Scarlet Nexus – Recensione
Sin dai suoi primissimi istanti di vita, Scarlet Nexus ha saputo generare tanto hype e curiosità nella community videogiocante. La nuova opera di Bandai Namco, messa su da uno staff di primissimo livello in cui spiccano figure come Keita Iizuka (Code Vein), Kenji Anabuki (Tales of Symphonia, Xillia, Xillia 2 ecc.) e Masakazu Yamashiro (il designer di Tales of Vesperia), si è presentata al del giro di boa di questo interessante 2021 videoludio attorniata da grandi aspettative, molte delle quali confermate dalla bontà di una produzione che ha saputo risultare molto intrigante sotto diversi punti di vista.
Una narrazione vasta e stratificata, ricca di colpi di scena e mai banale, un cast variopinto e ben curato, unite a un gameplay dinamico e divertente fanno di Scarlet Nexus un prodotto difficilmente “perdibile” per gli appassionati del genere, per quanto le principali lacune siano da ricercare proprio nella scarsa profondità ruolistica di cui il gioco soffre. Sia chiaro, la formula ludica confezionata per il titolo funziona a dovere, diverte e appassiona, ma trattandosi di un Action–RPG avremmo gradito un minimo di attenzione in più proprio a quest’ultimo aspetto, lasciato forse eccessivamente in disparte a favore di un’immediatezza e di una vena action decisamente più marcata.
Nel complesso, comunque, il viaggio (o i viaggi) compiuto con Scarlet Nexus ci ha lasciato sensazioni fondamentalmente positive. Pur senza ambire a risultare un capolavoro indimenticabile, la nuova produzione di Bandai Namco (che riceverà anche un adattamento anime) ha saputo convincerci e in qualche modo stupirci, per quanto non priva di criticità anche evidenti in alcuni frangenti.
Un mondo in rovina
Scarlet Nexus, come dicevamo in apertura, ha sin da subito mostrato di avere diversi assi nella manica, soprattutto legati all’aspetto narrativo della produzione e, a conti fatti, le attese non sono state deluse. Anzi.
Uno dei punti di forza principali della nuova opera prodotta da Bandai Namco è difatti proprio il comparto narrativo e tematico, che si dimostra moderatamente originale, potenzialmente interessante e stratificato e soprattutto ricco di colpi di scena sin dai primissimi minuti. La prima grande considerazione da fare è quella relativa alla scelta di uno dei due protagonisti principali selezionabili: Yuito Sumeragi e Kasane Randall. Scegliere se impersonare l’uno o l’altro personaggio è già da subito un fattore importante in termini sia narrativi sia tematici, poiché il gioco offre al giocatore due storie in parte diverse e soprattutto vissute da un punto di vista diverso a seconda della scelta effettuata.
Va inoltre precisato che per ottenere il “vero finale” o comunque una visione più totale degli eventi narrati è consigliato giocare entrambe le campagne, possibilmente nell’ordine Yuito – Kasane, un po’ come avveniva in Tales of Xillia per la coppia Jude – Milla. Il plot narrativo di Scarlet Nexus è in realtà molto semplice sulle prime battute, per poi assumere connotati e soprattutto diramazioni sempre più vaste e intricate di capitolo in capitolo. Prendendo per assunto la scelta di partire con Yuito Sumeragi, discendente di un grande eroe del passato e appartenente a una famiglia molto influente, ci si ritrova rapidamente catapultati in un mondo spietato, minaccioso, in rovina. In un futuro non ben precisato, la razza umana si è spinta sempre più in là, riuscendo a manipolare il potere del controllo mentale con effetti incredibili sulle abilità extrasensoriali delle persone.
Questa continua ricerca, in alcuni casi anche spietata e incurante dei più deboli, si è resa fondamentale a causa anche e soprattutto di una minaccia incombente divenuta col tempo sempre più ineluttabile e opprimente. La società di New Himuka è infatti flagellata dalla minaccia degli Estranei, delle spaventose creature aliene assetate di cervelli umani, che nel tempo hanno iniziato a decimare in maniera sempre più inarrestabile il genere umano.
