Shenmue III – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Non tutti i videogiochi hanno la stessa valenza e non tutti i videogiocatori li vivono allo stesso modo. Ci sono quelli che li considerano dei normali passatempi contro la noia, e quelli che in essi cercano e respirano delle esperienze significative, lasciandosi pienamente coinvolgere davanti allo schermo. Un trasporto che permane anche nei momenti lontani dal pad, quando si ripensa, si fantastica e non si vede l’ora di tornare a vivere quell’avventura per vedere come va a finire. Ecco, i fan di Shenmue hanno dovuto sopportare una pausa lunga 18 anni; eppure all’E3 2015 sono bastati un petalo di ciliegio e le prime cinque note di quel tema a scatenare un’ovazione commossa e fragorosa in tutto il mondo.

Tale è la passione che la saga di Shenmue ha scaturito negli animi di centinaia di migliaia di fan, un affetto che infine Yu Suzuki ha potuto ricambiare con Shenmue III.

Nel valutare un prodotto così particolare è fondamentale cogliere la giusta prospettiva sulla sua produzione. Il primo Shenmue uscito su Dreamcast è stato uno dei titoli più all’avanguardia e influenti mai visti nel panorama videoludico, tanto che molte delle sue caratteristiche sono state riprese nel corso degli anni da diversi altri titoli, fino a diventare ordinari al giorno d’oggi. Un risultato straordinario che fu possibile unendo l’estro creativo di Yu Suzuki con il generoso budget messo a disposizione di Sega per la sua realizzazione; l’impegno economico purtroppo non si rivelò fruttifero dato il fallimento commerciale della sottovalutata saga. Se è vero che la campagna Kickstarter organizzata per Shenmue III ha avuto un successo da record, è altrettanto essenziale tenere a mente che tali donazioni sono state ben inferiori al budget a disposizione per creare i primi capitoli. Non siamo quindi di fronte a una produzione tripla A, ma a un titolo con evidenti limiti che è riuscito a emergere sul mercato con risorse non esigue, ma sicuramente inferiori rispetto a quelle che l’hanno reso grande originariamente.

Di fronte alla passione e la generosità che ne hanno permesso la realizzazione, la priorità di Yu Suzuki è stata chiara sin dal principio: dedicare Shenmue III ai fan, mettere da parte qualsiasi tentativo di massificazione, di attrattiva verso un’utenza più ampia e comune e creare un titolo che rispecchiasse quello che i fan hanno atteso in questi lunghi anni: un sequel fedele alla visione originale. Per quanto possa sembrare strano, per Shenmue III l’unico modo di risultare unico nel mercato moderno era quello di non cambiare, rimanere coerente alla propria formula inusuale e rivoluzionaria e in effetti è proprio quello che è successo.

Alla luce di ciò se prima d’ora non avete mai giocato a Shenmue siete avvisati: questa è una saga diversa da qualsiasi altra abbiate mai giocato, e se volete recuperarla il consiglio è di partire dalla compilation Shenmue I & II HD.

Shenmue III mirror cave

Shenmue III si apre come congelato nel tempo esattamente dove si era concluso il capitolo precedente con uno dei più celebri cliffhanger mai visti. Il protagonista Ryo ha da poco incontrato la giovane Shenhua, e quando i due si ritrovano davanti alle enormi incisioni del drago e della fenice nella cava, realizzano intimamente che il loro incontro è stato orchestrato dal destino. Il significato delle immagini nella pietra resta però indecifrabile senza una spiegazione del padre di Shenhua, l’unica persona che sembra sapere qualcosa sui due specchi al centro della vicenda. L’uomo è però stato rapito e toccherà ai due giovani scoprire dove si trova e salvarlo, a cominciare dal vicino villaggio di Bailu.

Shenmue III Bailu outskirt

La storia che accompagna il nostro viaggio è sicuramente tra gli elementi di spicco del gioco, se non altro perché è la continuazione che i fan hanno bramato in tutti questi anni. Superata un’iniziale inerzia si fa via via più intrigante, con volti conosciuti che fanno ritorno dai precedenti titoli, nuovi personaggi che verranno coinvolti nella nostra ricerca e qualche colpo di scena. Tutto ci spinge con sempre maggiore slancio verso il fatidico confronto con l’odiato Lan Di, anche se questo (ve lo anticipiamo) non metterà fine all’avventura di Ryo.

