Syberia 3 – Recensione
Per gli appassionati di avventure grafiche, Benoît Sokal, deus ex machina dietro Syberia 3 e l’intera serie, è un nome che evoca scenari poetici, ambientazioni esotiche, personaggi ben caratterizzati ed enigmi piacevoli e complessi. Le opere dell’artista belga, gran parte delle quali create per Microïds, si sono sempre distinte per un’alta cura della storia principale e dei dialoghi, oltre che per un’atmosfera sospesa tra il fiabesco e il maturo. A partire da Amerzone del 1999 passando per Paradise (rilasciato poi per Nintendo DS con il titolo Last King of Africa), Sinking Island, Nikopol: Secrets of The Immortals, fino alla serie di Syberia.
Iniziata nel 2002, la saga ci ha raccontato la lunga e affascinante storia di Kate Walker, avvocatessa affermata sul lavoro ma meno fortunata nella vita privata. Inviata dal suo studio legale nello sperduto paesino francese di Valadilène per sistemare una faccenda legata all’eredità di Hans Voralberg, inventore tanto stralunato quanto geniale, Kate si lascia coinvolgere dalla storia dei luoghi e dello stesso Voralberg, fino a intraprendere un emozionante viaggio sia fisico sia emotivo.
Una storia, quella di Kate Walker, che tra continui rinvii e annunci è finalmente giunta al terzo episodio. Le peripezie iniziarono con un annuncio il primo aprile del 2009 (non era un pesce), quando Syberia 3 era previsto solo per PC e PlayStation 3; il gioco fu poi rimandato a causa dei degli accordi ancora in corso tra gli sviluppatori e Benoît Sokal, dal momento che all’epoca Anuman Interactive non ne aveva ancora acquisito i diritti. L’anno successivo, in coincidenza con l’acquisizione di Microïds da parte di Anuman Interactive, il titolo venne sostenuto via mail dai giocatori a causa di alcuni disaccordi con Sony, che avevano messo in forse la pubblicazione su PS3.
Nel 2011 lo sviluppo, in verità non ancora iniziato, subì un altro arresto per mancanza di fondi, visto l’alto budget richiesto dal passaggio da un comparto tecnico in 2D a uno poligonale. Dopo altri cinque anni, durante i quali si giunse anche a un accordo con Sokal, fu annunciata l’uscita entro il 2015, postergata all’1 dicembre dell’anno successivo e, infine, al 20 aprile di quest’anno, data finale del debutto su PC, Xbox One e PlayStation 4 (in futuro avremo anche una versione per Nintendo Switch). L’edizione da collezione includerà, oltre ai primi due episodi, una statuetta di Kate, la colonna sonora digitale, un artbook, una graphic novel, un poster e due litografie.
Bentornata, Kate Walker
Come accennato sopra, Kate Walker, la protagonista di Syberia 3, è una giovane avvocatessa di uno studio legale di New York, inviata a regolare l’acquisto di una fabbrica di robot lasciata da un certo Hans Voralberg. Rimasta emotivamente coinvolta dalla storia del poetico paesino della Francia, Kate parte a sua volta per seguire le tracce dell’eccentrico inventore, ossessionato dalla ricerca degli ultimi mammut.
Dopo numerose peripezie, al culmine delle quali Voralberg ha visto finalmente realizzato il suo sogno, abbiamo lasciato una Kate Walker in lacrime di commozione al termine di Syberia 2, per poi ritrovarla morente all’inizio di questa nuova avventura. Soccorsa dai nomadi Youkol, la nostra protagonista si ritrova in una stanza d’ospedale insieme al gioviale capo tribù Kurk, costretto all’amputazione della gamba in seguito a un’esplosione che ha coinvolto gli Youkol in circostanze sin da subito poco chiare. L’incidente, infatti, sembra collegato al fatto che le autorità locali vogliono costringere gli Youkol a diventare stanziali, abbandonando le loro tradizionali e rarissime migrazioni che la tribù affronta per seguire gli enormi struzzi che da sempre costituiscono la loro cavalcatura e la principale fonte di cibo, pelli e materiale.
