Star Ocean: The Divine Force – Recensione
Si pensa a un passato glorioso, con la memoria che torna ai fasti di qualche lustro orsono e tri-Ace che sforna produzioni eccellenti, una dopo l’altra. Star Ocean, il suo sequel, il primissimo Valkyrie Profile, tutti esponenti del genere ruolistico che, sebbene non abbiano riscontrato un successo commerciale similare a quello tributato ad altre produzioni similari, rappresentano a tutt’oggi delle vere e proprie pietre miliari nell’evoluzione della specie. Gli anni successivi, quelli che avrebbe dovuto rappresentare la maturità della software house, vedono alternarsi invece produzioni buone ad alcune decisamente meno appetibili, culminando con la pubblicazione del poco felice Integrity and Faithlessness.
Riuscirà Star Ocean: The Divine Force a ricondurre tri-Ace nell’Olimpo dei maestri del JRPG?
La storia che fa da sfondo al titolo pubblicato da Square Enix narra di vicende terrene, sintetizzabili in una sequela di eventi che include intrighi e capovolgimenti di fronte nell’ambito di una lotta al dominio territoriale a cui si intrecciano, a doppio filo, fantabulosi avanzamenti tecnologici e, soprattutto, i sentimenti dei protagonisti che renderanno piacevole l’intero playthrough. Sebbene lungi dal poter essere definito epico, il plot riesce a coinvolgere il videogiocatore nel corso di tutta la tessitura principale, esauribile in una quarantina di ore circa.
Una prosopopea dalla durata potenzialmente doppia, considerando la possibilità di giocare l’intera vicenda selezionando, all’inizio del gioco, uno fra Laeticia e Raymond, i principali eroi di Star Ocean: The Divine Force. Sebbene la storia risulti pertanto gradevole, l’attenzione della maggior parte dei fan della serie si rivolge perlopiù alla parte giocata, e da questo punto di vista tri-Ace ha svolto effettivamente un buon lavoro, introducendo una variabile del tutto nuova nell’ambito della saga, ovvero lo sfruttamento della verticalità.
Grazie a D.U.M.A, portentoso ritrovato tecnologico proveniente direttamente dallo Spazio, sarà infatti possibile esplorare gli ariosi ambienti di gioco sfruttandolo a mò di jetpack, alla ricerca di segreti, preziosi scrigni nascosti e colorate gemme che, qualora spese, serviranno ad aumentare a dismisura le capacità di questo meravigliosa creatura tecnologica. Oltre che nel corso delle fasi di esplorazione, D.U.M.A. diverrà importantissimo anche in battaglia: sfruttabile come scudo protettivo o semplicemente come strumento offensivo di proiezione verso la feccia nemica, D.U.M.A. consentirà all’homo ludens di muoversi con inaudita agilità all’interno del perimetro di battaglia, concorrendo ad aumentare quel senso di frenesia che caratterizza ciascuna virtuale pugna.
I nemici, visibili come da tradizione sul terreno di gioco, potranno essere colti di sorpresa anche grazie alle capacità velocistiche concesse da D.U.M.A. Inutile dire come il combattimento in real time si alterni senza soluzione di continuità alle fasi esplorative. Nel corso delle battaglie in Star Ocean: The Divine Force, il fruitore potrà switchare on the fly su uno qualsiasi dei (massimo quattro) personaggi componenti il team di battaglia, oppure potrà decidere di aggredire il nemico impostando una fra le strategie offensive o difensive disponibili, concentrandosi nell’utilizzo del proprio character prediletto.
La prepotente vivacità del gameplay viene corroborata da un control system efficace e ben congegnato, che offre la possibilità di concatenare combinazioni di attacchi predefiniti, con la semplice pressione di un pulsante. Chiudono la possibilità di schivare e di riempire, a suon di mazzate, una barra dedicata che permetterà di sfoderare un super attacco devastante.
La parola chiave di Star Ocean: The Divine Force è personalizzazione, per cui non stupisce la presenza di poter spendere i propri EXP point per decidere come sbloccare skill o upgrade vari semplicemente navigando lo skill tree, specifico per ogni personaggio. Questi stessi punti esperienza possono essere investiti nello sviluppo delle abilità già ottenute, ampliando oltremodo la possibilità di sviluppo di ciascun eroe. Come negli altri episodi della saga, anche in questo caso si può accedere alla sezione destinata a creare i propri oggetti ed equipaggiamenti, offensivi o difensivi che siano, richiedendo in cambio ore di grinding abbastanza spinto che potrebbero infastidire alcuni videogiocatori.
La presenza di tre livelli di difficoltà lascia il videogiocatore libero di adattare la sfida alle proprie capacità. Gamesource ha giocato Star Ocean: The Divine Force dall’inizio alla fine selezionando il secondo dei tre livelli disponibili, corrispondente a una difficoltà media, ravvisando una curva di progressione non proprio perfetta, con alcuni scontri davvero molto semplici. La struttura dei dungeon, sebbene non faccia gridare al miracolo, è caratterizzata da un buon grado di complessità, soprattutto all’approssimarsi dell’end game. Ognuno dei labirinti, inoltre, propone elementi di design peculiari in grado di differenziarli tra loro.
La presenza di missioni secondarie permetterà di allungare notevolmente la durata dell’intera esperienza, peccato che la stragrande maggioranza di esse si traduca in sterili fetch quest. Come da tradizione per la serie, inoltre, anche in Star Ocean: The Divine Force trovano spazio le private action, conversazioni e sprazzi interattivi fra singoli personaggi che permetteranno di approfondire alcune delle sottotrame proposte dal gioco. Peccato però che scovarle non sia semplice e che la maggior parte delle volte si finisca per girovagare a vuoto, nella speranza di trovare il trigger della prossima private action.
Si poteva fare decisamente di più dal punto di vista squisitamente tecnico: discutibili anche nella modellazione, i personaggi appaiono poco ispirati e graficamente appartenenti ad almeno due generazioni hardware fa, mentre le varie ambientazioni – soprattutto le terre che si inframezzano tra una città e l’altra – appaiono insolitamente spoglie, decisamente avare di dettagli e strutture.
A detrimento dell’esperienza interviene anche il frame rate, decisamente troppo ballerino anche in modalità Performance (che dovrebbe garantire un aggiornamento video fisso a 60 FPS a scapito della risoluzione). La seconda delle modalità grafiche presenti, che dà la priorità alla risoluzione e agli effetti, dimezza il frame rate di riferimento, assestandosi sui 30 FPS. Anche l’aspetto audio non è particolarmente esaltante: sebbene non manchino alcuni pezzi discreti, non c’è motivo che rimanga impresso nella mente. Da segnalare, in proposito, la possibilità di scegliere doppiaggio in inglese piuttosto che in lingua nipponica. Anche a livello di traduzione si ravvisa un lavoro non proprio perfetto, contraddistinto dalla presenza di numerose frasi che sembrano elaborate da un servizio di traduzione istantanea piuttosto maldestro.
Star Ocean: The Divine Force simboleggia il ritorno di una delle saghe che hanno fatto la storia del JRPG. Tri-Ace ha saputo confezionare un’opera godibile e longeva, non esente da pecche che ne penalizzano l'appeal e la piena riuscita. Un buon capitolo, senza dubbio, ma è anche il migliore della serie? La risposta è racchiusa, purtroppo, in un secco "no".
Pro
- Sistema di combattimento interessante
- Grandi possibilità di personalizzazione
- Longevo
- Storia abbastanza interessante
Contro
- Tecnicamente arretrato
- Difficoltà poco bilanciata
- Quest secondarie abbastanza tediose
- Traduzione in inglese discutibile