Shin Megami Tensei: Persona 4 – Recensione Persona 4
Persona 3 è stato uno dei giochi più validi della stagione 2006-2007, da solo ha stupito migliaia di giocatori e messo d’accordo la critica nel decretarlo un capolavoro del suo genere. Tutto ci si poteva aspettare dalla Atlus, tranne forse un seguito a pochissimo tempo di distanza (soprattutto considerando la lontana data di uscita di Persona 2) e che soprattutto riuscisse a rivaleggiare con questo fresco capolavoro. Grandi aspettative dunque aleggiarono tra i fan ma anche tra chi si è avvicinato alla serie con Persona 3.
Ebbene non solo la Atlus è riuscita a mantenere uno standard qualitativo al livello di Persona 3, ma con il suo seguito è riuscita a migliorarlo e a renderlo persino più profondo e vario.
Omicidi, TV e…orsi!!
Il gioco è ambientato due anni dopo Persona 3 e vi mette nuovamente nei panni di un protagonista silenzioso di cui potrete personalizzare il nome. Il vostro personaggio è un ragazzo appena trasferitosi nella cittadina campestre di Inaba dove, per un anno, sarà sotto la tutela dello zio. Non farete in tempo ad ambientarvi e a fare le prime amicizie a scuola che la cittadina sarà colpita da una serie di misteriosi omicidi di cui la polizia locale non riesce a venire a capo. Vi capiterà di sentir dire che gli omicidi potrebbero essere collegati ad un misterioso canale televisivo, che diviene visibile solo dopo la mezzanotte nelle nottate di pioggia, che trasmette un programma chiamato Midnight Channel. Il protagonista proverà ad assistere al misterioso programma e vedrà delle immagini delle persone che sono state poi uccise in quei giorni; scoprirà inoltre di poter ‘entrare’ nel mondo della televisione nel quale troverà un curioso personaggio dall’aspetto di un gigantesco orso peluche di nome Teddie. Questi si lamenta del fatto che il suo mondo è stato invaso da delle creature chiamate Shadows. Inutile dire che queste creature sono collegate con le serie di omicidi, e che voi dovrete venire a capo del mistero che si nasconde dietro tutto ciò.
La storia riesce ad appassionare persino più del suo predecessore grazie soprattutto alle sequenze narrative, ora più numerose, e all’approfondimento psicologico dei vostri compagni di viaggio. I dungeon e i boss che affronterete, infatti, non sono altro che le rappresentazioni delle paure dei vostri compagni, delle loro incertezze e dei loro problemi psicologici. Questo vi darà modo di approfondirli con grande varietà; i temi che toccherete sono attuali e sicuramente di carattere serio e persino controverso, tra i quali spiccano alcuni che toccano temi di sessualità. Solo accettando sé stessi i personaggi saranno in grado di sconfiggere i propri lati oscuri e così facendo, avranno accesso al proprio potenziale Persona: la manifestazione dei propri ego. Sia i personaggi che controllerete che quelli con cui interagirete soltanto risultano convincenti nei loro ruoli e nelle loro piccole storie personali. Nella storyline troviamo un ottimo bilancio tra scene drammatiche e toccanti con scene umoristiche che sapranno strapparvi più di una risata. Ottimo lavoro sotto questo punto di vista.
Anche in questo capitolo i Persona presentano un design del tutto originale.
Livin’ in Inaba
Una buona metà del vostro tempo sarà dedicata nelle attività quotidiane nella cittadina di Inaba subito dopo le lezioni mattutine a scuola. E’ imperativo per i vostri progressi infatti potenziare i vostri Persona e questi saranno tanto più forti quanto più stretti saranno i rapporti umani che avrete con le varie persone che incontrerete. Come in Persona 3 dovrete costituire dunque dei forti “Social Link”, ma questa volta non saranno limitati ai personaggi di sesso femminile. Per fare questo dovrete anche imbarcarvi in varie attività che avrete a disposizione come club scolastici, studiare, fare dei lavori part-time, pescare e altri, ma potrete anche portare a termine dei compiti che vi affideranno gli abitanti della città. Grazie a tutti questi mini-task avrete anche modo di sviluppare i vostri tratti personali che sono: coraggio, conoscenza, diligenza, comprensione ed espressione. Sviluppare questi tratti vi permetterà di “comportarvi” nel migliore dei modi possibile e influenzerà direttamente le vostre facoltà di interazione, dal saper approcciare una ragazza al saper rispondere alle domande a scuola. Tutte quelle che all’apparenza sono attività di diletto saranno utili in qualche modo per sviluppare i vostri tratti e a migliorare i Social Link. La Atlus ha fatto un ottimo lavoro nell’integrare aspetti di vita quotidiana con l’interezza della trama, a collegare le piccole attività all’utilità materiale di potenziare i vostri personaggi.
Preparatevi a trascorrere molti pomeriggi di vita ordinaria a Inaba.
Detective story?
Lo scopo del gioco è fondamentalmente sventare gli omicidi e andare avanti man mano. Gli eventi chiave non sono più regolati dalle fasi lunari (come accadeva in Persona 3), ma dal tempo meteorologico. Ogni tanto qualcuno rimarrà prigioniero del Midnight Channel e voi avrete un determinato periodo di tempo limite per trovarlo e salvarlo, cioè prima che si manifesti un giorno di nebbia che sopraggiunge dopo una pesante pioggia. Se non riuscirete a salvare la persona in questione prima di quel giorno sarà Game Over.
Non è più presente un unico gigantesco dungeon, ma dovrete affrontare nove differenti dungeon. Vi troverete un unico punto di salvataggio, di solito collocato subito prima del combattimento con il boss. Diversamente dal suo predecessore, tornare alla prima stanza non curerà automaticamente il vostro party, ma in compenso è stato eliminato il “Fatigue System”, quindi potrete virtualmente restare in un dungeon quanto vorrete. Avrete anche la possibilità di lasciare un dungeon per poi riprenderlo dall’ultimo piano visitato.
