Sonic Forces – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Sin dai tempi delle prime console l’industria dei videogiochi ha capito quanto fosse importante identificare una specifica generazione con una o più mascotte al fine di fidelizzare gli utenti. Ben prima che Lara Croft, Crash Bandicoot e Spyro accompagnassero l’incredibile successo commerciale della prima PlayStation, il mercato videoludico era tendenzialmente solo rosso o blu: da una parte Super Mario, il paffuto idraulico di Nintendo, e dall’altra Sonic l’irriverente porcospino di SEGA.

Ad anni di distanza non siamo poi tanto lontano da quel mondo: anche senza una console da supportare, Sonic Forces mira a rilanciare l’immagine di Sonic e del suo nutrito party di comprimari. Inutile dire quanto fossimo speranzosi verso questo titolo che, seppur in grado a tratti di divertire, non regge il confronto con la concorrenza e si dimostra in grado di ritagliarsi un posto soltanto – e speriamo perlomeno – nel cuore dei fan più nostalgici.

Sonic Forces

Un rubino per domarli tutti

La storia dell’unico anello – sebbene nel mondo di Sonic gli anelli di certo non manchino – era già abbastanza inflazionata e approfondita dal recente L’Ombra della Guerra: per questo motivo il Sonic Team ha probabilmente deciso di focalizzarsi sulle pietre preziose, memore degli smeraldi del caos da sempre tanto cari al malvagio Dottor Eggman. L’avventura si apre in modo atipico: forte del potere del rubino fantasma, una nuova gemma che dona la capacità di manipolare la realtà, il tenebroso Infinite e il Dottor Eggman sconfiggono Sonic e lo imprigionano nello spazio, prendendo in pochi mesi il controllo del mondo.

Questo espediente è l’apripista della vera novità di Sonic Forces, ovvero la presenza del giocatore all’interno del mondo di Sonic con il proprio avatar: prima di gettarsi nell’azione è necessario creare il proprio avatar scegliendo un animale, alcuni capi di vestiario e i principali tratti somatici. Con il proseguo dell’avventura, alla fine di ogni livello si potranno sbloccare nuovi costumi e – letteralmente – centinaia di possibilità di personalizzazione. L’avatar così creato (e di volta in volta modificato a piacere) interagirà con gli altri personaggi partecipando attivamente nella trama e, ovviamente, giocando un ruolo fondamentale nella sconfitta di Eggman.

Sonic Forces

A livello narrativo il gioco non propone nulla di memorabile: buoni sentimenti, eroismo e amicizia sono come sempre il fulcro della trama, che sebbene in titoli di questo genere possa essere relegata sullo sfondo, con qualche piccolo accorgimento avrebbe potuto fare la differenza. Un peccato che nei momenti più epici, come quello che vede Knucles lanciare all’attacco l’esercito contro le armate di Eggman, il plot narrativo presenti la semplicità di un cartone animato per bambini.

Il lato positivo di una storia così semplice è la facilità con la quale siano stati inseriti tutti i comprimari della serie: dal Classic al Modern Sonic passando per Metal, Shadow e Silver, senza dimenticare Tails, Knukles, Amy, Rouge e ovviamente il Dottor Eggman e tutte le sue strampalate creazioni. I fan ritroveranno vecchi e nuovi amici, scoprendo la piacevole aggiunta di far parte in prima persona del cast con il proprio avatar, probabilmente l’unico elemento davvero curato di questo Sonic Forces.

Riflessi o memoria?

Sonic Forces ha un duplice obiettivo: da un lato c’è l’evidente tentativo di modernizzare il gameplay per adattarlo agli ambienti tridimensionali e alla spettacolarità oggi tanto richiesta dalle nuove generazioni; dall’altro lato c’è la volontà di strizzare l’occhio ai (pochi rimasti) fan fedeli al porcospino, ammiccando ai fasti del passato e focalizzando buona parte dell’esperienza in game sulla personalizzazione del proprio avatar virtuale. Questo secondo aspetto, come abbiamo già sottolineato, è l’unico a essere sviluppato in modo preciso (quasi maniacale) all’interno del gioco: il completamento di ogni livello, comprese le missioni e le sfide secondarie, aggiunge numerose possibilità di personalizzazione, unico elemento che invoglia a ripetere le missioni rincorrendo i punteggi migliori, aumentando virtualmente la longevità dell’avventura principale, che per la sua natura “action a tutta birra” si conclude in circa cinque ore di gioco.

Il gameplay cerca di coniugare il meglio del mondo bi e tridimensionale, alternando momenti in cui saltare da una piattaforma all’altra a fasi in cui sfrecciare lungo i percorsi, con la telecamera alle spalle del protagonista. Quando utilizzeremo l’avatar da noi creato, questi avrà a disposizione un wipo, un’arma/rampino dalle molteplici funzioni, personalizzabili dal menu di customizzazione del personaggio: si potrà scegliere di sparare fiamme o fulmini, di rallentare i nemici o addirittura di trasformarli in blocchi pieni di anelli, per uno stile di gioco quanto più vicino alle proprie esigenze. Peccato però che questa possibilità snaturi completamente lo spirito del Sonic più puro, tradizionalmente fatto di corse sfrenate, salti e palle di aculei: in alcune fasi del gioco il rampino rende l’esperienza più simile a un gioco di Batman, per non dire che l’impossibilità del nostro avatar di fare la classica palla rallenta inevitabilmente la fluidità dell’azione. Aggiungeteci che il tasto adibito all’utilizzo dell’arma risponde con un leggero ritardo e capirete il titolo di questo paragrafo, scelto per evidenziare come lanciati a folle velocità sia impossibile contare sui propri riflessi: per raggiungere indenni la fine dei livelli è più utile memorizzare la posizione di nemici e ostacoli in un processo di trial and error a tratti frustrante.

