Sebastien Loeb Rally Evo – Recensione
Milestone ormai non necessità più di presentazioni: allo stato attuale è l’unica società italiana in grado di ideare, produrre e distribuire un videogioco. Dopo una lunghissima fase passata sull’adattamento di varie licenze inerenti campionati di due o quattro ruote, da Ride a questa parte lo sguardo è tornato su qualcosa di più libero. Non dover essere legati a stretto contatto con la licenza di un campionato, dà la possibilità di spaziare maggiormente nei contenuti e nelle modalità di gioco, ma dà anche una maggiore libertà d’agire nella comunicazione e sulle tempistiche da mantenere. Diventa quindi molto interessante il modo in cui sia stato gestito un ibrido tra queste due situazioni con il presente Sébastien Loeb Rally Evo (e con il futuro Valentino Rossi The Videogame).
Dall’atletica allo sterrato
Se trattare con società strutturate e attente ad ogni minimo dettaglio come la WRC e la MotoGP può rivelarsi un’impresa complessa, mettersi di fronte ad un’istituzione umana come la persona di Sèbastien Loeb non deve essere altrettanto semplice. Magari in Italia il nome non dice poi molto, ma nel resto del mondo, specialmente nella sua nativa Francia, Loeb è considerato un fuoriclasse senza pari, avendo annichilito gli anni 2000 del campionato WRC con nove vittorie consecutive e una valanga di altri record. In sostanza si può parlare, più che altro, di timore reverenziale nel dover ricreare la vita e la storia di una figura così ingombrante. Dall’altro lato, però, si può spaziare tra circuiti e auto senza essere legati a contratti che richiedono la presenza di assets non strettamente necessari. Ad esempio, a differenza di WRC, qui non abbiamo il parco auto dei recenti campionati, ma al contrario, possiamo gingillarci con le auto più rappresentative della vita di Loeb e più in generale del mondo dei rally. Anche le piste, allo stesso modo, non rispecchiano in toto il calendario del campionato, ma sono una selezione delle piste più interessanti e vanno a comporre un ventaglio di situazioni che difficilmente si vanno a sovrapporre.
Una volta lasciato il quartier generale, area che fa da sfondo ai menu, ma che diventa immediatamente un playground per testare le proprie auto, il gioco si divide sostanzialmente in due tronconi: carriera e Loeb Experience. Ai fini del gioco e del titolo, indubbiamente la componente più interessante è data dalla seconda, che concentra in una selezione di prove la storia scritte da Loeb, andando così a ripercorrere gli avvenimenti più importanti e dovendo completare le prove rispecchiando quanto più possibile la realtà. Il vero valore aggiunto di questa modalità è data dalla presenza di una video biografia del campione, da lui stesso narrata. Per i fan del francese o più in generale per gli appassionati del mondo del rally, scoprire i vari passaggi della sua vita può rivelarsi particolarmente interessante e appagante, nonostante i video siano parecchio statici e privi di qual si voglia guizzo.
Nuovo pilota Vs il 9 campione
Come accennato, c’è anche la modalità carriera, che da la possibilità al giocatore di creare il proprio team, imprimere il proprio nome sulla macchina e partire per il grande tour. I vari campionati sono disponibili tutti sin da subito, ma potremmo accedervi solamente facendo soldi e comprando/noleggiando l’auto adatta. Il tutto non è condito da nessuna forma di mordente, portando così alla noia in breve tempo: non vengono proposte sfide alternative, non vengono consigliate auto, non ci sono video o quant’altro. Di riflesso si potrebbe pensare di buttarsi sulla modalità gioco libero, prende una delle auto più interessanti e farci un giro, ma non è possibile, in quanto le auto devono essere acquistato e, in alcuni casi, sbloccate finendo determinate gare. Un meccanismo che crea un minimo di frustrazione in un gioco che non dà grandi sproni a provare e riprovare le gare della carriera.
Dalla terra all’asfalto
Lasciando da parte l’aspetto contenutistico e la sua presentazione, quello che interessa di più in questi casi è l’effettiva giocabilità. Sotto questo aspetto Sébastien Loeb Rally Evo si difende tutto sommato bene, si lascia guidare e dà le giuste sensazioni differenziate in base al tipo di auto si sta utilizzando e ovviamente in base al fondo stradale. Però si può sentire che qualcosa non va, quando l’auto si comporta in modo non previsto e non riesci a capire il perché; la sensazione è come se non stessimo davanti a una vera e propria simulazione della realtà, piuttosto a un videogioco che prova ad essere un simulatore. Anche andando ad aggiustare gli aiuti e quant’altro, la sensazione resta che sotto ci siano delle regole di game design, che in una simulazione della realtà non dovrebbero esserci. Ciononostante il pacchetto resta godibile come gioco, proponendo ai giocatori sfide di livello differenziato e la possibilità di prendere sempre più la mano con le auto, con i circuiti con la voce del copilota.
Luci ed abbagli
Col passare degli anni e dei titoli sappiamo che il punto forte di Milestone non è di certo il comparto tecnico. Nonostante ciò, con Loeb il team milanese è riuscito a fare un lavoro più che discreto, che va a perdersi più che altro nei dettagli. Però è fuori dal dubbio che l’utenza si aspetta qualcosa di più da un titolo che ormai esce esclusivamente per Xbox One, Ps4 e PC, anche visto l’eccezionale lavoro svolto da gruppi di gran lunga minori come ad esempio Assetto Corsa di Kunos Simulazioni. Forse per Milestone è arrivato il momento di tirare un attimo il freno, di ridurre l’incessante produzione di giochi all’anno e ripartire da zero con un nuovo motore e con un grosso progetto, che venga portato avanti per il giusto tempo, in modo tale da presentare al pubblico un prodotto che sembri finalmente completo e ripulito sotto ogni aspetto.
[signoff predefined=”Signoff 1″ icon=”quote-circled”]Se da un lato è necessario riconoscere a Milestone il merito di essere uscita dal circolo dei soli giochi su licenza dei vari campionati, dall’altro non la si può certo promuovere a pieno per quanto riguarda i suoi prodotti poco rifiniti che vanno a perdersi nel mare delle uscite su console e PC. Dopo Ride, anche con Sébastien Loeb Rally Evo il risultato è quello di un prodotto alternativo rispetto ai campionati ufficiali, con alcuni guizzi e punti interessanti, ma inseriti in un contesto che lascia pensare ad altri 6/12 mesi di rifinitura e pulizia. Il titolo dedicato al campione francese diventa quindi estremamente appetibile per chi è alla ricerca di sterrato e auto che anno scritto la storia e abbastanza evitabile per chi è di passaggio in cerca di emozioni differenti tra un Gran Turismo e un Forza Motorsport. Purtroppo però per lo studio milanese anche la prima categoria è particolarmente messa a repentaglio, vista l’imminente uscita del grande e grosso rivale DiRT Rally.[/signoff]