SoulCalibur II – Recensione Soul Calibur II
Soul Calibur II
La serie cambia titolo e da Soul Blade (Edge all’estero e nelle sale giochi) la si chiama ormai Soul Calibur, e se pensate che proprio quest’ultimo su Dreamcast è ancora considerato uno dei migliori picchiaduro di sempre, e rimane fisso tra i titoli con le votazioni e gli apprezzamenti più alti di sempre, non potete non farvi incuriosire da questo seguito. Seguito della storica saga che introdusse “le 8 direzioni di movimento” nel genere. Giunta una nuova generazione, dopo quattro anni, appare il secondo capitolo della serie (in realtà terzo) e sbarca vigorosamente su GameCube, PlayStation 2 e XBox.
Nightmare è un tuttuno con Siegfried, colui che cercò di sconfiggerlo
Trascending history and the world, a tale of souls and swords, eternally retold
Risuona lo storico “motto”, e i giocatori si apprestano a riprendere in mano le loro armi bianche. I conoscitori della serie una volta che si saranno gustati il filmato introduttivo e avranno udito il titolo del gioco “Soul Calibur Two”, saranno già trepidanti sulle sedie per vedere come si è evoluta la serie.
Una delle cose che spunterà subito all’occhio sarà il roster dei personaggi. Ebbene sì, ho deciso di iniziare col parlarvi di loro, anche perché è proprio con questo capitolo della serie che il cast subisce una piccola rivoluzione.
Ritornano vecchie glorie del passato, miti intramontabili, arrivano anche nuovi personaggi fissi e bonus, altri personaggi invece scompaiono, alcuni di essi per poi tornare, e molto altro ancora.
Partiamo col rassicurare i giocatori che già conoscono la serie, dicendovi chi delle vecchie glorie è tornato e chi purtroppo si è perso.
Tra coloro che si rifanno vivi, ci sono: Astaroth, Cervantes, Inferno, Ivy, Kilik, Maxi, Mitsurugi, Nightmare, Seung Mina, Sophitia, Taki, Voldo, Xianghua e Yoshimitsu. Fra questi tuttavia Inferno è il Boss finale e di conseguenza purtroppo non è giocabile.
Gli scomparsi non sono pochi, e non erano di certo degli sconosciuti. Scompaiono Hwang, Edge Master, Rock e persino Siegfried. C’è chi tra questi non è veramente scomparso, Hwang è stato sostituito dalla new entry Yun Seong e in più una grande parte del suo elenco mosse finisce in un nuovo personaggio Bonus, Assassins. E quindi sì, accade ciò che è accaduto a Fei Long che è stato sostituito nello scorso episodio da Maxi. Rock e Edge Master si ritrovano anche loro ad avere un sostituto, per Rock c’è il personaggio Bonus Berserker che ne eredita tutte le caratteristiche, per Edge Master arriva Charade. Ultimo citato fra gli scomparsi c’è il cavaliere Siegfried che scompare solo in questo capitolo perché trasformatosi e fusosi assieme alla Soul Edge divenendo il nuovo Nightmare.
Oltre ai nuovi Yun Seong, un dir si voglia “ladro”, e Charade, derivante dai frammenti della Soul Edge, arrivano anche: Cassandra, sorella di Sophitia, Raphael, spadaccino in fuga dalla famiglia, ed infine Talim, guidata dal vento.
Tra i Bonus, oltre ai già citati Berserker e Assassins compare anche lo storico Lizardman.
Se ritorniamo però a parlare di quel qualcosa di estraneo si parla delle Guest Stars. E’ proprio così che il secondo capitolo della serie diviene anche il primo, ma non ultimo, ad introdurre le Guest Stars.
Namco introduce nel complesso una Guest Stars per console. Su GameCube ritroveremo Link da The Legend of Zelda. Su PlayStation 2 da Tekken arriva Heiachi Mishima e su XBox arriva un inedito Spawn, eroe del fumetto creato da Todd McFarlane. La seconda Guest Stars presente in tutte le tre versioni del gioco è invece Necrid, anche questo un personaggio originale di Todd McFarlane creato appositamente per la serie e con la capacità di utilizzare un’arma la cui forma è sempre mutabile.
