Tales of Kenzera ZAU RECENSIONE | Una travolgente odissea funebre
Andiamo a scoprire insieme l’opera prima dello sviluppatore Surgent Studios, studio di sviluppo fondato dall’attore Abubakar Salim. Tales of Kenzera ZAU è un’odissea toccante di perdita e guarigione, un esempio di elaborazione di un lutto che dà vita a una narrazione magistralmente incastrata con il genere dei metroidvania. Il gioco si inserisce all’interno di un filone, quello dei metroidvania, per l’appunto, che sta vivendo una seconda giovinezza, complici le uscite recenti di due meraviglie del genere, ovvero Prince of Persia The Lost Crown e Ultros, titoli che hanno permesso di rinnovare l’interesse nei confronti di questa categoria di videogiochi.
Il genere, inoltre, permette di incanalare perfettamente il titolo verso una solida destinazione. L’esplorazione di un mondo in stile metroidvania richiama la sensazione di superamento, nella vita reale, di una difficoltà. Dopotutto, proprio come in un metroidvania, la progressione e superamento di un lutto avviene gradualmente, tramite l’acquisizione di strumenti necessari per progredire nell’interiorizzazione dell’accaduto. L’esperienza di Tales of Kenzera ZAU, grazie alla progressione scalare tipica del genere di appartenenza, diviene una metafora della crescita personale del protagonista (ma anche del giocatore), un viaggio introspettivo di scoperta che vuole insegnare a fronteggiare le difficoltà con la giusta dose di determinazione, sollevando Zuberi dall’arduo compito di fare tutto da sé.
Tales of Kenzera ZAU RECENSIONE | Una travolgente odissea funebre
Il protagonista della meravigliosa storia narrata da Tales of Kenzera ZAU è Zuberi, un giovane proveniente da una città afro-futurista che da poco ha subito la perdita del padre. Zuberi, complice il supporto della madre, si tuffa nella lettura di un libro che il padre defunto ha lasciato in eredità, ritrovandosi immerso nella storia leggendaria di Zau.
In un attimo, veniamo trasportati nel passato, impersonando Zau, il quale sta affrontando anch’egli il dolore a seguito della perdita del padre Baba. Incapace di superare il dolore, invoca il dio della morte, Kalunga, un uomo anziano e pragmatico che affida a Zau una missione: pacificare tre Grandi Spiriti per ottenere la vita del padre. Qui, Tales of Kenzera ZAU, tuffa il giocatore nelle viscere di un viaggio propedeutico che attraversa sentimenti di dolore e perdizione, accompagnati da momenti di speranza. Il desiderio di riportare in vita il padre è percepibile in ogni dialogo tra Zau e Kalunga, e tocca il cuore del giocatore, specialmente quando i due si confrontano sul significato del dolore e della morte, riflettendo sulle esperienze che li circondano.
Attraverso i quattro atti del gioco, Zau fornisce aiuto ai diversi personaggi che incontra, ognuno dei quali incarna una risposta al dolore. Potrebbe trattarsi di una giovane ragazza che spera di ricongiungersi con uno Spirito perduto, di un guerriero esausto che cerca di ritrovare il figlio scomparso o di un compagno sciamano stanco che cerca invano gli ingredienti per un tonico ricostituente.
La narrazione di Tales of Kenzera ZAU è resa ancora più profonda dalla performance vocale eccezionale di Abubakar Salim, attore britannico noto per il suo ruolo da protagonista in Assassin’s Creed: Origins e fondatore di Surgent Studios, il quale ha riversato nel gioco la sua esperienza personale con la perdita del padre, donando a Zau e Zuberi un’autenticità emotiva palpabile.
Il piacere della mitologia Bantu
Tales of Kenzera ZAU ci prende per mano e ci conduce all’interno di un intricato labirinto nel quale la mitologia Bantu fa da padrone. La cultura africana, infatti, permea ogni angolo, e dona ai vari biomi presenti carattere e vivacità. Ogni area si distingue dalle altre, sia per la combinazione di colori che per le sfide.
Il putrido delle paludi ma anche la rigogliosità della foresta impattano direttamente sull’attraversamento del mappa, andando a condizionare il sistema di platforming, e dunque l’attraversamento, ma anche l’assetto dei vari scontri che il protagonista ha con i nemici presenti nella mappa, i quali tormentano Zau attraverso un peculiare sistema di combattimento (ne parleremo).
Alla guida di Zau, raggiungeremo diverse aree che paiono riflettere lo stato d’animo del protagonista, nel momento in cui infondono una sensazione di sollievo al raggiungimento di una zona verdeggiante, ovvero seminando il panico all’interno delle aree più oscure. Il risultato è un mondo di gioco magistralmente realizzato dalle sapienti mani di Surgent Studio, che non ha lasciato nulla al caso.
