Tales of Arise – Recensione
Sofferenza, sollievo, speranza. Vogliamo racchiudere in questa “tripla s” l’esperienza vissuta con Tales of Arise, uno dei titoli più attesi di questo settembre e più in generale di tutto il 2021. La rinascita del brand targato Bandai Namco, dopo gli anni di silenzio sarebbe passata proprio attraverso le gesta e le fortune del nuovo capitolo, chiamato a dare una scossa forte a una saga sì amatissima e sempre più apprezzata (anche da noi in Italia) ma che necessitava urgentemente di reinventarsi, in qualche modo. Per una saga longeva e tanto peculiare, è chiaro che riuscire nell’impresa senza voler perdere parte della propria identità è cosa per nulla facile – anche considerando l’evoluzione del medium videoludico degli ultimi anni – in particolar modo proprio nei confronti di un genere che continua a rimanere ancorato a una nicchia di giocatori comunque limitata.
Dopo aver vagato per oltre 55 ore per lo splendido e minaccioso mondo di Tales of Arise siamo però pronti a rassicurarvi: la missione è stata portata a termine. Tales of Arise è riuscito a compiere quel passo necessario per dare alla saga quella giusta spinta in avanti, al netto di alcune imprecisioni più o meno evidenti che non ne precludono comunque la positiva valutazione e che soprattutto non precludono quel posto nella striminzita cerchia di giochi di ruolo giapponesi memorabili, di cui la serie è senza dubbio una delle protagoniste (vedi Tales of Vesperia).
Se siete curiosi di scoprire il nostro giudizio completo, non vi resta che proseguire con la lettura della nostra recensione.
Una storia speciale
A livello narrativo Tales of Arise non sembra voler dimostrare sin da subito di avere un qualcosa in più. All’inizio si presente come una tipica storia da gioco di ruolo fantasy, con l’eroe misterioso e dal passato sconosciuto che vede la propria vita cambiare radicalmente dopo l’incontro con una persona speciale.
La vicenda ruota intorno ad Alphen e a Shionne, abitanti del regno di Dahna, da secoli ormai sotto il giogo del regno di Rena. La distinzione tra i due regni, si scoprirà poi col tempo e senza entrare troppo nel dettagli, è una separazione forzata e voluta, con gli abitanti di Rena, considerati quasi superiori per diritto di nascita rispetto agli abitanti di Dahna, quasi in dovere di schiavizzare gli abitanti dell’altro regno a causa del loro ceto sociale e della loro capacità di utilizzare le arti magiche.
Anche per tal motivo, gli abitanti di Dahna, non essendo in grado di utilizzare le Arti, non hanno strumenti per opporsi allo strapotere dei loro carcerieri. A Rena, il sovrano viene eletto ogni dieci anni attraverso una competizione, che prende il nome di “Disfida Reale”, che mette in contrapposizione i vari lord del regno, quelli in possesso di un Nucleo Primario, per succedere al precedente Imperatore.
Questa elezione viene fatta, inoltre, sfruttando le energie del popolo di Dahna, distruggendo così ancor di più un popolo ormai esausto. Un gruppo di eroi, capeggiati dal protagonista e da Shionne, decide di ribellarsi e provare a mettere fine a questo regime di terrore. Proprio quando tutto sembra prendere una piega ben delineata, nelle fasi finali, dopo la sconfitta di un determinato boss, si apre dinanzi al giocatore qualcosa di fortemente diverso, che si separa moltissimo da quanto visto fino a quel momento, sia a livello narrativo sia un po’ a livello di gameplay.
Da qui in poi il ritmo di gioco e della narrazione diventa molto più spedito, oscuro e cupo a livello narrativo, toccando tematiche molto complesse e anche se vogliamo “diverse” rispetto a quanto mostrato in precedenza. Con questo radicale cambio di rotta, per chi vi scrive, il titolo ha guadagnato molti “punti”, discostandosi dai cliché e dalla sensazione di già visto avuta per tutta la durata della prima parte dell’avventura.
