Risen 2: Dark Waters – Recensione Risen 2: Dark Waters
Risen 2: Dark Waters è il secondo capitolo della saga inaugurata da Piranha Bytes nell’anno 2009. Fino a quel momento la casa tedesca era stata famosa per un altra famosissima saga RPG, quella di Gothic, che fino al 2006 era rimasta sotto il loro sviluppo ma poi a causa di problemi societari fu costretta a separarsi dalla sua creatura originale, creando le condizioni di necessità per la nascita di un nuovo titolo. Risen fu considerato da molti il seguito spirituale di Gothic, riuscendo a strappare alla critica delle buone valutazioni, così come anche dal pubblico, e nonostante Dark Waters abbia delle differenze rispetto al suo predecessore è continuatore di quel percorso.
Dopo Faranga: tra pirati e mostri del mare
Dark Waters è ambientato anni dopo gli eventi accaduti nel primo Risen, il nostre eroe (senza nome, come nella tradizione dei giochi Piranha Bytes), dopo aver sconfitto l’inquisitore Mendoza e il Titano del Fuoco rinchiuso nell’isola di Faranga, decise di lasciare l’isola insieme a Patty, figlia del capitano Barba d’argento. Come ricorderete nel primo episodio della saga l’isola era di fatto tagliata fuori dal resto del mondo a causa del risveglio di numerosi titani, che avevano messo in discussione la sopravvivenza stessa dell’umanità; in Dark Waters avremo la conferma di queste informazioni ed infatti ritroveremo il nostro protagonista nella città di Caldera, uno degli ultimi bastioni dell’umanità sul continente. Qui scopriremo che il nostro eroe in questo periodo ha fatto parte dell’inquisizione che è a difesa della città (noteremo anche che ha i capelli lunghi ed ha perso un occhio). Caldera, sapendo di non poter resistere a lungo, sta progettando una migrazione di massa verso il continente a sud risparmiato fino ad ora dai titani, tuttavia nonostante esistano già alcuni avamposti la traversata rimane difficile a causa della presenza di Mara, un Signore dei Titani che controlla numerosi mostri marini provenienti dalle profondità degli abissi, creature dimenticate che adesso attaccano chiunque in superficie. Oltre a ciò Mara è riuscita ad ottenere la fedeltà di pirati che hanno deciso di giurarle lealtà, tuttavia il pericolo più grande per la migrazione dei cittadini di Caldera rimane la presenza del Kraken, una gigantesca creatura marina che può affondare in pochi istanti un intero vascello. Per questi motivi il nostro eroe riceverà la missione segreta di raggiungere il continente sud, per tastare la situazione ed ottenere un arma ancestrale che si dice possa sconfiggere il Kraken. Questo è il contesto in cui inizieremo di nuovo la nostra avventura per i mari del Sud.
Issare le vele uniti sotto il Jolly Roger
Come già descritto approfonditamente nella nostra anteprima, in Dark Waters troveremo un ambientazione molto diversa rispetto al suo predecessore: dimenticatevi il combattimento spada e scudo tipico di un ambientazione fantasy classica, lasciate perdere la magia runica (ormai diventata, obsoleta anche perché i maghi sono stati esiliati dall’inquisizione), poiché adesso vi ritroverete in un contesto diverso fatto di duelli rapidi di stocco, tattiche non proprio leali, polvere da sparo e culti esotici. Il clima è ispirato alla colonizzazione delle americhe e alla pirateria che imperversava nelle acque dei caraibi durante quel periodo, ed anche noi presto o tardi finiremo ad adattarci a questo nuovo contesto allo scopo di terminare la nostra missione, ma anche predendoci un po’ gusto. Diverremo pirati ed avremo anche dei campagni a darci manforte in questo viaggio, infatti rispetto al primo Risen la nostra avventura non sarà necessariamente solitaria: la prima alleata che incontremo sarà ovviamente Patty, pronta ad aiutarci con sciabola e pistola, ma nel nostro percorso incontreremo comunque compagni con diverse abilità che potrebbero tornarci utili. Parlando di abilità, il nostro personaggio non avrà una vera e proprio classe definita, ed ancor più del primo Risen potremo sviluppare le nostre capacità divenendo quasi dei tutto fare anche se le nostre scelte nella storia potrebbero velocizzare certi percorsi piuttosto che altri, oltre a privarci dell’eccellenza in un determinato campo. I due rami di abilità maggiormente peculiari sono senz’altro quello delle armi da fuoco e del vudù, anche perchè sono legati profondamente alle nostre scelte. Ad esempio scegliendo