Shin Megami Tensei: Persona – Recensione Shin Megami Tensei: Persona

Per chi non la conoscesse, la serie di Persona è una delle sotto-saghe della più popolare (soprattutto in Giappone) Shin Megami Tensei. Qui in Europa, però, il primo capitolo ad arrivare è stato il terzo, che ha riscosso un successo internazionale considerevole. Forte del proprio successo, la Atlus ha sfruttato l’occasione sfornando dopo poco il successivo capitolo, Persona 4, che si è rivelato un titolo altrettanto riuscito.

Visto il notevole gradimento, la storica software-house ha deciso di riproporre con questo porting il primo capitolo della serie uscito per Playstation. Quando l’originale Revelations: Persona venne importato negli USA subì una localizzazione piuttosto pesante. Molti furono i cambiamenti apportati per rendere il gioco più appetibile ai palati americani, non solo al livello di gameplay, ma persino il look dei personaggi venne rivisitato in chiave occidentale.
Ora che il mondo dei videogiochi conosce molte meno barriere culturali, la Atlus ci propone il gioco nella sua forma originale.

 
L’aspetto dei personaggi è tornato quello dell’originale

Livin’ in Mikage

La storia ha luogo nel liceo di St. Hermelin, nella città di Mikage, e vestirete i panni di uno studente. Insieme ai vostri compagni prenderete parte a una specie di gioco rituale chiamato “Persona”. Il gruppo perderà i sensi e, nella propria mente, incontreranno un uomo di nome Philemon che gli conferirà il potere di evocare i Persona: manifestazioni della propria psiche che prendono l’aspetto di varie creature e personaggi mitologici. Nel frattempo una certa SEBEC Corporation ha creato una macchina che permette l’accesso a un’altra dimensione. Questa macchina è collegata alla mente di una ragazzina di salute cagionevole di nome Maki Sonomura, che il protagonista del gioco conosce bene e che va a trovare spesso.
Proprio in occasione di una di queste visite accade l’inaspettato: la città viene invasa da demoni e viene isolata dal mondo esterno. Inutile dire che starà a voi risolvere la situazione.

La storia di Persona coinvolge molti temi attuali e adulti. Ai tempi della sua uscita nei negozi davvero pochi erano i giochi che contenevano temi come il suicidio o l’abbandono, e che puntavano su fattori come l’introspezione psicologica: Persona era una delle eccezioni. E, come chi conosce la serie potrà  aspettarsi, il tutto impregnato di riferimenti all’occulto. La trama è ben scritta e interessante, ma è bene tenere presente che non arriva ai livelli di qualità visti nei capitoli successivi. I personaggi sono si caratterizzati, ma allo stesso tempo non dimostrano molta profondità, risultando spesso stereotipati.

J-FP-dungeon-crawling?

Il gameplay è rimasto praticamente inalterato, fatta eccezione per alcuni aspetti.
Durante l’esplorazione dei dungeon la vostra visuale sarà in prima persona, similmente agli FPS. Ad aiutarvi ci sarà una mappa in un angolo dello schermo. I combattimenti saranno invece in terza persona. I vostri personaggi dovranno essere organizzati in una plancia a griglia e la loro posizione influenzerà la portata e la precisione dei loro attacchi. Per avere la meglio sui vostri nemici dovrete imparare a gestire gli attacchi delle vostre armi e, naturalmente, sfruttare i poteri dei vostri Persona.

Non sempre però dovrete combattere. Ritroviamo nel gioco il marchio classico della serie Shin Megami Tensei: la comunicazione con i demoni. Potrete iniziare un dialogo con i vostri avversari in qualunque momento e questi vi porranno delle domande a cui potrete rispondere in vari modi. Ognuno dei personaggi avrà a disposizione quattro comandi di dialogo che influenzeranno i demoni in quattro tipi di parametri: gioia, rabbia, paura, interesse. A seconda delle scelte che farete otterrete vari risultati: potrete spaventare il demone al punto da farlo scappare, o farlo infuriare e colpirvi; oppure, conquistando la sua compiacenza, potrete ottenere da esso la Carta che non solo vi darà il benestare di altri demoni dello stesso tipo, ma che potrete fondere ad altre carte nella Velvet Room per creare nuovi Persona.

Non sempre i demoni reagiranno allo stesso modo, però. A seconda della Fase Lunare in corso i demoni potrebbero essere più o meno aggressivi. Diversamente dagli ultimi capitoli della serie, ogni personaggio del gioco può disporre di vari Persona. Per ognuno di essi dovrete accumulare esperienza facendoli partecipare in battaglia: maggiore sarà la loro partecipazione più esperienza otterranno. Durante la partita potrete fare scelte che cambieranno il finale. Per terminare l’avventura con i “Bad Ending” vi occorreranno circa 30-40 ore di gioco. Il “Good Ending” invece richiede almeno una decina di ore in più.