Tales of Arise basa fortemente le sue fortune anche sulla caratterizzazione del cast fondamentale nell’economia di una storia che affronta più temi, da quello politico sino a quello delle differenze di ceto sociale, su cui il team di sviluppo ha eseguito un lavoro molto altalenante, con la presenza di alcuni personaggi dotati di un forte background narrativo e una caratterizzazione unica e curata ma anche di altri a cui sembrano aver dedicato meno attenzione. Parliamo comunque di un cast molto solido, solo con qualche leggera incuria verso alcuni dei suoi membri, tra cui spiccano i villain, se vogliamo poco carismatici (tranne per quello principale) e meno caratterizzati di quanto ci si poteva aspettare.
Nel complesso è doveroso comunque sottolineare che Tales of Arise è un titolo che narrativamente e tematicamente parlando non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori, riuscendo anche a superarli sotto diversi aspetti, specialmente se si analizzano alcuni personaggi che, senza mezzi termini, sono risultati unici, speciali e indimenticabili.
Un gameplay sublime che affonda le sue radici nelle origini della saga
Come abbiamo già avuto modo di anticipare dopo aver provato la demo, Tales of Arise, ripone gran parte delle sue attenzioni nel gameplay e in particolare nel combat system. Pad alla mano, infatti, Tales of Arise vuole subito ricordare ai più, compresi ai nuovi arrivati, che è pur sempre un Tales of, e il sistema di combattimento che accompagna le avventure di Shionne, Alphen, Law e di tutti gli altri protagonisti della produzione è decisamente legato a quelli che sono i dogmi della serie, per quanto abbia apportato alcune novità interessanti. Per prima cosa, a cambiare è la mappatura dei tasti, che riesce a restituire quella sensazione di velocità e frenesia che viene trasmessa un po’ da tutto il sistema di scontri, ancor più dinamico di quanto visto nei recenti capitoli, specialmente in Berseria.
Per attaccare, Alphen e gli altri membri del party (rigorosamente a quattro più due aiutanti fuori dal campo) avranno a disposizione il solo tasto R1 per i colpi base, accompagnato dal tasto R2 che funge invece da schivata (o parata nel caso di Kisara) e che, come potete immaginare, rende tutta l’esperienza sia più immediata sia più veloce. Gli attacchi base possono chiaramente essere concatenati con le Arti, che tornano anche in questo capitolo in maniera più devastante e visivamente spettacolare che mai.
Tramite la pressione di un tasto a scelta tra triangolo, quadrato e croce (comandi relativi alla versione PS5) è possibile eseguire una delle tante arti padroneggiate dai membri del party, selezionabili comodamente nel menù relativo. L’evoluzione delle Arti in Tales of Arise è più immediata, poiché è legata proprio all’utilizzo che si fa di esse.
Per farvi un esempio: se eseguirete sempre la stessa tecnica questa si evolverà, dando all’avatar in questione la possibilità di sfoggiare una tecnica ancor più potente. Questa nuova gestione dei tasti per il combattimento nel complesso ci ha convinto ma abbiamo dovuto fare i conti con un sistema di puntamento dei nemici non sempre preciso e immediato. Il lock degli avversari è infatti legato alla pressione continua del tasto L1 che però, in più di un’occasione, rende gli scontri meno fluidi e più imprecisi, specialmente quando su schermo appaiono più nemici e soprattutto quando la combinazione di essi prevede grosse creature o nemici volanti.
Nel complesso però il combattimento risulta divertente e appagante ma nel suo essere frenetico e ancor più dinamico non dimentica mai le sue radici da gioco di ruolo, portando su schermo un livello di sfida decisamente interessante sin dall’inizio. Al contrario di quanto si possa pensare a un primo sguardo, gli scontri non sono un semplice button mashing ma vanno affrontati ricordando bene di gestire al meglio le abilità dei vari personaggi (di cui parleremo in seguito) e soprattutto dei consumabili, decisivi ai fini di una strategia di combattimento da puntellare a priori, a prescindere dall’avversario.
