Silent Hill: Origins – Recensione Silent Hill: Origins
Il viaggio nella città della Nebbia torna al principio
Era il 1999 quando la Konami, nel tentativo di proporre una valida alternativa a alla nota saga di casa Capcom, vale a dire Resident Evil, marchio più vecchio di 4 anni e già padrone della scena essendo pressochè l’unico titolo del genere degno di nota, rilasciò sul mercato la nuova frontiera del rterrore: Silent Hill. KCE riuscì a creare un videogioco di fattura maggiore, dato che preferì alle atimosfere tipiche di Resident Evil opprimenti ambientazioni claustrofobiche nonchè l’attenta analisi di una trama alquanto complessa. Col passare degli anni siamo stati abituati da Konami a miglioramenti e trame ancora più intricate con il progredire delle tecnlogie dell’intrattenimento videoludico: vedere Silent Hill 2 e la dura vicenda di James alla ricerca della sua amata nella città della nebbia del 2001, oppure del due anni più tardo terzo capitolo con le rivelazioni che s’andranno a posare sulle spalle di Heather, passando per il quarto capitolo del 2004 sulla storia di Henry Townshend, intrappolato nel suo infernale appartamento. Prima di arrivare al quinto episodio previsto su PS3, quindi, la Konami ci presenta un prequel al primo capitolo che diede il via a questa serie ormai colossale: cosa accadde davvero a Harry Mason prima dell’incidente che lo portò a perdere le tracce della figlia Sheryl? Arriva quindi il primo Survival Horror per console PSP, Silent Hill: Origins, pronto a svelare i misteri sulla città della nebbia.
La collina silenziosa
Travis Grady, il primo reduce dalla spedizione a Silent Hill, torna nelle nostre mani per svelare tutti i segreti che avvolgono quella collina che per antonomasia è diventata la più silenziosa. Il camionista più famoso a casa Konami, deve fare un’ultima consegna mentre volge al termine l’ennesima giornata faticosa: e per accelerare quei tempi che altrimenti sarebbero eccessivamente lunghi, prende la decisione, azzardata come capirà in seguito, di tagliare attraverso chiamata Silent Hill. La città è però avvolta da una nebbia impenetrabile, e per evitare di investire col suo automezzo una ragazzina, dovrà all’ultimo momento sbandare, finendo fuori strada e perdendo i sensi per il contraccolpo. Dopo essersi ripreso, in maneira abbastanza celere, Travis prova a raggiungere la ragazzina per accertarsi che stia bene e che non ci sia stato un minimo contatto, ma la sagoma della ragazza sparisce all’orizzonte senza dare possibilità al camionista di raggiungerla: dopo di ciò, capirà anche non è nebbia quella che avvolge la collina, ma fumo. Il fumo viene da una casa che sta andando in fiamme e al suo interno ha ancora delle persone pronte ad attraversare la soglia della morte: varcare la soglia di quell’edificio significherà varcare la soglia di un mondo diverso da quello che conosce Travis, ben più lontani dalla monotonia del suo lavoro da camionista, molto vicini al ricordare la sua traumatica infanzia. Che segreti sono nascosti nella mente del giovane Grady? Cosa avvolge Silent Hill? Chi era quella ragazzina che ha stimolato la gita fuori programma di Travis? Silent Hill: Origins è qui proprio per risolvere tutti questi enigmi, togliere finalmente l’alone di oscurità che ha accompagnato la saga Konami per quasi un decennio, e per una nuova nascita, su una nuova console, non c’era mossa migliore che partire dall’inizio di tutto, quando la collina non era ancora così silenziosa.
I pugni del camionista
Ovviamente, per quanto sia questa collina silenziosa, non è certamente deserta e spoglia: avremo sempre qualcuno o qualcosa ad attenderci al nostro prossimo passo, pronto a farci salire la pressione e far aumentare vertiginosamente all’improvviso i battiti del nostro cuore, in puro stile Survival Horror naturalmente. Le consuete poco rassicuranti creature non perderanno tempo per venirci addosso e darci non pochi problemi e per difenderci dai loro attacchi; è possibile ricorrere a un sistema di combattimento che si attiva tenendo premuto il tasto dorsale R, grazie al quale vederemo Travis mettersi in guardia al principio, quindi premendo X per colpire e lo stick analogico per determinare il tipo di attacco. Da buon rude camionista, il nostro personaggio riesce a mettere fuori gioco i mostri anche usando le mani nude, con delle interessanti combo tra le due mani, ma è possibile utilizzare una grandissima quantità di oggetti improvvisati ad armi e anche qualcosa di più consono ad una difesa personale. Accedendo all’inventario col tasto Select, possiamo infatti equipaggiare un’arma da mischia, ad esmepio bastoni appuntiti, mazze di ferro, coltelli, addirittura giraviti e chiavi inglesi, fino agli oggetti trovati in giro, come piccoli televisori e quant’altro credete possa esservi utile, oppure un’arma da fuoco, come una qualsiasi pistola o tutto ciò che vada a piombo e polvere da sparo; ovviamente nell’inventario non dobbiamo dimenticare gli oggetti chiave e i rifornimenti, che vanno dalle bibite per recuperare forze e salute fino alle munizioni. Ovviamente è possibile scegliere l’arma anche senza mettere il gioco in pausa, ma questo richiede una certa velocità e strategia nel posizionare ad arte i nostri oggetti nell’inventario: un sistema molto simile a quanto già visto in Medievil Resurrection, tanto per restare in tema di PSP.
