Skully – Recensione
Vi ricordate il “Zitto e nuota” di Dory de “Alla Ricerca di Nemo“? Ecco, se potessimo sintetizzare al meglio il feel di Skully, il platformer di Finish Line Games e pubblicato da Modus Games su PlayStation 4, Xbox One, PC e Nintendo Switch, sarebbe qualcosa di molto simile: “Zitto e rotola“.
Git Gud
Dal trailer un po’ si evince, Skully è prima di tutto un platformer ed è logico partire proprio da questo elemento. Il titolo di Finish Line Games inizia con una brevissima cutscene che, con poche immagini, vede un teschio spiaggiato prendere vita, o, più che altro, forma, e crea il pretesto per dare al giocatore una buona quantità di libertà: libertà di capire le meccaniche di gioco, libertà di capire come il piccolo teschio, Skully appunto, si muova e reagisca agli input.
Già in queste prime fasi si inizia a notare uno dei principali difetti del gioco, qualcosa che un po’ si lascia correre ma che, livello dopo livello, va ad esacerbarsi tanto da interrompere il godimento delle sezioni più avanzate.
Skully infatti si muove per “momento di forza”, una scelta che idealmente poteva essere interessante e coerente dal punto di vista del character design ma che risulta poco lungimirante, soprattutto nel contesto di un gioco multi-piattaforma che, chiaramente, non prende in considerazione tutte le piattaforme su cui è disponibile. Skully è incredibilmente “pesante” da muovere e si alterna fra inerte e iper-sensibile, difetto che, di nuovo, sarebbe fastidioso ma di limitata azione con un sistema di checkpoint più generoso; qui invece ogni errore di considerazione degli spazi vi costerà caro, dato che Skully cadrà nel vuoto, o nella lava, o nell’acqua, e dovrete ricominciare da diversi minuti prima.
Prepare to die… a lot
Se i primi livelli sono lineari e mantengono relativamente basse le pretese del giocatore, presto ci si troverà a dover gestire l’inerte Skully in mezzo a fiumi di lava che ci inseguono, piattaforme in movimento e nemici piuttosto aggressivi. Qui il titolo mostra completamente il fianco, sanguinosa somma e decantazione di tutta la frustrazione di ogni salto sbagliato fino a quel momento o di ogni curva presa troppo coraggiosamente: morirete, spesso, e in modo a volte fin troppo frustrante.
Una davvero pessima gestione dei checkpoint, già citata poco sopra, è ennesimo bastone fra le ruote dell’esperienza: rifare intere sezioni per un salto sbagliato non restituisce che insoddisfazione e rabbia, anche a fronte di caricamenti incredibilmente veloci.
Profondità
Un altro degli aspetti che più minano al godimento generale di Skully è la gestione degli asset, più specificatamente il loro caricamento e la rendering distance anche e soprattutto su una piattaforma “limitata” come Switch.
Per quanto provato e recensito sulla console Nintendo, abbiamo potuto confrontare diverse sezioni di gameplay su più piattaforme: se in parte su Switch possono (ma non dovrebbero) essere giustificati i fondali molto sfocati e la relativa difficoltà della telecamera a “star dietro” al giocatore, analoghi difetti diventano meno accettabili quando le si ritrova su piattaforme ben più performanti, come PlayStation 4 e Xbox One.
Queste sono fin troppo chiara conferma delle larghe ma limitanti pretese del titolo, forse nuovo segno di scarsa visione d’insieme: la scelta di una singola piattaforma target avrebbe potuto da un lato facilitare il lavoro a livello produttivo, dall’altro permesso alcune migliorie grafiche ad un titolo già fin troppo “scarno” come identità e rappresentazione a schermo.
Uno, nessuno… e tre
Il mondo di Skully è sicuramente variopinto e diversificato, con biomi che, per quanto ristretti a livello esplorativo, offrono una buona varietà visiva e cromatica: oceani, nuvole, vulcani e foreste infuocate fanno tutti parte di un mondo che può essere sì taciuto di eccessiva linearità nei confini ma che è sicuramente un world design ispirato, per quanto non egregiamente realizzato. Come da tradizione in un platformer è l’ambiente stesso l’enigma da risolvere, l’ostacolo da superare, e cosa può un piccolo teschio di fronte all’aggressiva natura del mondo in cui si ritrova a rotolare?
Poco, forse niente. Proprio per questo vengono in suo aiuto delle trasformazioni a cui Skully può sottoporsi, una a scelta fra tre, tutte interessanti ma, come molto altro di questo titolo, superficiali: se un grosso Golem-Skully può abbattere i nemici e creare piattaforme, uno Skully-Cervo ci permette salti più efficaci, mentre una terza forma ci dà slanci in lungo davvero memorabili. Gli enigmi ambientali purtroppo non reggono il tiro e raramente ci troveremo con più di un modo per superare la sezione, cosa che rende il tutto un po’ insapore e troppo su rotaia.
Skully è un titolo che fin dal trailer sembra promettere scanzonatezza e divertimento, ma che nella realizzazione mostra diverse mancanze: il movimento del nostro alter-ego è approssimativo e fin troppo sensibile ai cambi di direzione, soprattutto su Nintendo Switch; lo scheletro narrativo esiste solo come pretesto e non ha particolare spessore; le 3 forme che il protagonista può assumere sono di simpatico design ma che offrono scarsa varietà di utilizzo e applicazione a livello di gameplay. Siamo sicuri che questi risultati siano frutto di una limitatezza a livello di concept, ma confidiamo che alcuni degli aspetti più problematici potevano essere risolti con una miglior e più opinata selezione della piattaforma target. Skully è quindi un titolo inaspettato, ma che forse mostra la miglior versione di un’idea leggermente monca già di suo.
Pro
- Gli ambienti sono vari e ben distinti
- L'inclusione delle diverse forme di Skully è benvenuta...
Contro
- ... ma non in grado di variare il gameplay
- Muovere il personaggio è un incubo
- Il sistema di checkpoint è troppo punitivo