Ciò si traduce sul campo in un gioco che pone si l’attenzione sull’utilizzo e la concatenazione delle Arti, lo sfruttamento dei punti deboli dell’avversario e via dicendo ma lo fa in maniera comunque più ampia, legandosi proprio fortemente al discorso fatto poco sopra sulla gestione dei consumabili e delle risorse. Il gioco, come sempre, consente ai giocatori di trasportare un numero massimo di oggetti utili per ripristinare i propri punti vita e soprattutto i PC, fondamentali sia per l’esplorazione (poi ci arriveremo) sia e soprattutto per i combattimenti, specialmente negli scontri più difficili. Niente PC si traduce in niente possibilità di cura o di rianimazione da parte degli alleati e di conseguenza senza oggetti adibiti a questo compito si finisce rapidamente sul tappeto.
Le lotte pur risultando incredibilmente spettacolari e genuinamente appaganti (e lo abbiamo detto sin dal provato della demo) hanno però una piccola pecca. Nella loro natura incredibilmente scenica spesso i combattimenti risultano eccessivamente caotici e difficili da leggere, dando ai giocatori meno tempo per pensare e questo porta a un utilizzo più frequente e alla cieca delle abilità considerate più utili per sfiancare un avversario e lanciarlo nelle fauci degli spettacolari e super efficaci Assalti. Proprio questi ultimi, sono diversi in base al personaggio scelto per lanciarli ma offrono nel complesso un effetto simile una volta scagliati sull’avversario. L’utilizzo delle Arti in battaglia è comunque molto importante e si lega alla gestione delle Abilità del party, sicuramente intrigante ma, come dicevamo poc’anzi, tutt’altro che super elaborata.
Compiendo delle determinate azioni o raggiungendo un certo punto della storia ogni personaggio sblocca un nuovo segmento del suo personale skill tree, dando al giocatore la possibilità di scegliere cosa aumentare e come, tra nuove arti e bonus passivi, al fine di rendere ogni avatar più forte e soprattutto più utile durante gli scontri, ricordando sempre di tenere a mente le caratteristiche uniche di ognuno di loro, spesso e volentieri tutti legati a una sorta di sistema “automatico” di forza e debolezze contro una specifica classe di nemici o un dato elemento, quest’ultimi molto importanti e centrali, almeno nelle intenzioni iniziali di Bandai Namco.
Missioni principali, missioni secondarie, attività, crafting e tanto altro!
Come dicevamo poc’anzi, a livello di gameplay Tales of Arise è un po’ una naturale evoluzione di quanto visto negli ultimi capitoli, in particolare con Berseria, che ha avuto il grande merito di spingere sull’acceleratore il discorso relativo ai combattimenti, sempre più dinamici e spettacolari. Ciò è stato ereditato e ampliato da questo nuovo capitolo, che comunque non disdegna le sue origini da gioco di ruolo e pone davanti al giocatore una struttura classica da Action-RPG, seppur con le dovute innovazioni. Ciò si evince dalla volontà del team di sviluppo di dare più spazio alla trama principale del gioco piuttosto che agli elementi di contorno e, di conseguenza, alle varie attività secondarie.
La storia di Tales of Arise, per quanto ricca di scenette e simili, prosegue molto spedita, con le missioni principali che si susseguono una dopo l’altra in maniera rapida, a volte inesorabile, con le missioni secondarie che non si attivano in automatico, salvo rari casi funzionali a introdurre il giocatore ad alcune meccaniche. Gli incarichi secondari rimangono quindi tali, sono quasi sempre complementari, il focus è fortemente incentrato sulle missioni principali e sulla storia. Questa scelta è sostenuta anche dal fatto che i nemici presenti negli incarichi principali risultano quasi sempre in linea con quello che è l’andamento del giocatore, e quindi senza quella “necessità” di farmare e di livellare, tranne in poche particolari situazioni che ci hanno costretti a fermarci per migliorare livello, equipaggiamento e provviste.
Le tante attività secondarie risultano comunque importanti per due ragioni: la prima risiede nel fatto che alcune di esse danno il via a particolari attività utili a ottenere determinate ricompense, quali la gestione del ranch o la pesca, mentre la seconda risiede nella possibilità di sbloccare punti abilità e guadagnare gald. Essi risultano fondamentali per poter far fronte al bisogno di nuovi equipaggiamenti e di provviste, dal momento che a volte basta un attimo per trovarsi senza cure e impossibilitati a proseguire. I gald, infatti, per scelta del team di sviluppo si guadagnano soltanto con le Missioni Secondarie, una scelta che va in contrapposizione con la natura story driven del titolo e che “obbliga” i giocatori a prestare attenzione alle varie richieste degli NPC sparsi per il mondo di gioco.
