Shadow of the Colossus – Recensione
Negli ultimi anni il detto “a volte ritornano” sembra ormai sempre più una consuetudine, tanto che potremmo abbreviarlo in “ritornano”: le incarnazioni dei titoli videoludici del passato si fanno sempre più comuni. A questo ciclo di rinascita si unisce, dopo 12 anni dalla sua uscita originale, Shadow of the Colussus. Il titolo del maestro Fumito Ueda, successore spirituale di ICO e predecessore del recente The Last Guardian, torna questa volta su PlayStation 4, con un comparto grafico totalmente rinnovato e la vecchia carica di feels ed emozioni che lo ha sempre contraddistinto, pronta a investirci prepotentemente insieme alla sua atmosfera unica.
Grosso vuol dire cattivo
L’incipit di Shadow of the Colossus prende spunto dal classico eroe che, spinto dall’amore, è pronto a compiere qualunque gesto pur di salvare la vita di qualcuno. Il nostro eroe è Wander, un ragazzo che appunto è disposto a qualsiasi cosa pur di riportare in vita Mono, sua coetanea e molto probabilmente sua amante. In compagnia del suo fedele e inseparabile destriero Agro, Wander decide di recarsi nelle Terre Proibite, una landa maledetta dentro la quale si dice risieda un grande potere. Secondo le leggende tale sorgente di forza sarebbe addirittura in grado di riportare in vita i morti: proprio per questo Wander si getta nell’impresa.
Giunto al Sacrario del Culto, il nostro eroe viene in contatto con l’entità nota come Dormin, che non è altri che l’essere che detiene il potere di cui il ragazzo ha bisogno per riportare in Mono il soffio della vita. Tutto ha però un prezzo: Dormin impone al ragazzo di distruggere i sedici idoli presenti nel tempio e l’unico modo per farlo è uccidere i colossi associati ad essi. Armato della Spada Antica e del suo fedele arco, Wander dovrà quindi abbattere i giganti esseri che vagano per le Terre Proibite ma l’impresa, come è possibile sospettare, non sarà semplice e priva di colpi di scena. Per quanto possa sembrare infatti lineare e priva di avvenimenti sostanziali, la trama di Shadow of the Colossus lascerà di tanto in tanto qualche indizio, velato, che ci lascerà intendere cosa ci aspetterà una volta che i Sedici saranno sconfitti. Gli eventi principali saranno concentrati all’inizio e alla fine della storia, ma non per questo tuttavia il titolo sarà noioso: la carne al fuoco è molta e così anche l’intrattenimento che il titolo sa regalare.
Più in altro salirai, più rumore farà la tua caduta
Per fronteggiare le enormi creature che ci separano dal traguardo giocheranno un ruolo fondamentale sia Agro che la Spada Antica. Sarà tramite quest’ultima che troveremo e uccideremo i Colossi. Una volta usciti dal Sacrario del Culto, lo stesso Dormin ci dirà di sfruttare l’arma quando il cielo sarà privo di nuvole: il riflesso della spada, infatti, si tramuterà in una fascio di luce che ci indicherà la posizione del Colosso. Non sarà un problema girare in lungo e in largo le Terre Proibite grazie ad Agro, con il quale potremo muoverci anche per distanze considerevoli senza impiegare troppo tempo: lungo il tragitto potremo trovare anche dei piccoli tempietti in cui risanare le nostre ferite, pregando.
Tuttavia controllare Argo non sarà il semplicissimo: la nostra cavalcatura non sarà agile e veloce nel rispondere ai controlli e spesso finiremo per svoltare più di quanto in realtà vorremmo o per non fermarci quando desiderato. Allo stesso modo la gestione della telecamera, quando in sella ad Agro cercheremo il riflesso della Spada Antica, non è priva di difetti: direzione della spada e del cavallo saranno comandati dallo stesso stick analogico, scelta non poi così comoda in quanto crea confusione proprio nella fase di ricerca del raggio luminoso: lasciare il controllo di Agro allo stick sinistro e della telecamera al destro sarebbe stata la soluzione più comoda e gestibile, soprattutto in battaglia.
Una volta giunti al rifugio del Colosso prescelto, il più delle volte, ci toccherà affrontare anche una sezione di scalata o esplorazione prima di giungere allo scontro vero e proprio: queste fasi, prima di mettere mano ad arco e spada, spezzano la monotonia della cavalcata e creano la giusta aspettativa prima degli scontri.
