Ridge Racer Unbounded – Recensione Ridge Racer Unbounded
I giocatori con qualche anno in più sulle spalle ricorderanno bene i vari cabinati di Ridge Racer in sala giochi: per molti anni uno dei maggiori esponenti del genere racing game arcade, il prodotto videoludico di Namco ci ha ormai abituato ad accogliere nuovi capitoli con cadenza abbastanza regolare, generalmente facendo capolino sugli scaffali all’uscita di una nuova console. Unbounded, nuovo capitolo della saga e oggetto di questa recensione, rappresenta un punto di rottura rispetto alla tradizione e al passato: molto più vicino a Burnout che ai canoni del vecchio Ridge Racer, questo titolo accontenterà degli appassionati per sfiduciarne altri. Vediamo insieme cos’è cambiato.
Ridge Racer è tornato… ma non è proprio il Ridge Racer che ricordavamo
Benvenuti a Shatter Bay
Seguendo la recente tradizione che vede anche per i racing game la scrittura di un minimo di trama, Unbounded non si fa mancare una breve narrazione introduttiva che farà da sfondo a tutte le scorribande automobilistiche del giocatore: le gare si svolgeranno nella baia di Shatter Bay, dove gli Unbounded – un gruppo di automobilisti che vive al di fuori delle regole, capitanati dalla bella e misteriosa Shindo – si sfidano sfrecciando per le strade, contestando in questo modo il capitalismo, la falsità e le disparità tra ricchi e classe disagiata. Lo scopo del gioco sarà, superando una gara dopo l’altra, risalire la classifica negli Unbounded e diventare il migliore di tutti.
La fredda e asettica Shatter Bay farà da sfondo a tutte le gare single player
Un netto cambio di rotta
Chi conosce Ridge Racer farà parecchia fatica ad identificare Unbounded come un nuovo capitolo di questa storica saga videoludica. Questo perché i cambiamenti e le novità, soprattutto dal punto di vista del gameplay, hanno subito un rinnovamento che potremmo tranquillamente additare come un nettissimo e drastico taglio con il passato.
Chi ha giocato ai vari Burnout o a Split/Second: Velocity non faticherà a trovare i numerosi punti in comune con questi titoli. Innanzitutto, il sistema di guida e di punteggio: speronare gli avversari, derapare e guidare in modo spericolato premierà il giocatore con generose dosi di turbo, da utilizzare per rimanere in testa o per proseguire nell’opera di demolizione della città. La regola principale, sotto quest’ultimo aspetto, è semplicissima: se è più piccolo della propria vettura, allora si può distruggere. E se è più grande? Nessun problema: quando l’apposita barra sarà piena appariranno vistose icone nei pressi di tutte le aree distribuiti della pista, per danneggiare gli avversari ed aprire comode scorciatoie. Tutte caratteristiche, queste, che fanno del nuovo Ridge Racer il perfetto connubio tra le derapate di Burnout e la furia distruttiva di Split/Second.
Il sistema di gioco, rispetto ai due principali concorrenti appena citati, non presenta quindi nulla di nuovo. Il rodato gameplay, dunque, se da una parte evita di osare e preferisce andare sul sicuro con meccaniche già viste e ampiamente apprezzate, si discosta nettamente dai vecchi Ridge Racer, tutti salti e acrobazie, dove il contatto con le altre autovetture non era mai richiesto se non addirittura penalizzante ai fini della vittoria. Se l’idea di Namco era attirare l’attenzione di nuovi potenziali utenti realizzando un prodotto al passo coi tempi e in linea con la moda, non possiamo che rimanere scettici sull’effetto che questo cambio di stile avrà sugli storici fan della saga, che in Unbounded faticheranno a riconoscere il Ridge Racer che li ha appassionati per tanti anni.
