Shaq Fu: A Legend Reborn – Recensione
Se ci fosse una classifica dei progetti più insensati al mondo l’idea di riportare in vita Shaq Fu, ricordato come uno dei peggiori videogame di tutti i tempi, sarebbe certamente ai primissimi posti. E invece nell’ormai lontano 2014 i “pazzi” di Big Deez Production e Saber Interactive, insieme all’aiuto dello stesso Shaquille O’Neal raccolsero quasi mezzo milione di dollari su indiegogo ed eccoci qua, 24 anni dopo l’originale, a recensire su Nintendo Switch questo Shaq Fu: A Legend Reborn, non un remake, ma più un sequel di quello che all’epoca fu un vero disastro.
Il nuovo team di sviluppo ha infatti deciso di abbandonare la struttura alla Killer Instinct dell’originale e invece mutare il tutto in un picchiaduro a scorrimento 3D, genere certamente non di grande attualità ma interessante da ripercorrere. Sfortunatamente vi possiamo dire subito che questo nuovo titolo con protagonista la leggenda della pallacanestro (e a tratti di cinema e TV – Shaquille O’Neal si dimostra davvero limitato, mostrando ancora le lacune di uno studio che aspettiamo davvero al varco con il prossimo NBA Playgrounds 2 per vedere veramente di che pasta siano fatti.
Delirio totale. Ma va bene così
È chiaro che da un picchiaduro dove un forzutissimo Shaq pesta la gente non ci si può attendere una storia realistica, coerente o quantomeno seriosa, ma Shaq Fu: A Legend Reborn proprio non riesce a prendersi sul serio, forse esagerando a tratti. L’incipit è il più assurdo di tutti: Shaq nasce in un villaggio cinese, accudito da un vecchio e piccolissimo maestro. Un giorno la sua difficile vita – i compagni infatti lo prendono in giro perché diverso – è sconvolta da esplosioni e morte e la distruzione del suo villaggio da parte di strani invasori. Da quel punto si imbarcherà in una manciata di livelli (davvero pochi, finisce tutto in due-tre ore) ricchi di gag al limite del politically correct, combattendo stereotipi di qua e di là, con tanto di boss che fanno il verso a celebrità da Justin Bieber a Trump, passando per Paris Hilton. Doppiato totalmente da Shaq stesso, Shaq Fu può farvi scappare anche qualche sorriso ma in generale scorrerà velocemente e senza momenti topici, durando troppo poco e senza nessun incentivo a continuare a giocare.
Non ci sono leaderboards, non ci sono sbloccabili importanti (solo qualche immagine e scheda dei personaggi), nessun bonus da sbloccare o multiplayer: completate la campagna, guadagnate punti e monete e vi guarderete intorno dicendo “e adesso?”.
Shaq Attack
E dire che il gioco è anche competente in quanto a gameplay (molto meno la realizzazione tecnica, almeno su Nintendo Switch, davvero di una generazione fa a essere buoni), pur senza “inventarsi” nulla. Una buona varietà di nemici porterà a diversi approcci durante le scazzottate. Shaq partirà con un arsenale piuttosto limitato di mosse da mischia base, per poi impararne di altre durante la storia, come attacchi ad area, schivate o scatti, utili non solo ad attaccare i nemici, ma anche e soprattutto a sfuggire alle loro mosse, magari in un duello con un boss. Il livello di difficoltà è adeguato e non sarà per niente facile negli ultimi due livelli evitare di perdere vite (e conseguentemente monete).
Se il 90% degli scontri si risolve con il classico pattern – avanza + uccidi tutti nella schermata + avanza di nuovo – a volte Saber Interactive e Big Deez Production almeno hanno provato a mischiare le carte in tavola, inserendo due poteri speciali che permettono a Shaq di trasformarsi in un mecha o in un cactus gigante (!), modificando di netto il gameplay in sezioni predefinite. Abbiamo anche molto apprezzato quando durante una sfida contro un boss di inizio gioco il team di sviluppo ha proposto un improvvisato mini-gioco in stile rhythm game: speravamo fosse la prima di tante variabili nella formula classica di Shaq Fu: A Legend Reborn, ma sfortunatamente si è rivelata a giochi fatti più un’eccezione che la regola.
Abbiamo l’idea che Shaq Fu: A Legend Reborn potrebbe incappare nello stesso destino del suo predecessore: essere un gioco senza pretese, con una licenza improbabile e dalla qualità quantomeno discutibile, ma che verrà ricordato ai posteri come un prodotto al limite dell’offensivo e dalle qualità anche peggiori di quelle che offre veramente ai videogiocatori. Per chi ci capitasse per caso o l’avesse ricevuto gratuitamente come “compensazione” per un altro buco nell’acqua su Switch come NBA Playgrounds, nella peggiore delle ipotesi rimarrà una dimenticabilissima e volatile aggiunta nella cronologia dei vostri giochi.
Pro
- Decente picchiaduro in termini di gameplay
- A tratti anche simpatico
Contro
- Toni esagerati che potrebbero non piacere a tutti
- Molto corto e senza nient’altro da fare o sbloccare
- Graficamente povero