Come da tradizione, i nemici messi al tappeto meritano un colpo di grazia per impedire che si rialzino e tornino ad infestare Silent Hill e il nostro viaggio già abbastanza pericoloso. Volendo anche dividere in due il gioco dovremmo dire che nella prima parte avremo grande carenza di armi e dovremo dosare il tutto con grande attezione, cosa che ci porterà anche a cercare in ogni minimo scatolo o vicolo un qualcosa per poter sopravvivere qualche minuto in più, nella seconda parte invece avremo più possibilità di riuscita con l’inventario che diventerà davvero molto gonfio. Ultima postilla per le armi da fuoco: il loro sistema di puntamento a mira automatica, che peraltro impedisce al giocatore di giostrare come meglio creda la telecamera, ma la comodità del sistema compensa la poca personalizzabilità. Da aggiungere anche l’effetto logoramento delle armi da mischia, che deteriorandosi per il troppo uso diviene inutilizzabile e sarà quindi necessario lasciarla a terra.
Silent Hill Origins non è solo combattimentom, ma se anche fosse potrete semplicemente evitare i nemici correndo col tasto quadrato, anche se bisogna stare attenti a non rimanere senza fiato sul più bello e venir presi da una bella mischia di avversari: la cosa non è affatto piacevole, credetemi.
Specchio delle mie brame, dove trovo il mio ciarpame?
Parlando di strade, appena citate, dobbiamo dire che tutto sarà ben dettagliato e dovremo stare attenti non solo ad eliminare ogni singola demoniaca minaccia ma anche ad esplorare tutte le zone disponibili. Una volta entrati in un nuovo ambiente, si trova rapidamente una mappa a cui fare riferimento per localizzare man mano le porte sbarrate e quelle chiuse a chiave, nonché i punti di salvataggio e infine gli specchi, oggetti che permettono di spostarci in un diverso piano della realtà, dove tutto è stato mangiato dal fuoco e le pareti sono sporche di sangue: in quella dimensione non ci sono le stesse barriere e gli stessi ostacoli, dunque in più di un’occasione è possibile approfittarne per raggiungere zone della mappa altrimenti inaccessibili e trovare nelle vicinanze un altro specchio per tornare al nostro mondo, insomma una parallelità che serve da labirinto strizza cervelli, che ricordano leggermente lo stile dell’avventura grafica. Tutti questi enigmi poi, man mano che verranno risolti porteranno ad interessanti intermezzi di pregevole fattura, che andranno a comporre il puzzle che motiva la creazione del capitolo Origins, portandovi pian piano a scoprire la verità su Silent Hill. La storia a volte raggiungerà temi morbosi, si manterrà sempre su piani adulti, seguita da interessanti intermezzi sovrannaturali e molto macabri: un vero Survival Horror, raccontato con dettagli di grande effetto.
Gita a Silent Hill
La Climax, casa sviluppatrice di questo piccolo capolavoro portatile, adottando una serie di soluzioni di grandissima efficacia per rappresentare gli eventi sovrannaturali, realizza quanto di più maestoso si sia visto finora su PSP con l’eccezione forse di Final Fantasy VII: Crisis Core, creando un insieme di grafica e sonoro che arreca vantaggi enormi all’atmosfera, incredibilmente coinvolgente. Tralasciando la grande qualità delle cutscenes come già detto eccellenti, il gioco in sé è dotato di un livello di dettaglio sorprendente, che cerca di superare i limiti della console portatile Sony anche attraverso l’inserimento di una serie di indubbi tocchi di classe: Travis lascia impronte di sangue dopo aver calpestato impunemente il cadavere di una creatura, raggiungendo non solo un grande livello di dettaglio grafico ma anche quel gusto di macabro che caratterizza ogni Survival Horror degno di nota: le impronte si fanno man mano meno intense fino a scomparire, come quando sui nostri pavimenti di casa cade una macchia di qualcosa che tende ad essere assorbita per poi sparire col tempo; oppure l’immagine su schermo che mostra una serie di disturbi in alcune situazioni, ricreando i difetti dei vecchi filmini a nastro quando siamo in prossimità di nemici; o ancora il riflesso negli specchi, che ci mostra la dimensione alternativa che da sempre contraddistingue Silent Hill. I mostri e i boss attingono al bestiario della serie solo in minima parte, come ad esempio le classiche infermiere e i mostri senza braccia, introducendo infatti tutta una serie di nuovi nemici più o meno temibili, caratterizzati da un aspetto orribile e disturbante e pronti a far dannare tutti i deboli di stomaco. Il motore grafico riesce a gestire i poligoni senza mai un problema, variando probabilmente il frame rate nelle situazioni più complicate riuscendo però a tenere alto il livello di fotogrammi al secondo
Per quanto riguarda poi il sonoro citiamo un’ottima riproposizione di quanto aveva realizzato in precedenza il notissimo compositore giapponese Akira Yamaoka, realizzatore di quello che forse più colpì dell’intero gioco. Tra canzoni di eccezionale atmosfera, rumori tanto assordanti quanto inquietanti ed effetti che contribuiscono sempre alla costruzione dello scenario tipico della serie, l’audio del gioco non lesina a suo modo tocchi di classe che lo pongono ai vertici di quanto visto su PSP. E per finire, amanti del genere, spegnete tutte le luci, munitevi di un’ottimo auricolare o quant’altro possa migliorare il suono della vostra console portatile e godetevi il capolavoro Konami che per il momento surclassa definitivamente, ovviamente in attesa di controbattuta, la serie Namco Resident Evil; per i neofiti invece è consigliato giocare a cuor leggero per capire che cosa finora s’erano persi e recuperare al più presto i capitoli mancati, compreso il primo risalente al 1999. Anche se troppo corto e forse un po’ troppo facile da finire, Silent Hill Origins si presenta come uno dei migliori giochi per PSP attualmente sul mercato.