Stray Gods recensione Il gioco si fa MUSICAL

Recensito su PlayStation 5

Stray Gods musical, la recensione di un gioco che prova a innovare e inventarsi un genere
Gameplay di Stray Gods da PlayStation 5

Stray Gods mi offre un’occasione straordinaria, quella di parlare di un titolo che, finalmente, cerca di raccontare qualcosa di nuovo, o meglio si avventura nella selvaggia selva del “nuovo modo di raccontarlo”, e ci riesce, non nella perfezione che non si può pretendere da un esperimento, ma nella capacità di emozionare con dei verbi di gioco finalmente nuovi (o quasi).

Stray Gods recensione, Quanta musica ascoltiamo?

In una statistica di qualche anno fa è risultato che in media passiamo 32 ore a settimana ascoltando musica, e non sorprende che, a distanza di anni, noi si sia in grado di ricordare melodie o persino le parole di una vecchia canzone, anche se sono anni che non la incrociamo o ascoltiamo. La musica fa parte di noi.

La parentesi Heardle

Basti anche solo pensare ai milioni di giocatori che non molto fa si ritrovavano quotidianamente a gareggiare con il resto del mondo su Heardle, una sorta di spinoff di Wordle nel quale si deve indovinare il titolo di una canzone ascoltandone solo un secondo, con ogni risposta sbagliata e tentativo non andato a buon fine che estende quanto si può ascoltare di un secondo alla volta. La musica fa parte di noi.

Ti ricordi l’ultima volta che avevi quel dannato motivetto incastrato in testa? “I have a pen, I have an apple“, o il tizio con il sassofono, o il motivetto dei necrofori ballerini del Ghana. Più ascoltiamo musica più spontaneamente farà parte del nostro id.

La musica rappresenta chi siamo e cosa proviamo. La musica fa parte di noi. Stray Gods prova solo a costruirci un gioco sopra.

Doppiaggio e gameplay, quando talento incontra talento

Per quanto l’idea di gioco sia quella che, d’istinto, mi ha attirato verso il titolo di Summerfall Studios e Humble Games, sin dal suo annuncio su Kickstarter (di incredibile successo), sono i nomi di chi ha prestato la voce e le proprie doti canore ai protagonisti a convincermi del tutto. Stiamo infatti parlando di calibri titanici come Laura Bailey, Troy Baker, Janina Gavankar, Felicia Day, Rahul Kohli e Ashley Johnson, solo per citarne alcuni.

Stray Gods mescola RPG e musica in modo eccellente
In Stray Gods incontreremo da subito una delle proverbiali Muse, Calliope

Una trama accattivante e molto umana

Il modo migliore di descrivere la trama di Stray Gods senza spoilerarne troppo gli sviluppi? In un mondo moderno ma con un tocco di fantastico (anzi, mitico), la protagonista Grace, mortale quanto me e te, si ritrova a possedere il potere della musa Calliope, morta assassinata fra le sue braccia.

Nella miglior tradizione poliziesca lei è la prima sospettata e, incontrato il consiglio degli dei (che, sì, esistono nel mondo moderno), si ritroverà con una sola settimana per potersi scagionare e trovare il vero colpevole. Questa introduzione è davvero molto accattivante e, pad alla mano, mi ha catturato da subito.

Prendi un pizzico di American Gods e 2 terzi di Wolf Among us, e ottieni Stray Gods musical

Ho sempre adorato e mi sono sempre sentito stuzzicato dall’ibridazione “mondo moderno + divinità antiche” o simili, tanto che American Gods mi rimane tutt’ora ancorato alla memoria e anche titoli parallelamente giocosi nel mischiare ambienti moderni a contesti senza tempo (sto guardando te, Wolf Among Us) sono sempre i più divertenti da esplorare, per il mio Io Giocatore.