Ripresa coscienza dopo l’incidente, Kate si scontra ben presto con le regole dell’ospedale, stabilite dalla dispotica gestione della dottoressa Olga Efimova. Decisa, come sempre, da andare fino in fondo, l’ex avvocatessa riesce a liberarsi da questa sorta di prigione per affrontare insieme agli Youkol un lungo viaggio all’interno della gelida, immensa Russia.
Come sempre accade nelle produzioni di Sokal, la storia è il maggior pregio di Syberia 3. I temi trattati, sempre con quell’equilibrio tra poesia e serietà, vanno dal razzismo all’amicizia fino alle persecuzioni, con un sottofondo di malinconia dovuto alla storia di una tribù destinata, forse, alla definitiva scomparsa. La stessa Kate, ancora parzialmente indecisa tra la vita del passato, fatta di cene eleganti e lavori esclusivi, e la sua emozionante avventura agli estremi del mondo, affronterà qui le fasi finali del suo lungo e travagliato viaggio interiore che si svolgerà in perfetto parallelo con la storia principale.
La poetica di Benoît Sokal in 3D
Dal punto di vista tecnico, Syberia 3 fa registrare il passaggio dal 2D dei primi due episodi alle tre dimensioni, in modo molto simile a quanto visto nella saga di Gabriel Knight con il passaggio da The Beast Within a Il mistero di Rennes-le-chateau. Un cambiamento non del tutto indolore: al di là della scelta di rendere in 3D una tipologia di gioco storicamente fedele alle due dimensioni, già di suo abbastanza discutibile (come dimostra anche l’esempio citato di Gabriel Knight), il comparto tecnico è ben lontano dalla perfezione.
Le animazioni sono abbastanza legnose e ripetitive e la telecamera risulta spesso mal gestita e scomoda, lasciando talvolta la protagonista fuori inquadratura e rendendo difficile interagire con gli oggetti presenti sullo schermo, oltre a impedire una visuale d’insieme più efficace. Le espressioni facciali, importanti in un titolo che fa dei dialoghi uno dei suoi punti di forza, sono abbastanza curate, ma soffrono di una cronica mancanza di lip sync, e il comparto tecnico nel suo insieme è ben lontano dalla bellezza di altri titoli simili più risalenti. Un problema dovuto in parte allo sviluppo travagliato, in parte al fatto che i punta e clicca, per loro stessa natura, raramente rendono bene in 3D, dando il meglio solo quando saldamente ancorati ai canoni classici (vedi ad esempio l’eccellente Dead Synchronicity, dallo stile visivo riuscito e affascinante).
Seppure abbastanza debole del punto di vista della realizzazione tecnica, Syberia 3 eccelle nelle atmosfere e nelle ambientazioni. I precedenti episodi erano caratterizzati da uno design unico e affascinante, frutto della visionarietà e del genio di Sokal, in cui leggerezze da fiaba si fondono perfettamente con la rudezza materiale di molti elementi. Lo stile unico dell’artista belga è anche qui ben riconoscibile, con ambienti poetici, evocativi, che ricreano bene le desolate atmosfere della lontana e innevata Russia e quella malinconia di fondo che da sempre caratterizza le avventure di Microïds, anche se questa volta il passaggio al 3D sacrifica in parte lo sguardo d’insieme degli scenari.
Il sonoro si giova di un buon doppiaggio in inglese (con sottotitoli nelle principali lingue, italiano incluso) e delle buone musiche di Inon Zur, che si ispirano abilmente ai suggestivi temi musicali russi e talvolta ricordano i precedenti episodi della saga. Unica pecca è la mancanza, per la prima volta nella serie, del doppiaggio italiano.