Le Guest Stars: Heiachi, Link, Necrid e Spawn
La nuova struttura di gioco
La struttura del gameplay è essenzialmente rimasta la stessa rispetto al capitolo precedente. Tutto si basa sull’uso di quattro tasti principali, due dediti all’arma bianca, di cui uno esegue i colpi in direzione verticale e uno in direzione orizzontale, mentre gli altri due tasti sono dedicati uno si calci e uno per le parate.
Per utilizzare solo quattro tasti, le infinite combinazioni fra questi e le direzioni, permettono di attuare tantissime mosse e sfruttano il vasto repertorio di tecniche di ogni personaggio, e i neofiti della saga ne rimarranno meravigliati.
Nonostante la struttura sia rimasta invariata, alcune particolarità del gameplay sono comunque state migliorate. Gli Ukemi sono stati totalmente ridefiniti e sono riconosciuti dal sistema in modo più esatto, le parate ad effetto sono ancora difficili da attuare ma il loro sistema è stato nettamente reso migliore. Infine le mosse elettriche, ovvero quelle che spezzano la difesa, sono cambiate solo per aspetto estetico e le mosse più potenti, quelle di fuoco, sono le stesse di sempre.
Il Soul Charge, d’altra parte, subisce un potenziamento per quanto spesso i giocatori tendano ad evitarlo, in quanto l’augment delle mosse attraverso questa carica risulta spesso lento. Un’altra nota và al sistema di ring-out che è stato ricalibrato, ma rimane comunque un elemento che giunge in aiuto a determinati personaggi rendendoli ostici da battere nelle arene più piccole.
Tornando in argomento di personaggi, l’elenco mosse dei principali è decisamente cresciuto per quantità. Alcuni personaggi hanno subito solo dei piccoli cambiamenti sotto questo aspetto, tuttavia, altri hanno subito una decisa rivoluzione, come Ivy o Nightmare (che propone mosse sia del vecchio Nightmare che di Siegfried, più alcune inedite), altri invece hanno subito solo un aggiornamento nell’esecuzione di vecchie mosse.
Il componente dell’arma rompibile, presente nello scorso capitolo, è una di quelle particolarità che qui scompare, e solo i conoscitori del predecessore potrebbero avvertirne la mancanza.
L’elenco mosse dei nuovi personaggi, comprese le Guest Stars, è anche questo qualitativamente elevato, quelli che forse danno più a desiderare sono i Bonus che risultano scarni nel loro complesso.
Il gameplay perde forse una piccola parte della veste tattica che manteneva con lo scorso capitolo, ma va a guadagnarci per velocità d’azione e immediatezza, ed il gameplay non disdegna comunque di farsi riconoscere per una certa profondità, che purtroppo si rivela solo dopo aver ben imparato a conoscere il sistema di combattimento.
La mossa che Ivy stà eseguendo su Mitsurugi è in realtà una presa, una delle più difficili da eseguire
Modalità di gioco e varietà
Per varietà di modalità, Soul Calibur II rimane uno dei capitoli più ricchi della serie. La modalità Arcade (ovvero la modalità Storia) è stata ridotta per quanto riguarda gli intermezzi, e l’assenza di filmati conclusivi o iniziali non farà molto piacere, ci si dovrà accontentare infatti di un solo intermezzo prima del Boss e di un finale in artworks.
Tra le altre modalità il Maestro di Spade, una modalità dove vi verranno proposte numerose sfide, e dove potrete sbloccare armi, arene, costumi, personaggi e tanto altro. Quest’ultima modalità è una delle più impegnative e da considerarsi una delle più riuscite in questo nuovo episodio.
Oltre alla modalità Survival e Time Attack, classiche del genere, vi sono le modalità a 2 giocatori. Oltre alla possibilità di scegliere ed editare nei limiti il Versus Standard e quello Speciale, si aggiungono le battaglie a più giocatori le Team Battle. La modalità è selezionabile anche in singolo, ma in entrambe i casi potrete effettuare un “otto contro otto”, dove vi sarà il cambio del personaggio solo alla morte di uno di questi, dove il primo verrà sostituito dal secondo e così via.