È quindi con un po’ di amarezza che ci ritroviamo ad ammettere come – fatta eccezione per un paio di boss fight divertenti che richiamano Spiderman Unlimited – le sessioni di gioco più riuscite e divertenti siano quelle che richiamano i livelli dei primi tre Sonic per Sega Mega Drive: veloci, divertenti, coloratissimi e, soprattutto, fluidi come un Sonic the Hedgeog dovrebbe essere. I momenti tridimensionali ricordano a tratti le piste futuristiche di Sonic R, con la differenza che il racing game uscito su Sega Saturn nel 1991 riusciva a essere più ispirato, spassoso e rigiocabile di Sonic Forces. Non vorremmo essere così lapidari, ma dopo il discreto successo di Sonic Mania era lecito aspettarsi che un gioco direttamente sviluppato dal Sonic Team facesse faville, per questo non possiamo permetterci di chiudere un occhio su scelte di gameplay (come i frequenti quick time event durante le corse 3D) che inevitabilmente allontaneranno altri fan dal brand.

Sonic Forces

Colorati orizzonti, colorate distrazioni

Il comparto tecnico di Sonic Forces subisce i compromessi legati a qualsiasi titolo multipiattaforma, difendendosi comunque bene e mantenendo un alto livello con alcuni (rari ma presenti) spunti di eccellenza. Nonostante il framerate di 30 FPS su Nintendo Switch richieda qualche compromesso, siamo dell’idea che sulla semi-portatile Nintendo l’esperienza visiva di Sonic Forces sia migliore rispetto alle altre console: per la recensione abbiamo giocato su Playstation 4, e su grande schermo la sensazione è di un comparto tecnico sì curato, ma che avrebbe potuto offrire di più oltre alla massima fluidità.

L’elemento più d’effetto del gioco è l’azione sullo sfondo: sia in due che in tre dimensioni si sprecano i campi lunghi, con le gigantesche macchine di Eggman che distruggono il paesaggio e si avvicinano inesorabilmente fino a giungere in primo piano. Allo stesso modo, i remake dei livelli storici respirano ventate di aria fresca, con elementi animati e colori sgargianti che finalmente rendono giustizia al lavoro svolto dal Sonic Team.

Sonic Forces

Purtroppo la velocità dell’azione costringe a concentrarsi sul personaggio e sui nemici, per cui è quasi più piacevole godersi Sonic Forces da spettatore che da giocatore attivo. Quest’ultimo rischia di perdersi nella maestosità del mondo di gioco, talmente ricco da distrarre e portare a morte certa quando un nemico o un ostacolo si confondono con lo scenario.

Interessante e senza lati negativi, invece, il comparto audio: menu e dialoghi sono interamente localizzati in italiano con le voci già conosciute nei cartoni animati di Sonic, con una cura che a questo punto non ci saremmo aspettati. Gli effetti sonori sono ben calibrati, con il giusto sapore nostalgico dal rumore dell’attacco caricato o del salto del classic Sonic nelle sessioni in 2D. Allo stesso modo, le musiche soddisfano tutti i gusti: dalla techno in stile Wipeout al Power Metal giapponese, senza ovviamente dimenticare i classici temi di Green Hill o Mystic Jungle, Sonic Forces mette a disposizione un catalogo di tutto quanto si sia sentito in decenni di corse in compagnia del Porcospino blu.

Sonic Forces


Sonic Forces aveva tutte le carte in regola per riportare in auge il porcospino blu di SEGA, riducendo le distanze nello storico scontro con Nintendo risalente ai tempi d’oro delle console nipponiche. Peccato che il Sonic Team abbia perso questa importantissima occasione di sfrecciare alla velocità del suono, scivolando rovinosamente al suolo senza scuse mentre quel gran pezzo di idraulico di Mario si ritrova protagonista di uno dei giochi più belli di questa generazione. La grande personalizzazione dell’avatar è uno dei pochi pro degni di nota che, unito alla spettacolarità dei fondali e alla nostalgia legata al remake di alcune zone cult della saga, intratterrà piacevolmente i fan più fedeli. Sonic merita un ben diverso trattamento e siamo i primi a sperare che un giorno sarà protagonista del gioco che farà avvicinare le nuove generazioni ai suoi appuntiti aculei blu. Purtroppo, quel giorno non è oggi.

6.8

Pro

  • Milioni di combinazioni per creare il proprio avatar
  • Graficamente colorato ed estremamente fluido
  • Il gameplay 2D nel remake dei vecchi livelli procura lacrime di nostalgia

Contro

  • Alcune velocità esagerate rovinano il gameplay
  • Bellissimi sfondi animati, ma che a volte confondono
  • Il Sonic Team era in dovere di sviluppare un gioco di ben altro livello
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