Shin Megami Tensei: Persona 3 – Recensione Shin Megami Tensei: Persona 3
Atlus persona dopo persona
Di persone nella nostra vita ne incontriamo a migliaia, di persone nel mondo ce ne sono milardi, di persone ogni giorno ne nascono e ogni giorno ne muoiono, di persone speciali ce ne sono poche, di persone normali molte, ma la Persona della Atlus è una sola. Cos’è la Persona? La Persona è la personalità che vive in ognuno di noi, racchiusa nell’involucro rappresentato dalla pelle, la Persona è quel che vive sofferta in un corpo nel quale non trova sfogo e libertà. Con questo nuovo capitolo della saga Shin Megami Tensei, la Atlus torna a riproporci il dramma psicologico della personalità umana, già proposto nei precedenti Persona e Persona 2, accompagnato da vari spin off, un dramma esistenziale irrisolvibile nel percorso segmentale dell’esistenza umana: la vita.
Memento Mori
Di persone nella vita ne incontriamo a migliaia, di persone speciali ce ne sono poche, e una di queste è il protagonista di Shin Megami Tensei: Persona 3, un ragazzo dal nome che voi preferirete dargli, un ragazzo orfano, studente della Gekkoukan High School. Il nostro alter ego, al ritorno a casa, sarà attaccato da alcune strane creature, chiamate Shadows, che cercheranno senza troppi problemi di privarlo della sua mente, dei suoi sentimenti, della sua essenza: sarà questa la scintilla che farà scattare la molla nell’animo del protagonista. Il suo corpo darà vita ad Orpheus, la sua Persona, il suo animo personificato, che combatterà le creature della notte. Per liberare Orpheus il metodo non è dei più belli, ma sicuramente uno dei più pittoreschi e innovativi: un colpo di pistola dritto alla tempia. Sparandosi alla tempia la morte è istantanea e così anche la perdita dell’involucro umano è istantanea: il passaggio allo stadio successivo, un filo sospeso tra la vita e la morte, una seconda vita parallela, è altrettanto immediato e la vostra Persona si scatena nel suo splendore e nella sua crudeltà. Nel corso dell’avventura scoprirete che anche dei vostri vecchi compagni di classe possono spararsi in testa senza perdere per sempre il dono della vita, ma possono entrare, come voi, nel mondo della personalità che si libera, nel mondo delle Persona per combattere di notte gli Shadows e di giorno essere un normale studente. Uno studente sì, uno studente che deve ricordarsi di morire ogni sera.
Mors Omnia Solvit
Due personalità, due mondi diversi, due modi diversi di vivere. Di persone nella vita ne nascono tante, e ne muoiono tante, ma poche riescono a vivere anche dopo la morte: un colpo di pistola dritto sulla tempia, si, ma niente di grave, voi sarete sempre vivi il giorno dopo come lo eravate il giorno prima. La vostra avventura nasce nella scuola di Gekkoukan dove la giornata trascorre come quella di un qualsiasi studente tra i banchi di scuola, facendo amicizia con gli compagni di classe, interagendo con i professori, interessandosi a quel che accade, facendosi notare nel giro scolastico: migliorando quelli che nel gioco vengono definiti Social Link, appunto collegamenti sociali, che si svilupperà anche grazie all’aiuto di un gioco nel gioco. Potrete infatti anche deliziare il vostro tempo durante il giorno in un MMORPG chiamato Devil Buste, impegnandovi a conoscere nuove persone, intrattenere rapporti sociali parallelamente alle vicende che potreste incontrare in un locale, per strada, a scuola. Esistono molti personaggi non giocabili che vi offriranno la possibilità di gestire un social link, diviso in 10 livelli da scalare aumetando l’affinità tra voi e il personaggio in questione: ascoltate le sue parole, accollatevi le sue paure, sentite i suoi sfoghi, rendetelo un vostro amico e la vostra Persona si svilupperà nei 10 livelli parallelamente al social link che avete instaurato con quella persona. Più la Persona aumenta di vigore più il vostro combattimento notturno sarà agevolato.
