del gioco, che si concentra soprattutto sul vero potenziale di un picchiaduro handheld, ovvero quello di combattere in qualsiasi luogo e in qualsiasi attimo. Tekken 6 non si concentra sul single player dando al giocatore la possibilità di allenarsi con delle modalità aggiuntive, ma invece si concentra sul massimo del divertimento che viene rivelato quando giocate contro i vostri amici, coi tornei improvvisati sul momento e tutte le altre cose che vi possono venire in mente.
Se avete dei compagni appassionati di Tekken, un paio di PSP e tanta voglia di menar le mani, allora questo è il gioco che fa per voi.