Sportellate e takedown in slow motion fanno tanto Burnout e poco Ridge Racer
L’esplosività innanzitutto
Anche sotto l’aspetto grafico, Ridge Racer Unbounded strizza l’occhio a Split/Second: Velocity: i tracciati sono appositamente studiati per offrire innumerevoli oggetti distruttibili che, alla collisione con la nostra vettura, andranno in frantumi rendendo l’esperienza sempre coreografica ed altamente spettacolare. Tutta questa pluralità di esplosioni ed effetti, però, non ha giovato alla grafica in generale, costringendo gli sviluppatori a sacrificare in parte il livello di dettaglio per far posto ai detriti e alle auto controllate dalla CPU: il risultato è un mondo di gioco un po’ troppo spigoloso rispetto ai recenti standard di mercato. Guardando oltre i modelli delle auto, particolarmente curati e ricchi di riflessi che le fanno sembrare appena uscite dal concessionario, gli utenti più esigenti storceranno un po’ il naso di fronte ad un motore grafico che, seppur allo scopo di evitare tentennamenti e restituire immagini fluide e veloci, non riuscirà certo a stupire come a suo tempo ha fatto la Paradise City dell’omonimo capitolo di Burnout. Unica nota veramente positiva, per quanto riguarda le scelte in campo grafico, l’inserimento delle statistiche di gara direttamente in sovraimpressione sullo scenario, come se fossero i titoli di testa di un film: si tratta di una decisione che ben si sposa con le meccaniche arcade di Unbounded, permettendo inoltre di avere sottocchio la propria situazione in gara senza staccare gli occhi dalla pista.
A parte le scritte in sovraimpressione, la grafica non presenta aspetti degni di nota
Mano all’editor
Per quanto l’intelligenza artificiale di Unbounded sia buona – più che buona a dire la verità, tanto che i giocatori alle prime armi faticheranno a vincere anche le gare più semplici – come in tutti i racing game il meglio del divertimento arriva quando ci si connette per sfidare altri giocatori in carne e ossa. Sotto questo aspetto, Ridge Racer Unbounded permette agli utenti di creare la propria pista utilizzando un editor integrato nel gioco stesso, potendo accedere pressoché a tutti gli elementi dello scenario incontrati durante le scorribande single player in quel di Shatter Bay. Nonostante serva un po’ di maestria per realizzare un circuito ben fatto, già ad oggi in rete si riesce a trovare qualche tracciato degno di nota, che apprezzeranno soprattutto i giocatori che decideranno di cimentarsi nella scalata delle classifiche multigiocatore online.
Ricollegandoci per un momento al discorso relativo al livello di difficoltà citato più sopra, infine, un monito ai neopatentati del mondo videoludico: Unbounded non è un titolo semplice e necessita di nervi saldi e pazienza per essere apprezzato a dovere. Se pensate di non avere queste qualità, il prodotto videoludico Namco non saprà darvi molto. Se invece ritenete di poter apprezzare il gioco, siamo certi che al crescere della comunità online – e di conseguenza del numero di tracciati disponibili – corrisponderanno parecchie ore di divertimento da aggiungere a quelle passate contro l’I.A. per le strade di Shatter Bay.
Mandare fuori pista un avversario umano è sempre più gratificante che gareggiare con l’I.A.
In conclusione
Di Ridge Racer, in Unbounded, c’è solo il nome. Del vecchio titolo da sala giochi sono rimaste le derapate e l’anima arcade, ma questa ultima incarnazione dello storico prodotto videoludico di Namco è una palese fotocopia di Split/Second e di Burnout, con tanto di esplosioni, scenario distruttibile e takedown da eseguire sui propri avversari. Aggiungeteci una curva di difficoltà che definire ripida è un eufemismo – a volte basta un piccolo errore di traiettoria per andare in testa coda e dire addio a una gara fino ad allora perfetta – ed avrete il quadro completo di quelle che sono le caratteristiche salienti di Unbounded: non si tratta di un titolo da buttare, in quanto, seppur riciclate, le idee di base sono comunque solide e divertenti; nonostante ciò, preferiamo guardare avanti e sperare in un prossimo capitolo che sia in grado di etichettare Unbounded come semplice deviazione dal percorso, riportando il nome di Ridge Racer ai fasti del suo ben più glorioso passato.