Per tal motivo, i sopravvissuti hanno creato delle truppe speciali, le FSE (Forze Soppressione Estranei), un gruppo di soldati scelti e con poteri psichici particolarmente evoluti in grado di combattere la minaccia degli Estranei ad armi pari. Yuito, il nostro protagonista, è fondamentalmente una nuova recluta, desiderosa come non mai di fare giustizia e di combattere per difendere i più deboli. Sin dal primo giorno da cadetto, però, è risultato subito evidente quanto ci fosse molto di più sotto alla storia, sia quella di Yuito sia in generale quella della FSE e degli altri organi governativi che controllano il mondo di gioco. Tra fazioni alleate e poi rivali, cospirazioni governative, tradimenti, guerre di fazione e lotte interne, la trama di Scarlet Nexus si dimostra sin dalle primissime battute di primissimo livello, ben scritta, narrata attraverso un corposo numero di dialoghi e sequenze animate in stile anime di pregevole fattura.
Senza entrare troppo nel merito, vi basti sapere che i colpi di scena saranno continuamente dietro l’angolo e che ogni cosa potrà mutare rapidamente da un momento all’altro, senza alcuna avvisaglia ma in maniera sempre coerente e mai banale. A latitare, in un prodotto confezionato sicuramente ad hoc sotto questo aspetto, è certamente il background narrativo, che risulta poco esplorato e che soprattutto sembra scagliare in maniera troppo diretta il giocatore in quello che però è un universo narrativo molto curato, soprattutto se si analizzano le varie fazioni e soprattutto il character design.
Un cast eccezionale, ma…
Non vogliamo girarci intorno: il character design di Scarlet Nexus, per quanto non rivoluzionario, è sicuramente una piccola perla. Partendo dai due protagonisti sino ai tantissimi compagni di battaglia, il prodotto riesce a portare su schermo un’impronta tematica ricca, variegata e soprattutto profonda, ben più di quanto possa sembrare, grazie anche alla qualità di una scrittura di ottima fattura. Ogni dialogo dimostra una grande cura per i dettagli, e ciò si evince in particolare con gli Eventi Legame, perfetti sia a livello ludico sia e soprattutto sul piano narrativo. Portare avanti il legame con uno o un altro personaggio sblocca dei vantaggi in game, ma soprattutto aiuta a far conoscere al giocatore quelli che sono i tanti “comprimari” che Scarlet Nexus è riuscito a portare su schermo, con risultati più che validi. Questa fase esplorativa e conoscitiva del cast ci ha lasciato delle splendide sensazioni, anche perché ci ha ricordato un po’ quelle atmosfere vissute e mai veramente dimenticate di Fire Emblem Three Houses da cui il titolo, sotto questo aspetto, sembra ereditare diversi tratti.
Per quanto i personaggi risultano discretamente stereotipati, è doveroso sottolineare quanto comunque le loro storie siano molto interessanti, intriganti e mai banali. Ognuno di loro è spinto da interessi e motivazioni ben precise e scoprire poco a poco cosa si nasconde dietro alle loro azioni e alle loro scelte è senza dubbio molto interessante. Il tutto viene arricchito da interessanti e continui legami familiari, che si scoprono in maniera più o meno veloce e che donano all’avventura un aspetto ancor più intrigante sul piano dei temi affrontati e del modo in cui vengono trattati. Dalla bella e tormentata Kasane passando per la timida e dolce Hanabi, dall’apparentemente tutto d’un pezzo Gemma passando per il giovane e imperturbabile Luka, il cast di Scarlet Nexus è risultato un’arma in più, da non sottovalutare nell’economia generale di una produzione ambiziosa proprio sotto il profilo narrativo.
È proprio in un simile contesto apparentemente solido e funzionale che arriva il “ma”, perché all’ottimo character design di Scarlet Nexus manca qualcosa: un villain di spessore. Senza entrare troppo nel dettaglio, ci teniamo a sottolineare che abbiamo avvertito l’assenza di un’antagonista degno di tale nome e che dovrebbe essere un po’, se vogliamo, un tratto tipico dei prodotti del genere. Sia chiaro, non vogliamo demonizzare troppo questo aspetto, ma da un’opera con una simile impronta strutturale com’è risultata Scarlet Nexus ci saremmo aspettati qualche sforzo in più.
Un combat system ispirato, variegato e dannatamente divertente!
Uno degli aspetti più intriganti e soprattutto potenzialmente determinanti del titolo, chiaramente, è quello legato al gameplay e in particolare al sistema di combattimento. Trattandosi di un Action-RPG è chiaro che buona parte delle speranze dei giocatori fossero in particolare qui riposte e, dopo aver testato il gioco per decine e decine di ore, possiamo affermare che il risultato finale è sicuramente molto valido.
Se da un punto di vista dei comandi base il titolo appare vicino ai titoli del genere, con i soliti tasti adibiti ad azioni quali l’attacco leggero, l’attacco pesante, la schivata e il salto, a rendere Scarlet Nexus in qualche modo unico è la gestione delle abilità, perfettamente contestualizzate con il mondo di gioco, ludicamente ricche di possibilità e ben più complesse di quanto si potrebbe immaginare.
