StarBlood Arena – Recensione
Già ve ne avevamo parlato di StarBlood Arena, lasciandovi in stand-by in attesa della recensione: detto, fatto. Preannunciata come apripista della seconda generazione di titoli VR only, la produzione WhiteMoon Dreams si è dimostrata essere solo parzialmente all’altezza delle aspettative, arrivando a conseguire risultati quantomeno discreti, senza tuttavia strafare.
Fruibile esclusivamente mediante PlayStation VR, StarBlood Arena è, con le dovute e necessarie proporzioni, l’Overwatch della realtà virtuale, venendo caratterizzato da un codice binario imbevuto di copioso loot da collezione, in grado di arricchire tanto funzionalmente, quanto cosmeticamente sia il pilota, sia l’aeroveicolo in dotazione. A tal proposito piuttosto ricca risulta essere la fauna di personaggi impiegabili, ognuno dotato delle proprie abilità e peculiarità.
Alla base di questa opera spazial-sparacchina vi è un sistema di controllo sincero e pienamente riuscito che, scongiurata ogni forma di motion sickness, riesce a garantire la giusta frenesia a un impianto ludico evidentemente votato al deathmatch. Sebbene StarBlood Arena sia inclusivo di diverse modalità alternative, tra le quali una gustosa Orda da affrontare in cooperativa, è il Tutti contro Tutti online a toccare le giuste corde di un homo ludens alla disperata ricerca di carne spaziale da sezionare.
Ed è un piacere puntare le corazzate nemiche, utilizzando congiuntamente il tracking del caschetto e Dual Shock 4. Graziato da un look straniante ed eccentrico, StarBlood Arena riserva al fruitore un impatto grafico variegato ed estremamente peculiare, soprattutto dal punto di vista artistico. Corredato da un impianto sonoro discreto, la produzione Sony pure tecnicamente, non delude affatto.
Ma se è vero che il titolo impressiona positivamente da un punto di vista puramente tecnico, purtroppo la creazione digitale evidentemente non eccelle in level design. Seppur numericamente più che sufficienti (essendo dodici, in tutto), le arene che fanno da sfondo alle guerrafondaie risse del gioco risultano essere tendenzialmente poco riuscite, soffocando le ambizioni giocose del videogiocatore, costringendolo il più delle volte all’interno di spazi angusti e poco proni alla dominazione aerea, mortificando, anche se solo parzialmente, quanto di buono sino a ora evidenziato. Da notare come le medesime location siano contraddistinte da un tasso di interattività praticamente pari allo zero.
In ultima analisi, quello che può essere considerato l’elemento distintivo di StarBlood Arena, ovvero l’obbligatorietà di utilizzo di PlayStation VR, finisce per ricadere inevitabilmente tra i “difetti”: la ristretta base installata rischia di limitare, di gran lunga, le possibilità di crescita di una sostanziosa community gravitante attorno al gioco. Inoltre, differentemente da altre opere (Resident Evil 7 anyone?), difficilmente StarBlood Arena può rappresentare un valido motivo per propendere all’acquisto del caschetto per la realtà virtuale nipponico.
StarBlood Arena è un’opera evidentemente realizzata con passione: tanto il sistema di controllo, quanto lo stile che permea ogni suo bit rappresentano aspetti che elevano la creatura WhiteMoon Dreams in quella schiera di titoli PlayStation VR only valevoli di essere giocati almeno una volta. Di contro, le incertezze del level design e la ristretta community che giocoforza gravita attorno al titolo penalizzano, e non di poco, la complessiva appetibilità del gioco.
Pro
- Ottimo utilizzo del VR
- Gameplay divertente...
Contro
- ... Peccato per il map design
- Esperienza complessiva così così