Chi conosce il sistema di combattimento di Persona 3 si sentirà a suo agio in questo titolo visto che le meccaniche sono praticamente le stesse. Si tratta di uno schema piuttosto classico a turni, con le classiche azioni disponibili e i classici effetti. E’ stata aggiunto il comando di Guardia che non soltanto permetterà di ridurre i danni subiti, ma renderà nulla la debolezza elementale di un personaggio.
Un grande passo avanti rispetto al capitolo precedente è dato dal fatto che ora tutti i membri del party sono controllabili dal giocatore invece che affidarli per forza alla AI del gioco. Questo vi permetterà di elaborare tattiche in maniera più sicura, non dovendo più considerare la variabile del comportamento (a volte inopportuno) dei vostri alleati. Inoltre facendo avanzare il livello degli altri membri del party e sviluppando a dovere con loro dei forti Social Link sbloccherà delle azioni aggiuntive che essi faranno in funzione del protagonista, come coprirlo da un attacco fatale, curare status negativi ecc.
I nuovi equipaggiamenti sono ora disponibili in funzione dei materiali che fornirete al fabbro e che troverete durante i combattimenti. Inoltre il protagonista, l’unico a poter ottenere più di un Persona, potrà persino fondere più Persona tra di loro per ottenerne di più potenti. Insomma il gameplay del precedente capitolo è stato ripreso, migliorato, epurato dai lati fastidiosi e reso più profondo.
Le caratteristiche del vostro personaggio cambieranno in base ai cinque tratti.
Grafica telegenica
Il livello grafico rimane praticamene lo stesso già visto in Persona 3, il che non è affatto male. Questa volta però abbiamo di fronte una varietà degli ambienti sicuramente più amplia. Oltre la bellissima Inaba (che sarà familiare a chi ha visitato cittadine giapponesi del suo genere), i nove dungeon offriranno ambientazioni diverse tra loro; se all’inizio sembreranno un po’ blandi a mano a mano che si proseguirà nell’avventura ci si accorgerà della crescente qualità visiva.
L’interfaccia è ora affidata a un feeling ‘televisivo’ con preponderanza di giallo che nel suo piccolo risulta efficace.
Shigenori Soejima torna nel suo ruolo di character designer e ha realizzato dei design assolutamente validi. Lo stile dei boss può piacere o non piacere, ma ci troviamo senz’altro di fronte a concepts originali e particolari. L’unica pecca rimane la gestione della telecamera che rende ancora un po’ difficile la gestione degli angoli nei dungeon. A chi si è già abituato alla new generation di console forse la grafica di Persona 4 sembrerà datata, ma considerando che si tratta di un titolo su PS2 non ci si può davvero lamentare.
Reach Out to the Truth
Anche per il reparto sonoro vediamo il ritorno del compositore storico della saga: Shoji Meguro. Se nel capitolo precedente era evidente una tendenza generale a ritmi j-pop e hip-hop/rap (allontanandosi dal classico rock solitamente favorito), questa volta Meguro ha dimostrato di essere sicuramente un artista versatile.
In Persona 4 troviamo ancora impronte di j-pop, ma non in maniera preponderante, adattandosi comunque alle atmosfere della calma Inaba. Troviamo ora brani rock, in particolare nelle battaglie (più vicini ai lavori per Digital Devil Saga). Sono presenti inoltre pezzi al piano e persino tracce dalla semplicità che rievoca i primissimi episodi della saga. Insomma questa volta la colonna sonora è sensibilmente più varia e particolareggiata.
Il doppiaggio è stato eseguito egregiamente. Sebbene in alcuni casi alcune battute possano risultare “strane” per i toni, in generale i doppiatori sono riusciti a conferire ai loro personaggi la giusta carica caratteriale.
Until Midnight
Come il suo predecessore, Persona 4 vi prenderà parecchie ore per essere portato a termine. Il gioco presente innumerevoli motivi per essere giocato in maniera piena, in primis per le numerose attività quotidiane disponibili ma anche al livello di combattimenti (ad esempio è possibili tornare nei dungeon già completati per affrontare un boss facoltativo dal quale ricaverete equipaggiamenti e punti coraggio). Sono presenti tre gradi di difficoltà da affrontare; inoltre dopo aver completato l’avventura sarà accessibile l’opzione “New Game +” in cui inizierete con tutti i progressi fatti e durante il quale potrete affrontare due ulteriori boss (davvero ardui) e ottenere un Persona segreto. Cosa volere di più?
4 > 3 ?
Sembrava impossibile, ma effettivamente la Atlus è riuscita a superare sé stessa migliorando il già altissimo standard raggiunto con Persona 3. Molti punti deboli del precedente gioco sono stati adattati o ritoccati e il gameplay è stato arricchito senza snaturarne la formula generale. Anche dal punto dell’ambientazione e del “tema” si è riusciti a camminare su strade nuove.
L’unica cosa che si potrebbe obiettare è la mancanza di vere e evidenti innovazioni, ma essendo la struttura di base già fresca e efficace a suo tempo questo aspetto negativo (se così si può definire) viene percepito in maniera del tutto marginale.
Persona 4 vi regalerà ore e ore di divertimento variegato, dividendo le vostre partite tra simulazione di vita sociale e dungeon crawling.
La Atlus centra ancora una volta il suo bersaglio regalando alla serie un ennesimo capolavoro. Consigliato a chi ha amato il precedente capitolo, ma anche a chi vuole per la prima volta avvicinarsi alla serie.