Nel futuristico mondo di New Himuka, gli esseri umani sono legati dalla nascita a una sorta di gigantesca rete neurale (Psynet) che li rende in grado di padroneggiare determinate abilità psichiche, elemento che inevitabilmente si lega profondamente al sistema di combattimento e alla gestione degli scontri, all’apparenza “lineari” ma in realtà molto complessi e con una vena strategica ben delineata.
Oltre a poter controllare oggetti ambientali e usarli a proprio vantaggio in battaglia (scagliando oggetti vari, trascinando autovetture, o facendo esplodere cisterne ricche di materiale infiammabile, per fare qualche esempio) il protagonista della storia, che sia Yuito o Kasane, è in grado di stabilire una connessione neurale coi propri compagni di battaglia, aprendo così orizzonti ludici decisamente interessanti.
Sfruttando la meccanica della connessione SAS (Struggle Arms Systems), il nostro alter ego può padroneggiare le arti dei propri commilitoni, cosa che risulta fondamentale non soltanto per ampliare il suo bagaglio tecnico, ma più che altro per superare diversi ostacoli altrimenti insormontabili (o quasi).
Alcuni nemici, in realtà quasi la totalità di essi, sia “normali” sia speciali, sono infatti caratterizzati da una determinata vulnerabilità e, per quanto queste rimangono sempre inserite nel contesto, non ci riferiamo alle classiche debolezze elementali, ma in molti casi riguardano aspetti diversi. Sfruttando il potere di Luka (il teletrasporto) è possibile attaccare un nemico che tende a difendere in maniera velocissima le proprie parti sensibili o magari sfruttando l’abilità di chiaroveggenza di Tsugumi è possibile vedere nemici altrimenti invisibili, mentre affidandosi alla padronanza delle arti dello Sclerocinesi di Gemma Garrison è possibile rendersi immuni per un breve lasso di tempo dagli attacchi nemici. Questi sono soltanto alcuni degli esempi di uno schema videoludico complesso e stratificato, che richiede al giocatore una discreta conoscenza delle abilità da utilizzare al momento giusto contro il nemico gusto, cosa che rende ogni scontro più tattico e complesso di quanto potrebbe sembrare di primo acchito.
Va di per sé, dunque, che quello che può sembrare un “semplice” action con cui divertirsi a creare lunghe combo e a frantumare orde di nemici sempre più numerose e complesse nasconde in realtà meccaniche molto più precise.
Con la pressione del tasto R1 più uno tra i quattro tasti croce, cerchio, triangolo e quadrato è possibile fare affidamento sui poteri di uno o di un altro alleato, selezionabili attraverso un menù relativo al team che si arricchisce avanzando nella storia. La formazione “titolare” non preclude però l’utilizzo delle abilità dei personaggi non schierati in battaglia, cosa che rende il tutto sicuramente più semplice ma allo stesso tempo non meno piacevole.
Conoscere le potenzialità dei propri alleati è dunque un passo fondamentale per una progressione più agevole, per quanto il livello di sfida in più di un’occasione abbia mostrato il fianco ad alcuni picchi di difficoltà improvvisa e, perché no, artificiosa. A questo poi si aggiunge un’IA alleata che ci è sembrata spesso e volentieri sottotono, incapace o quasi di risultare pericolosa o comunque decisiva in un senso o nell’altro. Anche le creature nemiche hanno evidenziato problemi, legati in particolare ancora una volta a una sorta di desiderio di rendere le battaglie più ostiche in maniera poco naturale. Volete un esempio? Vi capiterà spesso di notare che i nemici attaccheranno sempre il protagonista, impedendogli di curarsi o di schivare, ignorando quasi sempre gli altri membri del party senza alcuna ragione logica.
Abilità uniche per meccaniche molto interessanti
Tornando al discorso relativo all’utilizzo delle abilità uniche dei compagni di battaglia è bene sottolineare che queste non si limitano al solo impiego durante gli scontri. Ciò significa che la loro utilità si snoda anche al di fuori degli scontri armati, in maniera piuttosto interessante ma sfruttato sostanzialmente in poche occasioni. In alcune aree del gioco è infatti necessario poter contare su una o su un’altra abilità per poter proseguire, elemento sicuramente da non sottovalutare per quanto però alla fine comprendere cosa fare risulti sempre molto semplice e immediato. In ogni caso è chiaro quanto la meccanica del SAS abbia donato al gioco un combat system intrigante e stratificato, ben lontano dal semplice button mashing tipico di molti prodotti del genere, che però viene limitato da una componente ruolistica sicuramente meno ispirata e nel complesso marginale. Durante tutta la durata della campagna non abbiamo mai veramente sentito il bisogno di dare uno sguardo agli oggetti equipaggiabili o alle armi dei nostri eroi in campo (e qualora volessimo farlo sono sempre molto poche e con pochissime variabili), rendendo così la progressione e il livellare di Yuito o di Kasane un qualcosa legato quasi esclusivamente all’ottenere Punti Neurali (PN) da spendere nell’apposito Skill tree di ognuno dei due protagonisti.