David Gaider però non riesce a sfruttare a dovere il potenziale iniziale del suo solido incipit narrativo. Gli ingredienti per una vera conversione-divergenza da quanto tracciato finora da opere come appunto il Gods di Gaiman o il Fables di Vertigo Comics c’erano tutti, ma il secondo e il terzo atto diluiscono forse troppo la tensione legata al “caso da risolvere” e sfumano in un finale un po’ troppo… soft.

I personaggi di Stray Gods sono memorabili, le vicende un po’ meno

Stray Gods ha infatti dei personaggi davvero memorabili, Grace stessa in particolare, ma le vicende nelle quali si ritrovano sono tutt’altro che memorabili. Il canovaccio del “sono stata/o accusato di omicidio e devo scagionarmi” non invecchierà mai, ma l’opera sembra sempre, quasi contrariamente all’equilibrio che molti musical riescono ad ottenere, più preoccupata dei suoi personaggi che delle loro azioni o di quelle che succede loro “attorno”.

Questo atteggiamento, sicuramente voluto e “di design” per la natura stessa di Stray Gods musical, è perfettamente piazzabile come qualcosa di parallelo ai tanto taciuti walking simulator first party di Sony, sempre più concentrati sul far vivere a chi gioca storie straordinarie rispetto ad offrire novità di gameplay… ma non lo è.

Stray Gods musical Il potere di Calliope permette ad ogni momento di diventare palcoscenico e scenografia di un pezzo cantato
Il personaggio di Pan, in Stray Gods, è forse uno dei più enigmatici

Chiaro, il contesto del musical rimane una sorta di alternativa al modus narrandi nel quale la storia è raccontata e i verbi di gioco non cambiano poi tanto: dopo aver scelto un “allineamento emotivo” iniziale (vuoi una Grace più aggressiva, più furba o più empatica?) non ti resta che goderti la storia e scegliere la risposta da dare di volta in volta al dialogo, canoro e non, nel quale ti trovi.

La canzone come palcoscenico dell’emotività celata

Il contesto musical in Stray Gods è però esaltazione del comparto emotivo dei personaggi a schermo. Grace è sicuramente dipendente dalle nostre scelte, come lo sono gli allineamenti e alleanze con le varie divinità (non esistono personaggi antipatici o negativi a prescindere, sono tutti agganci a diversi aspetti del carattere di tutt* noi).

Trasformare però ogni scambio di battute in un pezzo musicale e ogni ambiente in uno stage eleva di molto la definizione dei personaggi e la nostra comprensione dei loro motivi, della loro psiche, della loro storia e soprattutto del loro ruolo nella morte di Calliope.

In Stray Gods musica vuol dire palcoscenico per i suoi protagonisti

Ogni frase che pronunciamo in vita ha una sua musicalità, di questo sicuramente ti rendi conto, ma cosa succede se la rabbia di un tuo “avresti dovuto dirmelo” si trasforma in un urlo, coordinato ad un’aggressivo riff di chitarra elettrica? Quanto più potresti capire di me se ti rivelassi il mio senso di colpa non attraverso un sospiro pensieroso ma attraverso un melodico e stanco soliloquio cantato?

Con ogni canzone (che, attenzione, cambia profondamente a seconda delle scelte di dialogo e caratteriali che compirai) mi è sembrato di capire di più di ognuno dei personaggi coinvolti: la rabbia di Persefone, il senso di colpa di Apollo, la reiterata incapacità di Afrodite di dimenticare i dolori passati… tutto è sublimato dalle note che gli rendono giustizia.

Non capita spesso di dedicare così tanto spazio al comparto musicale di un titolo, ma Stray Gods può vantarsi della presenza di nomi come Austin Wintory, Tripod (nome del trittico di compositori Scott Edgar, Steven Gates e Simon Hall) e Montaigne nel team. E si sente, te lo assicuro.

Stray Gods recensione: ok la musica, ma c’è anche un gioco?