La formula di gioco di Persona sicuramente non è aperta a tutti. Per coloro che non sono abituati a giochi con una frequenza di incontri casuali alta sappiano che quasi sicuramente questo gioco non fa per loro. Per proseguire nel gioco dovrete affrontare davvero un numero di scontri considerevoli, e non tutti potrebbero avere la pazienza di radicarcisi. E questo vale anche per chi fin’ora ha provato solo Persona 3 e 4.

A parte questo il ritmo martellante di scontri è mitigato da un sistema di battaglia divertente. Per ridurre i tempi di attesa è possibile azzerare le animazioni di battaglia. Rispetto alla versione originale, inoltre, sono stati aggiunti più punti di salvataggio, oltre alla possibilità di eseguire un Quick-Save. Anche l’interfaccia, un grande scoglio nell’edizione per PSX, è stata ottimizzata e ora i menù sono molto più intuitivi e meno dispersivi. Insomma gli sviluppatori hanno mantenuto la formula originale apportando le giuste modifiche solo dove davvero necessario, mantenendo la difficoltà dell’originale.


Organizzate le vostre fila per le battaglie

 

La regina delle Nevi

Come annunciato da prima della sua uscita, in questa versione per PSP sarà presente la modalità Snow Queen che era stata troncata dalla versione USA del titolo originale su PSX. Si tratta di una storia diversa da quella principale e anche questa ha come sfondo il liceo di St. Hermelin. Il protagonista trova per caso una maschera che si rivelerà essere la maschera usata in passato per uno spettacolo che raccontava la storia di due amanti e della terribile Snow Queen; chi aveva impersonato la Snow Queen utilizzando quella maschera era morto di morte terribile, e per questo motivo era stata nascosta. La maschera, però, torna accidentalmente in ‘vita’ e reclama come sacrificio la professoressa del protagonista. La scuola diviene una prigione ghiacciata e l’unico modo per i protagonisti di risolvere la situazione è quello di scalare varie torri per recuperare i frammenti di uno specchio magico; il tutto in un tempo limite.

Rispetto alla modalità principale troviamo qui meno trama e più gameplay, ma la storia narrata risulta comunque interessante. La difficoltà in questo caso ha un’impennata considerevole. Oltre alla difficoltà obiettiva degli scontri si avranno i fastidiosi limiti di tempo da rispettare. Una volta entrati in una torre non si potrà uscirne e non si troveranno punti di salvataggio (fatta eccezione per i Quick-Save). Anche la modalità Snow Queen ha disponibili più di un finale, e per ottenere quello migliore sarà tutt’altro che facile.
Insomma si tratta di una vera e propria sfida anche per i più esperti.


La modalità Snow Queen è finalmente alla portata di noi occidentali!

 

Un congruo ritocco

L’aspetto grafico non è stato potenziato in modo importante.
Gli sprite 2D che costituiscono i personaggi, i mostri e i Persona sono gli stessi e così anche le animazioni. Per fortuna è stato fatto un passaggio di risoluzione notevole che rende la grafica sicuramente più gradevole all’occhio. Oltre a questo sono stati introdotti dei nuovi filmati in stile anime davvero ben fatti. La mappa della città, inoltre, è stata sostituita: al posto del blando modello tridimensionale visto nell’originale c’è una mappa pre-renderizzata 2D, del tutto simile a quelle viste in Persona 3 e 4, sicuramente più bella da vedere.

Probabilmente si sarebbe potuto fare di meglio, considerando la potenza della console portatile Sony, ma considerando che si tratta di un porting, e non di un remake, il risultato è soddisfacente.


La mappa di Mikage è molto meno spartana ora

 Compositore-direttore

Visto che il compositore Shoji Meguro ha ricoperto il ruolo di direttore era facile prevedere che avrebbe dato una rinnovata alla colonna sonora, e così è stato. Oltre ai temi originali, per la maggior parte lasciati intatti, troviamo tracce nuove composte in stile simile a quanto visto (anzi sentito) in Persona 3 e 4. Troviamo quindi un’impronta j-pop, ma anche strumenti più “duri” e accompagnamenti vocali.
Probabilmente non siamo di fronte ai lavori migliori del compositore, ma le novità sono apprezzabili e contribuiscono a rendere il titolo più in linea con i suoi compagni più giovani.
Le melodie originali, composte da Hidehito Aoki e Kenichi Tsuchiya, sono state riarrangiate e risultano sempre piacevoli da ascoltare.

Conclusione

Shin Megami Tensei: Persona
è, come il titolo originale per PSX, sicuramente un titolo valido per ogni amante di jRPG. Chiunque abbia avuto l’occasione di giocare all’originale potrà riscoprire un grande gioco nella sua nuova veste rinnovata, se non altro per goderselo nella sua versione non snaturata dalla localizzazione statunitense e per mettersi alla prova con la modalità Snow Queen. E’ ovviamente consigliato anche per gli amanti della serie Shin Megami Tensei.
Per chi è poco avvezzo a giochi con molti incontri casuali o poco incentrati sulle sessioni intensive nei dungeon il consiglio è di guardare altrove, o come minimo provarlo prima di acquistarlo.

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