Stronghold – Recensione Stronghold
Medioevo che passione
L’Età di Mezzo è un periodo che ha sempre affascinato molte persone, fino ad essere usato come scenario di opere letterarie, film e quant’altro. Lo stesso mondo videoludico, fin dagli albori, ha spesso manifestato un alto interesse nei confronti di questo affascinante periodo storico, fornendo diversi giochi ad ambientazione medioevale. Con il passare degli anni e con il mondo dei videogames in continua evoluzione, esso è diventato uno dei contesti storici preferiti dai titoli appartenenti al genere degli strategici in tempo reale. Diversi sono stati infatti titoli memorabili che hanno riscosso grandi successi, tra i tanti il secondo capitolo della saga di Age of Empires, e la stupenda serie di Medieval Total War, pietre miliari di questo genere.
Anche la Firefly Studios ha deciso di scendere in campo e di percorrere la stessa strada, proponendoci anch’essa un nuovo RTS ad ambientazione medioevale, ma con caratteristiche a causa delle quali si discosta leggermente dagli standard tipici dei giochi appartenenti al genere. Ma come mai si tratta di uno strategico insolito? Andiamo ad analizzare più da vicino quali sono gli aspetti che lo rendono tale.
Un RTS particolare
Possiamo innanzitutto ricollegare l’atipicità di Stronghold al fatto che l’azione strategica in tempo reale è di norma secondaria alla simulazione della vita all’interno del castello, sulla quale invece sono generalmente incentrate le partite, eccezion fatta ovviamente per quelle in cui saremo noi a rivestire il ruolo di invasori. State tranquilli: che la strategia di guerra in tempo reale non regni sovrana non è assolutamente sinonimo di scarsa qualità, ma anzi, quella di Stronghold è strutturata in maniera davvero impeccabile e per certi aspetti innovativa, e la cosa strana è che forse questo dipende proprio dalla "non prevalenza" della componente strategica. In questo titolo essa è sostanzialmente incentrata negli assedi, e già ad un primo impatto sarà facile accorgersi del lavoro pregevole effettuato dai programmatori, che ci danno l’opportunità di dilettarci con delle possibilità di gioco inedite che difficilmente si sono viste in altri titoli appartenenti al genere. In Stronghold potremo presidiare le mura con unità addette a gettare olio bollente addosso alle unità nemiche che si accingono ad attaccare la cinta muraria; potremo costruire mangani e grandi balestre da installare sulle torri per attaccare i nemici a lunghissima distanza; avremo la possibilità di costruire trappole mortali e di cospargere il terreno all’infuori delle mura di pece in modo che gli arceri possano appicargli fuoco con dardi infuocati, causando conseguenze devastanti sulle armate nemiche ostacolandone l’avanzata; notevole l’interazione esistente tra le unità e le costruzioni, tant’è che potremo far presidiare le fortificazioni dalle unità che vogliamo, con la possibilità di farle marciare anche sulle mura, potremo utilizzare gli scalatori per permettere alle nostre unità di arrampicarsi e di irrompere nelle mura del castello che stiamo assediando, oltre all’opportunità di utilizzare le nostre unità per scavare fossati intorno alla cinta muraria per proteggere ulteriormente il castello, rendendo sempre più difficila la vita all’esercito nemico, e tantissimo altro ancora. Avremo insomma la possibilità di avere a che fare con un tipo di strategia sì circoscritta, ma allo stesso tempo veramente completa e per certi aspetti superiore a quella tipica degli altri videogames appartenenti al genere.
Un’altra caratteristica abbastanza insolita è che il nostro controllo diretto sarà limitato solamente alle unità militari e non a quelle civili. Ciò significa che, esistendo il libero arbitrio, non potremo ordinare a un popolano di andare a tagliare la legna oppure di cacciare per rifornire il nostro granaio di cibo, ma dovremo solamente costruire una falagnameria o un capanno di caccia, poi saranno i popolani inattivi a occupare tali posti svolgendo il proprio lavoro in automatico. Essi sono molto importanti, basti pensare anche che i soldati non possono essere reclutati se non vi sono popolani in attesa, per cui quando ne avremo bisogno dovremo pensare bene di costruire nuovi alloggi per ospitare nuovi sudditi che non tarderanno ad arrivare. Attenzione però: nel caso in cui la felicità complessiva nel feudo sia bassa il processo di popolamento sarà sempre più ridotto, fino ad arrivare al punto in cui gli stessi popolani già presenti cominceranno addirittura ad abbandonare il castello, aggravando la situazione fino a farla precipitare. Per sapere il livello di soddisfazione degli abitanti basta consultare il libro tenuto dal nostro scrivano, sempre visibile durante la partita in basso a destra dello schermo. La felicità è influenzata da svariati fattori, come ad esempio il livello delle tasse, le razioni di cibo corrisposte alla popolazione e altro ancora. Dato che la felicità è un fattore importante, occorre giocare diligentemente con i differenti fattori che la influenzano in modo da avere la soluzione più conveniente. Assume una certa importanza inoltre la moneta, che ci sarà indispensabile per reclutare i soldati, per acquistare dal mercato e altro ancora, per cui in un modo o l’altro dovremo sempre assicurarci che nelle nostre casse vi sia denaro a sufficienza. Le risorse ambientali invece ci serviranno per tutto il resto, così avremo un bisogno indispensabile di cibo per sfamare la popolazione del castello, di legname, pietra, ferro e argilla per costruire edifici, armi e via dicendo.