determinate strade potremo raggiungere l’eccellenza in armi da fuoco più avanzate rispetto alle semplici pistole, come ad esempio fucili e moschetti, mentre con altre scelte approfondiremo la conoscenza della magia dei nativi sbloccando abilità che ci permetteranno di costruire scettri per creare confusione nella mente dei nemici ed in alcuni casi anche di risolvere alcune quest controllando il corpo di qualche sventurato. Infine le nostre scelte in questi due campi decideranno anche l’unirsi a noi di eventuali compagni alla ciurma pirata. Ovviamente però questi non saranno gli unici percorsi di sviluppo interessanti, ad esempio potremo anche imparare ad addestrare una scimmia per raggiungere luoghi a noi inaccessibili, oppure migliorare gli effetti benefici dell’alcool su di noi (Rum e Grog saranno le nostre "pozioni" in questo gioco, che potremo anche imparare a distillare),
Farsi strada nella giungla con acciaio e piombo
in Risen 2: Dark Waters abbiamo già detto che troveremo un contesto molto diverso, per cui è stato creato anche un sistema di combattimento differente rispetto al predecessore. Per prima cosa avremo un arma primaria ed una secondaria, allo slot arma primaria potranno essere assegnate spade, lance, scettri e bambole vudù, fucili e moschetti. Nello slot per l’arma secondaria avremo trucchi sporchi come sabbia per accecare il nemico, noci di cocco da lanciare o pappagalli per infastidire, tuttavia buona parte delle volte la scelta del giocatore optera per una fedele pistola, visto che la maggior parte degli oggetti per quanto interessante non sarà particolarmente efficace. Molto spesso l’accoppiata scelta del giocatore finirà dunque per essere quella "Spada e Pistola", attaccando continuamente con la prima e sferrando un colpo a sorpresa con la seconda, aspettando che quest’ultima si raffreddi tra un colpo e un altro. Detto così sembra tutto molto interessante tuttavia come nel primo Risen il sistema di combattimento non brilla molto per varietà e complessità, rischiando quindi di scadere nella monotonia anche dopo aver sbloccato nei vari rami nuove mosse che potrebbero variarlo un po’, inoltre anche se i nemici alle volte hanno comportamenti interessanti spesso finiscono per non aver un intelligenza artificiale troppo brillante. Nonostante questa pecca il gioco fortunatamente riesce ad non annoiare eccessivamente il giocatore grazie allo stimolo offerto dall’esplorazione dei vari luoghi che incontreremo, a differenza del primo Risen infatti viaggeremo tra numerose isole presenti nei mari del sud ed inoltre sbarcheremo nelle coste di un continente ancora sconosciuto. Certo, tutto queste ambientazioni avranno spesso in comune la presenza di una fitta giungla, ma sarà piacevole esplorarne i vari anfratti per scoprire tesori, oggetti e quest facendosi largo con la propria spada; se c’è qualcosa che però danneggia un po’ l’esperienza è la poca varieta delle bestie selvagge e dei mostri che incontreremo nelle fasi di esplorazione. Altro difetto è la presenza di bug grafici ereditati dal primo capitolo della saga, questo comparto pur non essendo eccezionale riesce ad essere piacevole ed anche evocativo ma ci mostra dei glitch che stonano con i panorami che ammireremo, tuttavia il gioco ci offrira comunque momenti con un impatto visivo maggiore in termini di epicità rispetto al primo Risen. Sul piano dei dialoghi una cosa che potrebbe essere considerata spiacevole riguarda l’esperienza di gioco con i nostri compagni di ciurma, se da una parte sono una piacevole aggiunta e sanno regalare linee di dialogo anche divertenti, quest’ultime sono comunque una parte piccola e marginale del gioco che non è nemmeno particolarmente approfondita, quindi non ci sarà da aspettarsi dibattiti particolarmente complessi con loro.
Conclusione
Risen 2: Dark Waters è il seguito di un buon gioco ed è anch’esso un titolo che va sicuramente preso in considerazione, sebbene sia diverso sotto molti punti di vista dal suo predecessore continua a portare avanti la filosofia di Piranha Bytes. Con la sua ottima longevità ci permetterà di calarci in una piacevole avventura in un contesto affascinante da esplorare anche per chi è abituato ad atmosfere fantasy orientate verso un certo tipo di tradizione. Un vero peccato la presenza di difetti come un sistema di combattimento spartano, alcune linee di dialogo un po’ troppo leggere, difetti grafici e qualche bug.