Venendo brevemente alla componente strettamente ludica del titolo, come ti anticipavo, ho sempre un rapporto piuttosto conflittuale con la rigiocabilità di titoli che cambiano così tanto a seconda delle scelte di chi gioca. La mia prima run di Telltale’s The Walking Dead è il mio canon, come lo è la mia prima run di Heavy Rain, Detroit Become Human o la trilogia di Mass Effect. Ho potuto però rigiocare una porzione di titolo scegliendo appositamente risposte e atteggiamenti diversi, e le variazioni dal mio percorso precedente erano abbastanza evidenti.

Doppiaggio e gameplay, in Stray Gods musical il talento incontra il talento
La Calliope di Stray Gods è doppiata dalla enorme Ashley Johnson

In funzione di questo, certo, ci sono particolari atti di questo gioco-musical che non sembrano troppo coesi, arrivando nel peggiore dei casi a sembrare fin troppo disconnessi, ma la promessa non linearità della storia (o meglio dei rapporti che in essa costruiamo) mostra il fianco, già dal momento dell’ideazione, proprio a questo tipo di idiosincrasie.

Equilibrio fra Stray Gods gioco e Stray Gods musical

L’equilibrio gioco-esperienza è leggermente asimmetrico verso la seconda, ma Stray Gods musical non pretende nemmeno per un secondo, nella sua esecuzione, di essere qualcosa che non è. Un piccolo difetto di superbia nel definirlo RPG a livello di marketing glielo posso additare, ma non riconosco malizia nel linguaggio usato, solo la necessità di vendersi e farsi capire da un pubblico che di fronte a nuovi generi è solitamente sempre molto titubante.

L’unicità di Stray Gods musical si rispecchia nella tecnica visiva

Sì, perché una cosa che non ti ho detto ma che avrai sicuramente visto dalle immagini che ho piazzato lungo il testo, Stray Gods sceglie uno stile visivo specifico, in questo suo esperimento, ossia quello di un gioco completamente disegnato a mano. Sono assenti quindi animazioni fluide di character 3D ipercomplessi e dettagliati, ma tutto è raccontato e mostrato attraverso rapidi frame che, onestamente, non perdono mai un colpo e reggono senza sosta il “peso” di un racconto che è tanto acustico quanto visivo.

Non posso non tracciare un sofferto parallelismo con la tecnica rotoscopica di As Dusk Falls (ironicamente anche quella recensione è stata mia responsabilità) che, pur prefiggendosi lo stesso limite narrativo-tecnico, lì tecnica appunto rotoscopica, qui frame completamente disegnati a mano, riesce molto meno nell’intento di ingannarci e nel farci “vedere” qualcosa di fluido.

Stray Gods recensione Un pantheon di Dei greci, o quel che ne rimane
Sono molti i rimandi di Stray Gods ad altre opere che portano la mitologia nella modernità

Stray Gods recensione, tracciamo delle veloci conclusioni

Stray Gods è “abbastanza gioco e tanto musical” ed è un compromesso che, nella sua dinamicità, funziona. Non posso che essere curioso verso i team che decideranno di prendere la palla al balzo evolvendo questo primo esperimento in qualcosa dalla componente ludica più chiara o almeno più lineare.

I difetti della produzione non sono minimamente da attribuirsi alle capacità realizzative del team, solo a qualche comprensibile svista (o accurata scelta di design) che non permette al gioco di raggiungere l’olimpo ma che sicuramente lo porta sulla soglia.

La Stray Gods recensione è finita!!! A proposito, come faceva quella canzone? Naaa naaa, na na naaa na, na na nananananana na naaaa na na naaaa na…

8
Un ottimo primo esperimento per un genere completamente nuovo.

Pro

  • La sperimentalità del titolo è apprezzabilissima
  • Il cast e il comparto sonoro sono di livelli altissimi
  • Ogni decisione è davvero in grado di cambiare le carte in tavole, anche solo a livello emotivo
  • È impossibile non affezionarsi ai personaggi

Contro

  • Potrebbe essere un po' troppo poco gioco, per molte persone
  • Il potenziale narrativo non è sfruttato del tutto o gestito al meglio
Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento