Spyro Reignited Trilogy – Recensione Switch
Spyro è nato su PlayStation nell’ormai lontano 1998 e nel giro di un paio di giochi è diventato la mascotte (insieme a Crash Bandicoot di Naughty Dog) della console. Anni dopo, e per essere più romantici durante il ventesimo anniversario della serie, Toys For Bob e Activision (che intanto aveva acquistato tutti i diritti del draghetto da Insomniac e Universal) hanno deciso di riportare la trilogia originale che aveva lanciato la serie su PlayStation 4 e Xbox One. Fuori dai calcoli, almeno per il momento, è stata la Nintendo Switch del colosso giapponese, almeno finora.
L’annuncio è stato dato in pasto ai giocatori in sordina durante l’E3 di quest’anno, con un paio di fotogrammi a fine dello scoppiettante Direct in quel di Los Angeles: Spyro Reignited Trilogy sarebbe arrivato sull’ibrida Nintendo, con tutti i voli pindarici che questo comporta.
Benvenuto Spyro
Come promesso, adesso che il calendario segna settembre, Spyro compie il suo ritorno su una console Nintendo con la riproposizione di Spyro Reignited Trilogy. Quello preso in carico da Toys for Bob era un port molto atteso, non solo per la naturale possibilità di giocare i capitoli che compongono la prima storica trilogia in maniera portatile, ma forse soprattutto per la forma con cui sarebbe arrivato.
Quando si parla di port per Nintendo Switch si trattiene il fiato: la console non ha la potenza delle concorrenti e deve poter passare da TV a portatile con uno schiocco di dita. Grandi RPG come Dragon’s Dogma: Dark Arisen o l’atteso The Witcher 3 sono considerati veri e propri miracoli che fanno appello alla bravura degli sviluppatori per ottimizzare al massimo l’arrivo di titoli pesanti e presunti tali. Nel caso di Spyro Reignited Trilogy, Toys for Bob ha ricostruito il gioco da zero con l’ausilio dell’Unreal Engine 4 cercando allo stesso tempo di cambiare il meno possibile pur di restituire l’effetto dell’originale.
Innanzitutto, è doveroso fare una premessa: similmente a come è accaduto per le versioni fisiche per Sony e Microsoft, anche quella per Nintendo è incompleta, richiedendo un download aggiuntivo di circa 9 GB per poter giocare a Spyro the Dragon, Spyro 2: Gateway to Glimmer (o Ripto’s Rage) e Spyro 3: Year of the Dragon. Quella digitale, invece, siede a quindici (15) GB, che dimezza la capacità di una Nintendo Switch nuova di zecca: per fare un confronto, la versione per PlayStation 4 ne richiede almeno cinquantacinque (55) di GB, più del triplo.
Le preoccupazioni principali di questi tipi di port sono due: che colpi ricevono grafica e FPS pur di essere inscatolato in un contenitore di plastica o reso disponibile digitalmente. Tutto questo è oggi disponibile per Nintendo Switch; vediamo quindi che tipo di lavoro ha fatto Toys for Bob e se Spyro ha superato la doppia prova che i giochi ibridi sono chiamati a superare.
Quello che salta all’occhio non appena avviato il gioco è il vasto supporto linguistico che Activision ha avuto in serbo per le riaccese avventure del draghetto. Vale la pena di spendere due parole a tale riguardo: molti dev infatti limitano la scelta a due sole lingue perché le difficoltà di implementarne altre non è questione di un semplice cambio di sottotitoli – qui aggiunti con buona pace di molti giocatori che ne lamentavano l’assenza – ma di doppiaggio. Ascoltare i draghi del primo capitolo o il maldestro Hunter del secondo nel secondo, parlare in arabo, polacco fino ad arrivare allo svedese, è piuttosto raro nel panorama odierno, spesso “limitato” a un voice over in inglese. Questa ricchezza di idiomi è fonicamente audace e stimolante e va incoraggiata anche per scoprire altre lingue attraverso i videogiochi.
Una volta trovatici sul piccolo promontorio del Mondo degli Artigiani di Spyro the Dragon e dopo aver liberato il primo drago intrappolato nel cristallo da Gnasty Gnorc (non chiamatelo brutto), un primo responso visivo della versione Switch rivela una saturazione a cui l’occhio si abitua (ma che a volte ritorna), frutto di una grafica leggermente inferiore a quelle proposte da PS4 e Xbox One e con un motion blur da disattivare quanto prima nelle opzioni di gioco, in quanto la camera produce un fastidioso sfarfallio. Dopo aver fatto i dovuti test sui giocatori delle console concorrenti, Toys for Bob ha fortunatamente reso disponibile la facoltà di attivare e disattivare quest’effetto con una patch.
Il nido del drago
Niente per cui prendere torce e forconi: i mondi fantastici e i personaggi di Spyro sono rinati a vita nuova anche in questa versione Switch: Spyro dà il meglio di sé in modalità portatile, complice uno schermo ridotto anziché quello generoso della TV, dove viene resa più evidente una sporcizia di fondo che non permette di andare più in alto dei 720p.
