Star Ocean: The Last Hope International – Recensione Star Ocean: The Last Hope International
Aggiramento!
Passando al gameplay vero e proprio, SO innova e rende ancora più dinamico un Battle System che in tutta la saga è stato sempre action: oltre al movimento libero in un’arena prestabilita e alla disponibilità di attacchi semplici e mosse speciali (tra cui la classica simbologia), in questo capitolo vengono aggiunti anche combo a catena, assalto, combo di assalto, griglia bonus e aggiramenti. Questi ultimi sono l’elemento più importante in un combattimento: contro qualsiasi nemico è possibile eseguire un aggiramento, ovvero un’azione elusiva in grado di disorientarlo e di portare il proprio personaggio alle sue spalle (quando a distanza "breve") o fuori dalla sua portata visiva (quando a distanza "lunga"); giungere alle spalle è inoltre particolarmente utile sia per infliggere più danni, sia per provare ad ottenere un bonus "colpo critico finale". La Griglia Bonus è infatti un altro elemento utilissimo: a seconda delle proprie mosse in battaglia concede dei "cristalli bonus" in grado di far guadagnare EXP (esperienza), Fol (denaro), recupero PV/PM (punti vita/punti magia), PA (punti abilità) e altri parametri, davvero importanti soprattutto nell’ottica dello sviluppo del PG (con 10 cristalli EXP+ si raddoppia l’esperienza guadagnata dopo ogni combattimento, con "imboscata" si raccolgono PA di gruppo e così via). Le tecniche speciali poi si susseguono una dopo l’altra per formare le combo a catena (impostabili proseguendo nel gioco), utilizzabili sia normalmente che in modalità Assalto: questo è una sorta di status "Furia" (ottenibile attaccando o subendo colpi) nel quale gli spostamenti sono più veloci, si subiscono meno danni e non si può andare KO, sostituibile tuttavia da una catena di mosse speciali estesa a tutto il gruppo (un po’ come le apoteosi in Final Fantasy XII), le combo d’assalto.
Aggiramento effettuato con successo!
Tutti questi elementi insieme risultano eccessivi e caotici per chiunque all’inizio, disturbati anche dai molteplici giochi di luce ed effetti sonori che li accompagnano, ma ogni cosa si sistema col passare del tempo e con la pratica, che non tarda ad arrivare e aiuta infine a godersi un battle system frenetico e adrenalinico in ogni combattimento: con gli aggiramenti e le mosse speciali ciascun mostro può sembrare ridicolo, ma anche senza uno di questi elementi la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro con buone probabilità; non basta dunque essere potenti, bisogna soprattutto essere bravi.
In aggiunta alla vostra bravura, però, qualche abilità in più non guasta mai: come Star Ocean ha sempre insegnato, in quanto a Crafting e Sviluppo non c’è mai il rischio di rimanere delusi; ancora una volta entrambe le voci sono piuttosto ampie e richiedono un grosso impegno per essere adeguatamente portate avanti, ma bisogna ammettere che non si è di fronte alla perfezione. A differenza degli ultimi due capitoli usciti (i remake per PSP, First Departure e Second Evolution), questo SO relega l’attività di Crafting alla sola astronave, impedendo qualsiasi altra attività al di fuori della Calnus; per creare gli oggetti sono obbligatorie le ricette, sparse tra gli scrigni dei vari pianeti o "inventabili" dall’equipaggio durante una sessione "a gruppi", dove ciascun personaggio, in gruppo assieme agli altri, sfrutta le proprie abilità di creazione oggetti per formulare una o più nuove ricette. La varietà è sempre garantita, tra ricette di alchimia, ingegneria, cucina, arte e molto altro, ma, come già detto, limitata alle sessioni in astronave.
Lo sviluppo invece è basato su due fronti: Level Up e BEAT.
Il Level Up aumenta regolarmente i parametri, si ottiene al raggiungimento di una certa somma di EXP e soprattutto assegna diversi punti PA, indispensabili per il potenziamento vero e proprio: con il tempo o con i manuali i vari componenti del gruppo imparano nuove abilità, alcune permanenti (una volta apprese sono già al massimo livello e attive automaticamente), altre passive (divise in 10 livelli ma sin da subito attive), altre di combattimento (le cosiddette mosse speciali, anch’esse in 10 livelli), altre ancora di battaglia (sempre in 10 livelli ma valide solo se impostate nell’apposito menù); escludendo le prime, tutte le altre hanno bisogno di molti e molti PA per raggiungere i livelli massimi e avere maggiore efficacia, PA che come già detto vengono assegnati ad ogni Level Up (individuali) oppure scoprendo forzieri o altri punti di interazione ("PA di gruppo"). In ogni caso non sono mai troppi, e la distinzione fra individuali e di gruppo permette di continuare a sviluppare (se lo si vuole) anche i membri di riserva che non ottengono EXP.