Dal vestiario tipico di Zau, sino allo stile degli oggetti principali o secondari che il mondo di gioco bidimensionale propone, passando per i coloratissimi dialoghi realizzati utilizzando la tecnica del cel shading, Tales of Kenzera ZAU propone un ambiente di gioco sempre riconoscibile e con una forte identità, sintomo di un lavoro che non si è concentrato esclusivamente sulla narrazione.
Un plauso va dedicato alla colonna sonora presente in Tales of Kenzera ZAU: questa non è solo un accompagnamento musicale, ma un’opera d’arte a sé stante, frutto di un lavoro meticoloso e di una profonda passione per la cultura africana. La compositrice Nainita Desai ha dedicato un impegno straordinario alla realizzazione di questa colonna sonora, ponendo particolare attenzione alla selezione degli artisti e alla valorizzazione delle loro capacità.
Viaggio, backtracking e così via
Tales of Kenzera ZAU non propone di rivoluzionare la formula dei metroidvania, bensì tende a limarne ogni spigolatura, presentando un mondo di gioco dalle dimensioni più contenute ma che ben si confà alla trasversalità della mappa. Ogni bioma, infatti, è collegato dai classici attraversamenti tipici del genere, porte o varchi sbloccabili solo una volta sbloccata una determinata abilità.
Al centro dell’esperienza di Tales of Kenzera ZAU si erge un classico sistema di platforming solido e coinvolgente, che rappresenta certamente il punto di forza del titolo. I movimenti del protagonista risultano precisi e reattivi, permettendo di attraversare il mondo di gioco con fluidità e superare le trappole mortali presenti nel percorso. Il protagonista può correre, eseguire doppi salti e scatti aerei immediatamente, e in ciò Tales of Kenzera ZAU fuoriesce dai canoni classici del metroidvania. Dall’altro, il sistema di backtracking avrebbe potuto beneficiare di alcune funzionalità di navigazione aggiuntive, anche di recente introduzione (vedi la possibilità di effettuare screenshot introdotta da Prince of Persia The Lost Crown, del quale puoi leggere qui una recensione).
Anche la struttura dell’intera mappa di gioco, nonostante offra diversi spunti interessanti in termini di platforming e, come già citato in precedenza, in termini di rappresentazione grafica, pare non sfruttare a pieno le potenzialità di un metroidvania, offrendo pochi spazi di manovra per andare alla ricerca di oggetti segreti o quanto altro.
Tales of Kenzera ZAU offre un albero delle abilità in cui investire i punti abilità guadagnati, permettendo di potenziare la maschera del Sole o quella della Luna a seconda del proprio stile di gioco preferito. Tuttavia, è importante sottolineare la dimensione ridotta di questo albero: il numero di abilità sbloccabili è limitato e, con un po’ di dedizione, è possibile completarlo integralmente prima di affrontare il boss finale.
Nelle fasi avanzate, il titolo propone sequenze di inseguimento concitate nelle quali Zau è chiamato a fuggire scappare da un nemico; ecco, queste fasi, a tratti, lasciano un senso di frustrazione a causa principalmente della quantità di trappole mortali che farciscono il mondo nonché della leggera complessità nel padroneggiare la telecamera. Sia chiaro, niente che influisca su un’esperienza di gioco comunque appagante, eppure il desiderio di scaraventare a terra il joypad si fa più frequente in queste fasi. Il ventaglio di abilità sbloccabili, come la planata, lo scatto potente e il potere di distruggere l’ambiente, influisce notevolmente sulla qualità del movimento e rende, ovviamente, il platforming più appagante.
Occorre anticipare un elemento che verrà trattato con più precisione nel prossimo paragrafo ovvero la possibilità per Zau di utilizzare i poteri conferitigli da due maschere: una, rossa, rappresenta il sole, l’altra, blu, la luna. La maschera blu gli conferisce attacchi a distanza, mentre la maschera solare gialla lo rende abile nel combattimento corpo a corpo.
La tipologia di maschera influisce anche nel sistema di esplorazione. Zau, infatti, indossando la maschera blu, è in grado di sfruttare la capacità di congelare l’acqua o i nemici, dondolarsi dai fiori uncinati e sfondare cancelli rinforzati. Utilizzando la maschera rossa, al contrario, è in grado di lanciare lance in grado di attivare determinati congegni che aprono delle porte.
Il combattimento a due facce
Il combattimento di Tales of Kenzera ZAU si presenta come un duetto armonioso tra due stili di gioco distinti, incarnati dalle citate maschere del sole e della luna, ognuna con le caratteristiche già anticipate precedentemente, il cui utilizzo impatta notevolmente sull’approccio scelto durante il combattimento, anche in considerazione della tipologia di nemico da affrontare.
