Shenmue I & II HD – Recensione
Negli ultimi anni i remaster e i remake sono diventati una pratica che definire comune sarebbe riduttivo. L’argomento è anche abbastanza spinoso, in quanto divide la popolazione degli appassionati in due diverse fazioni: quella a favore dei rifacimenti in alta definizione dei titoli e quella che invece pensa che questi non abbiano senso di esistere. Come spesso accade la verità, almeno per noi, sta nel mezzo: ben vengano i remaster e i remake ben fatti: liete notizie sono state ad esempio il remake di Spyro, con la Reignited Trilogy, o quello di Crash. Altra ottima novella è stata quella dell’arrivo di Shenmue I & II HD, ossia la remastered dei primi due capitoli di una delle saghe che ha posto le basi per gran parte dei titoli che tutt’oggi invadono il mercato, nonché il padre spirituale della serie Yakuza. D3T, sotto il vigile occhio di Sega, ha curato il lavoro che ha avuto come scopo quello di far rinascere i primi due titoli della saga, in vista dell’arrivo del terzo, svecchiandone il comparto grafico.
Il lungo viaggio di Ryo
Cosa fareste se, appena tornati a casa, vi trovaste di fronte una lussuosa quando inquietante automobile nera parcheggiata nei pressi dell’ingresso, con la vostra governante in stato di shock? Questo è ciò in cui vi imbatterete nei panni di Ryo Hazuki: il ragazzo, appena tornato a casa, si ritrova in una situazione assurda che vede il dojo di famiglia assaltato da uomini vestiti in nero e un maestro di arti marziali che minaccia il padre con toni decisamente allarmanti. A muoverlo è la volontà di ritrovare uno specchio, il cui scopo e funzione sono sconosciuti a Ryo, ma non a suo padre. Quest’ultimo rivela la posizione dello specchio al temibile avversario, quando vede che Ryo si trova in serio pericolo: in tutta risposta non solo si vede sottratto il curioso manufatto ma ci rimette anche le penne. Lan Di mette fine alla vita di Iwao, il padre di Ryo, con un portentoso colpo a palmi aperti, prima di lasciare il dojo Hazuki e scomparire nel nulla. Soltanto alcuni giorni dopo Ryo, ripresosi dal lutto, si decide a perseguire la sua vendetta, iniziando la ricerca degli uomini in nero e del misterioso Lan Di. Il percorso di Ryo sarà molto lungo e, fra indagini e risse, girerà per ben quattro quartieri di Yokosuka racimolando briciole di indizi che, pian piano, lo porteranno fino a Honk Kong, città che non gli darà esattamente il più caldo dei benvenuti.
Dietro l’assassinio del padre si cela qualcosa di molto più grande di quanto ci si aspettasse. Durante la sua avventura Ryo incontrerà una miriade di persone, stringendo nuovi legami e approfondendone di vecchi. Il suo percorso di crescita lo porterà a migliorare sempre di più il suo stile di lotta, insegnatogli dal padre. Iwao tuttavia non sarà l’unico insegnante del ragazzo: Ryo scoprirà che anche il più insospettabile dei suoi conoscenti è in grado di menar le mani, tanto da insegnargli qualche nuovo trucco del mestiere.
Per chi ha già apprezzato i primi due capitoli della saga di Shenmue nelle loro incarnazioni originali ovviamente non stiamo dicendo nulla di nuovo, come è logico che sia parlando di una remaster. A chi invece si accingerà a vivere l’avventura di Ryo per la prima volta ci sentiamo di dare un avvertimento: non fatevi ingannare dai ritmi lenti della trama del primo capitolo. In Shenmue infatti la narrazione procede abbastanza a rilento, prediligendo una tipologia di gioco che si poggia più sull’esplorazione, sui dialoghi, e sulla riflessività. Non per questo non vi saranno colpi di scena o momenti concitati, anche se, per dirla tutta, il registro narrativo cambierà marcia una volta avviato il secondo capitolo.
Shenmue è un viaggio nella cultura, negli ambienti e nelle personalità del Giappone della seconda metà degli anni ’80: la visione in mosaico del Sol Levante di Suzuki in forma videoludica, di cui la trama è solo uno dei molti tasselli.
Indagini, arti marziali e… videogiochi!
Dal momento che Shenmue rappresenta un vero e proprio viaggio nel tempo, nei panni di Ryo potremo sperimentare di tutto: nonostante gli anni passati dal debutto di Shenmue sui televisori a tubo catodico, il gameplay è rimasto molto attuale. Shenmue è stato uno dei primi titoli a fare dei passi in avanti in termini di realismo: il variare del tempo meteorologico, l’alternarsi del giorno e della notte e le reazioni degli NPC sono solo alcuni degli elementi di cui questa saga è stata pioniera, contribuendo a creare quelli che oggi sono ormai degli standard in tutti i titoli del genere.
