Storm Boy – Recensione
1964. Al cinema c’è “A hard day’s night”, primo film dei Beatles, mentre dagli stabilimenti della Ferrero esce la prima confezione di Nutella. Contemporaneamente, in Australia, lo scrittore Colin Thiele pubblica il suo libro più famoso: Storm Boy, romanzo che racconta del rapporto tra un ragazzo e il suo animale, un pellicano. Il libro riceverà un adattamento cinematografico nel 1971 e, a 47 anni di distanza, uno videoludico.
I ragazzi di Blowfish Studios si sono fatti carico dell’arduo compito: effettuare una conversione di una storia non semplice da portare su schermo, cercando di rendere il tutto fruibile al maggior numero di persone.
Rendere bene la poesia che racchiude la storia che lega il protagonista al suo pellicano è un compito difficile. È un legame che si basa sulla fiducia, costruito sul tempo, che presenta i due personaggi legati a un paesaggio – la costa sud australiana – che sembra dipinto da un malinconico artista. Storm Boy, così è chiamato il protagonista, si aggira solitario sulla spiaggia, sognando a occhi aperti mentre osserva i volatili che affollano i sabbiosi lidi cercando di cibarsi di qualche pesce guizzante fuori dal pelo dell’acqua. Non tutto però è così sereno e a stridere con l’atmosfera scanzonata dei primi istanti è il ritrovamento, da parte del ragazzo, di un nido con tre piccoli pellicani spennati, lasciati soli e accolti senza esitazione da Storm Boy.
Tutto sembra procedere per il meglio finché Hide Away, padre del ragazzo, lo esorta a lasciare liberi gli ormai sani e indipendenti pellicani. A malincuore Storm Boy obbedisce, anche se di lì a poco ritorna in scena Mr. Percival, uno dei tre pennuti, che ha deciso di restare assieme al suo buon samaritano. Nonostante questo sia solo l’incipit, la storia è più o meno tutta qui, vuoi per la brevità del titolo (completabile in meno di un’ora), vuoi per il fatto che di lì in avanti il racconto procede per lo più orizzontalmente, narrando – in maniera molto breve ma non banale – la quotidianità della coppia di amici e lo sviluppo del loro rapporto.
L’avventura è lineare e il suo ritmo è dettato dall’incedere sulla spiaggia del protagonista e dai vari mini giochi presenti all’interno del titolo. Il loro numero non è elevato – ne sono presenti nove in totale – e sono nelle meccaniche davvero semplici: ci ritroverà a disegnare sulla spiaggia, lanciare la palla a Mr. Percival o esplorare i stupendi fondali marini costellati da una flora e fauna senza eguali. È importante sottolineare che, tranne in un caso, i mini giochi non presentano nessuna sfida e, badate bene, questa è una scelta voluta dagli sviluppatori. Non ci si ritroverà a gareggiare contro qualcuno, non si avrà alcun punteggio da battere, non si avrà nessun motivo di sentirsi frustrati alla fine degli stessi.
Si giocherà per il gusto di giocare, liberi di uscire e tornare a camminare lungo la costa a piedi nudi in qualsiasi momento. È anche quest’atmosfera, questa calma che aleggia attorno a noi, perlomeno all’apparenza, a contribuire a rendere l’esperienza davvero particolare. La durata, come accennato in precedenza, è davvero esigua e avremmo preferito una maggiore prolissità del racconto in certe situazioni, cercando di arrivare a descrivere al meglio e in modo più dettagliato lo sviluppo della storia dei due protagonisti e dei personaggi secondari.
La colonna sonora del titolo non è molto variegata e presenta, nella maggior parte dei casi, delle variazioni alla traccia principale; eppure questo è uno degli elementi che più di tutti contribuisce a far vivere al meglio la storia. La malinconia e la bellezza delle musiche accompagna il titolo per tutta la sua lunghezza e ci consente di apprezzare al meglio sia i momenti ludici della coppia di amici, sia quelli più duri in cui l’atmosfera quasi onirica del mondo di gioco è spezzata dalla crudeltà della vita reale.
Per chi è inteso un gioco del genere? Nelle sue meccaniche davvero basilari, Storm Boy potrebbe essere goduto appieno da un’utenza molto giovane, accompagnata magari al contempo da un adulto durante l’esperienza. Purtroppo infatti il titolo è disponibile solo in lingua inglese e, nonostante gli avvenimenti su schermo siano piuttosto eloquenti, comprendere la storia fino in fondo è importante. Il titolo offre allo stesso tempo spunti di riflessione importanti anche per chi è più avanti con l’età, che magari troverà in questo titolo un’oasi di pace e sarà in grado di apprezzarne profondamente la tematica di fondo, oltre al comparto artistico che fa da cornice a qualche scena che può toccare nel profondo anche il cuore di un adulto.
Valutare Storm Boy è un compito davvero arduo. Da un lato mette in mostra una notevole sensibilità artistica degli sviluppatori, capaci di portare su schermo una storia importante come quella di Thiele, ma dall’altro mostra il fianco nel lato prettamente ludico dell’opera. Avvicinandosi però genuinamente a titoli del genere si può rimanere piacevolmente sorpresi e, perché no, anche commossi sul finale. Il voto che abbiamo voluto assegnare al gioco non è una sterile somma dei valori complessivi del titolo, semplicemente perché alcuni fattori – quello emozionale in questo caso – hanno un peso specifico maggiore degli altri, ma non riescono a offuscare le palesi mancanze del gioco.
Pro
- Lodevole nella sua semplicità
- Musiche emozionanti
Contro
- Davvero troppo breve
- Ludicamente non il massimo