E, a dirla tutta, anche quest’ultimo ci è risultato molto meno riuscito rispetto ad altri aspetti del gameplay. La Mappa neurale, così viene chiamato lo skill tree del titolo, di uno o dell’altro alter ego, si divide in cinque rami differenti, ognuno dei quali si sviluppa in maniera tutto sommato articolata con la possibilità di sbloccare potenziamenti differenti in base alle proprie esigenze. Sfortunatamente però non abbiamo avuto la sensazione che completando i vari rami di abilità si ottengono dei vantaggi in battaglia decisivi ed effettivi, cosa che ha aumentato la nostra convinzione relativa al ruolo fondamentalmente più marginale dell’aspetto ruolistico, che lascia il campo a elementi diversi ma comunque funzionali.
Yuito e Kasane, inoltre, possono attingere a una sorta di potenziamento temporaneo delle proprie abilità attraverso l’attivazione di un power up che prende il nome di Brain Drive. Come dice il nome stesso i due protagonisti entrano in una sorta di stato mentale avanzato, in cui riescono a controllare molti più oggetti in simultanea e, in maniera più “spicciola”, risultano più forti e più resistenti negli attacchi corporali.
Questa fase ha chiaramente una durata specifica, poiché tenere attivato il Brain Drive porta dei disagi psicofisici agli stessi utilizzatori, costretti a “chiudere” il collegamento dopo un certo lasso di tempo, chiaramente legato alla quantità di punti spesi nel ramo apposito.
Per quanto possa sembrare una macchina sbilanciata, questa non ci è mai veramente sembrata tale, anzi. Si tratta infatti, più che altro, di un modo per spezzare le battaglie più ostiche e prendere in qualche modo fiato, specialmente negli scontri con avversari multipli da cui è veramente difficile difendersi a causa anche delle problematiche relative all’IA di cui vi parlavamo poc’anzi.
Infine, vogliamo spendere due parole sulla dinamica degli scambi. Esplorare le mappe del gioco, per quanto fondamentalmente vuote, assume un senso proprio grazie agli Scambi, meccanica disponibile presso i vari punti di rifornimento, in cui è possibile trovare anche l’NPC adibito al salvataggio (in realtà troppo numerosi e troppo frequenti). Non vi bastano i soldi per la nuova arma o per fare rifornimento? Nessun problema! Tramite proprio lo scambio di oggetti specifici, divisi per tipologia e grado, è infatti possibile poter acquistare i suddetti oggetti senza spendere un soldo, cosa che sicuramente farà la felicità di molti giocatori, soprattutto dei completisti.
Tecnica e direzione artistica
Un po’ Astral Chain un po’ CODE Vein, passando per quello stile anime inconfondibile tipico del designer che ha dato i connotati a una serie come Tales of, Scarlet Nexus è risultato un prodotto artisticamente molto solido. A capeggiare è senza dubbio il character design, che per quanto legato fortemente agli stereotipi estetici del genere risulta sicuramente di primissimo valore, nonché uno degli elementi più riusciti della produzione. Lo stile anime mixato a un mondo post apocalittico in rovina, condito da una spruzzata di elementi “cyberpunk” qua e là danno a Scarlet Nexus uno stile molto particolare e ricercato, per quanto le influenze dalle produzioni sopracitate, in alcuni passaggi, appaiono abbastanza evidenti. Anche il design degli “Estranei” va assolutamente menzionato nella lista dei successi ottenuti da Scarlet Nexus. Il bestiario dell’opera è infatti molto ben curato e stratificato, e lascia trasparire quella voglia del team di sviluppo di colpire il giocatore immergendolo in un mondo in cui l’essere umano vive nel terrore e nell’oppressione di creature perverse e asettiche, che trattano i sopravvissuti come nient’altro che cibo. E basta guardarli, dal più piccolo al più grande, per capire quanta energia sia stata posta nella loro concezione, che sembra rifarsi un po’ sotto questo aspetto a prodotti come la serie Persona o in maniera più evidente all’indimenticabile Catherine: Full Body. Peccato però, per concludere, per il fattore “vastità”. Alla lunga, infatti, il numero di creature risulta sempre più esiguo, con il titolo che si limita a offrire più che altro varianti dei nemici già affrontati in precedenza, per quanto comunque il livello qualitativo rimanga sempre mediamente tarato verso l’alto.
