Slain: Back From Hell – Recensione
A seguito di un lancio decisamente tiepido avvenuto nel marzo scorso, Andrew Gilmour ci riprova con Slain: Back from Hell, una riproposizione in versione accuratamente aggiornata e rifinita di Slain, costruita ad hoc sul riscontro non particolarmente positivo ricevuto dal titolo originale di cui lo sviluppatore ha saputo diligentemente fare tesoro. Sarà riuscito Gilmour a salvare la sua creatura dagli inferi della mediocrità prima che ne fosse completamente inghiottita, per consacrarla invece alla gloria eterna del Valhalla?
In Slain: Back from Hell vestirete i panni di Bathorin, un’entità ultraterrena in qualche modo incaricata di proteggere un non meglio specificato regno gotico nel quale si svolge il racconto. Costretti ad abbandonare il sonno secolare da uno spettro che vi metterà al corrente del pericolo che serpenteggia malevolo tra queste oscure lande, verrete catapultati dalla tomba direttamente all’inferno della battaglia per ristabilire l’ordine, ça va sans dire, a suon di mazzate.
L’impostazione è quella di un classico action platform con sporadici accenni puzzle, nel quale vi troverete a fronteggiare orde di nemici, schivare trappole e saltare di piattaforma in piattaforma in una serie di livelli separati tra loro e ai quali accedere, secondo un determinato ordine, attraverso un hub centrale. In Slain si muore, molto, come va di moda ultimamente: si muore nel tentativo di capire quale sia il tipo di attacco più adatto alla situazione, la lunghezza di un salto, il pattern di un nemico; si muore, alle volte, semplicemente per apprendere che in un punto specifico c’è una trappola di cui non vi sareste accorti altrimenti. Ad ogni “YOU’VE BEEN SLAIN”, che campeggerà sul vostro monitor successivamente a una delle orribili e violentissime di tante morti, avrete la possibilità di ricominciare velocemente dall’ultimo checkpoint attivato come nel più classico dei trial and error, perseverando (spesso con tempi abbastanza lunghi) nel tentativo di superare una determinata sezione fino al checkpoint successivo.
Se inizialmente il level design, indubbiamente fondamentale in questo tipo di gioco, risulta estremamente curato e ragionato, proseguendo tra i livelli si denota un calo nella qualità della progettazione degli stessi, quasi che lo sviluppatore si sia improvvisamente stancato di ponderare con cura la posizione di piattaforme, leve e nemici e avesse scioccamente e sciattamente optato per una serie di corridoi sovraffollati di mostri di ogni sorta.
In questa versione migliorata di Slain i controlli si dimostrano decisamente più fluidi e reattivi di quanto non fossero nella release originale: muovervi e picchiare fendenti con il vostro barbuto alter ego risulta decisamente più piacevole e naturale. Il sistema di combattimento prevede un attacco principale all’arma bianca – una combo dalla potenza offensiva gradualmente maggiore ad ogni colpo se premuto in rapida successione – e un attacco caricato particolarmente distruttivo, da scatenare trattenendo e rilasciando al momento giusto l’apposito tasto.
Sono inoltre previsti un attacco arcano a lungo raggio (anch’esso di potenza differente in base al tempo di pressione del tasto e disponibile previo caricamento dell’apposita barra) e un pulsante per la parata. Quest’ultima, benché non particolarmente efficace per assorbire colpi senza subire danno, risulta invece fondamentale per una delle meccaniche più interessanti e divertenti da utilizzare all’interno del gioco: se utilizzata al momento giusto, avrete a disposizione una piccola finestra di fotogrammi per portare a segno un contrattacco estremamente efficace, che vi permetterà tra l’altro di recuperare energia da spendere per gli attacchi magici. Questa sorta di visceral attack à la Bloodborne può essere innescato, inoltre, attaccando il nemico durante una breve animazione di stun che potrete indurre rispedendo al mittente, attraverso colpi dal tempismo perfetto, almeno un paio di proiettili lanciati dei vostri avversari. Padroneggiare alla perfezione tutte queste tecniche diverrà presto fondamentale per sopravvivere ai diversi dungeon che vi troverete a ripulire e tornerà particolarmente utile nelle Boss Battle.
Slain: Back from Hell fa sicuramente della sua cifra stilistica estremamente peculiare – riferita ad un particolare immaginario fatto di band metal dai loghi indecifrabili, mitologia norrena, tomi di Dungeons & Dragons e chiese bruciate – il suo più grande punto di forza. La grafica è costruita attraverso una pixel art ricchissima di dettagli ibridata a modelli 3D pre-renderizzati che ricordano i primi Diablo e a ottimi effetti speciali, con degli effetti luce e particellari utilizzati in maniera estremamente intelligente ed efficace. Un plauso va dunque allo sviluppatore che è riuscito nell’intento di far convivere egregiamente tutti questi elementi, che pur svelando in qualche modo la natura “homemade” del titolo riescono a restituire una resa visiva coerente, interessante, ma soprattutto estremamente efficace e funzionale all’atmosfera complessiva di Slain: Back from Hell, pregna di tutti quei riferimenti estetici e culturali di cui abbiamo già fatto cenno.
Per quanto riguarda il comparto audio, se da una parte gli effetti sonori svolgono decentemente il loro dovere, dall’altra la colonna sonora, salvo rare eccezioni, risulta abbastanza deludente: spesso pervasa da una monotonia di fondo che non fa altro che sottolineare la natura ripetitiva intrinseca nel gameplay del gioco stesso, rende l’esperienza complessiva abbastanza tediosa. Un vero peccato per un gioco che fa dell’essere metal il suo più grande punto di forza.
Non vi è dubbio alcuno sul fatto che Gilmour sia riuscito a dare al suo gioco la forma che meritava – e che probabilmente avrebbe dovuto avere – fin dal principio. Se amate i giochi in cui l’elevato livello di sfida e la possibilità di morire decine se non centinaia di volte non vi spaventano ma, anzi, stuzzicano il vostro lato più perverso, Slain: Back from Hell non vi deluderà. Lo stesso vale per chiunque possieda almeno un disco di qualsiasi band metal nord europea. Per tutti gli altri Slain: Back from Hell potrebbe invece rivelarsi un titolo abbastanza difficile da digerire, ripetitivo e in parte di cattivo gusto. Più o meno come il Black metal, insomma.
Pro
- Visivamente eccelso
- Non uno ma dieci passi avanti rispetto alla release originale
- Sistema di combattimento elaborato e divertente
Contro
- A lungo andare ripetitivo
- Qualità del level design in caduta libera dopo la prima metà di gioco
- Perchè non inserire una modalità Boss Rush?