C’è da dire che lo stile narrativo è rimasto intatto rispetto ai capitoli precedenti, nel bene e nel male. Questo comprende dialoghi decisamente poco carichi di intensità, oltre che una regia malcerta che non si dedica molto al nostro coinvolgimento. Il ritmo della narrazione è pacatamente cadenzato, intervallato da pause che il gioco richiede al giocatore per investigare o lavorare sul protagonista. Come i suoi predecessori, Shenmue III ricorda un romanzo di formazione che integra fisiologicamente nel suo battito vitale l’esperienza delle azioni quotidiane, che siano propedeutiche all’avanzamento o semplicemente utili per il potenziamento del protagonista.

Shenmue III Chai

È soprattutto sul lato del gameplay che vediamo il rifiuto del team di sviluppo di rinnovare e snaturare la formula originale, e la ferrea volontà di restituire ai fan lo stesso tipo di esperienza dei predecessori su Dreamcast. Anche in Shenmue III non avremo indicazioni precise o mappe con punti di interesse segnati per proseguire, nei panni di Ryo dovremo esplorare a piedi le varie location chiedendo informazioni dagli abitanti e raccogliendo indizi, magari cercando nei i vari mobili interattivi.

Occasionalmente saremo coinvolti in scene di azione da gestire con i classici Quick Time Event, che come in passato non saranno generosi nel concederci ampi tempi di reazione; succederà quindi spesso di dover ripetere alcune sequenze memorizzando la sequenza di tasti.

Shenmue III wood chopping

Tra le novità introdotte nelle dinamiche principali notiamo subito la necessità di mangiare per tenere alta la barra della salute che si esaurisce con il normale scorrere del tempo, salute che ci occorrerà per affrontare i combattimenti o anche solo per poter correre. Tale caratteristica inizialmente risulta antipatica, ma in realtà si incastona perfettamente nel DNA di Shenmue che spinge il giocatore a calarsi nei panni di un protagonista che risulta così più “umano” di un mucchio di poligoni animati.

Per sostentarsi, quindi, Ryo dovrà guadagnare denaro svolgendo dei lavori part time, o moltiplicando i propri averi scommettendo ai vari mini-giochi presenti. Sono presenti anche svariate occupazioni secondarie come raccogliere erbe, pescare, collezionare gadget ecc. Tutte attività che potremo intraprendere per guadagnare denaro o barattare con oggetti e manuali di tecniche marziali.

Shenmue III posizione cavallo

E a questo proposito, il sistema di combattimento è probabilmente l’aspetto più revisionato rispetto al passato. Ora il livello di abilità di Ryo, come pure la sua forza e resistenza, sono espressi in livelli potenziabili tramite sessioni di allenamento da soli o con compagni di sparring. Persino le tecniche imparate possono essere affinate a forza di essere praticate. Queste sono ora gestite da sequenze dei quattro tasti principali che corrispondono a calci e pugni, ed è persino possibile assegnarle a delle shortcut di tasti eseguibili con R2.

I movimenti sono ora meglio gestibili, meno caotici e disorientanti, e malgrado le hitbox continuino a lasciare a desiderare il gioco spinge il giocatore ad approcciarsi agli scontri in modo davvero marziale: tamburellare i tasti di attacco a casaccio non vi porterà molto lontano, ma sarà necessario osservare con attenzione l’avversario e alternare gli attacchi con parate, schivate e contrattacchi. Rimane un sistema piuttosto grezzo, ma a cui sono stati smussati parecchio gli spigoli rispetto ai capitoli passati.

Shenmue III fight

Siamo quindi di fronte a un gioco che, nel ricercare la fedeltà dello spirito della saga, rimane ancorato a una formula comunque estremamente old-school, che metterà a dura prova la pazienza di molti giocatori. In varie occasioni sembra di avere a che fare con un compito ingrato, come se il gioco ci facesse perdere tempo inutilmente con azioni ripetitive, aggravate peraltro da controlli imprecisi e macchinosi. È vero che con uno studio approfondito della struttura di gioco probabilmente si sarebbero potute trovare delle alternative a dinamiche così logoranti, ma è anche vero che stiamo pur sempre parlando di una produzione con risorse limitate che ha come priorità quella di far sì che l’essenza di Shenmue rimanesse intatta. E in quest’ottica sicuramente Ys Net è stata più che accurata.

