Solarix
Solarix sviluppato da Pulsetense Games, team alla sua opera prima che si sta specializzando nell’utilizzo dell’UDK (il kit di sviluppo dell’Unreal Engine 3), ha alle sue spalle una campagna kickstarter che non ha raggiunto il finanziamento sperato e, infine, una distribuzione da parte di KISS ltd, veterano publisher indie, tramite Steam al prezzo di 19,99€. Si tratta di un survival horror dai risvolti psicologici in prima persona e dalla forte componente stealth che subisce molteplici influenze da titoli come System Shock 2, passando per Thief e Dead Space, fino a giungere al più recente Alien Isolation, per l’ambientazione. Riuscirà a emergere in un panorama videoludico in cui muovere i primi passi ed emergere sta diventando sempre più arduo per dei giovani sviluppatori? Scopriamolo in questo nostro racconto di Solarix.
Omaggio o plagio?
Alla base dell’opera dei Pultense Games c’è una dichiarata ispirazione a un pezzo della storia videoludica della prima metà anni Novanta: System Shock 2. Un titolo molto innovativo per l’epoca in quanto univa elementi rpg (assenti in Solarix) a una classica interfaccia da FPS. Per chi è stato fan dell’atipico sparatutto di Irrational Games e Looking Glass Studios l’ispirazione, però, potrebbe essere fraintesa con l’aver attinto a piene mani dalla trama del titolo pubblicato, all’epoca, da EA.
In Solarix impersoneremo Walter Terrence, un ingegnere elettrico della compagnia che dà il titolo al gioco Pulsetense, apparentemente l’unico sopravvissuto di un’epidemia imperversata sulla piattaforma in cui è ambientato il titolo, a causa di un esperimento finito male. Al risveglio nel suo alloggio, ovvero l’inizio immediato del gioco che comincerà senza alcuna voce di sorta, l’intelligenza artificiale AMI inizierà a guidarci in un viaggio per la base, per oscuri corridoi evitando di farsi scoprire, sfruttando le ombre all’aperto, per raggiungere infine degli obiettivi che diventeranno più chiari con l’andare avanti della storia. Passare inosservati sarà fondamentale onde evitare di essere localizzati dalle squadre di “pulizia” sguinzagliate dalla corporazione Solarix al fine di cancellare le prove del proprio fallimento. I nostri nemici saranno dunque dei soldati, ma non mancheranno sorprese anche se la loro varietà sarà alquanto esigua.
Il tentativo di salvarsi e salvare i pochi superstiti grazie a una cura segnalataci da AMI, porterà Walter a interagire con pochi altri personaggi come ad esempio Betty (una misteriosa donna che si intromette nelle nostre comunicazioni) e la vera nemesi del gioco: E.Y.E. – un’intelligenza artificiale che intende propagare il virus al di fuori della base. Questi sono gli elementi che ricordano da vicino (un eufemismo per non dire riscrittura) le vicende di System Shock 2 e che si riveleranno ai nostri occhi tramite monologhi dei nostri interlocutori, con il nostro Walter votato al silenzio, scambi di e-mail leggibili nei terminali e tramite l’ascolto di audio-log localizzabili negli ambienti di gioco.
Uno stealth game atipico, a dir poco
Se risulta difficile parlare in modo approfondito della trama di Solarix, addentrarci nella descrizione delle meccaniche di gioco sembra ancora più arduo. Intendiamoci, l’intento stealth all’interno di un titolo survival horror è davvero lodevole perché rende il livello di sfida più alto e appagante. Purtroppo, però, incontriamo il primo dei numerosi problemi legati al titolo Pulsetense: la componente stealth sembra piuttosto forzata e costringerà il giocatore a lunghi spostamenti, chinati, cercando di evitare la luce. L’alternativa sarà naturalmente il combattimento che sembrerà praticamente impossibile, soprattutto nelle prime fasi di gioco, in quanto l’esiguo numero di proiettili e la resistenza folle dei nemici ci precluderanno questa via. Sgattaiolare alle spalle e colpire (attenzione: bisogna essere precisi) alla testa, con una sorta di taser sarà il metodo migliore per eliminare velocemente il nemico di turno anziche cercare di aggirarlo sparando alle possibili fonti di luce o abbatterlo scaricando tutte le nostre munizioni. Il secondo problema del titolo è direttamente collegato ai nostri nemici in quanto l’IA risulta molto lacunosa, soprattutto quando verremo scoperti: la corsa folle del nemico, il quale non tenterà di raggiungerci in altro modo se non nel più rapido, si concluderà spesso e volentieri una volta raggiunto l’angolo buio a una distanza di sicurezza con il nemico che perderà interesse verso di noi e tornerà sui suoi passi o, peggio, bloccandosi in qualche angolo dei fondali. Inoltre i nostri nemici seguiranno dei percorsi prestabiliti e abbastanza standard, rendendo la fase stealth piuttosto monotona, tranne in caso di brusche corse per acciuffarci a suon di pugni o scariche di mitra impossibili da scansare.
