Subnautica: Below Zero – Recensione
La trama di Subnautica: Below Zero parte se vogliamo con le stesse premesse con le quali partiva proprio questo secondo progetto sottomarino di Unknown Worlds Entertainment: come la nostra protagonista, Sam si ritrova a precipitare sul pianeta 4546B (lo stesso del primo gioco) in cerca della sorella, per finire coinvolta in una faccenda più grande di quel che si aspettava, con tanto di vecchie rovine aliene e una fauna locale pronta a farla a pezzi. Below Zero era partito come una semplice espansione del primo Subnautica, ma si ritrova infine – dopo un paio d’anni di Early Access su PC – a esordire su computer e console come prodotto stand alone. Non stiamo parlando di un vero e proprio seguito dell’acclamatissimo titolo sviluppato dal team californiano (siamo certi che prima o poi ne arriverà uno), ma non fatevi ingannare: Below Zero resta un corposo video game che merita la vostra attenzione e i vostri sudati risparmi, soprattutto se non avete mai passato del tempo con Subnautica prima d’ora.
Perché nonostante si tratti come detto di un prodotto inedito e indipendente, sin dai primi momenti che passerete con i menu e le prime faccende, davvero molto simili a quelle del suo predecessore, sono evidenti le origini da contenuto scaricabile aggiuntivo di Subnautica: Below Zero. Ciò nonostante, passata quell’area di familiarità iniziale, il gioco riuscirà comunque a imporsi con qualche sua idea originale.
Ice, Ice Baby
Come vi abbiamo accennato qualche riga più in alto, Below Zero ci vede ritornare sullo stesso pianeta del primo titolo, ma con una differenza sostanziale che potreste aver già dedotto dal suo nome: fa freddo. Rispetto alle acque più o meno tropicali di Subnautica, questo secondo gioco infatti ci vede affrontare le gelide profondità della zona artica del pianeta, con una nuova protagonista che sta cercando di trovare la sua sorella maggiore, inviata in quel territorio alieno come elemento di una spedizione di ricerca per studiare la fauna locale, in particolare dei simpatici pinguini. Nonostante questa serie sia catalogabile sicuramente nel genere Survival, sin dalle prime battute Subnautica: Below Zero ribadisce, anzi accentua ulteriormente, una delle caratteristiche principali più apprezzate di Subnautica, ossia una presenza relativamente corposa di una trama, elemento che lo distingue nettamente da molti suoi colleghi. Non stiamo parlando di una sovrabbondanza di cut-scenes e dialoghi, ma nonostante si tratti di una narrazione poco lineare, spesso affidata all’ambiente circostante (un po’ come fanno i Souls) e raccontata da note audio e documenti sperduti, Subnautica: Below Zero ha un inizio, uno svolgimento con colpi di scena e una fine, che raggiungerete dopo circa 15 o 25 ore – dipende dal vostro stile – di gioco, in maniera assimilabile all’originale e dipendente molto da quanto sarete bravi e fortunati a esplorare le zone più giuste alla ricerca di nuovi materiali o location.
Ovviamente nel gioco passerete tantissimo tempo a esplorare le profondità – ma non solo (more on this later) – alla ricerca di nuovi elementi e oggetti da scannerizzare e infine craftare, per accaparrarsi nuovi strumenti, veicoli o equipaggiamenti in grado di permettervi di avventurarvi sempre più a fondo e di procedere più velocemente. Oltre a ciò, una grande parte del loop di gameplay sarà anche legata al costruirsi una propria base (nella seconda metà del gioco), alimentarla di energia e anche mantenere sempre controllati i propri livelli di fame e sete, andando a caccia di alcune delle tante bestiacce che vi pulluleranno intorno (il gioco offre anche una validissima modalità facile senza barre della fame/sete).
Fin qui niente di strano, ma la forza di Subnautica e anche di Below Zero sta nel suo mondo bellissimo da vedere e molto variopinto, oltre che nella spinta che la sua narrativa può offrire nell’andare avanti anche alle persone – come chi vi scrive – meno avvezze a un genere come questo, spesso molto “hardcore” e difficile da padroneggiare. Subnautica: Below Zero vi darà pochissime indicazioni sin dall’inizio, non ha nemmeno una mappa, ma almeno nelle ore iniziali avrete sempre bene o male chiaro cosa fare o a cosa dover puntare per progredire. L’ambientazione artica non cambia molto questo schema, a parte la meccanica aggiuntiva del dover gestire la resistenza del personaggio alle temperature esterne, nei momenti in cui si troverà fuori dall’acqua.
Gambe in spalla
Fuori dall’acqua? Ebbene sì, nonostante Subnautica: Below Zero resti il peggior incubo per chi soffre di talassofobia, rispetto all’originale ha sicuramente migliorato e ampliato le fasi terrestri, con un paio di zone anche belle estese dove cercare nuovi minerali o segreti tra i ghiacci. Magari facendo due impennate con la nuova moto Snowfox. La mossa è davvero intelligente e aiuta a differenziare un po’ le sessioni di gioco, nonostante metta altrettanto in mostra le limitazioni del gameplay riguardo alla mobilità del nostro personaggio, decisamente più a suo agio negli abissi. Abissi nei quali potremo anche portare a spasso il nuovissimo Seatruck, un veicolo modulare con parti interscambiabili che diventerà presto il nostro migliore amico per spingersi più in profondità.
A parte qualche nuovo gadget poi, come un simpatico pinguino telecomandato, le novità di Below Zero si esauriscono più o meno qui, per un gioco davvero di qualità ma che certo sa abbastanza di già visto. Il loop di gameplay rimane praticamente invariato, soprattutto nelle prime due o tre ore, rispetto al suo predecessore e dobbiamo dire che l’ambientazione glaciale non rivoluziona poi così tanto come ci si poteva aspettare, al di là di offrire uno spettacolo visivo differente.
Dotato di un motore grafico piacevole e dalle discrete prestazioni su PlayStation 5 (anche se ci hanno decisamente deluso i caricamenti, non molto “next-gen”), con due modalità grafiche tra cui scegliere (risoluzione e prestazioni, andate tranquillamente con la seconda che non cambia moltissimo visivamente e vi beccate i 60fps), Subnautica: Below Zero costruisce sulle fondamenta del gioco originale regalando un’avventura acquatica intrigante e con il potenziale di piacere anche a chi non sa nulla di survival e crafting. Detto questo, le sue origini da espansione si notano parzialmente, soprattutto da parte di chi si fosse già fatto le sue 20 ore con il primo Subnautica e quindi ci sentiamo di consigliarlo solo ai novizi o a chi proprio avesse lasciato il cuore tra le acque di 4546B e volesse, semplicemente, navigar ancora in codesto mare.
Pro
- Esplorare le profondità è sempre un’emozione
- Maggiore enfasi sulla narrazione
- Le fasi terrestri donano un sapore nuovo
Contro
- A volte si sente che è nato come un’espansione
- Non l’evoluzione della serie che avremmo sognato
- Caricamenti non fulminei