Starcraft II: Legacy of the Void
È inutile dirlo e ribadirlo: Blizzard è un campione, da tantissimi anni, nel generare hype riguardo giochi di indubbia fattura, con al seguito una fanbase ormai irriducibile e in continua espansione che ha permesso ultimamente al colosso di tentare nuove vie con la consapevolezza di avere a prescindere chi seguirà la sua scia come un baccalà. Naturalmente non è infallibile, e dalla sua ha la capacità di ammettere i suoi errori e correggerli senza farlo pesare economicamente sui suoi utenti. È stato il caso di Diablo III, partito in maniera disastrosa ma man mano adattato ai feedback degli utenti fino a farlo diventare un titolo ottimo.
E se i tentativi di innovazione continuano, partendo da Heroes of the Storm fino a Overwatch, ci sono anche quei titoli irriducibili che non devono cambiare o scatenerebbero le ire funeste dei fan. Stiamo parlando ovviamente di Starcraft II, che raggiunge finalmente il capitolo finale della trilogia. Stavolta dedicato ai Protoss, il suo titolo è Legacy of the Void.
Profezie e tagli di capelli stilosi
Negli scorsi capitoli di Starcraft II, abbiamo lasciato le guerre dei Terran e degli Zerg inframezzate dall’arrivo di una minaccia sconosciuta, dei misteriosi ibridi Zerg-Protoss estremamente potenti e poco amichevoli. Giocando i capitoli di prologo di Legacy of the Void (presenti anche nel gioco completo), nei quali abbiamo giocato sotto i panni di Zeratul, abbiamo poi scoperto che le antiche profezie sugli Xel’naga erano reali, e colui che sta tentando di rinascere per portare distruzione e morte con i suoi ibridi è addirittura la divinità oscura Amon.
Non appena inizieremo a giocare Legacy of the Void ci ritroveremo nel bel mezzo di una situazione non poco problematica: Zeratul si riunisce al suo vecchio amico Artanis per avvertirlo della minaccia incombente, ma il capo dei Protoss con i suoi templari è in quel momento troppo impegnato in una missione di riconquista di Aiur. Purtroppo la sua cecità permette ad Amon di ottenere il tempo necessario per controllare tutti i Protoss mentalmente tramite la loro “chioma” sempre connessa al flusso del khala, e l’unico modo per i nostri eroi di sfuggire alla tentazione del dio malvagio è quello di separarsi per sempre dalla loro unità cerebrale.
Sin da queste prime fasi della campagna assisteremo a colpi di scena non da poco, e la storia, nonostante abbastanza scontata, prosegue in maniera veramente epica rendendo Legacy of the Void senz’altro il più bel single-player mai visto in un videogame di strategia in tempo reale.
Lancia di Adun, nave da cheater
La campagna di Legacy of the Void non si discosta dalle precedenti due, nella sua meccanica di offrire al giocatore una “base” per le operazioni in cui assistere a dialoghi con i vari personaggi ma anche in cui impostare speciali potenziamenti non utilizzabili nel multiplayer del titolo. Se i Terran potevano scegliere potenzialmenti, unità, e edifici speciali, gli Zerg potevano evolvere in due modi diversi ogni loro creatura e fare affidamento sulle potentissime abilità di Kerrigan. I Protoss, da parte loro, hanno tre diversi clan tra i quali scegliere le unità da mandare in missione (e i fan del primo gioco saranno felicissimi di sapere che fanno un ritorno trionfale i Dragoon), ma soprattutto l’aiuto della loro nave spaziale: la Lancia di Adun.
La Lancia dona ai Protoss incredibili potenziamenti da attivare distribuendo le unità di Solarite trovate svolgendo gli obiettivi secondari in ogni missione. Col procedere della storia la Lancia di Adun sbloccherà man mano sempre più abilità potenziabili e utilizzabili tramite energia ricaricabile col tempo, che partono dal posizionare un Pilone sul campo istantaneamente al piazzare un Pilone contornato di un piccolo esercito già bello che pronto. La potenza di ogni abilità dipende da quanta Solarite decideremo di assegnare a ognuna di esse, ma potremo anche utilizzare la Solarite in eccesso per velocizzare i tempi di creazione delle unità, delle strutture e degli upgrade.
La campagna proseguirà per svariate missioni davvero belle e godibili, ma come sempre il cuore del titolo risiede nel suo comparto multiplayer. Il gioco in questione è molto abbordabile nella sua modalità single-player, ma per quanto riguarda il competitivo online è tutta un’altra storia e le cose si fanno davvero complicate. Ci troviamo in una situazione dove sul campo sono presenti leoni ben rodati e che conoscono tutti i trucchi del mestiere, quindi per un giocatore “normale” sarà molto difficile riuscire a mettersi al passo: giocare a Starcraft II online richiede moltissimo tempo e lavoro.
Rispetto ai precedenti capitoli sono stati effettuati grossi cambiamenti all’equilibrio delle unità e delle razze, ma la modifica più grande è quella che porta ben dodici unità da raccolta sul campo sin dall’inizio della partita, rendendo il tutto estremamente più veloce e improntato su una possibilità di attacco ed espansione sin dalle prime battute, saltando tutto il tedioso punto morto iniziale. A parte ciò ogni razza ha ricevuto nuove unità, e quelle già esistenti hanno ricevuto in minima parte dei rework riguardo le loro abilità e la loro potenza.
Tanti anni e non sentirli
Graficamente Starcraft II: Legacy of the Void rimane ancorato agli standard dettati anni fa dalle precedenti due iterazioni. Questo è normale, essendo Legacy of the Void essenzialmente un’espansione stand-alone, ma è ancora gradevolissima al giorno d’oggi e gli unici momenti in cui tale mancanza si fa un po’ sentire sono quelli delle cutscene in grafica di gioco. Per tutto il resto non c’è veramente nulla da dire: musiche stupende ed epiche, longevità di campagna di una dozzina di ore (più quelle per completare achievement e difficoltà più alte), longevità multiplayer virtualmente infinita, e storia con colpi di scena davvero inaspettati.
[signoff icon=”quote-circled”]Starcraft II: Legacy of the Void è il capitolo che conclude la trilogia del secondo gioco di Starcraft. La qualità si è alzata a livelli immani, rendendolo re indiscusso degli RTS, eseguendo anche cambiamenti nelle unità e nell’ingaggio iniziale per velocizzare il tutto ed evitare punti morti che possano risultare noiosi a coloro che si affacciano a questo mondo per la prima volta. Starcraft II si conferma quindi essere un titolo in continua evoluzione, ma Legacy of the Void è finora senz’altro l’imperdibile apice di questo genere.[/signoff]