La Spada Antica non solo ci indicherà dove andare, ma anche dove colpire: i colossi hanno dei veri e propri punti deboli che verranno evidenziati solo tramite il raggio di luce dell’arma. Una volta scoperti i punti vulnerabili del Colosso di turno, inizierà la scalata: ognuno dei Sedici dovrà essere battuto secondo una modalità ben precisa. I titani di Shadow of the Colossus non andranno giù con i classici scontri tutti azione e baccano, ma al giocatore sarà richiesto di scalarli per raggiungere i punti evidenziati dalla luce, tenendo d’occhio l’indicatore della resistenza e i loro movimenti per non finire a terra con una rovinosa caduta, o peggio finire vittime dei loro attacchi letali.
Con il proseguo dell’avventura i Colossi si faranno ancora più duri da affrontare, in quanto aumenteranno sia i punti deboli da colpire che la loro energia vitale. Abbatterne uno comporterà l’immediato ritorno al Sacrario del Culto e l’aumento della barra di resistenza, la quale ci garantirà una tenuta più lunga sugli appigli o sulla pelliccia del titano sucessivo. Durante la scalata, fortunatamente, i controlli non sono impacciati come in sella ad Agro: anche qui capita di incappare in qualche strana piega dei modelli durante i movimenti dei colossi, ma eventi di questo tipo sono più rari e comunque gestibili.
Questa nuova incarnazione, tuttavia, non offre nessuna novità sostanziale all’interno di un gameplay che resta quasi identico a quello di 12 anni fa. Non che uno svecchiamento fosse assolutamente necessario, ma a nostro modesto parere non avrebbe neanche guastato. I controlli sono stati ritoccati ma, come avete potuto intuire, non sono ancora perfetti.
Tutto passerà comunque in secondo piano quando vedremo i colossi cadere uno ad uno sotto i nostri colpi: la soddisfazione di aver avuto la meglio su bestioni enormi con la propria intelligenza, scoprendo di volta in volta il modo per dare inizio alla scalata della vittoria, sarà unica oggi come allora.
Non è Rodi
Ciò che cattura e prende il giocatore in Shadow of the Colossus è proprio l’ambientazione: se le Terre Proibite erano già uno spettacolo per gli occhi durante l’era PlayStation 2, oggi su PlayStation 4 acquisiscono un realismo sorprendente. Portare a termine il gioco senza i tanto in tanto fermarsi ad ammirare lo spettacolo quasi commovente che l’ambientazione offre sarebbe uno spreco: le Terre Proibite sono poetiche, con uno stile unico, e meritano di essere esplorate in lungo e largo. Toccante è anche il rapporto fra Wander e Agro: il padrone e il cavallo, pur non potendo comprendersi a parole, sono uniti da un legame indissolubile ma non invisibile e che sicuramente finirà per commuovervi.
Un plauso va fatto sicuramente anche alla componente musicale: la colonna sonora del titolo si sposa alla perfezione con l’atmosfera, cambiando traccia anche a seconda delle azioni che intraprenderemo con Wander. Ogni colosso ha una traccia dedicata e questa cambierà anche durante la scalata, movimentandosi e rendendo le nostre gesta ancora più epiche.
La nuova veste di Shadow of the Colossus esalta ancor di più quelli che erano i suoi aspetti positivi già in passato: l’atmosfera in cui il titolo ci catapulterà, la sua colonna sonora e, ovviamente, la resa grafica. Perdersi fra le Terre Proibite non sarà poi così raro né inusuale: in compagnia di Agro ci sentiremo quasi in dovere di ammirare l’ambientazione in tutta la sua bellezza, a patto di fare i conti con dei controlli non proprio perfetti. Allo stesso modo anche le battaglie sapranno regalare emozioni uniche e sfide stimolanti, al termine delle quali ci sentiremo quasi orgogliosi per l’impresa compiuta. Shadow of the Colossus è una poesia calata nel videogioco, è titolo con un carico di emozioni fuori dal tempo, pronto a colpirci nuovamente.
Pro
- Atmosfera ispiratissima
- Poetico
- OST evocativa
Contro
- Controlli di Agro un po' impacciati
- Poche novità
Rimane sempre un titolo dal grande impatto, sia visivo che dal punto di vista del gameplay
Chiaro! Ok che le remastered sono sempre più comuni oggigiorno ma averne addirittura 2, sia su PlayStation 3 che PlayStation 4, non è di certo da tutti. Basta già questo a far riflettere.