Il BEAT invece è un’impostazione predefinita dello stile di combattimento del personaggio; ne esistono tre tipi: A (attacco), N (neutrale), D (difesa). Mentre il primo e l’ultimo si evolvono con gli EXP e a livelli più alti acquisiscono nuove specialità e parametri maggiori, il BEAT N rimane di livello fisso e accomuna i pregi dei restanti due stili, pur non avendo alcun sviluppo o caratteristica speciale. Ciascun giocatore può scegliere per ciascun personaggio il BEAT che preferisce, facendo tuttavia attenzione a quelli che sono i parametri base del PG e adattandovi così la scelta migliore.
Infine vi sono le classiche tattiche, molto semplificate e rapide ma spesso poco precise proprio per mancanza di opzioni: un elemento su cui Tri-Ace può sicuramente migliorare, ma che per adesso si ripresenta (come il resto delle volte) abbastanza superficiale. L’unico vero difetto, forse, in un gameplay di altissimo livello.
In giro per l’Universo
In un JRPG come Star Ocean The Last Hope, mappa e ambientazioni sono due elementi essenziali almeno quanto il battle system. Fortunatamente la saga si è sempre dimostrata in grado di raggiungere ottimi risultati e anche questa volta si ripete con successo.
La divisione in pianeti dello spazio esplorabile esprime da subito la vastità di numerose ambientazioni varie e ben curate, ciascuna con caratteristiche uniche: così su Aeos si trova una flora selvaggia e variopinta insieme a immense distese di mare (del tutto simile a quello terrestre), mentre il pianeta Cardianon si limita ad essere una fredda ma ultra-tecnologica base spaziale, abitata da “lucertole umanoidi”. In ciascun pianeta la superficie “calpestabile” si estende a perdita d’occhio e tuttavia spostarsi non rischia di diventare noioso: grazie all’opzione “Scatto”, infatti, è possibile coprire lunghe distanze in pochissimo tempo, raggiungere rapidamente i punti di interesse (forzieri, raccolta, estrazioni e così via) e persino evitare l’inseguimento dei nemici; i mostri infatti si trovano sparsi e visibili spostandosi nel paesaggio, pronti ad iniziare lo scontro nel caso vengano toccati o colpiscano il giocatore: in entrambe le eventualità, se una delle due parti è incosciente della presenza dell’altra inizia la battaglia in svantaggio. Così, una volta avvenuto il contatto si avvia l’arena di battaglia, con eventuale “attacco preventivo” (vantaggi per il giocatore) nel caso il nemico sia stato colto alle spalle, o “attacco a sorpresa” (vantaggi per i mostri) nel caso opposto; al termine del combattimento tutto ritorna alla situazione regolare, a meno che non si attivi un’altra opzione-bonus chiamata “Imboscata”, innescata dalla presenza di un altro nemico nelle vicinanze del primo scontro, la quale lascia continuare la battaglia sino al termine della stessa condizione.
Panorama mozzafiato, se non fosse per la cattiva sorte dell’astronave e del suo equipaggio.
Finito ciò, si ritorna a quelle poetiche o anche caotiche ambientazioni che ammaliano il giocatore, insieme ad animazioni e giochi di luce che regalano un’atmosfera fantasy ma allo stesso tempo verosimilmente futuristica. Anche i poligoni dei personaggi risultano belli da vedere, in un 3D ben curato con un tocco “cartoon”, in perfetto stile jrpg. Le scene d’intermezzo, di cui abbiamo già parlato, si contraddistinguono anche per un doppiaggio inglese (disponibile inoltre in giapponese) squisito, con toni, gergo e accenti unici per ogni personaggio: dalla piccola Lym al formale Bacchus, tutti sono dotati di uno stile particolare che a tratti sembrerebbe rientrare in alcuni stereotipi ma che in fin dei conti si rivela per ciascuno originalissimo e sempre piacevole. Ogni personaggio ha qualcosa da raccontare, da esprimere, e lo fa con un’espressività degna di pochi altri giochi e capace di catturare l’interesse di chiunque ami il genere o la saga. Sicuramente un’arma in più, insieme alle molte altre, per godersi tutte le cut scenes del gioco (in gran numero), anche le più lunghe, ma tutte interessanti e piacevoli, per un comparto tecnico che non ha nulla da rimproverarsi e anzi offre non poche soddisfazioni.
Tirando le somme
Star Ocean The Last Hope International è un grande gioco di ruolo, qualcosa che non poteva rimanere un’esclusiva Xbox 360 (e per fortuna degli utenti PS3 così non è stato).
Un’avventura che dà inizio ad una saga tra le migliori in ambito JRPG, ricca di adrenalina, colpi di scena, salti tra spazio e tempo e profonde riflessioni su tutto ciò che è immerso nel profondo, infinito Oceano di Stelle; un’avventura circondata da un battle system tra i migliori del genere, un’ottima grafica, ambientazioni fantasy-spaziali, grandi personaggi, sonoro di qualità indubbia, trama piacevole e tante, tante ore di gioco. Apparentemente senza difetti di rilievo, SO semplicemente non brilla di luce propria e non si etichetta come capolavoro, ma un egregio lavoro generale lo pone tra i migliori giochi di ruolo della piattaforma, e chiunque ami il genere non può permettersi di evitarlo. Divertente, avvincente, dinamico, ampio e vario: da provare assolutamente.