Tolta dalla dock Spyro Reignited Trilogy appare subito più pulito, rivelando la modalità su cui Toys for Bob si è concentrata e dove ha giocato gli assi che aveva nella manica, puntando su ciò che distacca Nintendo Switch da tutte le altre console sul mercato: la portabilità. Siamo lontani dai 480p portatili di un’altra creatura Activision, Crash Team Racing Nitro-Fueled (dove tra l’altro Spyro si è aggiunto come corridore) ma da una nitidezza che lo proclama, forse, come il miglior modo di sperimentare la prima trilogia del draghetto viola su Nintendo Switch.
Per quanto riguarda la fluidità, invece, gli unici, puntuali momenti di lag che abbiamo riscontrato sono stati duranti i caricamenti dei singoli livelli, ogni qual volta entravamo con Spyro in un portale per approdare in un nuovo livello dove liberare draghi, guadagnare talismani o recuperare uova di drago. Si tratta di un paio di secondi in cui il gioco deve processare allo stesso tempo il conteggio delle gemme, la possibilità di muovere Spyro e fargli sputare fuoco e il caricamento del livello vero e proprio. Ovviamente, utilizzando il medesimo motore grafico per tutte le tre avventure le stesse qualità e difetti saranno riscontrabili in ognuna di esse, eccezion fatta per i naturali miglioramenti di gameplay. Un esempio sono i caricamenti, perfettamente uguali e che si attestano su una media d’attesa di 25 secondi a livello. Per andare e tornare da Antro Oscuro Switch impiega rispettivamente 30 e 23 secondi; 26 sono i secondi che passano per viaggiare dagli Artigiani ai Domatori; sempre 26 per il famoso Tree Tops e in Spyro 2 la musica non cambia: 28 secondi per Spiaggia del Sole.
La cura di quest’operazione che riporta Spyro Reignited Trilogy a fine decade degli anni 2000 al netto di questi singhiozzi è comunque lampante: ogni drago adulto nel primo gioco – la trama è quella liberarli tutti e arrostire Gnasty – è diverso dall’altro e, come nelle versioni prima di questa, esprimono al massimo il loro mondo di appartenenza, ora con tela e pennello se il drago fa parte del Mondo degli Artigiani e ora muovendo in aria delle carte da gioco con la sola forza del pensiero se è residente nel Mondo degli Stregoni.
Da Spyro the Dragon in poi è una continua esplosione di colori e livelli, passando per Spyro 2: Gateway to Glimmer (forse il capitolo più riuscito) dove il piccolo protagonista si vede costretto a rimandare le vacanze per fermare il dominio di Ripto e dei suoi scagnozzi ad Avalar fino ad arrivare a Spyro 3: Year of the Dragon che, in tempo per l’anno del drago in Cina nel 2000, vede il focus convergere sulle uova di drago, sparse nel mondo opposto a quello dei Draghi e fino a quel momento solo nelle mani dei celeberrimi ladri.
Le animazioni dei nemici e il restyling totale degli alleati, quasi irriconoscibili se confrontate con le loro controparti anni novanta, ci hanno sorpreso e incantato più volte dal numero di dettagli e dalla loro irriverenza, che consacrano Spyro e le sue avventure con Sparx come un ottimo titolo scacciapensieri per la scuderia di Nintendo Switch: fin dal primo annuncio Spyro Reignited Trilogy gridava Switch e portabilità da tutti i pori, agognando di strappare quei 10 minuti della giornata per ottenere un’altra sfera in Spyro 2, cercare altri tesori nel primo e completare passeggiata dopo passeggiata il gioco sbloccando aree molto speciali.
La mole di contenuti sempre in crescendo, tra sfere e altri personaggi giocabili e le migliorie dei tempi moderni, come l’aggiunta di una mappa per tutti e tre i giochi (prima disponibile solo su Spyro 2), insieme alla possibilità di viaggiare da un mondo (e da un livello) all’altro tramite il menu sono altri dettagli che hanno permesso alla trilogia su Switch di superare la prova pratica.
Infine, va ricordato che la colonna sonora è stata fedelmente riarrangiata dal compositore originale degli ex giochi Insomniac, il batterista dei Police Stewart Copeland, che restituisce a vecchi e nuovi giocatori di Spyro il platform di una volta, in eterno conflitto con un certo marsupiale arancione pur di strappare la medaglia d’oro come miglior mascotte.
Spyro è nato su PlayStation e oggi corre più libero che mai su Nintendo Switch. Divertente, colorato e un’ottima opportunità per iniziare qualcuno alla console ibrida di Nintendo, il draghetto purpureo convince con poche riserve ma più in modalità portatile che in TV, dove appare nitido e padrone di tutti i suoi riaccesi colori senza essere stravolto. Che si scelga di saltellare insieme alla sua fedele alleata libellula Sparx nel Mondo di Draghi o nel Regno di Avalar, Spyro regala tante ore di gioco, scenari fantastici ed emozioni dimenticate, come i Mondi omonimi del terzo capitolo. Un dono che, proprio come i draghi che Spyro salva dal cristallo, portano a dire in virtù della portabilità “grazie per averlo liberato”.
Pro
- Ora portatile (dove funziona meglio)
- Supporto a tante lingue, sottotitolate e doppiate
- Adatto a tutti
- È la trilogia di Spyro, inalterata ma rinnovata
Contro
- Grafica più sporca in modalità TV
- Un po' di lag durante i caricamenti
- La versione fisica richiede un download di 8.7 GB
- Motion blur di dubbia utilità (disattivabile)