S.T.A.L.K.E.R.: Call of Pripyat – Recensione S.T.A.L.K.E.R.: Call of Pripyat
Nel 2007 la casa GSC Game World propose S.T.A.L.K.E.R: Shadow of Chernobyl, al mondo dei videogiocatori, un titolo FPS-RPG ambizioso e ricco di elementi capaci di caratterizzarlo fra la moltitudine di titoli già esistenti. A distanza di tre anni, il medesimo team di sviluppo ritorna con un nuovo prodotto, che tanto atteso dai fan, cerca di emozionare ed intrattenere allo stesso modo del suo predecessore. Dopo l’uscita di Clear Sky, DLC stand alone, riuscirà il nuovo CALL OF PRIPYAT, vero e proprio sequel, a stare al passo con il primo e storico capitolo?
Ucraina, 2012…
I fatti narrati in Call of Pripyat avvengono subito dopo ciò che si è visto in Shadow of Chernobyl. Impersoneremo un agente segreto ucraino, Alexander Degtyarev, spedito da solo all’interno della “Zona”, sotto copertura nei panni di uno stalker. L’obiettivo sarà scoprire cosa è accaduto allo squadrone composto da cinque elicotteri dell’esercito ucraino, il cui ordine era di perlustrare e ottenere il controllo del territorio, precipitati in zone diverse della prima area di gioco.
Dopo un piacevole video introduttivo che narrerà brevemente i fatti accaduti in precedenza al nostro arrivo nell’area, ci ritroveremo da subito nel bel mezzo delle tetre praterie dell’ambiente, con qualche stalker di passaggio a cui chiedere alcune informazioni. Avremo subito a disposizione armi da fuoco per farci largo nei 30km quadrati di mappa esplorabile, a differenza del primo titolo, il quale prevedeva una difficoltà iniziale di gran lunga superiore. Mancherà inoltre quel senso di dispersione e paura presente in Shadow of Chernobyl, dove si partiva soli e con un’unica pistola come amica, senza essere veramente al corrente di ciò che era accaduto nei dintorni. Il mondo appare identico, l’impronta del gameplay è la medesima, senza riscontrare alcuna differenza al primo impatto.
Avremo nuovamente a nostra disposizione il classico inventario in stile GDR nel quale consultare le nostre armi ed i beni di sopravvivenza, assieme all’utilissimo palmare con la sua mappa integrata. Aggiunte invece all’interfaccia alcune utili hotkeys, per l’uso di medicazioni, cure e cibo (da ora indispensabile per la sopravvivenza), insieme all’introduzione della possibilità di dormire, riacquistando così energia e facendo passare allo stesso tempo le giornate in gioco. Saranno presenti in gran numero le fasi esplorative, a scapito degli scontri a fuoco, decisamente meno epici rispetto al primo titolo. Non mancheranno naturalmente numerose quest secondarie, che saranno capaci di manifestarsi per lo più gradevoli ed appaganti, rivelandosi ancora una volta, punto forte del prodotto.
All’interno della "Zona" distrarsi, in qualsiasi situazione, può risultare fatale.
Passeggiando allegramente fra le lande di Chernobyl
Dopo la prima fase di ricerca d’informazioni riguardo agli elicotteri precipitati, giungeremo al primo avamposto degli stalker. Qui sarà possibile, attraverso appositi dialoghi con determinati NPC, aumentare le statistiche del proprio equipaggiamento, ossia armi e armature, ed in caso di necessità si potrà, come nei precedenti capitoli, riparare il proprio arsenale. Interessante tale elemento, poichè un buon equipaggiamento è indispensabile al fine di sopravvivere all’interno della “Zona”, data la mancanza di un sistema di livellaggio del nostro alter ego. Completato l’obiettivo e giunti alla cittadina di Pripyat, la quale dà il nome al gioco stesso, comincerà ad aprirsi e a diramarsi la trama vera e propria.
A differenza di Shadow of Chernobyl, in questo sequel ci vedremo maggiormente impegnati in fasi di dialogo e ricerca di informazioni, con l’intento di radunare una propria squadra disposta a viaggiare con noi per le lande di Chernobyl. Manca inoltre quel terrore provato nel primo titolo durante gli spostamenti per la “Zona”, quella paura di imbattersi in qualcosa di imprevisto e non calcolato dal giocatore: ci si può infatti ricordare come la bellezza del primo prodotto targato GSC risiedesse nella casualità degli eventi che avvenivano all’interno del mondo di gioco; potevamo riprovare innumerevoli volte a riprendere da un determinato salvataggio, ma ciò che accadeva dopo di esso dipendeva da una serie di casualità calcolate dal sistema di gioco stesso. Ad esempio, al fine di compiere qualche obiettivo, ci si poteva imbattere in qualche semplice mutante, oppure in un esperto stalker decisamente poco amichevole. Tutto ciò non avviene con tale “perfezione” in Call of Prypiat, che si limita ad uno stile di gioco a tratti meno vario.
