Sea of Thieves – Recensione

Cos’è Sea of Thieves? Facile, è ciò che più vi riporterà all’ansia scolastica. Con ciò intendiamo quel sentimento sincero che si impadroniva della vostra anima quando, nelle dure giornate passate sui banchi, sentivate la necessità fisica e psicologica di tornare a casa il prima possibile per gettarvi su un videogioco in particolare. Quell’ansia che vi attanagliava mentre ascoltavate i professori, magari guardandoli pure negli occhi, ma pensando costantemente a una nuova area del gioco da scoprire, a una nuova tattica da adottare contro un nemico potente.

Stiamo parlando di questo. Nient’altro.

Sea of Thieves è un gioco che fa di tutto per essere libero come i pirati e l’ambientazione di cui si compone. Non lo possiamo inquadrare in nessun genere e in questa recensione non vogliamo nemmeno farlo. Il gioco di Rare non è inseribile in nessuna macro-categoria e da ognuna di esse anzi, sguscia via come uno sloop con la marea favorevole.

Sarà bene allora descrivere “come è fatto” invece di mettergli addosso delle etichette: Sea of Thieves cerca di rappresentare un mondo oceanico in cui vivono ciurme di strampalati e poco credibili pirati costantemente alla ricerca di tesori da dissotterrare, isole da conquistare e bottini da spostare. Un oceano colmo di luoghi da esplorare, da conoscere e – soprattutto – alle cui insidie sopravvivere.

Per apprezzare il titolo a pieno è preferibile giocarci insieme ad almeno un amico. È infatti in gruppo che questo videogioco dà il meglio di sé anche considerando tutte le meccaniche di cui è intriso fino all’osso. Tanto per cominciare dovremo scegliere una nave. Per ora il gioco permette di scegliere solamente tra galeone e sloop ma la vostra scelta si rivelerà fondamentale perché se credete che un galeone possa esservi più utile o rendervi meno appetibili in mare aperto vi sbagliate di grosso. La differenza in questo gioco la fa la ciurma, sia in quantità che in qualità.

Un galeone sarà meglio addomesticato in quattro poiché ci sono molte più vele da issare o cassare all’occorrenza, un’ancora più grande e pesante, più scompartimenti sotto coperta da difendere, più cannoni da caricare e così via. Senza contare che esso è estremamente più lento del suo fratello minore, lo sloop, al quale sono necessari appena due uomini per andare a pieno regime senza problemi e più speditamente.

Al di là di queste considerazioni dobbiamo dire che in un panorama videoludico che è a corto di idee Sea of Thieves può essere tranquillamente considerato una speranza. Anzi diciamolo forte: Sea of Thieves è la nuova speranza dei videogiochi. Stiamo parlando di un gioco competitivo ai massimi livelli, ansiogeno come pochissimi altri (sfido io ad avere la nave piena di tesori e non preoccuparsi avvistando le vele di qualche altro giocatore all’orizzonte) ma soprattutto esilarante a livelli inaspettati.

Suonare, ballare, ubriacarsi: queste sono solo alcune delle cose che Sea of Thieves ci permette di fare. Mentre un uomo della ciurma suona, un altro potrebbe ballare, un altro ancora bere fino a ubriacarsi e un altro potrebbe dirigere la nave (ingrato compito nel bel mezzo di una festa).

Quel che vogliamo dire è che Sea of Thieves fa respirare la brezza marina, quella delle estati più belle della vostra vita. Siamo tornati a essere dei giovanissimi spensierati giocandoci e la nostra redazione ha anche messo su una ciurma tutta sua, seppur con esiti catastrofici causati da un simpatico Kraken. Nonostante il primo impatto la meccanica principale del gioco, (cioè ottenere mappe del tesoro, contratti di contrabbando merci o liberazione di isole infestate di scheletri), possa sembrare ripetitivo, con l’andare del tempo e dell’esperienza le missioni diverranno via via più complesse e il nostro aspetto si modificherà in base alle merci che potremo acquistare.

Molto infatti si baserà sull’apparenza: sembrare molto esperto e ben armato a un altro giocatore che potrebbe decidere di soffiarci il nostro bottino farà la differenza. Perché in Sea of Thieves l’obbiettivo principale non è completare questa o quella missione ma non essere derubati delle ricchezze che la nostra nave ospita. Fate attenzione: là fuori è pieno di smargiassi e taglia gole che potrebbero farvi finire sulla nave dei dannati, un galeone che gli sviluppatori hanno posto come “sala d’attesa” per il respawn quando si viene uccisi.

Parlando di grafica non possiamo non spendere due parole su come questo Unreal Engine sia duro a morire e riesca ancora a regalare tante emozioni con scorci mozzafiato, senza contare che Rare ci ha regalato un ambiente in cui la luce la fa da padrone e dona momenti di grande estasi a tutti i giocatori.

C’è anche da dire che ogni partita è diversa dalle altre e che le isole vengono spostate, modificate leggermente e sparse casualmente nell’oceano ogni volta che avviamo una nuova partita. In realtà ciò che rimane di fisso è soltanto il nostro personaggio e il ridicolmente divertente abbigliamento che gli cuciamo addosso.

Ora che abbiamo tessuto le lodi di questo gioco veniamo però alle note dolenti, ai bug, ai difetti, alle cose – insomma – che ci hanno fatto storcere il naso. Ok, scherzavamo: niente da segnalare se non qualche piccolo problema di lag e matchmaking che potrebbe catapultarvi (se non avete un gruppo) nella ciurma di un altro gruppo di amici che non vi vuole. In quel caso potrebbero chiedervi gentilmente di andarvene (facendovi così rifare tutta la trafila del matchmaking) o addirittura chiudervi in cella sottocoperta, per divertirsi.

Di cosa abbiamo parlato finora? Semplicemente di un gioco che realizza quel che ha promesso senza lanciarsi in chissà quali grandi peripezie, un gioco che diverte dal primo all’ultimo secondo di gioco. Un videogioco che non vorrete mai chiudere né abbandonare. Ora starà agli sviluppatori arricchirlo con contenuti sempre nuovi senza perdere lo spirito e lo slancio iniziale.