I bug non mancano, purtroppo, con collisioni poligonali e momenti in cui senza alcuna plausibile motivazione ci ritroveremo impossibilitati a camminare (soprattutto in scale o salite) senza cambiare postura o tentare qualche avventato salto per sbloccarci. L’interfaccia per fortuna si dimostra snella con una barra della salute e un riquadro che ci indicherà quando saremo visibili o al sicuro nell’oscurità, infine vedremo l’arma o il tool in uso. Per quanto riguarda i menù di gioco avremo, invece, il classico inventario, un elenco degli obiettivi e una mappa piuttosto generica. Tralasciando dunque le fasi di combattimento\stealth non abbiamo trovato per niente appaganti gli “enigmi” che si susseguiranno nei diduci capitoli (differenziati dai caricamenti al superamento di certe zone) di Solarix, tutti volti alla ricerca di un chiave, un codice o un terminale da “hackerare” per proseguire nella nostra disperata fuga. Molto più interessanti sono gli oggetti e armi a nostra disposizione, recuperabili durante le fasi di gioco: Storditore, Pistola, Fucile e i due strumenti per Hacking di porte e Firewall oltre all’immancabile Torcia. Proprio gli strumenti di hacking sono una feature interessante anche se il loro utilizzo sarà limitato all’attesa del raggiungimento dello 0% nella percentuale di bypass con conseguente sbloccaggio della porta, del terminale o spegnimento di torrette. Osando di più e inserendo anche un minimo grado di difficoltà con dei puzzle per risolvere l’hacking, come abbiamo visto in tanti titoli blasonati, ci saremo trovati di fronte a un titolo molto più ricco e interessante.
UDK
A livello grafico si nota l’utilizzo dell’Unreal Engine 3 che restituisce, anche se al di sotto delle sue possibilità, una buona resa con ambienti e modelli abbastanza curati. Mancano effetti particellari quali esplosioni o i più semplici raggi laser che sono resi in modo un po’ retrò, forse per omaggiare il titolo da cui Solarix trae la maggiore ispirazione. Riguardo al sonoro non possiamo lamentarci anche se spesso il silenzio la farà da padrona, intervallato da rumori inquietanti, rendendo l’atmosfera inquietante e giovando all’intento horror del titolo. I colori rugginosi e sporchi degli ambienti, sempre in penombra, saranno poi alternati dalle zone più tecnologiche in cui lo sferragliare di luci e terminali renderanno una scenografia scientifica piuttosto credibile.
Gli ambienti inoltre si dimostrano ben curati ma privi di interazione, salvo alcuni oggetti inutili ai fini del gameplay come scatole, ingranaggi o affini: tentare di lanciarli non servirà a distrarre l’assente IA dei nostri nemici. Rimane dunque quell’amaro in bocca per la mancanza di particolari, interagibili e non, che avrebbero arricchito in maniera decisiva gli ambienti di gioco. Solarix ha un discreto doppiaggio sia dei protagonisti sia dei soldati nemici che avranno delle frasi standard, in numero davvero limitato, che reciteranno tra sé e sé mentre compiono la loro ronda: inutile dire che le loro movenze “strane” e questa sorta di schizofrenia li renderà davvero inquietanti.
[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”signoff”]Giunti alla conclusione di questa recensione che altro possiamo dire? Solarix ha tutte le carte in regola per definirsi un’occasione mancata e un abbozzo di un bel prodotto. Apparentemente dunque è un titolo da scartare completamente per via di una serie di bug, difetti e, in generale, mancanze per un gioco rilasciato nel 2015. Ottiene invece la sufficienza perché, alla fine dei conti, se siete dei giocatori che amano la sfida e non si arrendono alle prime frustrazioni, troverete nel titolo Pulsetense un valido intrattenimento, con momenti inattesi di ilarità a causa dei bug, per le circa 6-8 ore di gioco a livello normale e un’interessante storia, raccontata in modo originale ma parecchio “ispirata” a System Shock 2, la quale merita di essere scoperta o, se vogliamo, riscoperta.[/signoff]