Tramite il crafting è altresì possibile produrre pezzi di equipaggiamento come armi e gioielli, attraverso l’utilizzo di materiali reperibili nella mappa di gioco. I vari materiali e cibi reperibili nella mappa di gioco, fatta eccezione per quelli presenti negli scrigni, si rigenerano a ogni cambio di mappa, cosa che li rende farmabili e che quindi agevola il giocatore anche nel crafting. Proprio quest’ultimo, in apparenza complesso, è in realtà molto semplice e inoltre solitamente, almeno a difficoltà normale, basta scegliere un oggetto e produrlo per riuscire a proseguire nella storia senza problemi di sorta, se il personaggio ha un equipaggiamento sufficientemente potente.
Nonostante dunque il focus sulle varie resistenze, bonus e malus presenti, non abbiamo quasi mai avuto bisogno di produrre oggetti appositi per determinati boss per poter proseguire nell’avventura. Ciò è emblema della volontà degli sviluppatori di rendere il gioco più story driven possibile e mettere il focus sul sistema di combattimento piuttosto che su altri aspetti, cosa che poi è la parte migliore di Tales of Arise. In ogni caso le attività secondarie e i boss opzionali in particolare risultano importanti, poiché ogni qual volta che si uccide un boss, oltre alla generosa ricompensa in gald, si ottengono i Fiori Astrali, utili ad aumentare i PC, “valuta” utile a lanciare le Arti negli scontri. Va da sé che maggiore è il numero di PC posseduti, maggiore è la possibilità di usare Arti in combattimento, dunque maggiore è la forza della squadra. Nel complesso, dunque, comunque funziona ma non possiamo nascondere una piccola delusone: la varietà del bestiario. Durante l’esplorazione abbiamo assistito più di una volta a un riciclo delle varie creature abbastanza evidente, anche avanzando da una mappa all’altra e con la storia.
Inoltre è doveroso sottolineare due aspetti molto importanti: il primo è relativo alle abilità dei vari membri del cast, mentre il secondo si riferisce alla parte “endgame” del gioco. Proprio tornando al discoro esplorazione è giusto che sappiate che che le abilità dei personaggi sono utili per accedere a zone segrete delle mappe (conservatevi i PC, dunque!) e soprattutto che, se volete completare tutto, dovrete prestare attenzione a non raggiungere i titoli di coda troppo velocemente. Una volta finita la storia il gioco vi porterà al menù principale con la possibilità di sbloccare la Nuova Partita +, che offre anche tantissime cose esclusive non viste nella prima run ma non avrete la possibilità di completare tutto quello che avete lasciato in sospeso prima dello scontro finale. Insomma, se siete dei completisti, saprete già cosa fare!
I miracoli dell’Unreal Engine
Uno degli aspetti più delicati e importanti del nuovo corso della saga Tales of è sicuramente quello legato all’aspetto tecnico e artistico, da sempre croce e delizia del brand ma che col passare degli anni ha iniziato a diventare una pesante limitazione. Non è un mistero che gli ultimi capitoli (vedi Berseria, Zestiria) non abbiamo brillato sotto questo aspetto, specialmente sotto il profilo squisitamente tecnico e realizzativo, evidenziando in maniera a volte anche impietosa la natura vetusta e non al passo coi tempi sia del motore grafico su cui giravano le produzioni sia la povertà poligonale e costruttiva della maggioranza degli asset di gioco.
Di conseguenza, una delle prime mosse, assolutamente necessaria, è stata quella di rimodellare tutto l’impianto grafico e artistico della produzione, su cui capeggia il passaggio a un nuovo motore grafico (l’Unreal Engine), che ha saputo dare una nuova linfa a tutto l’ecosistema. Tales of Arise è un titolo che dal punto di vista tecnico permette a tutta la saga di compiere un balzo in avanti molto evidente, risultando sin dalle primissime battute solido e ben curato sotto quasi tutti i punti di vista.
