Tears to Tiara 2: Heir of the Overlord
Molto probabilmente non saranno stati in molti a conoscere il prequel di Tears to Tiara 2: Heir of the Overlord, mai uscito fuori dal Giappone. Il titolo si presentava come un GDR tattico, in stile Final Fantasy Tactics per intenderci, la cui trama si ispirava a leggende mitologiche prese non da una ma da più culture. È col secondo capitolo che la saga di Tears to Tiara esordisce sul suolo europeo, cercando di portare una ventata di freschezza nel genere di titoli di cui è esponente: di recente infatti non si sono visti grandissimi capolavori sotto questo punto di vista e Acquaplus, sviluppatore del titolo, cerca di giocarsi le sue carte provando a dare il massimo. Ci saranno riusciti?
The story begins
Nel secondo capitolo vestiremo i panni di Hamilcar Barca che verrà introdotto come un ragazzo normalissimo ma, ovviamente, non lo è: egli infatti nasconde un potere latente dentro di sé, potere che sfocia durante un’ingiusta condanna a morte proclamata dal Divine Empire, malvagio di turno. Sfruttando le sue abilità, Barca si impone un traguardo, ossia quello di restaurare il vecchio regno di Hispania, riportando sul trono il legittimo erede. Ovviamente durante il suo cammino Barca non sarà affatto da solo: vi saranno gli immancabili compagni che lo spalleggeranno in ogni situazione, soprattutto in battaglia.
La trama viene infatti portata avanti sfruttando anche le battaglie, oltre che alle cutscene e i classici dialoghi. La narrazione assume un ruolo importante all’interno del titolo: dialoghi e discussioni infatti saranno abbastanza corposi e sentiti, in cui ci saranno momenti molto seri ma anche divertenti, così come colpi di scena del tutto inaspettati che senza dubbio contribuiscono a farci appassionare sempre di più. Tuttavia sotto questo punto di vista non mancheranno comunque eventi abbastanza telefonati e quindi privi di verve ma, considerando la corposità dell’elemento narrativo, forse è qualcosa che non può essere proprio evitato. Tutto ciò, nel complesso, non mina la qualità della trama che si rivela comunque avvincente.
Altro punto a favore è l’ottima caratterizzazione dei personaggi: proseguendo nella storia infatti, lo stesso personaggio principale, Hamil, si evolve, cambia caratterialmente. Gli avvenimenti, gli episodi di guerra, lo cambiano interiormente, facendolo crescere e maturare sensibilmente. Come ci si potrebbe aspettare però, anche qui vi sono lati negativi: per sviluppare in tal modo i personaggi ovviamente c’è un prezzo da pagare: i dialoghi, come accennato prima, sono a volte davvero lunghi e pesanti e tolgono tempo e spazio agli sconti e combattimenti, dove ovviamente si è molto più attivi. Tali momenti di “stallo” a volte sono davvero lunghi e potrebbero anche spazientire il giocatore che, a suo scapito, ha comunque la possibilità di saltare a piè pari le discussioni fra i vari personaggi.
Come ogni GDR tattico che si rispetti gli scontri hanno luogo su vere e proprie griglie su cui dovremo muovere i personaggi per far battaglia. Sotto questo punto di vista non vi sono rivoluzioni di chissà quale portata ma gli scontri sono strutturati in modo da dover pianificare molto bene la propria strategia in modo da portare a casa la vittoria: dovremo riflettere bene sul nostro posizionamento e sulle molte abilità che potremo sfruttare. Una mossa sbagliata potrebbe infatti costarci la vittoria e trasformare un facile scontro, all’apparenza portato a casa, in una sonora sconfitta. Ovviamente la via per vincere non sarà unica e sola, dipenderà da noi: la strategie attuabili saranno vaste e molteplici, la via per il successo va costruita da sé, in poche parole.
Una caratteristica interessante è il poter scambiare i membri della squadra con quelli in “panchina” in ogni momento in modo da distribuire anche i punti esperienza e far crescere i personaggi in modo uniforme. Per poter raggiungere però livelli di tutto rispetto bisognerà allenarsi veramente molto e, per i non appassionati, potrebbe risultare un po’ pesante a causa della monotonia.
Sarà comunque divertente conoscere le varie abilità, peculiari di ogni personaggio, lungo la loro crescita per poi usarle in combattimento, potendo anche ideare strategie che prevedono combinazioni che si riveleranno essere molto utili.
Ciò che magari può risultare veramente strano, o meglio suonare come una scelta non esattamente azzeccata, è la realizzazione in stile “chibi” dei personaggi durante le sessioni di lotta: questo aspetto caricaturale infatti non quadra benissimo con l’atmosfera che trasmette la storia e come scelta stilistica, sinceramente, non va bene a nostro parere, oltre alla pochezza delle texture che non rendono grazia alle potenzialità della PS3 che, a questo punto della sua vita, potrebbe e dovrebbe essere sfruttata a pieno dagli sviluppatori.
È comunque un piacere ammirare le colorazioni delle location e dei personaggi stessi, che non risultano mai smunti, sia durante le battaglie che nelle bellissime cutscene in stile anime.
La colonna sonora invece è ben curata e risulta essere coinvolgente. C’è un senso di coesione fra una traccia e l’altra, l’una si lega all’altra adattandosi benissimo alle situazioni che coinvolgono i personaggi all’interno della narrazione.
Per i non anglofoni inoltre comprendere a pieno i lunghi dialoghi potrebbe risultare un po’ complicato visto che il titolo è completamente in inglese.
Tears to Tiara 2: Heir of the Overlord è sicuramente un JRPG tattico che ha qualcosa da dire, da raccontare all’interno del panorama degli esponenti del suo genere: la sua trama e la OST sono sicuramente i suoi punti forti, anche se spesso intervallati da dialoghi eccessivamente lunghi che potrebbero minare l’esperienza di gioco ai giocatori meno pazienti. Altra stonatura è data da alcuni aspetti di stile non proprio in tono con l’atmosfera del titolo ma che se si è appassionati del genere sicuramente è un titolo da prendere seriamente in considerazione e, se si è anche abbastanza pazienti, molte delle sue inadeguatezze potrebbero passare inosservate.