C’era una volta un re…
Il videogioco si articola su due modalità, una di combattimento e una economica, entrambe dotate di relative campagne e scenari, con la differenza che la prima è essenzialmente incentrata negli assedi o comunque nell’azione di guerra in tempo reale, mentre la seconda è basata prevalentemente su obiettivi di carattere economico, come ad esempio produrre un determinato numero di barili di birra, raccogliere un certo quantitativo di cibo e via discorrendo. Il cuore della modalità combattimento, nonché quello dell’intero gioco, è senza dubbio la sua campagna militare, che si appoggia su una trama molto interessante.
L’intera storia è ambientata in un ipotetico regno medioevale, che nella nostra versione si estende sull’intera penisola italiana, senza una precisa collocazione temporale. Tutto cominciò quando il re fallì nel tentativo di invadere un vicino regno barbarico e fu catturato come ostaggio dal nemico per ottenere un cospicuo riscatto. Nel frattempo ,quattro pericolosi condottieri, Duca de Puce (detto "Il Ratto"), Duca Beauregard (detto "Il Serpente"), Duca De Truffe (detto "Il Maiale"), e Duca Volpe (detto "Il Lupo"), approfittando della sua cattura, invasero il regno per spartirselo. Alcuni lord della nazione si impegnarono a fondo nel tentativo di cercare una pace, ma rimasero uccisi in un agguato organizzato da uno dei signori barbari prima di raggiungere il luogo pattuito per il negoziato. Rimase vittima dell’imboscata anche il padre di un giovane comandante alle prime armi, ossia del personaggio di cui il giocatore prenderà le vesti. Alle dipendenze di Lord Woolsack e Sir Longarm, dovremo completare diverse e sempre più complesse missioni con lo scopo di eliminare i dominatori barbari vendicando così la morte del padre del protagonista, riconquistando man mano tutti i territori fino a liberare il re e a riconquistare l’intero regno. Cominceremo raccogliendo i cocci, imparando le nozioni basilari del gioco, fino ad arrivare a condurre poderosi assedi e a difenderci da questi. Da segnalare inoltre la presenza della modalità multigiocatore, sempre molto apprezzata in giochi di questo genere per ovvi motivi, che rappresenta indubbiamente una scelta azzeccata poiché permette ai giocatori di intraprendere sfide appassionanti contro altri avversari umani, rendendo il tutto più divertente e impegnativo.
Caratteristiche tecniche
Lavoro tecnicamente buono quello condotto dalla Firefly Studios su questo titolo. La grafica è basata su un ambiente di gioco in 2D isometrico, che malgrado non sia eccezionale dal punto di vista qualitativo, riesce ad alleggerire sensibilmente il comparto grafico, permettendoci un ottimo controllo anche nelle situazioni più caotiche, come ad esempio quelle in cui il nostro campo visivo è stracolmo di unità e costruzioni.
Ben curato il sonoro, specialmente per quanto riguarda le musiche di sottofondo che riescono ad accompagnare piacevolmente le nostre partite adattandosi perfettamente al contesto medioevale del titolo.
Ma sul fronte tecnico il lavoro migliore è stato condotto senz’altro sul gameplay, semplice e intuitivo, che ci permette di destreggiarci nelle diverse situazioni di gioco senza particolare difficoltà.
Tra strategico e gestionale
Alla luce di quanto detto finora possiamo definire Stronghold uno strategico in tempo reale atipico e sicuramente ben fatto. I programmatori ci prongono un tipo di strategia bellica avanzato che riesce a sfruttare appieno il rapporto tra unità e ambiente come difficilmente si vede in videogames analoghi. Presidiare le mura su cui è possibile combattere, scagliare frecce infuocate per appiccare fuoco alla pece o gettare olio bollente; le nostre unità potranno inoltre scalarle per intrufolarsi nel castello grazie agli scalatori e alle torri mobili di assedio; utilizzare gli scavatori per demolire le fondamenta delle mura e aprire un varco nella fortezza nemica e tanto altro ancora, per un’azione strategica innovativa e scoppiettante.
Inoltre è molto interessante il fatto che il gioco abbia una forte propensione alla simulazione della vita quotidiana all’interno delle mura. Gestire diligentemente il nostro castello sarà infatti fondamentale per proseguire: dovremo fare tante cose, come garantire un regolare approvigionamento di risorse ai nostri magazzini per costruire edifici ed armi; cercare di non diventare eccessivamente impopolari, altrimenti i popolani cominceranno ad abbandonare il castello pregiudicando la nostra situazione; avere una certa liquidità nelle casse almeno proporzionata alle nostre esigenze per reclutare i soldati e altro ancora, il tutto senza avere un controllo diretto sui sudditi, ognuno dei quali ha una propria identità e un libero arbitrio.
Tutto ciò contribuisce a dare a Stronghold una sfaccettatura quasi gestionale, ed è questo il fattore che lo rende insolito e innovativo. Un lavoro complessivamente buono, che può vantare un gameplay perfettamente all’altezza.