Le armi a disposizione come al solito non mancano, e ne avremo a disposizione un’ottima varietà. Lo stile di combattimento è rimasto immutato, e di conseguenza un neofita della serie S.T.A.L.K.E.R. dovrà inizialmente abituarsi alle consuete meccaniche di puntamento ed indirizzamento del colpo che variano a seconda della qualità dell’arma stessa. Come già visto nell’espansione Clear Sky avremo a disposizione un rilevatore, molto utile a scovare Artefatti, oramai oggetti cult.
Non mancherà poi il comparto multiplayer, che propone 4 classiche modalità con un massimo di 32 giocatori, tra cui, oltre agli intramontabili deathmatch e teamdeathmatch, due, ispirati al lore di gioco, prendono il nome Cattura il Manufatto, che altro non è che un classico ruba bandiera, e Caccia al Manufatto, dove ogni squadra deve ricercare questi oggetti nell’area di gioco e riportarli in seguito alla propria base. Nulla di eclatante, ma comunque un intrattenimento in più al gameplay di gioco, dato anche il sistema di livelli sbloccabili attraverso crediti ottenuti nelle partite, accendendo così ad arsenali avanzati.
La resa dei paesaggi risulta complessivamente molto buona.
Un monitor disseminato di radiazioni
Ancora una volta il motore che mette in moto S.T.A.L.K.E.R. è l’X-Ray Engine, riproposto con le dovute migliorie. Il sistema A-Life permette nuovamente al mondo di gioco di godere di una vita autonoma. Non mancherà logicamente il cambio ciclico tra giorno e notte e variazioni casuali meteorologiche.
Sarà possibile usufruire della nuova DX 11, e da subito si potrà notare come il sistema di illuminazione risulti all’altezza come sempre, assieme ad un HDR davvero ben realizzato ed in grado si ricreare ottime visuali sulla falsa riga del foto realismo. Resa dei vasti paesaggi davvero buona, assieme naturalmente anche alle zone chiuse, peccato invece per le texture, non sempre all’altezza a causa oramai del peso degli anni risentito dal motore grafico. Insomma, seppur sia stata migliorata rispetto ai precedenti episodi, l’essenza visiva in Call of Pripyat rimane invariata, ed in certi momenti non si noterà una sostanziale differenza rispetto al primo titolo realizzato nell’anno 2007. Per quanto riguarda a bug, si nota come la cura prima del lancio sia stata efficace; da segnalare invece alcuni strani comportamenti da parte degli NPC in determinate situazioni di gioco, risultando a volte poco credibili alle situazioni in cui sono coinvolti.
Comparto audio per lo più invariato, contornato da una buona varietà di musiche di sottofondo, assieme ad una resa del parlato nel complesso buona.
I mutanti da fronteggiare saranno vari, ognuno con caratteristiche precise e distinte dagli altri.
Conclusione
S.T.A.L.K.E.R. : Call of Pripyat ha per lo più superato il suo test, ed è riuscito ad aggiudicarsi un voto meritevole. L’intrattenimento non verrà a mancare lungo l’esplorazione del vasto mondo di gioco, grazie alle numerose quest secondarie che regalano attimi di buon divertimento. La trama principale sarà meno varia e ricca rispetto al primo sviluppo di GSC Game World, e nel comparto grafico, seppur riesca ancora ad imporsi distintamente, si riesce a percepire come la pesantezza degli anni si faccia pian piano sentire. Le novità, seppur relativamente poche, non mancano, e le meccaniche di Shadow of Chernobyl sono rimaste completamente intatte per la felicità dei fan.
Per chi dunque ha adorato il capostipite, l’acquisto è caldamente consigliato, ricordando comunque la presenza di un livello di immersività decisamente inferiore. Per chi invece è nuovo nel mondo degli stalker e vorrebbe addentrarsi all’interno della "Zona", si consiglia di intraprendere inizialmente un viaggio fra i tetri territori del primo capitolo, prima di inoltrarsi nel mondo di Pripyat.