Vecchio stile e nuove meccaniche
La volontà di modernizzare il genere delle avventure grafiche ha coinvolto, oltre al lato tecnico, anche le meccaniche di Syberia 3. A detta degli stessi sviluppatori, l’adozione del 3D su console dovrebbe rendere più comoda la gestione di un punta e clicca, genere storicamente fedele all’accoppiata mouse & tastiera, tramite il pad. Ma il sistema di controllo si scontra con una certa difficoltà nell’interagire con gli oggetti e con una realizzazione piuttosto approssimativa degli spostamenti, resi ancora più fastidiosi da inquadrature tutt’altro che precise. Oltre a impedire la visione di alcuni oggetti e a lasciare talvolta la protagonista fuori visuale, come accennato prima, la telecamera cambia spesso inquadratura all’improvviso, invertendola e facendoci tornare involontariamente indietro. Una gestione davvero poco intuitiva, attenuata solo in parte dalla possibilità di spostare un po’ la telecamera utilizzando la levetta destra e dalla possibilità di evidenziare gli hotspot (peraltro in modo non troppo preciso) tramite la pressione del grilletto destro
All’inizio della nostra avventura potremo scegliere tra due modalità, avventura o viaggio: la prima rimane ancorata alle meccaniche della vecchia scuola, con pochi indizi visivi e nessun consiglio; la seconda permette, invece, di attivare aiuti e indizi con la semplice pressione della levetta sinistra
L’inventario, che nei precedenti episodi permetteva un’agevole visione d’insieme del materiale in possesso, è ora sostituito da una poco intuitiva ruota a comparsa, che costringe ogni volta a passare in rassegna tutti gli oggetti prima di arrivare a quello che serve. Un difetto che si accentua verso la fine dell’avventura a causa della quantità di oggetti presenti nell’inventario e dall’impossibilità, stavolta, di combinarli tra loro. Gli enigmi, invece, rimangono sempre piacevoli, abbastanza intuitivi e mai troppo complessi, spesso fedeli alle atmosfere poetiche del gioco, ma sono resi talvolta ostici dallo scomodo sistema di controllo. Un’idea riuscita riguarda la gestione degli interessanti dialoghi: azzeccare le giuste risposte, infatti, ci permette talvolta di risolvere situazioni complesse risparmiandoci la ricerca di oggetti fondamentali e la risoluzione di alcuni enigmi.
Il sistema di salvataggio, questa volta, si limita ai checkpoint automatici, senza alcuna possibilità di effettuare salvataggi manuali. Una scelta piuttosto scomoda, oltre che decisamente insolita per un’avventura grafica. La longevità, considerando anche i lenti caricamenti (che speriamo vengano ridotti da una futura patch), rimane tra le 13 e le 15 ore, a seconda della nostra comprensione dei vari enigmi.
Pur nei suoi limiti tecnici, Syberia 3 rimane un’avventura poetica, emozionante e coinvolgente come poche. Alcuni difetti tecnici e di giocabilità, talvolta evidenti, possono allontanare chi non è appassionato di avventure grafiche, ma superato lo sconcerto iniziale rimane tutto il fascino della visione poetica di Benoît Sokal, la cui narrativa costituisce uno dei lati migliori, insieme ai dialoghi e agli enigmi, di quest’ultima avventura di Microïds. Le riflessioni interiori della protagonista, gli accattivanti enigmi, mai troppo complessi, l’affascinante trama, i vari protagonisti ben caratterizzati e le evocative ambientazioni riescono a far passare in secondo piano i difetti. Certo, se gli sviluppatori fossero rimasti fedeli al 2D e alle meccaniche tipiche dei classici punta e clicca, oggi forse ci troveremmo davanti a una delle migliori avventure grafiche dell’anno.
Pro
- Ambientazioni riuscite
- Difficoltà degli enigmi equilibrata
- Atmosfere affascinanti
- Trama interessante
Contro
- Sistema di controllo scomodo
- Caricamenti lenti
- Manca il doppiaggio italiano