Se da un punto di vista di realizzazione sia dei numerosi “esseri umani” sia delle creature nemiche il titolo mostra grande sicurezza, a mostrare il fianco è la realizzazione di elementi quali le mappe e in generale gli ambienti in cui si muove la storia. Oltre a risultare scarne e lineari, le aree di gioco ci sono apparse anche quasi sempre anonime e fondamentalmente riciclate, tranne per qualche area caratterizzata invece da un design originale, in forte distacco con quelle che però rappresentato la maggioranza delle aree esplorabili. Nel complesso, comunque, il mondo di New Himuka è risultato comunque calzante e coinciso, per quanto però da un prodotto simile e con una simile cura per il cast e per gli aspetti estetici in generale ci saremmo aspettati sicuramente qualcosina in più.
L’aspetto sul quale è impossibile (o quasi) trovare punti deboli è quello più tecnico. Numeri alla mano, infatti, Scarlet Nexus è risultato un prodotto solido e ben curato, in particolare su next-gen. La versione da noi testata, quella PS5, si è rivelata solida sia sotto l’aspetto della risoluzione sia e soprattutto a livello di frame-rate, indubbiamente l’aspetto con il maggior peso specifico considerando la produzione. Scarlet Nexus gira infatti saldamente sui 60 FPS anche nelle sezioni più concitate, senza sbavature, con una resa grafica che si assesta senza troppa fatica sui 2160p. Abbiamo testato il gioco sia su un televisore 4K con una frequenza di aggiornamento 75 Hz sia su un monitor da gaming con una risoluzione Full HD ma con frequenze fino a 165 Hz e, in entrambi casi la fluidità e la spettacolarità del titolo ci hanno saputo catturare senza troppi sforzi.
Chiosa finale sul comparto audio e sul nemico più acerrimo dei titoli del genere: la telecamera. Nel primo caso, siamo rimasti entusiasti dal doppiaggio sia in lingua originale sia in inglese, ma ci saremmo aspettati qualcosina in più dalla OST, per certi versi troppo anonima e poco ispirata. Ottima, infine, la telecamera.
Per quanto soggetta ai soliti problemi tipici delle produzioni a tema, essa ha saputo comunque reggere l’urto, anche nelle condizioni più difficili, rendendo l’esperienza di gioco sicuramente apprezzabile anche sotto questo delicato aspetto.
Scarlet Nexus ha saputo soddisfare il nostro palato videoludico, per quanto alcuni elementi ci hanno convinto soltanto in parte. Un sistema di combattimento divertente e stratificato, un cast ricco e soprattutto una narrazione forte e ben curata sono gli elementi di principale rilievo in una produzione molto interessante e per certi versi sorprendente, che non ambisce alla perfezione ma che allo stesso tempo risulta un valido esponente del suo genere di appartenenza. La lunga campagna porta con sé tantissimi spunti di interesse, per quanto in alcuni momenti i dialoghi ci sono sembrati un tantino prolissi, cosa però in realtà abbastanza comune peri prodotti di questo tipo. Peccato per una tipologia troppo anonima di mappe di gioco e per una vena ruolistica troppo esigua e di contorno: due fattori che hanno sicuramente limitato un prodotto che avrebbe potuto fare ancora meglio con qualche piccolo accorgimento. Nel complesso siamo comunque soddisfatti di quanto visto e siamo convinti che Scarlet Nexus potrà fare la felicità dei tantissimi appassionati, specialmente in un momento povero di alternative come quello attuale.
Pro
- Storia ben scritta e ricca di colpi di scena
- Cast di ottimo livello
- Sistema di combattimento fresco e divertente, complesso e stratificato
- La gestione e l'utilizzo del SAS e di conseguenza la gestione del party
- 4K e 60 fps su next gen
- Artisticamente piacevole...
Contro
- ... ma poco ispirato a livello di vastità e diversità delle mappe di gioco
- Vena ruolistica marginale e mai veramente importante
- IA dei nemici artificiosamente troppo ostile nei confronti del protagonista
- In alcuni momenti il coas generato dalle tante abilità rende gli scontri poco chiari