Oltre a queste vi è la classica modalità Allenamento, una delle più importanti e complete, che vi permetterà di imparare ad usare i vostri personaggi preferiti. Per finire la modalità Museo, dove sono raccolte immagini promozionali, artworks, finali dei personaggi e tante altre informazioni.
Per concludere la parte dedicata alle modalità di gioco, non si può non citare la parte dedicata alle statistiche, una delle più apprezzate dai voraci giocatori del gioco, dove si possono consultare le statistiche dei vostri personaggi per ogni modalità.
Soul Calibur II non ha solo tante modalità ma ha anche una buonissima varietà d’elementi che vi permette di apprezzare ancor più i vostri personaggi. II 25 personaggi utilizzabili hanno tutti due costumi ben definiti, e per alcuni di questi troverete il terzo costume, un’aggiunta graditissima. Oltre alla possibilità di scegliere il costume, vi è quella di scegliere fra le armi. Ogni personaggio può vantare un reparto di ben 12 armi selezionabili (la maggior parte da sbloccare), oltre a due armi senza effetti e una “Joke” (che ridicolizza il personaggio con strani effetti sonori), le nove rimanenti hanno degli effetti che nelle modalità Speciali potranno essere usate a vostro vantaggio. Un altro aspetto molto gradito è la grande varietà delle arene, che per quanto non vi sia alcuna propria interazione col personaggio, risultano comunque varie e impregnate d’atmosfera.
Nightmare Vs Voldo. Ma da dove viene Voldo? Dall’Italia!
Comparto tecnico
Il titolo gode di un comparto tecnico che per l’anno 2003 è uno dei migliori. La grafica è fluida e i modelli poligonali di arene e personaggi sono ricchi di particolari e di una bellezza straordinaria, presentando uno standard elevatissimo.
Poi gli effetti delle scie di luce che accompagnano le armi, come gli impatti e la fisica generale sono sicuramente ciò che si faranno notare da chi questo genere ben lo conosce.
Il comparto sonoro non è ai livelli di Soul Blade ma sicuramente alla pari di quello del suo predecessore. Il doppiaggio inglese è di alto livello, quanto effetti sonori e sincronia di questi; la colonna sonora invece ripropone solo alcuni vecchi brani e per la maggior parte ne aggiunge di inediti, e tutti di gran valore artistico.
La difficoltà delle varie modalità, è comunque selezionabile ad hoc nei confronti del livello del giocatore, e dove troverete le cose troppo semplici, basterà alzare il livello di questa. Si ricorda comunque che il bilanciamento dei personaggi non è ben calibrato, e alle volte potrete incontrare delle difficoltà con alcuni personaggi.
Parlando infine della longevità, per conoscere i personaggi ci si impiega sostanzialmente una buona parte di tempo, e per concludere il gioco con elementi sbloccati intorno all’80-90% ci si impiegano parecchie ore. Senza contare ovviamente delle grandi brezze che può regalare la sfida con un giocatore in carne e ossa. Nonostante ciò, se il titolo "non prende", e quelle volte che le sfide risultano più ostiche del previsto, lo scarso affiatamento col gioco e la frustrazione possono scoraggiare alcuni giocatori.
The legend will never die
Per quanto vi si esplichino le caratteristiche di Soul Calibur II, il provare con mano è la soluzione migliore per convincervi di ciò che questo picchiaduro all’arma bianca è in grado di fare ed è in grado di dare.
Tante modalità, un comparto tecnico ben definito e tante cose da scoprire su una delle saghe di picchiaduro migliori di sempre.
I conoscitori della serie si troveranno comunque di fronte a un capitolo che non soddisferà totalmente le loro aspettative, e per quanto la mancata innovazione non dia poi molto fastidio, alcune scelte di casting ed altre prese nelle modalità non saranno poi considerate da questi eccezionali. Coloro che invece si trovano davanti per la prima volta la serie, ameranno questo titolo alla follia; si tenga in considerazione comunque che anche qui il gusto conta più della critica, e quindi non tutti ameranno l’uso delle armi, preferendo forse di più le belle “scazzottate”.
Non c’è infine modo migliore di concludere questa recensione, se non con l’intramontabile “ The legend will never die ”.