Armati di un orologio e dei nostri pugni ci avventureremo per i quartieri di Yokosuka prima e Hong Kong poi, potendoli esplorare in lungo e in largo e interagendo praticamente con ogni personaggio presente nel mondo di gioco. Tutti gli avvenimenti verranno appuntati da Ryo su un piccolo taccuino, che ci aiuterà a non perdere mai il filo degli eventi. Fondamentale sarà anche l’orologio: grazie ad esso potremo gestire tutti i nostri spostamenti e incarichi senza intoppare in spiacevoli imprevisti. Spesso succederà che determinate attività o personaggi saranno disponibili solo in alcune fasce orarie della giornata, obbligandoci quindi a presentarci in quei determinati momenti. Per ingannare il tempo vi saranno molti minigiochi fra cui freccette, biliardo e videogames, alcuni dei quali prodotti da Suzuki stesso prima dell’uscita di Shenmue, come Space Harrier.
Per quanto riguarda i combattimenti, questi si alterneranno sotto due tipologie: gli scontri liberi e quelli guidati da QTE. I secondi si limiteranno alla pressione dei tasti che compariranno sullo schermo e, nel caso in cui non si riesca a far entrare la combinazione, saremo costretti a ripetere la scena fino a quando non riusciremo nel nostro intento. Negli scontri liberi invece potremo guidare Ryo come più ci aggrada, muovendolo a nostro piacimento e inanellando le mosse che impareremo durante i nostri viaggi. Per usare le nuove tecniche di lotta in modo efficace ci toccherà allenarci: non basterà apprendere la nuova mossa dalla pergamena o dall’insegnante di turno, perché solo la pratica ci renderà perfetti.
Japan True Colors 1986
Uno degli scopi di questa remastered è ovviamente quello di rendere fruibile il titolo soprattutto ai nuovi arrivati, svecchiandone il comparto grafico e quello audio. Trattandosi di titoli provenienti da Dreamcast e Xbox, D3T non poteva di certo attuare dei miracoli, soprattutto sotto il punto di vista grafico. Il miglioramento comunque c’è ed è visibile: i modelli dei personaggi appaiono più vividi, più definiti e meno sfocati rispetto alla versione originale, senza contare che anche i colori sono molto più accesi. Abbiamo testato il gioco su PlayStation 4 e il passo avanti è lampante, seppur (naturalmente) la versione migliore sotto questo punto di vista è senza dubbio quella PC, dove il miglioramento è ancor più marcato e visibile rispetto alla controparte console. Chiaramente non è nulla di comparabile con gli standard odierni, ma resta comunque un risultato degno di nota, considerando il punto di partenza. A far storcere il naso però ci pensano le cutscenes: queste, infatti, non sono state riadattate agli schermi odierni e saremo costretti a guardarle in formato 4:3 con le bande nere ai lati, decisamente poco eleganti.
Per quanto riguarda la componente audio, invece, non sembrano essere stati fatti passi avanti, né tanto meno pare che lo sviluppatore ci abbia messo mano: l’audio è spesso ovattato e subisce dei cali di qualità notevoli in determinati punti dell’avventura, risultando a volte anche metallico. Più di una volta, ad esempio, ci è capitato di far bere Ryo da una lattina e nonostante questi avesse praticamente scolato tutta la bibita, il rumore del sorseggio rimaneva di sottofondo, scomparendo solo quando si cambiava ambientazione. Niente di piacevole, insomma: test audio non superato.
Dopo quasi 20 anni dal suo debutto sui piccoli schermi, Ryo torna nuovamente a far parlare di sé. Shenmue I & II HD arriva sugli scaffali per far rivivere le avventure del giovane Hazuki ai vecchi amanti della saga e per preparare i nuovi adepti all’uscita del terzo capitolo: (ri)tuffarci fra le strade di Yokosuka e Hong Kong è un’emozione che va vissuta, sperimentata con pazienza e riflessività, come Suzuki stesso ci ha insegnato. Il comparto grafico del titolo rinasce sotto una nuova veste che, seppur svecchiata rispetto all’originale, non è comparabile agli standard odierni: non che si potessero raggiungere, ovviamente, ma qualche elemento (come le cutscenes) a nostro parere poteva essere adattato in maniera migliore. Il sonoro di questa remaster, invece, ci ha fatto storcere il naso: l’audio infatti non è assolutamente all’altezza del titolo che, nonostante ciò, riesce comunque a divertire ed appassionare come un tempo.
Pro
- Si viene catapultati negli anni '80 giapponesi
- Gameplay moderno nonostante gli anni
- Hong Kong e Yokosuka sono vive
Contro
- Cutscenes con bande nere
- Resa grafica migliorabile
- Comparto audio da rivedere