Turris Mortis
Allo scoccare della mezzanotte una torre comparirà nel mezzo della vostra scuola e vi porterà nel mondo notturno di Persona 3. Di persone speciali se ne vedono poche, di normali molte, la vostra Persona sarà pronta a combattere nella Tartarus, la torre da 256 piani che vi condurrà al combattimento con le Shadows. I combattimenti non sono casuali, potrete infatti vedere i vostri avversari sullo schermo ed evitarli se la cosa vi aggrada. Una volta però avviato il combattimento vi troverete nel tanto amato da alcuni, odiato da altri, sistema a turni che vi permetterà di gestire il protagonista della storia e lasciare alla CPU i vostri compagni di viaggio, ai quali potrete imparite come ordini solo quello di difendersi o di effettuare un assalto in grande stile. Le possibilità di combattimento sono quelle canoniche per i jrpg, dall’attacco all’utilizzo della skill fino alla tattica e infine alla Persona: ma ricordate che solo il vostro protagonista, in seguito all’aumento del Social Link con diverse persone, più cambiare la propria Persona durante la battaglia, per diverse volte. Le battaglie saranno caratterizzate dall’interessante inovvazione che si riscontra nell’assegnare ai nemici e agli alleati dei veri e propri aggettivi di guerra: i vostri alleati potranno evolvere in quattro stadi diversi la loro salute, dal great al good, al tired fino al sick. Ovviamente come ben suggeriscono le parole, chi si ritrova nelle due condizioni finali sarà ininfluente sulla battaglia e quasi d’intralcio per voi; mentre per i nemici troverete dei talloni d’Achille diversi per ognuno: chi per un’arma, chi per una magia, chi per una tecnica speciale e una volta che sarete riusciti ad attaccare il punto debole con la vostro controparte offensiva giusta avrete un bonus di turno e potrete colpire un’altra volta ancora. Se la combo andrà a buon fine verrà il momento di scaricare un forte attacco di tutti i membri del party contro i nemici per risolvere il problema senza troppe perdite di tempo e procedere avanti verso la prossima ombra e alla vostra sudata ricompensa. Che siano yen o che siano punti esperienza, non è detto che non vi possa capitare anche di trovare delle nuove Persona che potranno essere combinate tra di loro per fonderle in una nuova potente anima spirituale. La fusione sarà possibile nella Velvet Room, in presenza di Igor che sarà la vostra guida, il vostro gestore delle Persona e l’uomo che spesso e volentieri vi affiderà qualche missione secondaria, sempre se lo desiderate, ovviamente.
Nella Tartarus incontrerete anche dei Terminal Point che vi permetteranno di tornare indietro e attivare un simil teletrasporto per evitare di dover rifare lo stesso viaggio ad ogni mezzanotte e tornare direttamente all’ultimo terminale. Ogni sera avrete un numero preciso di Shadows da combattere: 12 e una volta fatto il vostro compito, dopo averle ovviamente ricercate cosa non molto facile, sarà finito: il vostro viaggio notturno nel mondo dopo la vita termina qui e tornerete, volenti o nolenti, alla realtà.
L’anime dell’anima
Chi non amerà la grafica di Persona 3 non ama gli anime, e chi non ama gli anime stia ben certo che si sta perdendo un mondo dalle alte potenzialità. La scena iniziale, quella che dà il via alla vostra avventura, è l’insieme più che ben riuscito di scene animate stile anime in un insieme molto confusionario alternato da summe latine, inglesi e francesi riguardanti la morte, che bene o male sarà sempre il cardine della vostra vicenda. Le scene di intermezzo avanzano con lo stesso stile anime dell’intero gioco, con una maggiore cura, permettendo quindi al comparto grafico di non perdere nemmeno un punto: disegnare un anime, un cartone animato e renderlo in un videgioco, risulta leggermente più facile del far rispecchiare la realtà così come la si vede ogni giorno. Valutazione alta anche grazie agli effetti luminosi, seguito di magie, colpi speciali in combattimento, che decorano lo schermo senza far rimpiangere alcunchè. Il sonoro è invece di quanto più volubile si era mai visto: grazie ad una vasta gamma di genere e stile, avremo degli enormi cambiamenti tonali da un momento all’altro passando da un ritmo rock ad un qualcosa di lento e soave, precisamente come se fossimo passati dalla frenesia della battaglia all’esplorazione di un luogo nudo e con niente di speciale attorno. Promosso a pieni voti.
Una, dieci, cento, mille Persona
Shin Megami Tensei: Persona 3 è un’altra luce proveniente dal Sol Levante che proprio non ne vuol sapere di chiudere in bacheca il vecchio monolite nero, la Play Station 2. L’ambientazione tendente al dark, il colpo di pistola alla tempia per liberarsi dalla vita di ogni giorno, la vita sociale tra i banchi di scuola: una vita così forse la si sogna spesso, anche se a volte la si rinnega, ma la possibilità di avere un parallelo ambiente da esplorare è sempre un’affascinante vicenda. Purtroppo, per alcuni, cosa ottima per altri, Persona 3 non è per giocatori casuali: il gameplay non è fluido ed immediato, l’ambientazione e lo sviluppo sociale nella vita quotidiana non è quel che tutti i giocatori abituatisi a rpg dall’azione frenetica vorranno vedere. Altra nota leggermente negativa potrebbe essere la monotonia che potreste riscontrare nelle ambientazioni della Torre soprattutto, ma non temete perchè con l’enorme longevità che si presenta in questo gioco, che davvero supera l’immaginabile, vi terrà talmente impegnati da non notare una minima mancanza di originalità, che è pur sempre giustificata. Nulla da eccepire: l’attesa ora è solo nell’aspettare Persona 3 FES, l’espansione che regalererà altre ancora emozioni, ovviamente sempre in lingua anglosassone. Si, in lingua inglese, esente da traduzione in lingua nostrana.