S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl – Recensione S.T.A.L.K.E.R.: Shadow of Chernobyl
Parole, chiacchiere, sei anni di sviluppo e finalmente STALKER
In sei anni di pubblicità, S.T.A.L.K.E.R. – Shadows of Chernobyl ha riscosso tantissimo successo tra i pc gamer che hanno seguito lo sviluppo con spasmodica attesa, ricevendo un colpo al petto ad ogni annuncio di ritardo della pubblicazione. Se ne son sentite di cotte e di crude in questo periodo più lungo di un lustro: caratteristiche GDR capaci addirittura di permettere di far concorrenza ad un vero e proprio Gioco di Ruolo; un arsenale d’armi e un’incredibile varietà di veicoli a vostra disposizione non faranno altro che aumentare l’alto valore di questo capolavoro.
Chernobyl non bastava una sola volta
Dopo l’immane disastro della centrale di Chernobyl del 1986, l’umanità non si sarebbe assolutamente aspettata che il famigerato reattore numero 4 decidesse di dar nuovamente un macabro spettacolo e ripetere il tragico avvenimento del passato.
Secondo quanto riportato dai ragazzi della GSM, nell’aprile del 2006, una seconda e tremenda esplosione, ben più terrificante delle prima, ha illuminato il cielo bielorusso e ucraino, riportando un peggiore stato di quello avvenuto 20 anni prima nella zona. E non a caso nasce quindi la cosiddetta "Zona": i dintorni della centrale per un raggio di 30 km, già evacuati nell’86, sono divenuti zona di ripopolamento per mutanti e stranezze di ogni genere, frutto delle mille combinazioni fra DNA e radiazioni, e quindi ennesimi tentativi di scienziati pazzi.
Inoltre la nuova ventata radioattiva ha dato vita a particolari fenomeni: distorsioni della fisica disposte nell’area in maniera omogenea in grado di risucchiare un uomo, di folgorarlo o peggio ancora di farlo turbinare in aria per poi farlo a pezzi, con tutte le stranezze che si possono immaginare.
Vi chiederete cosa c’entriamo noi in questa storia: ebbene, uno STALKER è un uomo che non ha paura del pericolo e per soldi è capace, aggrappandosi al suo animo di mercenario, di aggirarsi anche nel pericolo di Chernobyl armato di Kalashnikov. L’unica cosa che sappiamo del nostro protagonista dal passato sconosciuto è che ha sul braccio marchiato la sigla "S.T.A.L.K.E.R." e che nel suo palmare c’è l’obbiettivo "uccidere Strelock": poca roba, ma nel corso del gioco si saprà chi è quest’uomo chiamato "marchiato" dal suo aiutante. Una trama che promette davvero molto bene.
GDR, Survival Horror, Stealth, o cosa?
Probabilmente uno dei migliori ibridi del momento, giocando a Stalker vi troverete dinanzi a svariate caratteristiche che difficilmente vi permetteranno di classificare come meglio merita questo gioco in un determinato stile. Dovrete cimentarvi con svariate missioni, primarie o secondarie, che vi verranno assegnate da determinati NPC: si tratterà, normalmente, di cercare un dato oggetto, disinnescare qualche meccanismo ed ovviamente ammazzare qualche disgraziato, recuperando esperienza e soldi, e secondo questi canoni potrebbe effettivamente risultare un elemento GDR rifacente a giochi come Oblivion o Gothic.
Per quanto riguarda l’arsenale, a differenza di titoli come Residen Evil, sarà limitato a partire dalle munizioni: una caratteristica notevole è l’usura delle armi che aumentando sempre più, vi porterà ad una bassissima precisione nei colpi, e la cosa ancora più negativa è che una volta consumati bisogna gettarli senza aver la possibilità di riparare il tutto.
Bisognerà scegliere con cura anche i proiettili da usare per i determinati nemici: perforanti per i corazzati, normali per i mutanti e così via, facendo sempre particolare attenzione a ogni singola azione che avete intenzione di compiere.
Frugando fra i cadaveri morti sarà inoltre possibile trovare qualcosa di raro, o più semplicemente denaro da spendere in giro.
Certo è che STALKER rimane uno sparatutto in prima persona, nonostante tutti questi aspetti che direbbero il contrario: possiamo insomma dire che questo è davvero un ibrido ben congegnato che riesce ad unire uno stealth dalle grandi ambientazioni, cupe e terrificanti, un Survival Horror guidato dalla presenza di bestie terrificanti pronte a farvi sobbalzare, e un GDR con tutte le caratteristiche sopra indicate.
Oltre al normale gameplay illustrato, c’è da sottolineare che Stalker offre anche la possibilità di lottare a colpi di pistola tra amici grazie al collegamento in rete che rende possibili sfide maestose tra un massimo di 32 giocatori.
Le modalità disponibili nel multiplayer sono tre: il classico tutti contro tutti, quello a squadre ed un’inedita modalità “cattura il reperto", nella quale due squadre dovranno sfidarsi nella ricerca di un particolare artefatto, come suggerisce il titolo della modalità, guadagnando punti ad ogni ritrovamento; e a condire il tutto ci sarà anche l’elemento GDR che vi farà accumulare esperienza e soldi durante la modalità multiplayer: la prima servirà per salire di livello e i secondi per acquistare un equipaggiamento migliore e più consono alle eventualità.
Una Chernobyl così non si vedeva dall’86
Le ambientazioni sono in linea diretta con l’atmosfera che si respira nella Zona: cupa, sorda, minacciosa e quindi molto curata.
La realizzazione prova, e sembra riuscirci, a riprodurre interamente e fedelmente la catastrofe di Chernobyl che si rinnova a distanza di 20 anni. I modelli poligonali, specialmente riferiti a fabbricati, cercano di esprimere l’abbandono e il degrado dovuto alla sciagura nucleare abbattutasi sul luogo.
Per quanto riguarda i poligoni delle creature avversarie la situazione scarseggia non poco: in RPG, o anche giochi di qualsiasi genere, capita raramente di incontrare due NPC simili o con qualche minima somiglianza, invece in STALKER ci capiterà purtroppo più volte di ritrovarci di fronte allo stesso volto con un nome diverso.
L’animazione ha dalla sua parte la dinamica dei corpi morti, che, sembrerebbe un paradosso, si destreggia molto bene quando sparerete ad un corpo morto che inizierà a rimbalzare sul terreno mosso dall’impatto del proiettile sul corpo.
Per il sonoro non si può parlare di vera e propria OST ma di suoni d’accompagnamento nell’ambiente stealth, che danno un maggior senso di penombra nella disastrosa situazione di Chernobyl.
Buona anche la gestione degli effetti sonori: durante le esplorazioni di bunker e laboratori sotterranei non sarà raro sobbalzare per qualche rumore o qualche effetto che i programmatori hanno malignamente deciso di attivare a quel preciso punto.
Il tutto rischia comunque di cadere nella monotonia a lungo andare.
Vale la pena rivedere Chernobyl !?
Le numerose sbavature che allontanano il prodotto dalle vette dell’eccellenza non cancellano però del tutto gli aspetti positivi e Stalker rimane pur sempre un buon gioco, che non mancherà di appassionare coloro che sono disposti a scendere a compromessi evitando di puntualizzare troppo sulle mancanze di questo gioco, e che pongono la loro attenzione soprattutto su trama, ambientazione e giocabilità: il rammarico, unico da poter sottolineare, è stato il ritardo nella pubblicazione.
Forse, se STALKER fosse uscito anni fa avrebbe riscosso più successo, invece ora deve accontentarsi di un facile e poco commemorativo applauso, che però non si rifiuta.