ScourgeBringer – Recensione
Dal Nord-Est della Francia il duo di ragazzi del team di Flying Oak Games, in collaborazione con E-Studio, ci tengono a far sentire la propria voce nel panorama di un 2020 tanto tragico a causa del virus che ancora non molla la presa, quanto carico di titoli indie che nel mondo dei videogames stanno mantenendo saldamente una posizione di rilievo. Complice la piattaforma Steam – che da sempre dà linfa al genere – e una Nintendo Switch che consolida la sua capacità di esaltare i titoli indipendenti, si può affermare senza possibilità di smentita che gli ultimi due anni abbiano sfornato una serie di perle indie non indifferenti.
Oggi, dopo una lunga fase di affilatura e di test, compare sul mercato videoludico ScourgeBringer, edito da Yooreka Studio e Dear Villagers e proposto su Nintendo Switch, Steam e Xbox One.
Non è necessario che la trama di un titolo indie veloce e divertente come ScourgeBringer sia particolarmente complessa e i ragazzi che hanno sviluppato il titolo lo sanno bene. Pur essendo ridotta all’osso, infatti, la storia contiene quel che serve per funzionare: abbiamo un mondo felice, un’intrusione da parte di un misterioso monolite alieno, la scomparsa di tutto ciò che cerca di ostacolarlo e naturalmente un’eroina capace e impavida che si avventurerà all’interno del manufatto per capire cosa sta succedendo e come fare per contrastarlo.
Armata di una lama affilata, della sua agilità e di un’arma da fuoco la nostra protagonista dalla chioma argentea si getterà a a capofitto all’interno del monolite per salvare il suo mondo, affrontando ogni nemico che le si parerà davanti pronta a morire… ed è bene che lo siate anche voi, perchè in ScourgeBringer si muore tanto, davvero tanto.
ScourgeBringer è infatti un indie roguelite con schemi generati proceduralmente e nemici vari e dai differenti pattern di attaco. Il concetto di roguelike e roguelite è ormai compreso da tutti ma giusto per fare un riepilogo diciamo che la differenza tra i due sta nell’aspetto punitivo della morte: mentre nel primo morire significa perdere tutto completamente, nel secondo la morte dona un’acquisizione di caratteristiche permanenti che consentiranno al giocatore di avere qualche chance in più nelle run successive. ScourgeBringer appartiene quindi al secondo genere, ma non pensiate che questo vi faciliti il compito: l’estrema velocità dell’azione, la moltitudine di nemici a schermo e la difficoltà tarata verso l’alto sono elementi che richiederanno tempo, esperienza e power-up per essere padroneggiati.
Oltretutto la velocità dell’azione e la scorrevolezza nei movimenti della protagonista, dei nemici e dei proiettili è tale che se tenterete un approccio a testa bassa perirete in pochi minuti. Nonostante la velocità vi porti a schizzare da una parte all’altra dell’intera area di gioco vi converrà affrontare i nemici uno per uno, memorizzandone i pattern di movimento e dosando le abilità in vostro possesso.
ScourgeBringer è difatti un indie che sfrutta tutto lo schermo di gioco. La protagonista può sin da subito usare un doppio salto, un dash aereo multiplo e può correre sui muri. Come se non bastasse ogni volta che attacca con la lama ci si ferma a mezz’aria, e questo fa si che praticamente si possa quasi volare. Questo mix di componenti fa si che il giocatore sia portato a passare da un bersaglio all’altro in una danza frenetica che se mal gestita porta immediatamente alla dipartita. I proiettili dei nemici riempiono spesso e volentieri lo schermo e quindi ogni movimento errato porterà alla perdita di preziosa vita.
Bisogna concentrarsi su un nemico alla volta memorizzandone il pattern e il momento di attacco (evidenziato da un punto esclamativo) tenendo nel contempo d’occhio tutti gli altri elementi presenti: questa è la sola chiave di riuscita per padroneggiare ScourgeBringer. Per fortuna le opzioni, modificabili in ogni momento, vi permetteranno di diminuire il livello di difficoltà andando a interagire con la velocità dei proiettili e con i consumabili lasciati dai nemici alla sconfitta, permettendo persino una sorta di “God Mode” dove sarete invulnerabili.
Le mappe, generate proceduralmente, comprendono oltre a schemi colmi di nemici una sorta di filo conduttore sempre simile. Troveremo mercanti, altari dove acquisire power up momentanei, boss di metà livello e boss finali. Spendere sapientemente energia e goccioline di sangue – l’iconica valuta del gioco – si rivela essere un elemento fondamentale per proseguire l’avventura. I boss sono molto ispirati e ben strutturati, ma prima di acquisire la possibilità di deflettere i proiettili sono praticamente inaffrontabili.
In ogni caso rassegnatevi, le prime dipartite servono solo ad accumulare risorse per migliorare le caratteristiche di base e sono tanto utili quanto inevitabili.
Dopo ogni morte sarete rispediti a un albero sacro dove potrete acquisire potenziamenti permanenti e altre informazioni sulla storia, poco rilevanti ai fini del gameplay ma interessanti sotto il profilo della storia della protagonista. Acquisire i potenziamenti diventa essenziale e alcuni di essi sono più importanti di altri: la capacità di respingere i colpi e quella di attivare il contatore combo si rivelano infatti fondamentali. La prima per riuscire a sopravvivere e la seconda per potenziarsi: vi consigliamo quindi di attivarle il prima possibile.
Completano il panorama attacco del gameplay un’arma sulla lunga distanza – che si ricarica con i colpi fisici – e una barra della furia che vi permette di far fuori tutti i nemici sullo schermo. Feature forse scontate ma non per questo meno efficaci.
La grafica è qualcosa di già visto ma non per questo da sottovalutare. I colori dark con elementi luminosi si adattano bene all’esperienza di gioco e valorizzano un gameplay che punta tutto sulla velocità. il design dei fondali e dei nemici sono riusciti e ricchi di particolari ma alla lunga alcuni elementi degli avversari sono forse troppo ripetuti. Si denota quasi una sorta di riciclo, come se si fossero finite le idee, ma anche questo “difetto” non si ripercuote sull’esperienza di gioco. La cura dei dettagli per fortuna è davvero alta e possiamo dire che il risultato finale collochi ScourgeBringer al top della categoria.
Sulla portatile di casa Nintendo – console da noi utilizzata per la recensione – il progetto è comunque ottimamente riuscito, senza sbavature, piacevole e divertente; ScourgeBringer si rivela un titolo longevo che esprime bene il suo potenziale.
ScourgeBringer, ultima fatica di Flying Oak Studios, è un titolo frenetico e divertente con una forte componente roguelite ben sfruttata. Senza essere frustrante il titolo costringe il giocatore a run ripetute che appassionano una dopo l’altra. Al netto di una grafica che sa di già visto e di qualche nemico troppo sfruttato e ripetuto, ScourgeBringer convince e appassiona riuscendo a incollare il giocatore allo schermo, sfida dopo sfida. Come sempre Nintendo Switch è la piattaforma ideale per godere a pieno delle possibilità del titolo.
Pro
- Frenetico e veloce
- Fluido e scorrevole
- Gameplay riuscito
- Grafica efficace...
Contro
- ... anche se già vista e rivista
- Nemici ripetitivi