I grandi sforzi compiuti da Bandai Namco sono particolarmente evidenti analizzando elementi quali i modelli poligonali dei personaggi umani ma anche quelli dei nemici e delle creature sparse per il regno di Dahna, ora caratterizzati da una realizzazione più certosina e precisa. Questi elementi abbracciano delicatamente un mondo di gioco ricco e colorato, che sembra quasi disegnato ad acquerello, caratterizzato da una resa cromatica forte e decisa che sembra voler evidenziare con forza tutte le tonalità più accese, quasi in contrasto con l’oscurità e l’opacità di un mondo in cui la desolazione e la paura la fanno da padrone. L’ottimo utilizzo dell’HDR rende il quadro complessivo ancor più accurato, un quadro complessivo che trova la sua sublimazione in una resa generale più che solida, che numericamente parlando segna quota 4K e 60 FPS (alcune volte meno solidi) sulle console di nuova generazione e in particolare su PlayStation 5, la macchina da noi utilizzata in fase di recensione.
Purtroppo, però, non è tutt’oro quel che luccica. Seppur vasti e decisamente più aperti rispetto al passato, gli ambienti godono di un’attenzione diversa, che in alcuni casi espone Tales of Arise a fronteggiarsi con elementi quali il pop-up e il pop-in, il caricamento di texture in bassa risoluzione e cosi via, tutti elementi che si rendono più evidenti soprattutto negli ambienti più ricchi di NPC come le città e in generale i punti di ritrovo. Certo, si tratta comunque di un dettaglio comprensibile e soprattutto siamo ben lontani dai tempi delle mappe e degli interi asset riciclati visti fino a Berseria ma è comunque doveroso elencare il tutto, per quanto si tratti di un qualcosa che non può inficiare più di tanto la qualità complessiva del prodotto.
Splendide, invece, sono le scene d’intermezzo in stile anime realizzate in CGI che, senza mezzi termini, ci hanno fatto balzare dalla sedia in preda all’emozione in più di un’occasione. Chiosa finale sul maestoso comparto audio: già soltanto la opening ci ha saputo commuovere ed emozionare allo stesso tempo ma tutta la colonna sonora ha saputo avere lo stesso effetto, diventato praticamente la fidata compagna di un viaggio sicuramente difficile da dimenticare. Molto valido infine il doppiaggio giapponese ma anche quello inglese ha saputo fare la sua figura, per quanto tra i due, onestamente, non c’è confronto.
Tales of Arise è una splendida avventura, da vivere a pieni polmoni dall’inizio alla fine. Sullo sfondo di un sistema di combattimento ancor più frenetico, divertente e appagante c’è una storia ricca di colpi di scena, matura e fortemente curata sotto diversi aspetti, che tocca dinamiche importanti senza alcun tipo di freno. Lasciarsi trasportare dal viaggio di Alphen e Shionne è quasi doveroso, per quanto dobbiamo constatare quanto alcuni personaggi siano risultati sottotono e poco interessanti, lasciando completamente nelle mani dei due volti più importanti il peso del successo della produzione. Anche i villain sono risultati poco a fuoco ma hanno comunque goduto di una costruzione generale molto originale e sicuramente coraggiosa. Tutto questo si sposa con un comparto grafico completamente restaurato che, pur non mancando di numerose defezioni, rappresenta un nuovo inizio per la saga.
Se siete appassionati della saga e dei giochi di ruolo giapponesi in generale non potete assolutamente lasciarvi scappare Tales of Arise!
Pro
- Trama matura, curata e per certi versi indimenticabile (seppur ci mette un po' per ingranare)
- Alcuni dei personaggi più belli della serie
- Graficamente e tecnicamente rappresenta un passo avanti incredibile per la serie
- Esplorazione più centrale nell'economia del gioco
- Sistema di combattimento ancor più dinamico ed eccitante...
Contro
- ... ma a volte un po' troppo caotico
- Diversi personaggi secondari meno curati degli altri
- Villain non sempre caratterizzati al meglio
- Alcuni problemi di natura tecnica, come texture in bassa risoluzione, pop-up, pop-in ecc.