C’è inoltre da considerare che siamo al cospetto di un game design sì anacronistico, ma anche straordinariamente autoriale. Con Shenmue Yu Suzuki ci insegna l’importanza di ogni singolo giorno e la capacità di compiere progressi e miglioramenti un passo alla volta. L’impaziente Ryo si ritrova immerso nella cultura cinese e nel suo sistema filosofico che valorizza proprio questo. Non è un caso che sarà portato a imparare il Kung Fu, la cui traduzione letterale è: “abilità ottenuta nel tempo tramite il duro lavoro”. Ecco quindi che le ore trascorse a guadagnarsi da vivere e allenarsi assumono un significato più profondo, impossibile da cogliere con un approccio frettoloso. Niente in Shenmue III accade velocemente, dai dialoghi agli spostamenti, e il gioco sa creare una quieta tensione nel far scivolare via le ore della giornata. Il giocatore è chiamato alla dedizione nel suo obbiettivo, allo sviluppo di autocontrollo e a godersi questo ritmo di gioco rilassato ma allo stesso tempo perseverante.

Shenmue III Niaowu street

A incorniciare perfettamente questa avventura dal respiro contemplativo troviamo una direzione artistica efficace e ispirata. Tecnicamente l’aspetto grafico del gioco lascia alquanto a desiderare, presentando modelli poligonali antiquati, texture appena sufficienti, animazioni grossolane e ricorrenti fenomeni di pop-up. Eppure questi limiti finiscono prontamente in secondo piano, immersi nel fascino complessivo che non potrà non fare colpo sul vostro senso estetico. Le due macro location in cui si svolgerà Shenmue III, il villaggio di Bailu e la città di Niaowu, ci mostrano la Cina in tutta la sua incantevole bellezza, con abbondanza di dettagli e un utilizzo delle luci a creare numerosi scorci pittoreschi.

Dopo aver lavorato ai precedenti titoli, Ryuji Iuchi torna nel ruolo di compositore con una colonna sonora capace di evocare l’atmosfera e la cultura cinesi in modo magistrale. Particolarmente affascinanti sono le melodie scaturite dagli strumenti tradizionali, come l’erhu e lo yangqin, capaci di racchiudere nelle proprie note l’essenza musicale della Cina, gentile e melodica ma allo stesso tempo colma di malinconia. A queste si alternano strumenti più moderni, in particolare pianoforte e synth, ad accompagnare i momenti più emotivi e movimentati. Anche l’audio design fa un buon lavoro e accosta discretamente all’accompagnamento musicale i vari suoni ambientali come il sussurro dei corsi d’acqua, i versi dei vari animali e il chiacchiericcio degli abitanti.

Peccato solo che il doppiaggio inglese non sia assolutamente all’altezza del resto del comparto audio. I dialoghi sembrano recitati da persone che leggono le battute per la prima volta e il tutto suona molto piatto e monocorde. Verrebbe quasi da pensare che tale doppiaggio sia stato creato con intenzionale mediocrità per non creare uno stacco netto e rimanere in linea con quello dei capitoli precedenti. Per fortuna è possibile impostare il doppiaggio originale giapponese che, nonostante non si possa chiamare eccezionale, eviterà di darvi l’impressione di ascoltare un B-movie degli anni ’70. Per i testi è presente la localizzazione italiana, ma anche in questo caso si tratta di un lavoro al limite dell’amatorialità.

Shenmue III Niaowu roofs


Shenmue III è una lettera d’amore ai fan dei giochi originali e un testamento della risolutezza di Yu Suzuki che ha reso possibile questa improbabile rinascita in spregio a ogni regola di massificazione. Un prodotto dai chiari limiti di budget, intenzionalmente di nicchia, intransigente nel mantenere intatta la propria visione autoriale anche a rischio di critiche di anacronismo. Se non avete mai giocato a uno Shenmue, se non sapete rinunciare a una discreta dose di adrenalina o se non vi riconoscete come giocatori pazienti con tutta probabilità questo titolo non fa per voi. Se invece vi siete goduti i capitoli precedenti saprete incassare le sue dinamiche old-school e assaporare ancora una volta la cadenzata e poetica avventura di Ryo attraverso la Cina.

7.7

Pro

  • Coerente con la visione della saga
  • Direzione artistica notevole
  • Colonna sonora d'atmosfera
  • Sistema di combattimento migliorato

Contro

  • Tecnicamente sottotono
  • Controlli imprecisi e macchinosi
  • Struttura di gioco non invecchiata bene
  • Doppiaggio e sottotitoli deludenti
Vai alla scheda di Shenmue III
Ti è piaciuto quello che hai letto? Vuoi mettere le mani su giochi in anteprima, partecipare a eventi esclusivi e scrivere su quello che ti appassiona? Unisciti al nostro staff! Clicca qui per venire a far parte della nostra squadra!

Potrebbe interessarti anche

Lascia un commento