Shantae and the Pirate’s Curse – Recensione
A quattordici anni dall’uscita del primo episodio per GameBoy fa la sua comparsa il terzo capitolo della serie dedicata alla genietta di Wayforward: Shantae and the Pirate’s Curse. L’incedere degli anni e il relativo cambio di esigenze e abitudini dei giocatori si è fatto sentire, portando gli sviluppatori a scendere a compromessi, eliminando totalmente alcune meccaniche caratteristiche della serie e del suo genere di appartenenza.
Piegarsi all’utenza non è mai una buona cosa, ma fortunatamente Wayforward è riuscita a non fare il passo più lungo della gamba.
You are a pirate!
Abbiamo sempre visto Shantae sin dal suo esordio nel lontano 2002 impegnata in una costante e demenziale crociata contro la sua nemesi piratesca Risky. In quest’ultimo capitolo invece troviamo le due rivali unite contro un male maggiore, il quale necessita della collaborazione di entrambe per essere sconfitto. Un incipit curioso visti i precedenti delle due, ma non così improbabile.
Questa collaborazione non avrà un impatto solo sulla storia del titolo ma anche nel gameplay: troviamo infatti una Shantae che ora di “genio” ha soltanto i vestiti poiché privata dei suoi poteri e che dovrà ricorrere all’aiuto del la piratessa Risky che fornirà alla protagonista potenziamenti e abilità totalmente nuove e che si distaccano del tutto dalle sue vecchie capacità.
Chi ha già giocato ai vecchi capitoli della serie saprà bene quanto le trasformazioni di Shantae rappresentassero il fulcro del gioco consentendo e obbligando i giocatori, in maniera simile a come accadeva in Symphony of the Night, a riesplorare zone già visitate per scoprire segreti o semplicemente per proseguire nell’avventura. Wayforward sarà riuscita a fare lo stesso rimuovendo una meccanica tanto importante? Assolutamente no. Sicuramente questo cambiamento rispetto ai vecchi episodi è dovuto ha una scelta voluta e ponderata, ma l’esperienza che Shantae and the Pirate’s Curse offre è sicuramente molto più casual, aperta alle nuove generazioni di videogiocatori e molto meno dedita al mai tanto amato backtracking.
Sempre Dritto!
Ovviamente non è solo la rimozione delle trasformazioni che rende quest’ultimo capitolo il più casual e “moderno” della serie, ma prevalentemente la gestione della mappa. Shantae è sempre stato un brand del genere che va di moda chiamare ora “Metroidvania” (per i meno smaliziati di voi vi basti sapere che si tratta di ibridi Platform/RPG/Adventure) offrendo una mappa di gioco totalmente aperta, ripercorribile in ogni momento e che si apriva sempre di più sbloccando i vari potenziamenti. Tutto ciò in Shantae and the Pirate’s Curse non accade: la mappa di gioco non sarà unica, bensì divisa in tante piccole isolette che ci porteranno pian piano alla fine dell’avventura. Ovviamente il Backtracking rimane una componente presente nel titolo, ma molto spesso fine a se stessa o utile solamente al ritrovamento di qualche tesoro e collezionabile nascosto (che comunque non sono molti e richiederanno solo qualche ora in più per essere trovati tutti).
La progressione del personaggio non è però meno curata rispetto ai vecchi titoli. Durante la vostra avventura Shantae apprenderà abilità sempre più potenti e utili, ma purtroppo molto classiche e già viste (pogo jump, carica e planata, solo per citarne alcune). Questo comunque non rappresenta un problema reale nel titolo a nostro avviso, in quanto non innova nulla ma non si distacca nemmeno dalle sue radici offrendo quindi un’esperienza fedele alla serie.
Ciò che non è mutato per nulla è l’ottimo level design, che si attesta comunque su livelli altissimi al netto della scelta di dividere il mondo di gioco, e la difficoltà. Il titolo offre un livello di difficoltà molto alto ma sempre bilanciato e mai ingiusto, anche se alcune zone risultano un po’ sotto tono.
Qualità grafica geniale
La resa grafica e la qualità tecnica nei titoli di questo brand sono ormai un punto fisso e non mancano mai in nessuna piattaforma. Ancor più che in Risky’s Revenge, qui la fluidità e la qualità sia degli sprite che dei disegni tocca livelli altissimi: lo stile caratteristico della serie qui raggiunge l’apice con colori brillanti, scenari eccentrici e illustrazioni perfette.
I ragazzi di Wayforward oltre a essere una garanzia per quanto riguarda lo stile grafico sono una certezza anche per quanto riguarda il character design, proponendo personaggi fantastici, sempre diversi e pronti a spararvi addosso una quantità di gag e battute infinita.
L’aria di estrema leggerezza che si respira giocando a questo titolo è inoltre intensificata dall’ottima colonna sonora, a tratti più aggressiva per ricordare Risky e in altri momenti più melodica in onore di Shantae, miscelando così gli elementi tipici delle, ormai due, protagoniste.
In conclusione
Shantae and the Pirate’s Curse strizza l’occhio ai vecchi fan della serie grazie a una difficoltà tutto sommato molto alta e uno stile caratteristico, ma cerca di piacere anche alle nuove leve grazie a un level design meno complicato e alla semplificazione di molte meccaniche. Il backtracking non più obbligatorio e la relativa esplorazione ridotta all’osso potrebbero far storcere il naso (o alzare un dito) ai fan della serie, ma sicuramente faranno avvicinare moltissimi nuovi giocatori al titolo. A nostro avviso Wayforward con quest’ultimo capitolo ha fatto molti passi indietro rispetto ai suoi vecchi lavori, ma comunque attestandosi su un livello molto alto e a tratti offrendo un’esperienza più piacevole e fluida.
Pro
- Difficoltà elevata ma mai ingiusta
- Stile grafico impeccabile
- Shantae piratessa, amore a prima vista
Contro
- Mappa non più unica ma divisa
- Alcune meccaniche troppo semplificate