SoulCalibur III – Recensione Soul Calibur III

The soul still burns

Il primo capitolo della serie di Soul Calibur uscì per Playstation nel 1996, con il nome di Soul Blade. Il titolo univa la giocabilità, l’immediatezza di Tekken (d’altronde la Software House è la stessa) e la tecnicità di Virtua Fighter; ma, a differenza di suddette serie, i lottatori disponevano di una vasta gamma di armi da utilizzare per massacrare il nemico. Il gioco fu grandemente acclamato e accolto dalla critica di settore come uno dei migliori picchiaduro per la defunta console Sony. La gloria della serie, però, era tutt’altro che defunta: tre anni dopo la Namco produsse un seguito per DreamCast, Soul Calibur, che riproponeva molti personaggi del capostipite e un sistema di combattimento pesantemente modificato, che a oggi è sconosciuto da molti per la poca popolarità della console che lo ospitava. Un modo per riscattarsi si ebbe con Soul Calibur 2, uno dei più grandi capolavori per PS2, che si rese famoso anche grazie al fatto che uscì per ogni console della "triade" Sony-Microsoft-Nintendo. Tre anni dopo la Namco torna con un terzo seguito. Ma l’anima brucia ancora?

"Behold my magnificence!" 

Seppure il secondo capitolo non riuscisse a sfruttare appieno le capacità grafiche della PS2, questo terzo capitolo si distingue per lo splendore di ogni minimo particolare. L’armatura di Nightmare risplende al sole, le piume di Olcadan ondeggiano leggiadre…la Soul Edge sbatte persino l’occhio! Da questo aspetto del gioco si capisce sicuramente quanta cura gli sviluppatori hanno messo in questo capitolo. Le animazioni non sono certo da meno,ma un picchiaduro che si rispetti non può essere altrimenti: le combo si concatenano e si susseguono con una naturalezza incredibile (anche se la loro lunghezza dipende ovviamente da quanto siete bravi nell’eseguirle). E’ inoltre presente un selettore per i FPS, quindi se possedete un televisore HD potrete godervi delle animazioni ancora più fluide.

A tale of souls and sword, eternally retold..

La trama del gioco ruota attorno a due spade: la Soul Edge, lama malefica mutaforma che esiste da quando l’uomo ha memoria; e la Soul Calibur, spada benefica creata per contrastare la suddetta arma malvagia. La Soul Edge è fortemente desiderata da coloro che hanno bisogno di un grande potere, anche se non per fini malvagi, ma essa rovina le esistenze di tutti coloro che ne entrano in contatto, impossessandosi delle loro anime e trasformandoli in semplici involucri che possano contenere la sua essenza. Dopo Soul Calibur 2, la Soul Edge ha abbandonato Siegfried, il suo attuale ospite, per animare un’armatura e manovrarla a piacimento: Nightmare. Ora il nostro eroe è in viaggio con la Soul Calibur, il suo unico unico scopo quello di sigillare per sempre la spada maledetta. Questa è la storia principale, ma le vicende che ruotano attorno alle spade gemelle sono tante quante i personaggi giocabili: tramite la modalità Anime e Spade, è possibile seguire la storia del proprio personaggio preferito, facendosi strada a colpi di spada fino alla battaglia finale.

Ready…FIGHT!

Come descrivere il gameplay di un picchiaduro? Picchiate il vostro avversario fino a quando la sua barra d’energia non si svuota. Come descrivere i duelli di Soul Calibur 3? Ci vogliono molte più parole. Innanzitutto, non è per nulla consigliabile continuare a premere come stolti il tasto attacco; occorre anche sapersi difendere alla perfezione: ecco quindi che ci vengono in aiuto i bloccaggi perfetti: premendo X al momento giusto, bloccherete l’attacco del nemico e lo stordirete per qualche secondo, guadagnando così il tempo di scatenare una combo potentissima proprio sulla sua faccia. Combinazioni che potrete concatenare a molte altre a seconda del vostro grado di abilità: se siete giocatori esperti, non vi sarà difficile fare fuori l’avversario in pochi secondi. Il sistema delle schivate è stato inoltre perfezionato: l’Eight Way Run aggiunge profondità a un sistema di gioco già abbastanza complesso, permettendovi di spostarvi a piacimento nelle ampie arene per preparare attacchi da scatenare sugli ignari (ma non completamente indifesi) avversari. E’ inoltre possibile sfruttare varie Posizioni: se una combinazione di pulsanti in un certa Postura porta il personaggio a sferrare un misero pugno, in un’altra può facilmente scatenare una potente stoccata. Sono inoltre presenti vari minigiochi e modalità extra; la modalità Cronistorie della Spada, ad esempio, è più simile a un GDR che ad un beat ‘em up vero e proprio, e come tale richiede l’uso di una buona dose di strategia, piuttosto che un disordinato button mashing.

And it shall smite the Earth often..

Nemmeno la longevità di SC3 è in dubbio: grazie alle numerosissime modalità extra vi terrà impegnati per un bel po’ (solo le Cronistorie della Spada portano via circa 20 ore). Sbloccare tutti i personaggi e le relative armi, inoltre non sarà un compito per niente facile, così come trovare i soldi per comprarle. Lo stesso discorso è applicabile al completissimo editor dei personaggi presente in questo capitolo: se intendete trovare le parti più pregiate per i vostri guerrieri personali e avere così a disposizione un monaco con collane ingombranti e spalliere acuminate e molto vistose (è solo UNA delle possibilità) vi toccherà faticare molto. Si tratta insomma di uno dei picchiaduro più lunghi per PS2, se non in effetti il più longevo in assoluto.

Welcome back to the Stage of History

Se state cercando un beat ‘em up di una certa profondità, ma che comunque sia accessibile anche a chi non abbia mai sferrati affondi virtuali, questo è sicuramente il gioco che fa per voi: da nessuna parte troverete personaggi altrettanto carismatici, storie più appassionanti e gameplay così divertenti come in questo capolavoro dalla Namco. Lasciate perdere Tekken, e abbracciate la via della Spada.

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