Al netto di un necessario periodo di ambientamento iniziale, nel quale il combattimento mi è parso leggermente sacrificato rispetto al sistema di platforming, Tales of Kenzera ZAU è riuscito a soddisfarmi anche da questo punto di vista: il combattimento corpo a corpo è reattivo e soddisfacente, e picchiare la spada sui nemici dona una buona sensazione di appagamento. Dall’altro, anche lanciare frecce a ripetizione può rivelarsi un buon viatico per sconfiggere i nemici, in particolare volatili, tenendo comunque presente che le stesse non sono limitate e che è necessario, al termine, attendere qualche secondo affinché si ricarichino. Tranquilli, sbloccando alcune abilità è possibile aumentare il numero di colpi disponibili.
Impattanti sul combattimento sono anche i diversi “talismani” di cui Zau può dotarsi. Gli stessi, recuperabili più o meno facilmente durante il corso dell’avventura, possono essere indossanti contemporaneamente, ma sarà necessario sbloccare lo slot attraverso il superamento di alcune sfide che, a conti fatti, si riducono nello sterminare ondate di nemici gradualmente più potenti.
Il gioco non propone una quantità smisurata di nemici eppure ama giocare con ognuno di essi. La “Danza degli Sciamani”, ovverosia la capacità di cambiare continuamente poteri per affrontare ogni insidia, è come detto il fulcro su cui ruota l’intero sistema di combattimento. Alcuni nemici, infatti, dovranno essere affrontati ricorrendo esclusivamente agli attacchi corpo a corpo o viceversa, in un tango che obbliga a essere reattivi nel cambiare maschera.
Peccato che le mosse utilizzate dai nemici non spicchino per varietà: gli stessi si limitano a ripetere sempre le medesime azioni e ci metterete poco ad apprendere ogni azione del nemico. Anche il combattimento contro i vari boss, nonostante aumenti il senso di sfida, in particolare per la maggiore barra della salute, soffre di una leggera ripetitività. Tuttavia, come per il platforming, il combattimento di Tales of Kenzera ZAU tende a ristagnare nelle fasi finali del gioco. I combattimenti contro i boss, splendidi nella loro realizzazione grafica, riescono in parte a ravvivare l’esperienza, ma l’eccessiva focalizzazione su nemici schermati richiede un’attenzione costante e un uso incessante del cambio maschera, risultando frustrante, ma mai veramente difficile.
Si poteva fare di più?
Tales of Kenzera ZAU si presenta come un titolo promettente, con un sistema di platforming solido e un combattimento basato sullo scambio tra due maschere con stili di gioco distinti. Tuttavia, alcune criticità ne limitano il potenziale, soprattutto nelle fasi più avanzate del gioco, influendo, in parte negativamente, sull’esperienza generale del titolo. Per quanto riguarda il combattimento, i propositi di Surgent Studios si infrangono, in primo luogo, contro un’intelligenza artificiale nemica decisamente carente, a tratti inoffensiva, nonché contro una scarsa varietà di nemici, proponendo continui scontri ripetitivi contro gli stessi tipi di avversari, scontri che, in alcuni punti, non possono essere bypassati!
Dall’altro, la struttura della mappa è più lineare rispetto a un metroidvania tradizionale, e ciò influisce negativamente sul backtracking, limitato, quest’ultimo, alla ricerca di meri oggetti opzionali che quasi nulla offrono al miglioramento della generale esperienza di gioco. Il viaggio rapido è si presente, ma la mappa non sfrutta pienamente il potenziale del genere metroidvania. Come segnalato in precedenza, anche l’albero delle abilità proposto da Tales of Kenzera ZAU, nonostante apporti miglioramenti notevoli nelle fasi di combattimento, risulta piuttosto scarno e completabile facilmente utilizzando i parecchi punti che il gioco mette a disposizione. Questa scarsità di abilità sbloccabili potrebbe risultare deludente per alcuni giocatori, in quanto limita la progressione e la personalizzazione di Zau.
Il gameplay del titolo si presenta semplice e accessibile, ma allo stesso tempo manca di profondità. Tales of Kenzera ZAU (acquistalo qui scontato) è quindi una buona opera prima, un metroidvania aperto a tutti nonché un buon punto di partenza per i neofiti del genere. Al contrario, gli amanti di questa categoria, percepiranno delle spigolature che rendono l’esperienza di gioco un po’ frustrante. Ricordiamo, però, che Tales of Kenzera ZAU è il mezzo con cui Abubakar Salim ha cercato di superare il proprio lutto, infondendo ogni speranza all’interno di un’opera interattiva, una bellissima trasposizione delle leggende tipiche della tradizione Bantu che il padre del fondatore di Surgent Studios raccontava da bambino allo stesso… insomma, un piacevole ricordo.
Un buon metroidvania, con qualche pecca
Pro
- Realizzazione magistrale della trama
- Un mondo di gioco dai toni spirituali e colorati
- Buona reattività dei controlli
Contro
- Sistema di combattimento meccanico
- Esplorazione limitata
- Scarsa varietà di nemici e IA poco carente